Thursday, January 29, 2009

Italieni - Memole Version

Le ultime Berlusconate

Dopo aver raccontato barzellette sui campi di concentramento ed essersi rifiutato di presenziare al giuramento di Obama perché lui è un protagonista e non una comparsa (ma io sospetto che non sia stato neanche invitato), spara una delle più belle berlusconate da mesi:

“Quando vado sulla tv nazionale in seconda serata, mi bastano 5 minuti per sentire qualcosa contro di me: l'altra sera c'era addirittura un'astrologa che mi attaccava”.

L’astrologa in questione non è un Paolo Fox in gonnella che prevede un’influenza funesta di Giove nel mese di gennaio, ma l’ASTROFISICA Margherita Hack! Con il caratterino che si ritrova, non è escluso che sentiremo presto la replica della scienziata.
E io che sono iscritta la gruppo di facebook “per Margherita Hack senatrice a vita!”. Mi sa che ora dovremmo accettare la candidatura di Mike Buongiorno…

E inoltre dichiara di voler mandare altri 30,000 soldati nelle città (10 volte quelli che ci sono oggi). Nonostante tutto vi ricordo che Roma è una delle città più sicure d’Europa. Nel frattempo, lo stupratore di Capodanno ottiene gli arresti domiciliari, nonostante in campagna elettorale si fosse cianciato tanto della sicurezza della pena.

Non contento, commenta sugli stupri dicendo che sarebbe impossibile avere un poliziotto per ogni bella donna d’Italia, come a dire che è tutta loro la colpa se vengono stuprate. Capito Mara? Non mettere più la minigonna che in Parlamento di maschietti con brutte intenzioni ce ne devono essere parecchi…

Italieni 2009 #4:
Un articolo apparso su La Repubblica vieterebbe, nella ridente cittadina di Lucca, l'apertura di ristoranti di "stampo etnico". A parte il fatto che "cibo etnico" è una definizione stupida, ma che male ti fa un kebab o un involtino primavera? Apprezzare le altre cucine è uno dei metodi più semplici per favorire l'integrazione tra culture diverse.

Italieni 2009 #5:
"Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione." - Don Floriano Abrahamowicz
Don Floriano Abrahamowicz, capo dei lefebvriani di Treviso (tanto per non farci riconoscere, come sempre) che ha celebrato la messa in latino a Lanzago di Silea (TV) per Umberto Bossi e normalmente la celebra per Borghezio (due persone assolutamente non razziste). Non erano bastate le parole del vescovo scismatico britannico, mons. Richard Williamson, pronunciate proprio nel Giorno della Memoria e all'indomani della revoca della scomunica da parte di papa Ratzinger, a mettere in dubbio l'esistenza dell'Olocausto. Da notare con che gente si accoppiano i leghisti!

Wednesday, January 28, 2009

3. "Animal Farm" di George Orwell

Anno di prima pubblicazione: 1945
Genere: favola, satira
Paese: Gran Bretagna

In italiano: La Fattoria degli Animali di George Orwell (Mondadori, Oscar Classici Moderni € 7,80)

Sull’autore: Geroge Orwell era lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, nato nel 1903 a Motihari, in India, dove il padre lavorava come funzionario dell’impero britannico. All’età di un anno Eric torna in Inghilterra, nel Sussex, con la madre e studia in scuole prestigiose, come Eton, grazie a delle borse di studio. Finiti gli studi si arruola nella polizia imperiale in Birmania dove vive fino al 1927. Al suo rientro in Inghilterra si trasferisce a Londra e comincia ad esplorare i bassifondi, prendendo spunto da quello che aveva già fatto Jack London. Pubblicò un libro intitolato Down and Out in Paris and London sull’esperienza. Visse anche tra i minatori del nord dell’Inghilterra, un’esperienza che gli fece abbandonare il capitalismo in favore del socialismo. Nel 1936 è in Spagna a scrivere sulla guerra civile ed è testimone delle atrocità commesse dai governi dittatoriali fascisti. Il suo odio per l’ascesa al potere di regimi dittatoriali come quello di Hitler in Germania e di Stalin in Russia gli fu d’ispirazione per scrivere La Fattoria degli Animali (1945) e 1984 (1949), i suoi romanzi più famosi. 1984 è, insieme al Mondo Nuovo di Aldous Huxley, uno dei principali romanzi sull’utopia negativa, chiamata anche distopia, mentre La Fattoria degli Animali è una critica al partito comunista russo e in particolare alla dittatura di Stalin attraverso una fiaba con degli animali per protagonisti.

Trama: Gli animali della fattoria Manor decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli exrivoluzionari molto diversi da loro.

Alcuni Pensieri: I maiali, Napoleon e Snowball, rappresentano i due leader russi Stalin e Trotsky. Napoleon riesce a diventare il dittatore della fattoria e a cacciare e demonizzare Snowball. I maiali, a differenza di tutti gli altri animali della fattoria, non lavorano, ma dirigono gli altri, vantandosi di essere la mente della rivoluzione. Mentre ciò avviene, i princìpi dell’animalismo, versione orwelliana del comunismo, vengono modificati fino al punto che degli insegnamenti dell’ideatore della rivoluzione, il Vecchio Maggiore un po’ Marx e un po’ Lenin, niente è più riconoscibile. The Old Major muore di vecchiaia cedendo il potere dopo aver insegnato anche agli animali più stupidi i principi della sua rivoluzione.
E’ un bel libro, un classico che non avevo ancora letto. Si legge velocemente, in un paio di sere ed è piacevole e scritto in maniera facile facile. Può venir letto come una fiaba per ragazzi che mette in guardia dall’abuso di potere e dal totalitarismo, ma anche come una satira del partito comunista russo e soprattutto come la storia del degrado di un ideale di rivoluzione. Come nel caso de Il Maestro e Margherita di Bulgakov, si usano metafore e personaggi di fantasia per parlare della situazione di un paese in cui le masse contadine sono tenute nell’ignoranza a lavorare per arricchire quei pochi che si professano superiori. Per questo l’animalismo (leggi comunismo) di Napoleon non è tanto diverso dal capitalismo del fattore che è stato cacciato dalla fattoria e alla fine, infatti, ci si accorge di come i maiali siano diventati uguali agli umani per quanto riguarda vizi e arroganza nei confronti degli altri animali della fattoria.

