Tuesday, December 30, 2008

“La sombra del viento” by Carlos Ruiz Zafón (The Shadow of the Wind)



Year of publication: 2001
Setting and time: Barcelona and Paris, after the Spanish civil war
Genre: mystery, thriller, romance, period epic
Themes: writing, literature, mystery, love, war and dictatorship,

About the author: He was born in Barcelona in 1964 and has been living in Los Angeles, United States, since 1993. He published some young adult fiction before writing La Sombra del Viento, which became a best-seller in Europe. A prequel, El Juego del Angel (The Angel’s Game) was published in Spanish in 2008.

Plot: The story concerns a young boy, Daniel. One day, his father takes him to the secret Cemetery of Forgotten Books, a huge library of old, forgotten titles lovingly preserved by a select few initiates. According to tradition, everyone initiated to this secret place is allowed to take one book from it, and must protect it for life. Daniel selects a book called The Shadow of the Wind by Julián Carax. That night he takes the book home and reads it, completely engrossed. Daniel then attempts to look for other books by this unknown author, but can find none. All he comes across are stories of a strange man - calling himself Laín Coubert, after a character in the book who happens to be the Devil - who has been seeking out Carax's books for decades, buying them all and burning them.

Some thoughts: As I began to read this novel because I wanted to brush up my Spanish, I felt immediately and completely engaged. I started to make comparisons with the mystery in some of the stories of Borges and the “real maravilloso” in the novels of Isabel Allende. The style and the story is very compelling: a book and an author that have been hidden for many years and there is a mystery behind it, involving literature and old libraries that contain forgotten books. The first 100 pages are a love letter to literature and books, but then the book begins to be a mere detective story involving the story of Julián Carax and the reason why he disappeared and his books are so hard to find. I think that one of the flaws of the book is that it is too long, over 550 pages, and the excitement of the beginning gets lost in the city of Barcelona. I usually don’t like genre novels and even less best-sellers. This novel was very exciting at the beginning and quite disappointing in the end. Sometimes I even found the characters to be stereotyped: either very good, like Daniel, or very bad, like the inspector Fumero, who’s the real villain of the story.
However, the setting is magic: if you love Barcelona, you will love this novel (despite the fact that there is not a single word in Catalan). Also, if you liked The Da Vinci Code and you want to read something equally engaging I advise you to read this novel. The back cover says that Ruiz Zafón sounds like Arturo Pérez-Reverte to give you an idea, but I’ve never read one of his novels, so I can't tell. The Washington Post says it sounds like A.S. Byatt, García Márquez (why do writers from Spanish-speaking countries have to sound like García Marquez no matter what they write?), Borges, Umberto Eco’s The Name of the Rose (a watered-down version, I would add), Paul Auster’s New York trilogy and Victor Hugo’s Hunchback of Nostre Dame (and then, Dante’s Inferno maybe?).

Sunday, December 28, 2008

Italieni - "The Guardian" Version

Ebbene sì, sono una guardianista… Ecco tre spunti italo-inglesi (che dite, mi prendono per il programma di Fabio Volo? :p)

#1
Non si può non amare il Guardian: ogni volta che parlano dell’Italia vale la pena leggere l’articolo anche solo per sapere come soprannominano il nostro (ahimè) Primo Ministro (ricordo il Silvio Buffone di qualche tempo fa).
Vi segnalo questo articolo recente, che si dispera in anticipo per le gaffes che farà Berlusconi nel presiedere il G8 il prossimo anno (qui l’articolo in inglese e qui in italiano). Da notare, alla fine di questo stralcio, a chi lo si paragona:

“Berlusconi, uomo da 10 miliardi di dollari ed architetto seriale di riforme giudiziarie per garantirsi l'immunitá dalla giustizia, è il leader politico che ha chiamato Obama 'abbronzato' e un membro tedesco del parlamento europeo 'Kapó'.
Il suo contributo al programma di recupero economico dell'UE - un incentivo da 200 miliardi di euro del valore del 1.5% del PIL - sembra essere un taglio alle tasse dei suoi sostenitori politici in piccoli affari e ha ridotto le punizioni per gli evasori fiscali - che valgono l' 1% del PIL, secondo politici dell'opposizione in Italia. Il pacchetto é talmente ridicolo che molti analisti ritengono che potrebbe comportare un ulteriore riduzione delle entrate fiscali.
Ora il playboy settantaduenne del mondo occidentale vuole diventare presidente della repubblica, succedendo all'ex comunista Giorgio Napolitano, uomo di grande integritá, dopo il 2013. Presumibilmente, in stile Mugabe, vita natural durante e, in stile Chirac, con immunitá perpetua dai processi.
Questa, in tutta serietá, è la persona che per rotazione presedierá il G8 l'anno prossimo, quando probabilmente ci sará un bagno di sangue nell'economia di tutto il mondo.”
The Guardian, 23 dicembre 2008

# 2
Di recente The Observer ha pubblicato un articolo sulle divisioni di classe in Regno Unito (qui in inglese, ma l’ha tradotto anche l’Internazionale n.774 a pag.61). Ebbene sì, nonostante i cambiamenti, il Regno Unito rimane un paese diviso secondo le classi sociali, almeno da un punto di vista italiano. L’appartenenza ad una classe sociale si mostra non solo dai posti frequentati o dal tipo di quartiere dove si vive, ma anche dall’accento, dal tipo di scuola frequentato e oserei dire che quasi si legge in faccia alla gente. Lo si capisce persino da dove fai la spesa, da Waitrose (c’è cibo di qualità, ottimo per noi italiani, ma è costoso) o da Asda (più alla mano). Verso la fine dell’articolo si dice che “il 62% dei britannici dichiara di appartenere alla classe media, il 33% si riconosce nella classe operaia e il resto (5%) non sa rispondere”. Ora, quanta gente in Italia può rispondere di riconoscersi nella classe operaia? La classe operaia probabilmente si definisce (o vorrebbe potersi definire) “piccolo borghese”, e potrebbero saltar fuori decine di definizioni del genere (medio borghese, classe dirigente ecc). John Foot, quel brillante docente di storia contemporanea che scrive sull’Internazionale (sempre stesso numero, pag. 64) ci racconta che se in Inghilterra è molto importante il prestigio della scuola frequentata (che è collegato allo status sociale, visto quanto costano le scuole d’élite), in Italia è importante solo il titolo (ingegnere, dottore ecc.) ma non il luogo dove si ha studiato (o se si ha studiato, direi io). Si parla naturalmente della gerontocrazia che paralizza il paese e delle raccomandazioni che ci affliggono. In Inghilterra succede esattamente l’opposto: largo ai giovani, purché abbiano studiato ad Oxbridge!

# 3
Che vergogna per gli inglesi farsi superare persino da noi, tra gli ultimi d’Europa praticamente in tutto. Eh sì, perché da quando la sterlina è scesa quasi alla pari dell’euro i sudditi della regina hanno paura di non essere più i leoni d’Europa in ambito economico. Il Guardian ha pubblicato un articolo initolato “Mamma Mia! Has the financial crisis really made us poorer than the Italians?”, cioè “La crisi finanziaria ci ha davvero resi più poveri degli italiani?” (qui l’articolo in inglese e qui in italiano). Io non ci capisco niente di economia, ma a mio parere quest’articolo non me la racconta giusta. Lo devo ammettere: se fino a qualche tempo fa calcolando l’equivalente in euro di uno stipendio medio inglese ci si accorgeva di quanto più ricchi fossero gli inglesi rispetto a noi, ora le cose sembrano un po’ cambiate. Viaggiando nel continente i britannici si sentono meno ricchi e addirittura sui voli Ryanair i prezzi degli snack erano 1 a 1, prendendo come base il prezzo in euro. Ciò significa che per gli inglesi l’Europa è diventata più cara, ma siamo sicuri che in Gran Bretagna la situazione sia diventata così disperata come l’articolo vuol far credere? I dati forniti dall’articolo mi sembrano un po’ assurdi: il reddito procapite di un italiano è 900€ più alto di quello medio inglese? No way. Guardate questa tabella e aiutatemi a commentarla:

UK
Teacher £30,594 (€32,206) Boh, devo chiedere, ma può essere...
Doctor: £74,220 (€78,140) Tutti quei soldi?
Nurse £23,898 (€25,161)
Train driver £39,448 (€41,525)
Cappuccino £2.30 (€2.42) Giusto
Pizza margherita £5.75 (€6.05 ) Giusto
Big Mac £2.09 (€2.20) Non so, ma controllo
Black Prada handbag £580 (€610)
World Cups 1 Sfigati!

Italy
Teacher €30,571 BALLE!!! Sarà €22,000-24,000
Doctor €55,944
Nurse €23,121
Train driver €28,760 Che differenza!
Cappuccino €2.50 BALLE di nuovo. A Treviso €1,30
Pizza margherita, €9.00 QUANDO MAI!!! A Treviso €4,10, aggiungici il coperto €6,10
Big Mac €3.40 Non so
Black Prada handbag €780 Non compro questi oggetti
World Cups 4 Cosa cavolo c’entra???