Tuesday, January 27, 2009

Michael Crichton (1942 - 2008)

Michael Crichton is mostly famous as the author of Jurassic Park (1990) and its sequel The Lost World (1995), which were adapted into high grossing movies. He is also the creator of the TV series ER.

He was born in Chicago and raised in Long Island, New York. He studied at Harvard and began writing fiction with a pen name during medical school. He writes mostly science fiction, medical fiction and thriller books. His plots often portray scientific advancements going awry, commonly resulting in worst-case scenarios. He has written more than twenty works of fiction and many screenplays. Among his most famous novels there are the interational best-sellers Congo (1980) and The Rising Sun (1992). In 1994 Micheal Crichton created the TV series ER, even though he only wrote the first three episodes of the first season (back when George Clooney was playing doctor Ross!). Film director Steven Spielberg, who had also directed the adaptation of Jurassic Park, was the producer of the series.


PS: I never knew that the surname was pronounced /craiton/! I used to prounce Crichton like Krypton...

David Foster Wallace (1962 – 2008)

David Foster Wallace was born in 1962 in Ithaca, New York, and majored in English and philosophy. His first novel, The Broom of the System (1987), garnered national attention and critical acclaim. He moved to Boston to pursue degree studies in philosophy at Harvard University but he later abandoned them. His most successful novel, Infinite Jest, was published in 1996. After that, he published some short stories and non-fiction (for example Girls with Curious Hair, in 1989, and Oblivion: Stories, in 2004). Wallace, who suffered from depression, committed suicide in September 2008. During the memorial service held after his death, many people spoke about him, including authors Don DeLillo, Zadie Smith and George Saunders.
His fiction is often concerned with irony and combines various writing modes or voices, and incorporate jargon and vocabulary (sometimes invented) from a wide variety of fields. His writing featured self-generated abbreviations and acronyms, long multi-clause sentences, and a notable use of explanatory footnotes and endnotes — often nearly as expansive as the text proper.

Sunday, January 25, 2009

2. "The No.1 Ladies’ Detective Agency" di Alexander McCall Smith

Anno di Prima Pubblicazione: 1998
Genere: romanzo, erroneamente definito a volte romanzo giallo
Paese: Gran Bretagna / Botswana


Sull’autore: Nato nel 1948 in Zimbabwe (che allora si chiamava ancora Rhodesia) da una famiglia di origini scozzesi, ha studiato sia in Zimbabwe che in Scozia. Ha insegnato diritto alla University of Botswana ed è ora uno scrittore avviato. Ha scritto sia libri per bambini che collezioni di racconti, per esempio The Girl Who Married a Lion and Other Tales from Africa (2004). Nel 1998 ha scritto il primo romanzo della serie The No.1 Ladies’ Detective Agency, che è diventata molto popolare in diversi paesi per il modo assolutamente positivo in cui cattura la vita di tutti i giorni in Africa, senza toni sentimentali o paternalistici.

Trama: Precious Ramotswe decide di aprire la prima agenzia investigativa del Botswana. Con poco più di un camioncino bianco per condurre le sue indagini, Mma Ramotswe inizia a trattare i casi più diversi: una moglie che pensa che il marito la tradisca, una figlia che vuole conoscere la vera identità dell’uomo che si spaccia come suo padre e stregoneria ai danni del figlio di un maestro di scuola elementare. Di questo romanzoè stato anche fatto un adattmento per la televisione (BBC) firmato da Anthony Minghella.

Alcuni pensieri: Veramente carino: si legge in un soffio. Se cerchi un libro che parli dei problemi economici e sociali del Botswana o delle ingiustizie nell'estrazione e nel commercio dei diamanti, non cercare qui. E' il primo libro di una serie che racconta di una donna che apre la prima agenzia investigativa di Gaborone, la capitale del Botswana. Niente di più. Non è un vero e proprio romanzo giallo, ma più un libro che esalta lo stile di vita Batswana (sì, è proprio questo l'aggettivo giusto da usare). Purtroppo nessuno si è preso la briga di tradurlo in italiano, mentre tutti gli altri libri sono stati già tradotti. Misteri dell'editoria!
E' un libro leggero sull'Africa, una volta tanto. Qualche storia triste c'è, per esempio quella del padre di Mma Ramotswe che ha lavorato per molti anni nelle miniere del Sudafrica rovinandosi la salute, ma in generale è un libro "feel good", come si direbbe in inglese. E poi Precious Ramotswe beve di continuo il "bush tea" (in Italia è conosciuto con il nome afrikaans “Rooibos”) che a me piace da impazzire. Nel libro ci sono forti connessioni con tutti gli altri paesi dell'Africa australe, quindi leggendolo assorbite anche alcune suggestioni del Sudafrica (la capitale del Botswana, Gaborone, si trova a pochi chilometri dal confine con il "rainbow country"), dello Zimbabwe e del Malawi.
E non venitemi a dire che uno scrittore bianco non può scrivere romanzi con protagonisti neri, perché se avesse scritto un romanzo sull'Africa australe senza personaggi neri sarebbe stato ancora peggio. Io tutto sommato l'ho trovato privo di quel senso paternalistico che a volte si percepisce leggendo libri scritti da europei o americani che hanno viaggiato molto in Africa e invece permeato di amore autentico per il continente africano. Magari non il libro più profondo che abbia letto, ma comunque piacevole.

STARS: 3 ½ / 5

Friday, January 23, 2009

1. "54" di Wu Ming

Anno di prima pubblicazione: 2002
Genere: romanzo
Paese: Italia

In italiano: Einaudi (2002 e 2008), € 13,50
In English: “’54” by Wu Ming, published by Arrow Books Ltd. (paperback) and William Heinemann Ltd. (Hardcover)


My fellow English readers, if you want to read something Italian, something new and thrilling, something that’s not the usual Umberto Eco and Italo Calvino, I advise you to check out this great writers: Wu Ming. You won’t be disappointed, promised.

Sugli autori: Wu Ming è un collettivo di narratori attiva dalla fine del XX secolo. Nell’ultimo anno del Novecento col nome “Luther Blissett”, pubblicarono il romanzo Q (Einaudi Stile Libero). A partire dal 2000 hanno scritto romanzi di gruppo (l’ultimo dei quali è Manituana), e individuali, oltre alla sceneggiatura del film Lavorare con Lentezza. In cinese mandarino, Wu Ming significa “senza nome” oppure “cinque nomi”, a seconda di come viene pronunciata la sillaba. Il nome d’arte è inteso tanto come tributo alla dissidenza ("Wu Ming" è un modo di firmarsi frequente presso i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parola) quanto come rifiuto dei meccanismi che trasformano lo scrittore in divo. A questa scelta si lega anche la particolare posizione degli autori in ordine al diritto d'autore: tutte le opere di Wu Ming sono infatti pubblicate sotto licenza Creative Commons e dal sito ufficiale del gruppo è possibile scaricare i testi integrali, per i quali è consentita una riproduzione (totale o parziale) in qualunque formato, ed a scopi non commerciali.

Trama: Questo romanzo è formato da molte storie che si intrecciano, tutte ambientate nel 1954: c’è Robespierre Capponi che gestisce un bar a Bologna e decide di andare a trovare clandestinamente suo padre in Iugoslavia, la sua amante Angela che ha un fratello in un ospedale psichiatrico, poi ci sono Zollo e Kociss di Napoli che se la devono sbrigare con mafia e un televisore rubato ed infine… Cary Grant, la star hollywoodiana. Un mix alquanto improbabile di personaggi per una storia che si svolge in mille luoghi: Trieste, Bologna, Napoli, Dubrovnik, Mosca e Palm Springs per citarne alcuni. Ma il filo conduttore è la guerra fredda: la caccia alle streghe di McCarthy in America sta diventando un’ossessione e la situazione politica della Iugoslava dopo la morte di Stalin.

Alcuni Pensieri: Mi era stato consigliato di leggere qualcosa dei Wu Ming, "Q" in particolare. Purtroppo non sono riuscita a trovarlo in libreria, quindi ho comprato questo, attirata dalla trama un po' sconclusionata. Inserire Cary Grant tra i personaggi di un romanzo, e metterlo pure in copertina è una scelta un po' azzardata, ma mi piacciono gli scrittori anti-conformisti. I Wu Ming a mio parere sono molto innovativi nel panorama della letteratura contemporanea italiana che è alquanto piatto. Lo stile è impeccabile; ci sono personaggi che vengono dalle più svariate parti d'Italia e ad ognuno è assegnata la lingua che avrebbe parlato nel 1954, anno in cui è ambientato il libro. Le caratterizzazioni più belle sono ovviamente quelle dei bolognesi (mi sembra di ricordare che i Wu Ming hanno come loro 'base' Bologna) e Napoli. Personaggi minori come Bottone o Walterùn sono geniali tanto e forse più di quelli principali, come Robespierre. Sì proprio Robespierre si chiama il protagonista! Ammetto che il mio romanzo è un po' troppo politicizzato per i miei gusti: io sto a sinistra, ma non tanto da esaltare la rivoluzione di Fidel Castro come si fa alla fine del libro (dai, è uno spoiler piccolo piccolo, non arrabbiatevi), come se il comunismo cubano possa essere simbolo di speranza, dopo i fallimenti di Tito e Stalin. Ma questo non toglie che "54" mi sia piaciuto parecchio e che non mancherò di comprarmi un altro libro dei Wu Ming quando tornerò in Italia.


STARS: 4/5

Wednesday, January 21, 2009

Gli italieni... visti dalla Zadie

Zadie Smith ha vissuto per due anni a Roma con il marito Nick Laird, anche lui scrittore. In un'intervista pubblicata sul web (qui la trovi completa) racconta *:

Nel tuo saggio Il fallimento riuscito pubblicato su "Internazionale" il 28 dicembre 2007, ti confronti con il ruolo dello scrittore, del lettore e del critico. E' strano in Italia leggere queste riflessioni. Il discorso sulla letteratura è un dibattito molto sentito nel mondo anglosassone?