Friday, December 26, 2008

Harold Pinter (1930 - 2008)

The Nobel laureate Harold Pinter, one of Britain’s most influential playwrights, has died on Wednesday at the age of 78. Even though he was mostly known for his plays, he was also an actor, a director, a poet, a screenwriter, a human rights activist and, especially in recent years, a political polemicist. Here's an article from The Guardian and here one from La Repubblica, for my Italian readers. I wanted to see No Man's Land at the Duke of York's theatre, but the tickets will be selling out like crazy now...
I really enjoyed reading his plays when I was at university, and I strongly adivse all of you to read some of them, especially The Room or The Caretaker. Here's one of his poems, since one whole scene from a play would be too long to read just now and it requires some background:


Order (12 September, 1996)
Are you ready to order?
No there is nothing to order
No I'm unable to order
No I'm a long way from order
And while there is everything,
And nothing, to order,
Order remains a tall order
And disorder feeds on the belly of order
And order requires the blood of disorder
And 'freedom' and ordure and other disordures
Need the odour of order to sweeten their murders
Disorder a beggar in a darkened room
Order a banker in a castiron womb
Disorder an infant in a frozen home
Order a soldier in a poisoned tomb


Many important writers have died this year and I have written a post only for one of them. I hope I can read some of their works sooner or later and I will dedicate a post to all of them in the month of January, I promise. They are: Arthur C. Clark, Michael Crichton, David Foster Wallace, Mario Rigoni Stern, Es'kia Mphahlele, Ahmed Faraz, Mahmoud Darwish, Aleksandr Solzhenitsyn and Aimé Césaire.

Sunday, December 21, 2008

Parole dette al vento - Dub poetry, creoli e...la francophonie

Attenzione, questo è un Post Polpetta, come lo chiamerebbe Clauds. Se fosse un'applicazione di facebook si chiamerebbe "Stuff I like"... Se fosse un gruppo "Postcolonial Lit rocks!"...

#1)
La sezione letteraria del Guardian ha appena pubblicato un video di una poesia recitata da Linton Kwesi Johnson, poeta giamaicano di dub poetry, cioè poesia a ritmo di reggae. Potete sentirlo parlare in creolo che, secondo me, è una lingua bellissima e musicale già di per sé! A me questo tipo di poesia piace molto, spero che piaccia anche a qualcuno di voi. La poesia si chiama “If I woz a top-natch poet”, cioè “Se Fossi un Poeta di Spicco”. Vi riporto il testo, lo so che è in creolo ed è di difficile comprensione, anche per me, ma ribadisco che è poesia da ascoltare, come una canzone, non da leggere. Ho provato a tradurlo, ma mi incarto di continuo e non rende. Just enjoy! Clicca qui per il video con la poesia recitata.

If I woz a tap-natch poet

if I woz a tap-natch poet
like Chris Okigbo
Derek Walcot
ar T.S.Eliot

ah woodah write a poem
soh dam deep
dat it bittah-sweet
like a precious
memory
whe mek yu weep
whe mek yu feel incomplete

like wen yu lovah leave
an dow defeat yu kanseed
still yu beg an yu plead
till yu win a repreve
an yu ready fi rack steady
but di muzik done aready

still
inna di meantime
wid mi riddim
wid mi rime
wid mi ruff base line
wid mi own sense a time

goon poet haffi step in line
caw Bootahlazy mite a gat couple touzan
but Mandela fi im
touzans a touzans a touzans a touzans

if I woz a tap-natch poet
like Kamau Brathwaite
Martin Carter
Jayne Cortez ar Amiri Baraka

ah woodah write a poem
soh rude
an rootsy
an subversive
dat it mek di goon poet
tun white wid envy

like a candhumble/ voodoo/ kumina chant
a ole time calypso ar a slave song
dat get ban
but fram granny

rite
dung
to
gran
pickney

each an evry wan
can recite dat-dey wan

still
inna di meantime
wid mi riddim
wid mi rime
wid mi ruff base line
wid mi own sense a time

goon poet haffi step in line
caw Bootahlazy mite a gat couple touzan
but Mandela fi im
touzans a touzans a touzans a touzans

if I woz a tap-natch poet
like Tchikaya U'tamsi
Nicholas Guillen
ar Lorna Goodison

an woodah write a poem
soh beautiful dat it simple
like a plain girl
wid good brains
an nice ways
wid a sexy dispozishan
an plenty compahshan
wid a sweet smile
an a suttle style

still
mi naw goh bow an scrape
an gwan like a ape
peddlin noh puerile parchment af etnicity
wid ongle a vaig fleetin hint af hawtenticity
like a black Lance Percival in reverse
ar even worse
a babblin bafoon whe looze im tongue

no sah
nat atall
mi gat mi riddim
mi gat mi rime
mi gat mi ruff base line
mi gat mi own sense a time

goon poet bettah step in line
caw Bootahlazy mite a gat couple touzan
but Mandela fi im
touzans a touzans a touzans a touzans

Se ti piace questo:
Inglan is a bitch

#2)
Qualche settimana fa stavo scrivendo un post sulla letteratura francofona contemporanea, in particolare sugli ultimi premi assegnati:
Prix Goncourt: Syngué Sabour di Atiq Rahimi, uno scrittore di origine afgana
Prix Renaudot: Le Roi Kahel di Tierno Monénembo, guineano
Prix Interralié : Le Premier Pricipe. Le Second Principe di Serge Bramly, tunisino di nascita.
Ora ho trovato questo articolo di Jean-Luis Gouraud su Jeune Afrique. Che cosa ne pensate? Io lo trovo un po' esagerato: non può essere che i francesi "autoctoni" non sappiano più scrivere, ma piuttosto mi sembra giusto che venga lasciato spazio a tutti coloro che decidano di scrivere in francese, indipendentemente dalla nazionalità. Qui il link per gli eletti che sanno il francese, perché ripeto che non sono brava a tradurre:

"Il francese della carità

L’assegnazione di tre dei principali premi letterari dell’anno a degli scrittori francofoni ma non d'origine francese (il Goncourt ad un afgano, il premio France-Télévision ad un algerino e il Renaudot ad un guineano) mi sembra un segno dei tempi. Non, come ha suggerito un po’ stupidamente la stampa parigina, una specie di “effetto Obama” (leggesi: la moda del meticciato), ma una vera tendenza dell’intellighenzia francese ad avere nei confronti della propria lingua nient’altro che una specie di condiscendenza, di tenera compassione, fino al punto di convincersi che quella vecchia lingua diventata un po’ obsoleta – dopo che, certo, è servita a molto - e minoritaria oggi nel mondo è buona solo da lasciare ai poveri. Come una camicia usata, ma che può ancora essere portata, che si regala ai poveri, il francese viene abbandonato dai suoi primi proprietari ai suoi mendicanti culturali, quei dolci sempliciotti che sono gli scrittori dell’Altro-Esagono. I quali, buoni diavoli, si accontentano di poco e vi si sentono ancora bene, a loro agio, al caldo: ah, che brave persone!

Mi sono convinto che, in fondo, il sogno, il desiderio incosciente, il fantasma degli scrittori francesi di Francia consiste nello scrivere… in inglese: la sola lingua che valga, il solo vero linguaggio universale. Per un paradosso masochista che sarebbe interessante analizzare (psicanalizzare), i francesi provano in verità per la francofonia qualcosa che assomiglia al disprezzo. E’ iniziato sicuramente tutto con delle parole: si è voluto designare in altro modo il piccolo pianeta composito degli scrittori di lingua francese, rimpiazzare l’espressione già desueta di “letteratura francofona” con quella più trendy di “letteratura del mondo”. L’autore di questo concetto piuttosto fosco, per non dire fumoso, lo scrittore e viaggiatore Michel Le Bris, lui stesso autore di un libro recente, La Beauté du Monde (La Bellezza del Mondo, N.d.T.), era candidato a tutti i premi letterari del 2008. Gli sono passati tutti sotto il naso, arraffati dai cittadini di questo mondo di cui pensava di diventare re. Fallimento totale! Ha conosciuto la sorte del dottor Frankenstein, al quale la creatura finisce per scappare. Anche la sorte del visconte di Sanderval, di cui racconta Tierno Monénembo nel suo bel romanzo che gli è valso il premio Renaudot (Le Roi Kahel): partito per l’Africa per provare a ritagliarsi un piccolo regno personale, l’ambizioso ritorna a mani vuote.

Tutte le favole hanno una morale.”

Su Tierno Monénembo (
en français)
Su Atiq Rahimi (in English)

Friday, December 19, 2008

"Purple Hibiscus" by Chimamanda Ngozi Adichie


Year of publication: 2003
Genre: novel
Setting and time: Nigeria, just after a military coup (as Junot Diaz would put it, I skipped my mandatory three seconds of Nigerian history back at school)
Themes: religious extremism, childhood, family life, education, political commitment, everyday life in Nigeria

Longlisted for the Booker Prize, Shortlisted for the Orange Prize for Fiction and Winner of the Commonwealth Writers’ Prize for Africa

About the author: see this post

Plot: Fifteen-year-old Kambili's world is circumscribed by the high walls of her family compound and the frangipani trees she can see from her bedroom window. Her wealthy Catholic father, although generous and well-respected in the community, is repressive and fanatically religious at home. Her life is lived under his shadow and regulated by schedules: prayer, sleep, study, and more prayer. When Kambili is sent to her aunt’s house in Nsukka she discovers love and a life -- dangerous and heathen -- beyond the confines of her father's authority.