E' vero c'è questa sensazione in Italia: non c'è discussione nel mondo della letteratura. Quando leggo "Vanity Fair", per imparare l'italiano, mi sorprendono le pagine delle recensioni dei libri che non sono problematiche, sono scritte in questo modo lirico come se per trattare di letteratura sia necessario utilizzare un linguaggio retorico e teatrale. Questo non si usa molto in Inghilterra o in America dove c'è una maggiore coscienza della divisione degli stili di fronte a un romanzo, che annuncia subito l'anima dello scrittore: le più ovvie divisioni sono tra realismo e fantasia, liricismo e minimalismo (painless). Alcuni stili sono subito esemplificati citando i capostipiti, come Kafka, Cecov e Carver, e c'è anche una seria divisione di sensibilità che portano a delle discussioni incredibilmente violente che non esistono in Italia. Inoltre mi sembra che culturalmente si legga poco qui. Una cosa che mi ha scioccato qua a Roma è vedere quanto poco leggano i giovani nei luoghi pubblici, come nei caffè, sugli autobus, sui treni rispetto a Londra e New York. In questo poco, mi sembra che i giovani leggano pochi romanzi italiani e molti autori americani.

[…]

Sullo sfondo di Della bellezza c'è la guerra di Haiti che non tocca mai, se non superficialmenti, gli attori del romanzo. Che cosa volevi dire con queste presenze?

Cerco di essere sempre il più accurata possibile quando scrivo di come ci si sente nel mondo, di immedesimarmi in un dato luogo e in un dato tempo e di rappresentare realisticamente la coscienza dei personaggi. Trovo che la coscienza politica, religiosa e morale è molto limitata, una specie di cattiva coscienza sullo sfondo, una indifferenza. Quando sono stata a Boston si vedevano i rifugiati di Haiti, ma appena svoltato l'angolo scomparivano dalla mente, come i romeni qui a Roma. A nessuno interessava relamente la loro condizione. Non credo che questa sia una impostazione politicamente scorretta, ma realistica. Altri aspetti del politicamente corretto sono insopportabili, come la tolleranza. Tollerare è un'offesa. Non capisco come si possa riferire a un essere umano. Che cosa significa "ti tollero"?

E ancora: «La gente è simpatica, mi piacciono la lingua, l’arte, i vecchi film. E poi sono stata attirata dalla spiritualità che si respira qui. Però, soprattutto con le ultime elezioni la situazione è precipitata: come se fossimo tornati agli anni Cinquanta. Così, oggi, ho voglia di fare le valigie».



* Chiedo scusa per la traduzione non proprio perfetta, che non è mia.

Tuesday, January 20, 2009

"Girls of Riyadh" di Rajaa Alsanea

Anno di prima pubblicazione: 2005
Genere: romanzo
Paese: Arabia Saudita

In italiano: Ragazze di Riad di Rajaa Alsanea, edito da Mondadori Oscar Grandi Bestseller (2009), € 12
Oppure, sempre edito da Mondadori, nella collana Omnibus (2007) € 18.


Sull’autrice: Rajaa Alsanea è nata nel 1981 in Arabia Saudita, da una famiglia di dottori. Ha studiato odontoiatria a Chicago. Girls of Riyadh è il suo primo romanzo, pubblicato in arabo nel 2005 con il titolo Banat al-Riyadh e subito proibito in Arabia Saudita, a causa del suo contenuto controverso. Nel 2007 il libro è stato tradotto in inglese, con alcuni piccoli cambiamenti dovuti all’impossibilità di mantenere la diversificazione dei diversi dialetti arabi nella traduzione.

Trama: Quattro giovani studentesse universitarie, di famiglie ricche e privilegiate, alla ricerca del vero amore. La città in cui vivono, però, è Riad, capitale dell'Arabia Saudita, e la società nella quale si muovono impone loro un numero infinito di regole e comportamenti, spesso dettati dalla famiglia o dalla comunità che non tengono in considerazione i loro desideri. Attraverso resoconti di un'anonima narratrice, che invia i propri scritti via internet, l'unico mezzo di comunicazione privata possibile, prendono forma le storie di Qamra, in continua lotta contro le tradizioni familiari e contro la propria debolezza; di Michelle, per metà araba e per metà americana, incapace di sopportare le restrizioni della società saudita e per questo vitti
ma della maldicenza; di Sadim, ferita da un amore che la condizionerà per la vita; e di Lamis, forte e determinata a conquistare sia l'uomo di cui si è innamorata sia la libertà in un altro paese.