Some thoughts: A wonderful book! There are many novels that try to analyse the problem of religious extremism in the Muslim world, but this is the first time that I read something about Catholic extremism. It’s quite scary, actually. I never thought that people like Kambili’s father (called Papa or Eugene in the novel) could exist. It is disturbing how he can be despotic and violent at home while he is generous and brave to the outer world. At home he uses violence and fear to punish his family for what he sees as sins (like visiting his “heathen” father or coming second-best in the math class), but at the same time he is a benefactor, paying for the educations of dozens of children and giving money to charity. Furthermore, he is one of the few people who has the courage to speak up about the political situation of the country: he publishes pamphlets against the military regime. Obviously, his commitment will have disastrous consequences on his life and on that of his family.
The whole idea of writing a novel from the point of few of a fifteen-year-old girl is quite good: Adichie manages to depict the reality surrounding Kambili in a simple way. For example, there are no detailed explanations of the political situation of Nigeria. In fact, I could not even understand in which years the novel is set (1980s-90s, maybe?). While for other novels this could be considered a flaw, in this case it is quite appropriate, because the political and socio-economical deterioration of Nigeria is not the main topic of the novel, but it serves as a purpose to highlight Eugene’s contradictions.
One thing I really loved about this novel is the use of Igbo in the dialogues (so now I can say “kedu”!) and the portrayal of everyday life in a Nigerian compound. However, it was quite impossible to live up to Half of a Yellow Sun, the other novel by Adichie (my review here). I didn’t find in this book a character that I loved as much as I loved Ugwu, the houseboy in Half of a Yellow Sun, or expressions that stayed in my mind for a long time such as Odenigbo’s “you are such an ignoramus!”.
In conclusion, I love this writer and I really look forward to reading another of her wonderful novels.

Sunday, December 14, 2008

Italieni - Memole Version

Italieni e inglesi (umani):

Mentre in Italia vengono chiuse le indagini nei confronti del prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che era stato accusato di istigazione alla discriminazione razziale per alcune frasi pronunciate alla festa della Lega Nord a Venezia (leggile in questo mio vecchio post) e, anzi, gli viene data una scorta per timore di attentati... in Inghilterra è stata fatta trapelare una lista di membri del BNP, il Bitish National Party, un partito xenofobo di estrema destra (qui la notizia). In questa lista sono presenti, tra l'altro, alcuni insegnanti e dipendenti pubblici, che rischiano il posto. Giustamente, se sei razzista non dovresti fare l'insegnante o lavorare in un posto dove potresti sfavorire le minoranze etniche. Questo è quello che pensano la stragrande maggioranza degli inglesi. Il BNP prende lo 0,7% dei voti complessivi in Gran Bretagna, più o meno come la nostra Fiamma Tricolore. Molti, però, considerano la Lega Nord l'equivalente italiano di questo partito. E sappiamo bene che la Lega, oltre a prendere l'8% dei voti, è anche al governo. Oddio, magari un membro del BNP è molto più pericoloso di un leghista che offende a destra e a manca per ignoranza (anche se ultimamente non credo che si tratti neanche più di ignoranza, ma di intolleranza ed egoismo), ma resta il fatto che in Italia l'apologia del fascismo non viene punita sebbene sia un reato, sindaci e politici vari possono istigare alla discriminazione razziale senza che gli succeda niente, mentre dipendenti pubblici e forze dell'ordine picchiano e insultano chi considerano diverso o indegno di rispetto.

Con il mio Anno 13 (la nostra quinta superiore), la scorsa settimana abbiamo parlato di immigrazione e razzismo (è da programma, io avrei parlato di dieta mediterranea, Rinascimento e moda, così si fanno una bella idea dell'Italia!). Gli ho fatto leggere una dichiarazione di Calderoli, quella pronunciata dopo la vittoria ai mondiali contro la Francia, da lui accusata di aver schierato solo "negri, musulmani e comunisti". "How did he get away with that?" ha chiesto la mia studentessa. Come ha fatto a passarla liscia? Non lo so, Sarah, me lo chiedo tutti i giorni.

Parole (it)aliene:

Licio Gelli, fondatore della P2, si diverte a sparare cavolate a raffica. Già le ha postate Wil, ma per chi non le avesse ancora lette, ecco le sue dichiarazioni shock. "L'orrore, l'orrore" direbbe il colonnello Kurtz:

Su Berlusconi e il dialogo: "Sono giusti i decreti approvati senza dialogo con la minoranza. Berlusconi, che è giovane ed ha la maggioranza, dovrebbe rivolgersi all'opposizione politica proponendo e facendo passare i decreti anche senza il loro assenso".
Memole dice: Berlusconi giovane? Mah... certo in confronto a lui che è una mummia incartapecorita...

Su Obama: "Non mi aspettavo la vittoria di Obama. Credo che i bianchi non abbiano riflettuto su quello che accadeva un secolo e mezzo fa, quando i neri venivano incatenati, maltrattati, picchiati, incarcerati ed eliminati. C'erano dei locali dove potevano entrare solo i bianchi. Sono sicuro che, se ci fossero di nuovo le elezioni oggi, nessuno lo rivoterebbe, in molti ci ripenserebbero. Comunque Obama ha fatto delle promesse, adesso vediamo se le manterrà. Speriamo che faccia bene, indipendentemente dal colore della pelle". E ancora: "Se i neri e Obama si dovessero ricordare di quello che è stato fatto ai loro avi, ci potrebbero essere gravi ripercussioni, non so che fine potrebbero fare i bianchi".
Memole dice: Loro, al contrario di Gelli, provano ad andare avanti, non guardano sempre al passato, come fa lui con il fascismo. E poi, scusatemi, gli americani hanno appena votato, perché dovrebbero aver cambiato idea a un mese dalle elezioni?

Sull'omosessualità: Luxuria è stata una grande offesa al Parlamento. Durante il fascismo gay e lesbiche non esistevano, non se ne parlava, ed erano emarginati in quanto pederasti. Venivano mandati al confino non in quanto tali, ma per motivi diversi come l'associazione mafiosa o motivazioni politiche.
Memole dice: Vai Luxuria! Anche se ti mandassero al confino tu sei sopravvissuta all'Isola dei Famosi!

Su Mussolini: Rimpiango Mussolini. Se oggi ci fosse starei al suo fianco. Durante il Fascismo c'erano lavoro, sicurezza, serenità. Non c'era la mafia.
Memole dice: Non c'era la mafia? Hai appena detto che i gay li mandavano al confino con la scusa dell'associazione mafiosa, vuol dire che era una cosa abbastanza comune, no?

Sugli immigrati: i criminali extracomunitari dovrebbero essere messi in campi di concetramento, non intendo assolutamente i lager nazisti, ma dei luoghi in cui si possa capire chi arriva e il motivo per il quale arriva in Italia. Un domani potremmo ritrovarci figli, frutto dell’unione di coppie promiscue, chiazzati come le mucche Chianine, a macchie bianche e nere. Ad esempio, non avrei permesso ai vucumpra’ di venire in Italia, ma avrei insegnato loro a lavorare nella loro terra.
Memole dice: Capito Obama? Sei chiazzato, non abbronzato! A parte gli scherzi, questa è la peggiore, non posso credere che ci sia ancora in giro gente che pensa queste cose!

E per concludere, come la ciliegina sulla torta, una dichiarazione che dimostra l'intelligenza del senatur, altresì noto come 300,000 fucili. Gli si chiedeva come risolvere il problema della costruzione delle moschee ed ha risposto: "Basta non costruirne altre!"

Saturday, December 6, 2008

Parole dette al vento - Jazz, Toni Morrison e Harlem

Ho deciso di rendere la parte letteraria di questo blog un po’ meno impersonale e scrivere qualche post “volante”, ma con il filo conduttore dei libri e delle parole. Lo farò in italiano, credo. In realtà sono molto combattuta: questa cosa della lingua mi sta letteralmente tormentando. Non so mai in che lingua scrivere. Mi rendo conto che le mie recensioni in inglese sono un po’ “awkward” e, se da un lato mi sento più sicura a scrivere in italiano, dall’altro non vorrei mai che qualcuno arrivasse sul mio blog e non potesse leggerlo, visto che i blog letterari che seguo sono quasi tutti in inglese. Che dilemma!