Alcuni pensieri: Questo romanzo è interessantissimo, perché dà un’idea di che cosa vuol dire essere una ragazza saudita. Bilanciare le restrizioni imposte alle donne in Arabia Saudita con la coscienza di essere in realtà donne moderne e “potenzialmente emancipate” non dev’essere facile. Le ragazze saudite indossano abiti alla moda e molto sexy in casa, ma quando escono sono obbligate a portare abaya e niqab, cioè si coprono dalla testa ai piedi, lasciando scoperti solo gli occhi (e delle volte neanche quelli). Non possono bere alcol, ma di nascosto queste figlie della classe dirigente saudita, come i loro familiari, si scolano bottiglie intere di champagne. Le donne in Arabia Saudita non hanno il diritto di voto, non possono guidare l’auto né fare sport. Non solo uffici, ristoranti, autobus, scuole ed università sono segregati, ma le donne non possono uscire di casa senza un uomo della famiglia o il marito. Si tratta di una vera e propria “apartheid sessuale”. Il libro tratta anche di questo, ma il focus è più sulla ricerca dell’amore da parte di queste ragazze. Ma come possono trovare l’amore in una società che impedisce tutti i rapporti umani tra uomo e donna prima del matrimonio? Quando mettono piede fuori dal loro paese, queste ragazze cambiano radicalmente: l’abaya viene tolta già nella cabina dell’aereo e non si risparmiano di frequentare uomini nei café o nei ristoranti londinesi o newyorkesi. Quando tornano a Riyadh, però, rimettono diligentemente la loro abaya e ricominciano a vivere la loro vita segregata. Nonostante l’autrice all’inizio del romanzo inserisca una citazione (dal Corano naturalmente) che dica che il cambiamento può avvenire soltanto se c’è un cambiamento dentro noi stessi, come si può applicare al libro? Il problema non sembrano essere le donne, intelligenti, colte e probabilmente pronte al cambiamento, ma gli uomini sauditi, egoisti e detentori del potere decisionale ed economico, che sono abituati a trattare le donne come comodità. E’ facile avere delle mogli che non chiedono di sacrificare la famiglia per la carriera, non possono praticamente uscire di casa e non possono chiedere il divorzio. Perché gli uomini sauditi dovrebbero cambiare? Ad ogni modo, il libro è un po’ più ottimista di me e alcune delle ragazze alla fine trovano l’amore, o almeno così sembra. Non che trovino l'emancipazione nel loro paese, sia chiaro.
Rajaa Alsanea non vincerà di certo il Premio Nobel (lo stile è ancora un po' ingenuo, anche se il libro è scorrevole ed avvincente) ma l'argomento trattato è estremamente interessante e originale. Non capita molto spesso di leggere questi resoconti scritti di pugno da una ragazza che ha vissuto queste cose! Tuttavia, mi sarebbe piaciuto un po' più di enfasi sulla questione dei diritti umani per le donne in Arabia Saudita, anziché sulla ricerca dell'amore vero, ossessione che delle volte sembra quasi far diventare il romanzo una specie di telenovela alla saudita.

STARS: 3/5

Arthur C. Clarke (1917 – 2008)

Arthur C. Clarke is most famous for the novel 2001: A Space Odyssey, written with the collaboration of film director Stanley Kubrick. Many of you will have seen the movie of the same name. HAL 9000, the computer in the spacecraft, and the scene with the primitive tribe discovering the black monolith and subsequently using a bone as a club are only two of the many unforgettable moments of the movie.







Arthur C. Clarke was born in Somerset, England, in 1917. He contributed to the concept of geostationary satellites and then devoted himself to writing science-fiction on a full-time basis from 1951 onward. In 1948 he wrote a short story called The Sentinel for a BBC competition. Even though the story was rejected, it influenced all Clarke’s future writing career and was the basis for the 2001 series. He emigrated to Sri Lanka (then called Ceylon) in 1956 and lived there until his death in 2008. He met Stanley Kubrick in 1964 and they decided to create a film loosely based on The Sentinel, writing a novel and a screenplay at the same time. 2001: A Space Odyssey was released in 1968 and the book a few months after that. Clarke wrote sequels to his novel: 2010: Odyssey two (1982), 2061: Odyssey Three (1987) and 3001: The Final Odyssey (1997). Of course he has written many other stories and novellas, but the Odyssey's series forms the backbone of his writing career.

Sunday, January 18, 2009

Italieni... lost in translation

L’editoriale dell’Internazionale di questa settimana è particolarmente interessante:

Translation
"Aiuto, sono musulmani, scappiamo". The Millionaire è uno dei più bei film della stagione. Ma nell'originale quella frase era: "Sono musulmani, prendeteli". Esattamente l'opposto della traduzione. "A parlare è un aggressore, non un aggredito. E la differenza è sostanziale, enorme": ad accorgersene è stato Andrea Pomini, giornalista e dj, che per primo ne ha scritto sul suo blog. La storia del cinema e della letteratura è ricca di sviste ed errori di traduzione, spesso esilaranti, di solito commessi in buona fede. Più grave è quando questi errori capitano in altri contesti, per esempio in campo politico o diplomatico. Il piccolo incidente di Millionaire sottolinea il ruolo decisivo di chi traduce, e più in generale di chi svolge una funzione di mediazione tra lingue e culture diverse. Ma soprattutto è un esempio da manuale di come i pregiudizi e gli stereotipi che abbiamo tutti noi condizionino e orientino la lettura, e quindi la comprensione, del mondo che ci circonda. - Giovanni De Mauro

Ecco Soul Food, il blog di Andrea Pomini, che trovo interessantissimo:
Il film in questione, Slumdog Millionaire in inglese, ha vinto 4 Golden Globe e io non vedo l’ora di vederlo. E’ ambientato in India e i protagonisti, Jamal e Malik sono musulmani (forse non viene detto esplicitamente, ma basta un po’ di senso comune per capirlo). Nella scena in questione sono ovviamente gli estremisti indù che uccidono la mamma di Jamal e non viceversa! E la cosa non è un dettaglio, ma cambia il senso del film, vista anche l'importanza che hanno gli scontri religiosi in India (vedi i recenti attacchi terroristici a Mumbai).
Errori imbarazzanti di doppiaggio se ne fanno parecchi. Ad una lezione di storia della musica da film ci hanno fatto vedere una delle prime versioni doppiate di Casablanca, dove Sam, quello di “Suonala ancora Sam!”, che nel film è afro-americano, in italiano parla con l’accento da “vu’cumpra’ africano” se mi perdonate l’espressione, e dice testualmente: “Sì, padlone!”. Nell’originale, ovviamente, Sam ha lo stesso accento che può avere un Denzel Washington o un Don Cheadle. Per dirvi quanto ottusa possa essere la mente di quelli che lavorano al doppiaggio!