Ad ogni modo, ora sto leggendo Jazz, di Toni Morrison , Premio Nobel per la Letteratura 1993, prima donna nera a riceverlo, se qualcuno dovesse non conoscerla. Il libro non parla di musica jazz per ora, ma spero di scoprire durante la lettura perché si chiama così (in realtà un indizio mi arriva dalle vecchie lezioni di letteratura inglese). Ho aggiunto una piccola casella di testo sotto all’indicazione del libro che sto leggendo (qui sulla barra a destra) che dice esattamente dove si trova la mia mente mentre sto leggendo quel determinato libro. Ora si trova ad Harlem, negli anni venti (anche se il mio correttore grammaticale continua a dirmi che mi trovo in un harem, ahahah!). Queste sono le parole che oggi dico al vento, nella speranza che giungano da qualche parte.

C’è una poesia di Langston Hughes che si intitola proprio ‘Harlem’. Credo sia la poesia afroamericana più conosciuta al mondo (e tra parentesi mi ricordo che la citano in una puntata del Principe di Bel Air per prendere in giro un bianco che finge di sapere tutto sulla Harlem Renaissance, ahahah!). Ad ogni modo, non credo che sia troppo conosciuta in Italia e in Europa. E’ corta, fulminante, come piace a me.



Harlem


What happens to a dream deffered?

Does it dry up
Like a raisin in the sun?
Or fester like a sore –
And then run?
Does it stink like rotten meat?
Or crust and sugar over –
Like a syrupy sweet?

Maybe it just sags
Like a heavy load.

Or does it explode?


Se ti piace questa poesia leggi anche Let America Be America Again (clicca sul titolo per leggerla), una risposta a Walt Whitman e ai suoi canti che esaltavano il sogno americano ma non si accorgevano di quanto quest’ultimo fosse ancora zoppo. Un grande poeta che risponde ad un altro grande poeta, mi piace questo gioco di richiami!

PS: Un paio di link poetici. Allora, primo: il mio amico Calogero ha pubblicato un libro di poesie! Qui il link al suo blog. Secondo, Jorge, un altro blogger-friend, ha scritto un post bellissimo, e tristissimo, sul fatto che... lui è invisibile (e anche il suo post). E' un po' sul genere di questo vecchio post di Cedric che mi ha lasciato un magone che non vi dico. Il tutto calza a pennello con i libri di Toni Morrison: se vi accingerete a leggere Beloved (come si chiama in italiano, Amatissima?) vi avverto che avrete il magone perenne (e gli incubi, ma quello è perché io sono particolarmente suscettibile)...

"The Great Gatsby" by F.Scott Fitzgerald


Year of publication: 1925
Setting and Time: Long Island and New York, The Roaring Twenties
Genre: novel, modernist novel
Themes: the spirit of the 1920s, the decadence of the American dream, hypocrisy and lack of moral values, naivety, love, greed, social inequalities, underworld and speculation

About the author: Francis Scott Fitzgerald was born in 1896 in St. Paul, Minnesota. He managed to enrol to Princeton (even though he was not a brilliant student) and then got engaged to Zelda Sayre, the daughter of a Supreme Court Judge, but her overpowering desire for wealth, fun, and leisure led her to delay their wedding until he could prove a success. With the publication of This Side of Paradise in 1920, Fitzgerald became a literary sensation, earning enough money and fame to convince Zelda to marry him. Many of these events from Fitzgerald's early life appear in his most famous novel, The Great Gatsby, published in 1925.
Having become a celebrity, Fitzgerald fell into a wild, reckless life-style of parties and decadence, while desperately trying to please Zelda by writing to earn money. As the giddiness of the Roaring Twenties dissolved into the bleakness of the Great Depression, however, Zelda suffered a nervous breakdown and Fitzgerald battled alcoholism, which hampered his writing. He published Tender Is the Night in 1934, and sold his short stories to The Saturday Evening Post to support his lavish lifestyle. In 1937, he left for Hollywood to write screenplays, and in 1940, while working on his novel , The Love of the Last Tycoon, died of a heart attack at the age of forty-four.

Plot: Nick Carraway, a young man from Minnesota, moves to New York in the summer of 1922 to learn about the bond business. He rents a house in the West Egg district of Long Island, a wealthy but unfashionable area populated by the new rich, a group who have made their fortunes too recently to have established social connections and who are prone to garish displays of wealth. Nick's next-door neighbor in West Egg is a mysterious man named Jay Gatsby, who lives in a gigantic Gothic mansion and throws extravagant parties every Saturday night.

Some thoughts: This novel is a very good portrait of American society in the 1920s, an era when the ban on alcohol made millionaires out of bootleggers. Honestly, I expected more from such a classic of American literature, as I always do, but I wasn’t disappointed either. The Great Gatsby is a great depiction of the lack of morality in our society: the behaviour of Gatsby’s admirers after the news of his death is unbelievable and realistic at the same time. It is fascinating to learn how much the novel mirrors Fitzgerald’s real life: he was also in love with a girl who needed to be impressed and led a reckless life, throwing parties every week.
The opposition between the newly rich and the old aristocracy is evident in the novel. The newly rich, those who live in West Egg like Gatsby, are vulgar, gaudy and ostentatious. On the contrary, the old aristocracy, who lives in East Egg like Daisy and Tom, has taste, grace and elegance. However, they are cruel and they don’t care about people (i.e. they refuse to go to Gatsby’s funeral). Daisy and Tom move to a new house instead of dealing with Gatsby’s funeral, whereas Gatsby is loyal to his friends despite the fact that he earned his money through criminal activities. I think that this is a little bit simplistic, and that is one of the few things I didn’t like about the novel. The main characters, like Gatsby and Nick, are complex and well developed, but the minor characters sometimes are stereotyped (Daisy’s husband for example, who’s a little rough, racist and chauvinist).
The Great Gatsby is a New York Novel and I love when a city plays such an important role in a story (that’s why I like Woody Allen and Martin Scorsese). New York City is almost a character alongside Nick, Daisy and Gatsby.
What else can I say about this novel that hasn’t already been said a million times? Not much, I’m afraid. However, I quite enjoyed the novel, even though I'm not a fan of stories about "the famous and rich". A question to those who have read it: is it normal that I hated pretty much everyone in the novel?

Thursday, December 4, 2008

The Guardian First Book Award - Winner Announced

"The Rest is Noise" by Alex Ross is the winner of the The Guardian First Book Award 2008. It is a non-fiction book, an history of 20th-century music to be precise.

Personally, I think that fiction and non-fiction should be separated in literary prizes. You cannot really compare them, and while some people read only fiction, other people prefer essays.

Also, I was disappointed that A Case of Exploding Mangoes or A Fraction of the Whole did not win, because I'm really looking forward to read them (apart from the fact that the second "puts me down" as it's 700-pages long and I'm biased against long novels).

These were the other contestants: A Case of Exploding Mangoes by Mohammad Hanif (Pakistan), A Fraction of the Whole by Steve Toltz (Australia), God's Own Country by Ross Raisin (UK) and Stalin's Children by Owen Matthews (UK).

See these other posts on the longlist and shortlist for this prize.

Wednesday, December 3, 2008

Italieni - Memole Version

Italieni #? (ho perso il conto ormai) Iniziative (it)aliene anti-crisi

L’MSI-Fiamma Tricolore
per ripopolare la Lucania, un’area della Basilicata con natalità bassissima, propone un bonus di €1,500 a chiunque dia il nome Benito o Rachele ai propri bambini. Vedi questo articolo di Repubblica (la notizia era anche uscita sul Times, ma ora non riesco a trovare l'articolo).

L'assessore all'assistenza sociale della giunta leghista di Spresiano, in provincia di Treviso, propone un bonus di 2.000 euro agli immigrati rimasti senza lavoro disposti a lasciare il paese anziché 'pesare' sulle casse comunali. Vedi questo articolo da La Stampa.

Memole dice: Questo succede dalle mie parti, nel “ricco nord-est” trevigiano, nei paesini di piccoli imprenditori e boom edilizio, dove gli immigrati costituiscono anche il 20% della popolazione. Forse la crisi economica si sta facendo sentire anche dalle mie parti, è difficile capire dall’Inghilterra, ma se è così non c’è dubbio che i primi a trovarsi per strada sono loro, gli extracomunitari praticamente senza diritti nel nostro paese egoista e xenofobo. Se questa proposta si dovesse estendere a tutti i comuni leghisti, come ha promosso entusiasta non mi ricordo più quale esponente della lega, io proporrei un trucchetto agli sfrattati: perché non andate di comune in Comune a farvi buttar fuori così vi danno 2.000 € ogni volta?

Provvedimenti anti-crisi del Cavaliere Mascherato, uno più utile dell'altro
:
  • Poverty Card, 40 € al mese per la fascia più debole della società italiana, da spendersi nei negozi convenzionati (e di proprietà di Berlusconi & friends, of course). In questo modo anche i barboni potranno offrire un caffè al giorno agli extracomunitari, che roderanno d’invidia perché non potranno sfoderare la loro bellissima carta alla cassa del supermercato! Crisi, per tutto il resto c’è Social Card.
  • Cambiamento della norma per ottenere sgravi fiscali per chi installa pannelli solari, sostituisce un impianto di climatizzazione o cambia gli infissi. Andiamo nella direzione opposta a tutti quanti, sfavorendo la rivalutazione energetica, ma noi dobbiamo sostenere l’amico Putin e la madre Russia, no?
  • Aumento dell’Iva per la tv satellitare (skyTV, concorrente di Mediaset). Tentativo ridicolo di racimolare un po’ di soldini e allo stesso tempo agevolare le aziende del Premier. E questo sarebbe un provvedimento anti-crisi? Ma mi faccia il piacere… Tra parentesi, ti credo che Veltroni difende Sky, se non mi sbaglio i democratici hanno una tv (youdem) sulla piattaforma sky.