Completamente off-topic, ma abbastanza italieno:
Segnalo questa intervista all’intellettuale ebreo Moni Ovadia, che tra le varie cose parla della guerra a Gaza:

E MI AUTOCENSURO LA BARZELLETTA DI BERLUSCONI SUI LAGER NAZISTI. TOTALMENTE FUORI LUOGO, SPECIALMENTE IN QUESTO PERIODO DI ODIO TRA ISRAELIANI E PALESTINESI, EBREI E ARABI. MA CHE SMETTA DI RENDERSI RIDICOLO RACCONTANDO BARZELLETTE E CHE FACCIA IL SUO LAVORO, INVECE DI RACCONTARE LE BARZELLETTE AL G8 PER SDRAMMATIZZARE SULLA QUESTIONE DELLA FAME NEL MONDO! VERGOGNATI!!!

Friday, January 16, 2009

"The White Tiger" di Aravind Adiga

Anno di prima pubblicazione: 2008
Genere: romanzo
Paese: India

In italiano: “La Tigre Bianca” di Aravind Adiga, edito da Einaudi (2008), € 19

Vincitore del Booker Prize 2008

Sull’autore: Aravind Adiga è nato nel 1974 a Madras (ora chiamata Chennai), in India, ed è cresciuto a Mangalore, nello stato indiano di Karnataka. E’ emigrato in Australia con la sua famiglia ed ha terminato gli studi alla Columbia University di New York. E’ stato un giornalista per numerose testate di lingua inglese, tra cui il Financial Times. The White Tiger (2008) è il suo primo romanzo.

Trama: Balram Halwai è nato in un villaggio poverissimo, in quella che lui definisce “la tenebra” dell’India. E’ l’unico bambino del villaggio a saper leggere e scrivere, così viene soprannominato dal suo maestro “la tigre bianca”. La sua famiglia è troppo povera per permettergli di proseguire gli studi, ma Balram riesce a farsi assumere come autista da un uomo ricco e corrotto che lo porta a Delhi, tra bustarelle ai politici e puttane slave d’alto bordo. Balram, che non possiede nessuna coscienza morale e non si fa scrupolo di uccidere il suo padrone per ottenere quello che vuole, riesce a diventare un uomo ricco e potente grazie all’inganno e alla sua scaltrezza.

Alcuni pensieri: ‘Greedy greedy Indians!’. Il romanzo non fa altro che alimentare lo stereotipo degli indiani avidi di denaro e crudeli, ma tutto sommato ci voleva, vista la sfilza di romanzi che si limitano ad esaltare il lato spirituale degli indiani, dimenticando il loro spiccato senso per gli affari. Questo romanzo ha vinto il Booker Prize, ma non penso che abbia niente di speciale. Sinceramente ho preferito A Fraction of the Whole di Steve Toltz. Non che questo libro abbia niente di sbagliato: è scritto bene ed è scorrevole, ma la storia è un po’ scontata. Ho letto parecchi libri scritti in lingua inglese da indiani, tra cui Kiran Desai, Arundhati Roy e Salman Rushdie (gli altri vincitori indiani del Booker Prize), e vi posso dire che questo non è particolarmente profondo. E’ un buon romanzo, ma niente di eccezionale. Ora aspetto di leggere A Case of Exploding Mangoes, che non è nemmeno entrato nella shortlist del Booker Prize, ma mi è stato consigliato da più di una persona.
Carina l’idea di immaginare che Balram scriva al presidente cinese in visita nella sua città: ci fa rendere conto dell’importanza che stanno assumendo Cina e India nell’economia mondiale. La completa mancanza di coscienza morale e l’egoismo del protagonista è stato un po’ motivo di cruccio per me: possibile che una persona sia davvero così meschina?

STARS: 3/5

Tuesday, January 13, 2009

Es'kia Mphahlele (1919 - 2008)

I am so deeply ashamed by the fact that my specialization at university was postcolonial literature in English and I can hardly name any black South African writer (I know Bessie Head but she’s usually considered a Batswana writer, even though she was born in South Africa). Not that you find many books by black South African writers in bookshops, but I think I’ve seen a book my Zakes Mda in my local library. Now that I’ve checked the list on wikipedia I can name some black South African writers apart from these two: Mongane Wally Serote, Sipho Sepamla, K. Sello Duiker, Phaswane Mpe, Njabulo Ndebele, Mbongeni Ngema and Miriam Tlali. I know they are difficult names to keep in mind, but I'll do my best...

Es’kia Mphahlele was born in Marabastad Township in Pretoria, but spent most of his childhood in Maupaneng, a large village outside Pietersburg (now Polokwane). At 13, he and his brother and sister returned to Pretoria, moving in with their maternal grandmother in a house on Second Avenue in a teeming slum neighborhood.
Collecting and delivering the laundry that his grandmother washed for white customers, he learned his place in South African society. About school, he said that it left him “detribalized, Westernized, but still African.” The conflict, both social and artistic, between African and Western identities would become an important theme in his work.

His first book of short stories, Man Must Live, was published in 1947. Banned from teaching in his country by the apartheid government, he fled to the British Protectorate of Basutoland, now Lesotho. Due to his political commitment, he lived most of his life in exile, teaching in Nigeria, Kenya, Zambia, France and in the United States.