Parole (it)aliene: Udite udite sudditi d'Italia, un nuovo editto è stato varato:

Re Berlusconi IV: «Io Sky la capisco ma non capisco come mai i direttori dei giornali invece di chiedersi perché c'era un privilegio, attaccano me. Vergogna! Direttori e politici dovrebbero tutti cambiare mestiere, andarsene a casa. Politici e direttori di questi giornali, come La Stampa e il Corriere dovrebbero cambiare mestiere»
«E le vignette del Corriere della Sera? Ma che vergogna, ma che vergogna. Queste sono cose per cui uno se è un uomo che quando si guarda nello specchio vuole avere un minimo di rispetto di sè stesso, deve cambiare mestiere. Devono farlo direttori di questi giornali e politici. Conflitto di interessi? Berlusconi? Ma andiamo... Che vergogna».

Memole dice: Non c'è da vergognarsi dell'abbronzatura di Obama o del cucù alla Merkel, ma piuttosto di pensare anche soltanto che possa esistere un conflitto di interessi per Berlusconi? Questo provvedimento è stato infilato nel decreto anti-crisi per caso, quasi di nascosto, per favorire Mediaset. Ma vi siete accorti che è questa la strategia di Berlusconi ultimamente? Tentare di inserire le leggi ad personam in decreti che non c'entrano niente, sperando che la gente non se ne accorga. Bella tattica, tanto gli italiani sono intontiti dalle storielle stile Isola dei Famosi.

Dal sito del Corriere (comunista) “Berlusconi ha provato a distogliere l'attenzione dalla trave che ha nel proprio occhio, il conflitto d'interessi, denunciando in pubblico i «rapporti privilegiati del centrosinistra con Sky», e ricordando in privato che «Prodi quando stava a palazzo Chigi si faceva intervistare solo dal tg di Murdoch, mica dalla Rai»”. Ora te lo dico io, vergognati!

Curiosità: Happy Meal alla marocchina? Incidente diplomatico sul Sahara Occidentale dimenticato da tutti.

Tuesday, November 25, 2008

Italieni - Memole Version

Insalata di italieni:

Mentre in Italia Villari rifiuta di dimettersi e un membro dell’opposizione passa i “pizzini” ad uno della maggioranza senza che questo causi scandalo, in America Barack Obama sceglie Hillary Clinton come segretario di stato. Nella fantascienza italiana potreste mai immaginare Veltroni che nomina D’Alema o Di Pietro come vicepremier? A proposito, ma noi abbiamo anche un vicepremier?

Ennesimo articolo de La Repubblica per fare il punto sulla situazione razzismo in Italia. Si tratta di un articolo doloroso, si nominano episodi per me sempre nuovi, per esempio quello di un ragazzo a cui è stato negato l’ingresso in discoteca con queste vergognose parole: “Non crederai mica di poter entrare dappertutto solo perché adesso ha vinto Obama”. Leggi qui.

Il nano di Venezia, alias Renato Brunetta, si diletta a bacchettare gli assenteisti ma non lo si può certo definire uno stacanovista. Leggi qui.

Video di Obama che non caga Berlusconi, esilarante, farà la storia!




Parole (it)aliene:

L’innominato proprietario dell’Italia: "L'unica cosa da fare è non pagare più il canone. Il Tg3 mi insulta, mi oltraggia e mi prende in giro ogni sera...."

Memole dice: "Glielo dico alla mamma che voi mi prendete in giro..."

Sempre lui: "Ci sono sempre di mezzo io, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti possono verificare guardando la tv. Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non prestarsi a risse, cosa contraria agli interessi dei conduttori che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha responsabilità di governo".

Memole dice: Neanche da Vespa si può più andare? Rimane solo Emilio Fede!

Ancora lui: "Si è diffuso un clima generale di sfiducia anche per le profezie fatte circolare in Italia dalla sinistra che grida alla catastrofe. Premier e governo cercheranno di infondere fiducia ma solo i cittadini possono, non cambiando le loro abitudini, arginare la crisi reale che purtroppo sta arrivando, con una caduta verticale degli acquisti".

Memole dice: Che bello, compriamo roba che non ci possiamo permettere, così poi ci indebitiamo come gli americani! Questo dimostra quanto Berlusconi ci capisca di economia.

Nient'altro che lui: "Il mio complimento al presidente Obama è stato un pò invidioso. Tutti vorremmo essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama...".

Memole dice: Non cambi proprio idea, eh! Sei de coccio!!!

Antonio Di Pietro: "I magistrati? Rappresentano per Berlusconi ciò che gli ebrei rappresentavano per Hitler: razza infame da eliminare, anzi dementi da mandare nei manicomi. Non lo dico io: l'ha affermato lui stesso! Non credo che bisognerà aspettare molto. La "soluzione finale" è vicina per i giudici".

Memole dice: I magistrati stanno a Berlusconi come gli ebrei stanno a Hitler??? Va bene che bisogna fare opposizione, ma ora non stiamo esagerando con le battute ad effetto? Che Di Pietro sia andato a lezione da qualche esponente della Lega per imparare a fare il populista?


Bene, e ora per concludere, posso parlare del premio che mi è stato assegnato da Uhurunausalama, una blogger sister che consiglio a tutti di iniziare a tener d'occhio. Grazie Uhuru!!!
Il premio si chiama Dardos e viene asseganto ai blog "che hanno dimostrato il loro impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali".
Regole:
1)Accettare e comunicare il relativo regolamento visualizzando il logo del premio
2) Linkare il blog che ti ha premiato
3) Premiare altri 15 blog ed avvisarli del premio

Non ho 15 blog da premiare, anche perché i blog che seguo più assiduamente hanno a sua volta ricevuto il premio, ma cercherò di fare del mio meglio. Io premio:
1) Blessing Sunday Osuchukwu, per i suoi bellissimi post sulla cultura Igbo / nigeriana / africana e quelli sulla cultura italiana. E per le poesie, naturalmente. Dalu!
2) Luca Viscje Brazil, per raccontarci alcuni aspetti curiosi ed interessanti della vita verdeoro e per saper raccontare l'Italia anche se si trova oltreoceano. Obrigada!
3) Jaska (metaoikos), con il suo nuovo blog, che ci racconta il Congo, l'India, l'Italia e molto altro. Shoukriah, Dhanyavaad, grazie, asante sana! (Ora sto cercando di strafare, me ne rendo conto...)

Sunday, November 23, 2008

"L'Africain" by J.M.G. Le Clézio


Year of publication: 2004
Genre: biography, memoir
Setting and Time: Nigeria, Cameroon, France and Guyana, before and after the Second World War
Themes: Africa, family relationships, vocational jobs, colonialism

Nobel Prize in Literature 2008

About the author: read this post

What it’s all about: In this short book Le Clézio remembers his father, who was a “jungle doctor” first in Guyana and then in Cameroon and Nigeria. Here you can find his thoughts about his African childhood and about life in remote places.

Some thoughts: Can you start to understand why Le Clézio won a Nobel Prize by reading this nice little book? Not really. I mean, this is simply the account of the life of Le Clézio’s father as a doctor in various parts of the world, not a full-length novel. Of course, you can learn about his background and understand why he wrote about so many different parts of the world (sort of like Bruce Chatwin I would say).
The childhood of the Le Clézios in Africa is the antithesis of colonial life: they don’t have a big house with many servants (even though they have a “houseboy”) and they are the only white people in their village, so they are not enjoying the kind of life that Doris Lessing or Muriel Spark might recount about their African experience. There were a few fascinating things that he remembers about Africa, for example some of its animals and the life style of the people over there. The most interesting thing is how Le Clézio’s father is changed and shaped by his hard life in remote places of the world: when he goes back to France he is a real African man. There is nothing exotic in Le Clézio’s tale: his father led a lonely life in very isolated places and sometimes he had little human contact. Moreover, he lived with the frustration of not having the right medicines to cure the most common diseases of the villagers.
I’d like to read more about this author, as I’m not really in a position to say if he deserved the Nobel Prize or not. For the moment, I’m happy that I managed to read this small book in its original language and I can say that I quite enjoyed it.

Just click on the tag called Nobel Prize in Literature 2008 for some "musings" on this year's Nobel Prize Award.


Wednesday, November 19, 2008

Costa Book Awards' shortlist 2008

Shortlist for the Costa Book Award, a popular prize here in the UK (it used to be called Whitbread, I think). I'm not particularly thrilled by this shortlist, apart from maybe Sebastian Barry and Sadie Jones.