He wrote most of his books in exile, for example The Living and the Dead (1961) and In Corner B (1967). His memoir Down Second Avenue (1959) vividly dramatized the injustices of apartheid and became a landmark work of South African literature. Its depiction of traditional rural life, and of violence and oppression in a black township in Pretoria, reflected the experience of countless thousands of his fellow black South Africans. In his first novel, The Wanderers (1971), Mphahlele offered a sweeping view of African racial problems as seen through the eyes of an exile very much like himself, unable to live in South Africa but ill at ease in freer African states.

In 1977 he surprised everyone by going back to South Africa and becoming the first black professor at Witwatersrand University, where he created the department of African Literature.
In an essay in The Star, a Johannesburg newspaper, the journalist and editor Barney Mthombothi wrote, “If Nelson Mandela is our political star, Mphahlele was his literary equivalent.”

Saturday, January 10, 2009

"A Fraction of the Whole" by Steve Toltz


Year of publication: 2008
Genre: novel, family saga
Setting an Time: Australia, Paris and the jungle of Thailand,
Themes: Parent-son relationship, life, underground life, love, Australian people, life in the bush, philosophy

Shortlisted for the Booker Prize

About the author: Steve Toltz was born in Sydney in 1972. He graduated from the University of Newcastle, New South Wales. He has lived in Montreal, Vancouver, New York, Barcelona and Paris. A Fraction of the Whole is his first novel.

Plot: The main story is basically about a young man whose father and uncle are famous criminals, but only one, the uncle, is adored by all Australians, while the other, his father, is utterly despised by everyone in the country. Martin, the father, had good intentions at the beginning: he is a sort of misanthropic philosopher who hates the world but tries to improve it. And then there is his son Jasper, who is influenced by both his uncle and his father but tries to be completely different from them.

Some thoughts: Despite the fact that I’m biased against long books (and this is 700+ pages long) it’s a terrific novel. There are so many anecdotes and quotes in the book that, as Kristin said, you want to kiss its spine and open it at random for a witty quote. The novel could be described as wild and extremely funny. The Guardian said that its problem is “an over-abundance of wit”, because “sometimes the results are exhilarating, impressive, and/or hilarious” but “at other times, the boom-tish joking and constant clever-cleverness annoy”. Personally, I didn’t find Toltz’s wittiness annoying, but I must admit that there was so much of it and in the end you get lost!
One thing that is strange, but amazing, is that there are not many characters in the book despite its length. The best part, in my opinion, was the first one: I loved Terry, and I felt guilty because of that (he’s a criminal after all!). This is also a story of how Australians like criminals (Ned Kelly docet). And about sport, because that’s the other thing that Australians adore (Terry kills the captain of the cricket team, how Australian is that?). The only reason why A Fraction of the Whole didn’t win the Booker Prize is probably its length: Toltz loves to show his intelligence and talk about the philosophy in your life, but then he gets carried away, writing about nothing for pages. Result, after 500 pages of jokes and witty thoughts, you really want to skip some of it. With this material he could have written at least four different novels.

Thursday, January 8, 2009

Italieni... nel pallone

Parole italiene dell'anno nuovo:

Marcello Lippi
, allenatore della Nazionale di calcio campione del mondo riguardo agli omosessuali nel mondo del calcio: "Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant'anni non ne ho mai conosciuti, né nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato."

Memole dice
: Signor Lippi, non è che non ci siano omosessuali nel mondo del calcio, è solo che se venissero fuori un paio di nomi succederebbe il finimondo: il mondo del calcio è molto omofobo, oltre che razzista. Se appena abbiamo "osato" inserire un ragazzo di origine africana nella nostra nazionale under 21 sono scattati i commenti razzisti nei vari siti degli ultras, non oso immaginare gli striscioni e gli insulti se un giocatore dichiarasse di essere omosessuale. E' triste, ma è così.

Italieni 2009 #1: Nel pallone
Sempre riguardante lo sport più amato dagli italiani: dopo una rete un attaccante del Siviglia, tale Kanouté, ha avuto il coraggio di esibire una T-shirt pro Palestina (vedi notizia qui). A quando un’iniziativa del genere da parte di un nostro calciatore? Attenzione però a non sfociare nel razzismo e nelle generalizzazioni: non tutti gli israeliani e non tutti gli ebrei sono sostenitori degli attacchi su Gaza. Una proposta alquanto aberrante è arrivata da parte del sindacato Flaica-Uniti-Cub: boicottare i negozi della comunità israeliana di Roma come protesta per i raid su Gaza (qui la notizia). Assurdo, come se tutto un popolo fosse colpevole delle decisioni di un governo! Per fortuna persino Alemanno ha bollato la trovata come insensata...

Italieni 2009 #2: Le Gomorroidi
Sempre parlando di pallone, hanno fatto discutere le parole di capitan Cannavaro riguardo a Gomorra. Lui dice che le sue parole siano state mal interpretate dal giornalista spagnolo e di non aver mai detto che Gomorra fa male all'immagine dell'Italia. Io non so che cosa abbia detto Cannavaro, che tra l'altro mi sta simpatico, però a tutti quelli che pensano che Gomorra faccia in effetti male all'immagine dell'Italia nel mondo vi voglio passare le parole della scrittrice Dacia Maraini: "Il film Gomorra giova moltissimo all’immagine dell’Italia, perché fa vedere come nel nostro Paese esiste una società che nettamente condanna la criminalità e ogni forma di violenza”.

Maurizio Gasparri
, presidente del PdL al Senato su Gomorra di Saviano: “Andai a vedere nelle sale il film, ho acquistato poi il dvd. Mi chiedo: quanti dei miei soldi hanno finanziato dei criminali?”