Novel Award Shortlist
  • The Secret Scripture by Sebastian Barry: an alternative history of Ireland told through the journals of an old woman and her psychiatrist. Already shortlisted for the Booker Prize;
  • The Other Hand by Chris Cleave: the intertwined stories of an African girl and a British magazine editor
  • A Partisan's Daughter by Louis de Bernières: about the friendship between a man trapped in a loveless marriage and the Yugoslavian he mistakes for a hooker
  • Trauma by Patrick McGrath: the story of a conflicted New York psychiatrist

First Novel Award Shortlist
  • The Behaviour of Moths by Poppy Adams: about the secrets that separate two sisters
  • The Outcast by Sadie Jones: set in the 1950s, about a 19-year-old boy just out of jail
  • Child 44 by Tom Rob Smith: a thriller set in Stalinist Russia
  • Inside the Whale by Jennie Rooney: the story of two characters separated by the second world war

Monday, November 17, 2008

Italieni - Memole Version

Parole (it)aliene:

Francesco Cossiga Reloaded: “Io, Francesco Cossiga, già ministro dell'Interno, dichiaro che ho molto piu' rispetto per i militanti delle Brigate Rosse e di Prima Linea che per i giudici delle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione. Mentre i primi per sparare e uccidere si esponevano a essere sparati ed uccisi, i detti giudici per uccidere non hanno bisogno di sparare e di esporsi ad essere sparati e magari anche uccisi, ma basta che, non con un mefisto o in altro modo nascosti, ma solo sotto le toghe rosse guarnite di ermellino, emanino una sentenza…”.
E ancora: “Con gli studenti il governo si è calato le braghe, anzi di più, anche le mutande”.

Memole dice:
Ma che cavolo… A proposito, che fine ha fatto il tipo che lo ha denunciato l’altra volta? Rispetto per le Brigate Rosse e disprezzo per i giudici. E poi l’ennesima incazzatura: quest’uomo dice sostanzialmente che il governo non è stato abbastanza severo con i manifestanti, per di più con un’espressione alquanto volgare, e lo fa nel momento in cui si scopre delle clamorose assoluzioni degli alti ufficiali della polizia italiana per i fatti del G8 del 2001, in cui le macchinazioni della polizia sono venute allo scoperto, anche se, come avviene sempre in Italia, i responsabili sono rimasti impuniti. Tanto gli sbirri la fanno sempre franca…

Maurizio Gasparri
, PdL: “La violenza verbale, la violenza di cui anche io sono stato vittima nei giorni scorsi dimostra l'arroganza, la stupidità e l'incapacità di quest'uomo (Walter Veltroni, n.d.R.)”.

Memole dice:
In teoria, le parole di Gasparri in quest’occasione non sono molto diverse da quelle di D’Alema che chiama Brunetta “energumeno tascabile” (come se fosse quello il suo peggior difetto) o quelle di Di Pietro quando, giustamente esasperato per carità, usa delle espressioni alquanto colorite per definire Berlusconi. In teoria io sarei per la politica pulita, senza insulti e sceneggiate, ma poi si finisce come Veltroni, scialbi e impotenti davanti ad un governo di nostalgici del ventennio, mafiosi e corrotti. Fare paragoni con la correttezza dei politici inglesi o americani è inutile, tanto si sa che la politica in Italia è tutto un insultarsi e dire cretinate, poi prontamente smentite. Ma in questo caso specifico, ha ragione Wil quando dice che Gasparri che accusa qualcuno di stupidità è come un Dell’Utri che accusa qualcuno di essere un mafioso, è il colmo. Da notare che Gasparri punta il dito contro quella che lui definisce una “violenza verbale” nei suoi confronti usando perfettamente questo meccanismo e cioè insultando a sua volta Veltroni, il quale tra l’altro nel manifesto diceva “vergogna” e non “Gasparri stupido e ignorante”… Questo lo può far trapelare ed io poi lo posso dire tranquillamente perché non sono il capo dell’opposizione!. E dato che ci sono, un paio di slogan carini delle manifestazioni: “Vogliamo lo tsunami, che porti via i due nani!” e “Berlusconi stai calmino, senza la ricerca avresti il parrucchino!”.

A proposito, leggetevi questo articolone bellissimo e documentatissimo del The New Yorker sulle protette di Berlusconi: associa il premier ad un magnaccia! Qui in italiano e qui in inglese. Non solo la Carfagna smutandata e la Gelmini inadeguata, ma anche un sacco di altre raccomandazioni e uso del “sessismo” che non conoscevo riguardo alla composizione parlamentare creata da Berlusconi. Perché un articolo del genere non apparirà mai in un giornale italiano!?

Cavolata del giorno
per ridere un po':
Sarkozy decide di salutare George Bush con un “Fist Bump”, cioè battendo i pugni, manco fosse Ali G. Perché vi stupite? Sarkò è “Le Big Boss”:


Completely random stuff:
Chi l’ha detto che i sovrani devono essere tutti a caccia di cappellini strampalati? La regina di Giordania, bellissima donna tra l’altro, ha intenti ben più nobili, e cioè combattere gli stereotipi sul Medio Oriente e sull’Islam. Così ha deciso di aprire un canale su YouTube! Il primo video è davvero carino, altri sembrano scritti per “really really dumb Americans”… Tuttavia non nego che Calderoli farebbe bene a guardarsene un paio (magari si innamora all’istante dell’affascinante regina e tenta di convertirsi all’Islam, imparando così che non è una religione violenta!)…
In questo, per esempio, Queen Rania parla della situazione della donna nel mondo islamico, a mio parere con grande onestà. Abbiamo molta strada da fare, dice “sua maestà”, ma guardate quanta ne abbiamo fatta fin’ora:


Se leggete i commenti gliene dicono di tutti i colori: che è un’invasata femminista e che le donne non dovrebbero avere troppi diritti, non dovrebbero vestirsi all’occidentale e parlare in inglese o che dovrebbero portare il velo. Che mondo pieno di contraddizione che è quello arabo!

Sunday, November 16, 2008

“The Reluctant Fundamentalist” by Mohsin Hamid


Year of publication: 2007
Genre: novel
Setting and Time: New York, Pakistan, Greece and Chile, 2001
Themes: fundamentalism, politics, life, America, love, immigrant experience

Shortlisted for the Booker prize 2007

About the author: Mohsin Hamid was born in Pakistan in 1971, but he spent part of his childhood in the United States where his father was enrolled in a PhD programme. He then went back to Pakistan but had his education in the United States (Princeton and Harvard Law School). He worked as a management consultant in the USA and then as a freelance journalist in Lahore. His first novel, Moth Smoke, was published in 2000 and was a New York Times Notable Book of the Year. The Reluctant Fundamentalist is his second novel to date.

Plot: Changez, a Pakistani man who from a once wealthy family in Lahore, experiences his own version of the American Dream when his talent and his Princeton scholarship lead him to a well-paid job in the world of New York finance and to a relationship with Erica, a beautiful American girl. Changez relates in a conservation with an American traveller in Lahore how he never felt entirely at ease in America and how the attacks on the World Trade Centre and the subsequent repercussions - both political and personal - roused him from his American Dream.

Some thoughts: The Pakistani narrator, Changez, invites an American man to have dinner with him in Lahore. He begins to tell his story, which begins a few months before 9/11 and ends a few months after the tragedy of the Twin Towers. It is more a monologue than a conversation between Changez and the unnamed American man who never utters a word. Honestly, I did not really understand this expedient, apart from the fact that it serves the purpose by the end of the book and The New York Times says that it gives the tale “an Arabian-nights urgency” which is quite appropriate (the end of the story may mean the death of the teller). I was also wondering if the title is ironic or not, because the main character cannot be exactly called fundamentalist, and certainly not a reluctant one, either. Karen Olsson, always from The New York Times, puts it in this way: “It seems that Hamid would have us understand the novel’s title ironically. We are prodded to question whether every critic of America in a Muslim country should be labeled a fundamentalist, or whether the term more accurately describes the capitalists of the American upper class. Yet these queries seem blunter and less interesting than the novel itself, in which the fundamentalist, and potential assassin, may be sitting on either side of the table.” Mmmmmh, mumble mumble…
This is mostly a novel about the enchantment and disillusionment of expatriates with America. I particularly liked the reference to the janissaries of the Ottoman empire, who were trained to fight against their own people. Changez feels like one of them, working for a country that “hates” Muslims, or Arabs as they say in America (he’s not one of them, but they don’t know!). After 9/11, America became more suspicious of every Muslim person and invaded what Changez had always considered a friend country of Pakistan, Afghanistan.
Hamid, who was also educated at Princeton and worked in the finance business, seems to share Changez’s sudden hate for America, their way of life and its change after 9/11. While I can understand Changez’s political motivations for leaving America, I don’t understand the need to put a love story in the novel: it only confuses the reader. Did Changez leave America also because he was let down by his relationship with Erica? I read in a review from The Guardian that the love story might be a metaphor for America (Am-Erica) that doesn’t want to change (Change-z) and leave behind its European (Chris-tian) past. Uh? Ok, I didn’t get it, I’m sorry. Now I know, but I’m not thrilled by the news.
What keeps you reading, however, is a buzzing question in you head: why did Changez become a “fundamentalist” and why did he grow a beard and left his privileged job in Manhattan in order to return to Pakistan? You will never get a clear-cut answer. This is an open ending, like it or not.
In conclusion, I liked the novel but I was a bit confused at the end. I will wait for Hamid’s next work to see if his writing improves.

Monday, November 10, 2008

“Children of the Revolution” (US title: The Beautiful Things that Heaven Bears) by Dinaw Mengestu


Year of publication: 2007
Setting and Time: Washington DC, present time, with flashbacks to previous years in USA and Ethiopia
Themes: immigration, social inequalities, racial issues, Africa, interracial love

The Guardian First Book Award 2007

About the author: Dinaw Mengestu was born in Addis Ababa, Ethiopia, in 1978. In 1980 he immigrated to the United States with his mother and sister, joining his father who had fled Ethiopia during the Red Terror. He is a graduate of Georgetown University and Columbia University’s MFA program in fiction and a recipient of a 2006 fellowship in fiction from the New York Foundation for the Arts.

Plot: Seventeen years after fleeing the revolutionary Ethiopia that claimed his father’s life, Sepha Stephanos is a man still caught between two existences: the one he left behind aged nineteen, and the new life he has forged in Washington DC. Sepha spends his days in a sort of limbo: quietly running his grocery store into the ground, revisiting the Russian classics, and toasting the old days with his friends Kenneth and Joseph, themselves emigrants from Africa. But when a white woman named Judith moves next door with her only daughter, Naomi, Sepha’s life seems on the verge of change.

Some thoughts: This is a sad novel about the sad life of an African man in Washington DC. It is a bit depressing and pessimistic, but probably realistic. Sepha falls in love with a white woman, Judith, and for a while their relationship seems to evolve, but then everything fades away (you know that from the beginning, so this is not a spoiler!). What keeps you interested is the reason why this special friendship between the two main characters has broken. Sepha is (on purpose, maybe?) a bit annoying: he is passive and reluctant to make his relationships grow. He is really fond of Naomi, Judith’s precocious daughter, but is unable to show his feelings to both Naomi and her mother.
Nonetheless, I expected more information on Ethiopian politics and customs, as well as on the circumstances of Sepha’s departure for the United States, considering that the author is also of Ethiopian origin. Nonetheless, I really liked the game that Sepha plays with his friends Kenneth and Joseph: they name African countries and dictators, trying to remember the year of every coup. Africa comes out as a wounded continent: the nationalities of Kenneth and Joseph are not really important, what is important is that they are all African immigrants, they all share a past of violence and nostalgia for their countries. For this reason I was surprised when one of them says that he doesn’t consider Mauritania as Africa because Mauritanians are Arabs.
Race doesn’t play a big part in the novel, whereas you can say that social inequalities are the main concern of Mengestu, at least in this novel. The process with which a poor black neighbourhood becomes fashionable through speculation and injustices shows an unusual and sad portrait of Washington DC, a city that is often associated with powerful and rich people.
Overall, it was a beautiful book, considering that the author is only 30 years old and has plenty of time to write even better novels on the Ethiopian experience in America. One last remark: why did they change the title from The Beautiful Things That Heaven Bears (a quotation from Dante) to Children of the Revolution when this book was released in the UK? None of them is appropriate in my humble opinion: the first title gives the impression that the book is permeated with the beauty of Africa or with the beauty of life, whereas the second one evokes memories of the political unrest of Ethiopia. Both things are barely mentioned in the novel; did I miss something? Both the song by T-Rex and the quotation are explained in the book, so I guess I didn't quite get their significance in the book.

Speaking about Africa, today we all mourn one of the best musicians that Africa has ever had: Miriam Makeba, a symbol of the fight against apartheid and a great performer. Goodbye Mama Afrika!

Saturday, November 8, 2008

Italieni - Obamaniac version #2

Riprendendo un tormentone di quest’autunno: Berlusconi, è satira o informazione? Un politico può fare battute su argomenti spinosi come la razza, l’olocausto o la religione? Secondo me no, tanto meno se nel suo paese molta gente sente che quella questione è ancora una ferita aperta, come da noi la discriminazione razziale. Che Berlusconi queste battute le faccia a casa sua, non di fronte alle telecamere di mezzo mondo!

La battuta infelice del nostro Presidente del Consiglio tocca un argomento che è ancora alquanto spinoso sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Per dirvene una, qualche giorno fa un rapper nero inglese è stato intervistato da un giornalista della BBC, che a un certo punto gli ha chiesto se si sente inglese. Tutti si sono meravigliati perché lui, nato e cresciuto a Londra, ovviamente si sente inglese al cento per cento. La grande polemica che è nata dopo questa domanda è un po’ difficile da capire per noi italiani, che se conosciamo un nero, per quanto possa avere l’accento italiano e stia per addentare una forchettata di spaghetti al sugo, dobbiamo subito chiedergli dov’è nato e da dove viene la sua famiglia. Posso immaginare quella domanda inserita senza problemi in un’intervista a qualche nostro aitante “abbronzato” dello sport. Come fa notare questo articolo del Guardian, in Gran Bretagna non si parla di cosa vuol dire essere britannici, uno lo è semplicemente perché lo sente dentro, indipendentemente dal colore della pelle. Inglesi per vocazione, si potrebbe dire, non per patrimonio genetico.

In Italia, invece, siamo ancora in imbarazzo, non sappiamo bene come chiamare il colore della pelle di Obama. E’ nero, mulatto, abbronzato? Mi ricordo che qualche mese fa in Italia si accennava a fare ben attenzione a come si disegnava l’allora candidato alla Casa Bianca: non fategli i capelli troppo crespi né le labbra troppo grosse, mi raccomando. Sì, per carità, la gente non si deve accorgere che è nero. Un po’ di tempo fa Vittorio Zucconi de La Repubblica, in un tentativo un po’ maldestro di elogiare Obama, scriveva che ha la pelle “del colore della carta da pacchi” e che ci si sarebbe aspettati che da un momento all’altro si trasformasse in Harry Belafonte e cominciasse a cantare “My Island in the Sun” (leggi qi).

In Italia una vignetta orribilmente razzista come quella del gruppo Forattini (io non la posto, vedi, ad esempio, questo post di Rubicondo) è stata criticata ma non del tutto censurata, quelle inglesi e americane che ho visto finora (qui un link o guarda questa qui, molto "uplifting") parlano sì di razza, ma in maniera positiva: Lincoln è contento, Martin Luther King guarda il suo discepolo dal paradiso e cose del genere. Poco audaci, lo riconosco, però non sono offensive come quell’obbrobrio di George Bush sgomento nello scoprire che sua moglie, la Statua della Libertà, ha partorito un bambino nero, Obama, perché lei l’ha tradito con “il maggiordomo negro”! Capisco che la vignetta ricordi che i neri in America ci sono arrivati in catene ed ora ce n’è uno alla Casa Bianca, ma implica anche che i neri non abbiano smesso di svolgere soltanto mansioni degradanti, come il servo o il lustrascarpe. Forattini, insomma, dimostra disprezzo per le origini del nuovo presidente degli Stati Uniti. Secondo me questa non è satira, come non era simpatica la battuta di Berlusconi, soprattutto visto il contesto.

Attenzione, non sto dicendo che in America o in Gran Bretagna non ci sia del razzismo, ma solo che almeno i giornali seri e i personaggi politici cercano di non istigarlo. Essere razzisti, almeno qui alle porte di Londra, è una cosa talmente degradante e vergognosa, talmente tanto che se uno ha qualche pensiero vagamente razzista cerca di nasconderlo e reprimerlo. Un movimento popolare come la Lega Nord qui sarebbe impensabile, è difficilissimo spiegare agli inglesi come questa gente in Italia possa essere al governo e continuare a fare dichiarazioni scorrettissime senza che nessuno (o quasi) batta ciglio.

Friday, November 7, 2008

“Volevo I Pantaloni” (Good Girls Don’t Wear Trousers) by Lara Cardella


Year of publication: 1989
Genre: Novel for Young Adults
Setting and Time: Sicily, 1980s and diary entries going back to the 1960s
Themes: Chauvinism, sexual violence, Sicilian traditional society, sexuality

About the author : Lara Cardella was born in 1969 in Licata, Sicily. Her first, best-selling novel, Volevo I Pantaloni, was written when she was only 19. The book caused a scandal in the small Sicilian community where she lived because it fiercely criticized what she perceived as the backwardness and chauvinism of traditional Sicilian society. The controversy surrounding the book, as well as the young age of the author, contributed to make it a huge bestseller in Italy. She has written other novels, including a sequel to this book, but never really matched the success of her first book.

Plot: Annetta, 12, feels suffocated in her small Sicilian village. She believes that wearing trousers will give her freedom, but is told that "only two kinds of people in Sicily wear trousers: men and “puttane” (sluts). Annetta chooses the only option open to her and practices flirting secretly with a young man. She is quickly spotted while passionately kissing, dragged off by her father, and labeled a slut. Plans are made to send her to a neighbouring village to live with her aunt and uncle; this is a horribly brutal plan since her uncle is a known child molester.

Some thoughts: I had to read this book because it is part of the programme for the A-level in Italian. It’s a novel for young adults, but I’m not really sure it was a good choice for students of Italian as a foreign language. Cardella’s way of making the book more realistic is colloquial language (which means no subjunctive!) and a massive dose of Sicilian dialect à la Camilleri (with notes, thanks God).
From Publishers Weekly:

“What may be provocative on one side of the Atlantic, however, can seem merely overblown when exported, and this slender effort bears an unfortunate resemblance to a B-movie. Annetta chafes at the strictures imposed on girls in her small Sicilian town: "Here, women can be wives and mothers but they can never be people." Her own rebellion culminates in kissing a boy in a public place, which lands her in predictable trouble-her father beats her, her mother curses her and both ship her off in disgrace to her aunt and uncle's house."

I agree with the American reviewer: I didn’t recognize the story of Annetta as something that could happen in contemporary Italy and I kept on thinking that the novel was set in the past, let’s say the 1950s. It is also a little didactic and simplistic: I wouldn’t advise this only to learners of Italian who want to read something about traditional Italian (or Sicilian) society, because personally I think that the author exaggerated the chavinism of her village only to sell more copies and create a scandal. Nonetheless, Cardella wrote quite well for a 19-year-old girl. At least I must admit this.

Italieni - Obamaniac version

I don't know what's the reaction in America or in other countries, but you must know that our bufoon president, Silvio Berlusconi, said at the end of a conference with the Russian president, that "Obama is young, handsome and even SUNTANNED". O_O

Parole (it)aliene:

Silvio Berlusconi
: "Obama è giovane, bello e pure abbronzato".

Memole dice
: Si sa, al nostro giullare di corte piace raccontare le barzellette, peccato che il più delle volte sono pessime e inappropriate. Se noi possiamo essere ormai abituati alle "berlusconate", seppur sgradevoli come questa, all'estero non lo sono per niente. Per loro è inconcepibile che un politico di tale importanza faccia un commento del genere, che denota tra l'altro anche un certo disagio nell'ammettere che Obama è, in effetti, un nero.
Ma noi scherziamo sempre, infatti due nostri ministri (Bossi e Calderoli) chiamano i neri "bingo bongo", ma è per scherzare... E' una carineria, un complimento! E' bello ritornare all'Alabama degli anni '50, fa molto vintage!
Berlusconi dimostra, al solito, poca finezza nel nominare chi non è d'accordo con lui "imbecille e coglione" (il suo insulto preferito, visto i precedenti)
Un'altra uscita secondo me pesantemente razzista è quella del gruppo Forattini. Non posto nemmeno la vignetta, perché mi dà sinceramente fastidio, ma la potete trovare a questo link.

Carolina Lussana, Lega Nord
: "In Italia non abbiamo bisogno di Obama perché il cambiamento lo incarna già Bossi".

Memole dice
: Questa è la vera battuta del giorno!

Umberto Bossi
risponde alla domana "Quando ci sarà un presidente nero in Italia?":
"Mai. Finché c’è la Lega, il voto sarà concesso solo agli italiani, che non sceglieranno un nero".

Memole dice
: Della serie non ci sono italiani neri (tranne i bomber dell'Inter naturalmente).

Wednesday, November 5, 2008

Italieni - Memole Version

Ok, Obama ha vinto le elezioni! Invece di tessere le lodi del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America (innovativo, moderno, giovane, audace…) in questo giro di parole (it)aliene vorrei raccogliere qualche dichiarazione trash a riguardo, giusto per ribadire quanto noi siamo indietro:

Maurizio Gasparri: “Su Obama gravano molti interrogativi. Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta”.

Memole dice: Ma sono solo io ad avere un odio intrinseco per Gasparri o è una cosa comune? Ogni volta che gli chiedono un’opinione parla come se fosse imperativo seguire le sue idee, non lo sopporto. E con questa dichiarazione mi sembra un po’ quella vecchietta che è andata da McCain tutta preoccupata a dirgli che non si fidava di Obama perché… è un arabo!?

Sivio Berlusconi: “Consigli gliene posso dare perché sono più anziano, lo farò quando lo abbraccerò di persona”.

Memole dice: Spero tanto che quando ciò avverrà, Obama ascolti i consigli del pagliaccio di turno con aria imbarazzata. Quanto odio il paternalismo dello psiconano!

Carlo Saffioti, consigliere regionale per Forza Italia: “La vera notività di Obama è proprio il colore della pelle, ma sul nostro territorio non c’è la metà dei cittadini di colore, ese un domani si dovesse presentare un candidato nero i bergamaschi farebbero attenzione alle sue capacità, non al colore della pelle”.
Rocco Gargano, consigliere indipendente di Bergamo: “Mah, l'unica soluzione sarebbe avere un candidato lampadato, è l'unico modo per avere un politico di colore a Bergamo”.
Daniele Belotti, consigliere regionale leghista: "Vorrei ricordare che la Lega vanta un consigliere nero a Spirano, tra l'altro è stato tra i più votati”.

Memole dice: Saffioti: ah, allora l’America ha votato Obama perché fa figo essere neri? Gargano: triste ma vero. Misterioso Consigliere Nero di Spirano: vorrei davvero conoscerti e chiederti… ma che cazzo hai per la testa?

Grande Luca (from Brazil) quando ci fa notare un paio di cose riguardo Licio Gelli e Berlusconi! Il suo teorema non fa una piega: se Licio Gelli si dichiara fascista e Berlusconi sta portando avanti alla lettera il suo piano di rinascita (fascista) dell’Italia, e dato che l’apologia del fascismo è un reato, perché non si denuncia apertamente questo revisionismo storico e le tendenze autoritarie degli ultimi tempi (ricordiamo che l’apologia del fascismo è un reato)? Luca poi pone l’accento sul contrasto tra l’America che va avanti, con un presidente nero che invoca il cambiamento e il ritiro delle truppe dall’Iraq, e l’Italia che regredisce al fascismo con il programma di Gelli, con le classi separate e con i tagli alla ricerca.

E inoltre:
Marcello dell’Utri, senatore PdL, intervistato per KlausCondicio, contenitore di approfondimento politico in rete: “Il concetto di antifascismo, di per sè obsoleto, ritorna puntualmente in auge perchè mancano nuovi argomenti seri di discussione e si finisce con il rivangare sempre gli stessi. […] Negli ambienti della Rai ci sono ancora oggi dirigenti che sono stati messi dalla sinistra e che quindi rispondono a logiche di sinistra. È difficile cambiare la televisione se prima non si cambiano gli uomini. Le notizie, certo, bisogna darle, sennò si torna al fascismo, ma c'è modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli di adesso. Io guardo il Tg3, ad esempio, e vedo che ci sono degli anchorman che hanno già una faccia un pò gotica, un pò dark. Sicuramente, ce ne sono più in Rai che sugli altri network."

Memole dice: Manco ci fosse Marilyn Manson a presentare il telegiornale! E chi vogliono metterci, la Carfagna in bikini? O le veline a reti unificate? Berlusconi con il suo “sorriso plastichino”?

Italieni #20

Prima di tutto i nostri”. Lo ripete anche in dialetto il presidente della Provincia, nonché esponente della Lega Nord, Fiorello Provera, infuriato dopo che l’associazione “Avvocati per niente” Onlus gli ha inviato una diffida per discriminazione razziale in seguito alla segnalazione di un richiedente straniero. Oggetto del contendere è infatti il possesso della cittadinanza italiana (e della residenza a Sondrio da almeno 5 anni) come requisito richiesto per partecipare al «Bando di concorso per il conferimento di alloggi» agli studenti che intendono frequentare l’università a Milano. Tra le dichiarazioni di Provera: “Non mi pare che il requisito della cittadinanza italiana sia una discriminazione. Da sempre i bandi l’hanno richiesta. Non ci si deve vergognare di essere italiani come vorrebbe un certo buonismo becero.Il Giorno - Sondrio 05/11/2008

Memole dice
: Quando stavo nelle residenze universitarie, mi ricordo che in linea di massima gli studenti non-comunitari, o comunque quelli che venivano da più lontano, avevano l’alloggio assicurato, e delle volte ottenevano anche le camere più belle, che invidia! Ma è giusto così, loro non possono tornare a casa quando vogliono, delle volte rimangano in quegli alloggi anche d’estate, mentre molti italiani tornano a casa tutti i fine settimana. Secondo me ci dovrebbe essere almeno una percentuale d’alloggi disponibili per gli stranieri, così gli italiani non rimangono senza e un numero ragionevole di stranieri può frequentare serenamente l’università (senza pensare, “Oh, Maria Santa, non troverò mai una camera in affitto perché sono albanese!”). L’ultima dichiarazione proprio non la capisco: vergognarsi di essere italiani? Buonismo becero? Aiutatemi ad entrare nella mente di un leghista...