Memole dice: Le parole si riferiscono al terzo arresto tra gli attori interpreti del film. Allora, come ci fa notare Wil, è assurdo che Gasparri si preoccupi di questo ma poi gli vada benissimo che tra i parlamentari e tra i membri del suo partito ci siano mafiosi, corrotti e pregiudicati. Che poi si sapeva chi erano e da dove venivano gli attori scelti per il film, mica potevano prendere chessò Scamarcio e farlo parlare in dialetto napoletano...

Italieni 2009 #3: All'armi siam fascisti!
C'è un'altra notizia che mi fa rabbrividire e rizzare i capelli: la proposta della maggioranza (primo firmatario Lucio Barani del nuovo PSI) di equiparare davanti alla legge i partigiani ai repubblichini di Salò, dando a questi ultimi persino un vitalizio!!! Ma dove è andato a finire lo spirito anti-fascista della nostra repubblica? Ma la Germania non si sognerebbe mai di dare un vitalizio agli ex-nazisti, nè la Spagna ai sostenitori di Franco! E per la storia della mia famiglia, che a causa dell'antifascismo radicato ha sofferto tanto, mi indigno e mi riprometto di tenere gli occhi ben aperti di fronte ad ogni prossimo revisionismo storico in favore dei fascisti (ricordiamoci che già "Cingolato" alias il nostro Ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva azzardato la proposta lo scorso autunno).

E in finale:
Sfuriata di Piero Fassino al deputato del Pd, Pierluigi Mantini. In Transatlantico, sotto gli occhi di tutti, l'ex segretario dei Ds ha urlato contro il collega di partito parole inequivocabili: «Hai detto un sacco di cazzate. Io mi sono rotto i coglioni...».

Memole dice: Che finezza!

Tuesday, January 6, 2009

Mahmoud Darwish (1942 - 2008)

As I promised, I’m writing something about a few important authors who passed away in 2008. The first one is Mahmoud Darwish, a poet who was considered Palestinian national one. I choose to speak about him before any other writer on my list because of the recent events in Gaza. I do not want to discuss international politics with this post, but just remember the suffering of the Palestinian people.

Mahmoud Darwish was born in a village called al-Birwa, in the Western Galilee. Hi mother was illiterate, but his grandfather taught him to read. After the establishment of the state of Israel, he fled to Lebanon with his family, and then settled in Deir al-Asad, now a part of Israel, eventually moving to Haifa. He published his first book of poetry, Asafir bila ajniha, at the age of nineteen. He then studied in Moscow and moved to Egypt and Lebanon. He was allowed to settle in Ramallah in 1995, although he said he felt like being in exile there, because he did not consider the West Bank as his “private homeland”. He published over thirty books of poetry and eight of prose. In March 2000, Yossi Sarid, the Israeli education minister, proposed that two of Darwish's poems be included in the Israeli high school curriculum. Prime Minister Ehud Barak rejected the proposal on the grounds that Israel was "not ready."
He wrote, of course, in Arabic and central to his poetry is the concept of watan, “homeland”. He said about Hebrew poet Yehuda Amichai, a writer whom he greatly admired: “his poetry is a challenge to me, because we write about the same place. He wants to use the landscape and history for his own benefit, based on my destroyed identity. So we have a competition: who is the owner of the language of this land? Who loves it more? Who writes it better?”. His position towards Jewish people is disputed: he denied hating them, but admitted to have no reason to like them. Darwish believed that peace was attainable. "I do not despair," he told the Israeli newspaper Haaretz. "I am patient and am waiting for a profound revolution in the consciousness of the Israelis. The Arabs are ready to accept a strong Israel with nuclear arms - all it has to do is open the gates of its fortress and make peace."

This is probably his most famous poem, Bitaqat huwiyya, “Identity Card”:

Identity Card

Record!
I am an Arab
And my identity card is number fifty thousand
I have eight children
And the nineth is coming after a summer
Will you be angry?

Record!
I am an Arab
Employed with fellow workers at a quarry
I have eight children
I get them bread
Garments and books
from the rocks..
I do not supplicate charity at your doors
Nor do I belittle myself at the footsteps of your chamber
So will you be angry?

Record!
I am an Arab
I have a name without a title
Patient in a country
Where people are enraged
My roots
Were entrenched before the birth of time
And before the opening of the eras
Before the pines, and the olive trees
And before the grass grew

My father.. descends from the family of the plow
Not from a privileged class
And my grandfather..was a farmer
Neither well-bred, nor well-born!
Teaches me the pride of the sun
Before teaching me how to read
And my house is like a watchman's hut
Made of branches and cane
Are you satisfied with my status?
I have a name without a title!

Record!
I am an Arab
You have stolen the orchards of my ancestors
And the land which I cultivated
Along with my children
And you left nothing for us
Except for these rocks..
So will the State take them
As it has been said?!

Therefore!
Record on the top of the first page:
I do not hate poeple
Nor do I encroach
But if I become hungry
The usurper's flesh will be my food
Beware..
Beware..
Of my hunger And my anger!

Qui la poesia in italiano, insieme ad altre che puoi leggere per farti un’idea di questo poeta.

Saturday, January 3, 2009

“Jazz” by Toni Morrison

Year of publication: 1992
Genre: historical novel
Setting and time: Harlem, NYC, in the 1920s and Virginia in the 1880s-1910s
Themes: love, adultery, migration to the city, social and racial issues in the States

Nobel Prize in Literature, 1993

About the author: Toni Morrison was born Chloe Anthony Wofford in 1931 and spent the first years of her life in Ohio. She received an undergraduate degree in English from Howard University and completed a master's program at Cornell. When many of her classmates had difficulty pronouncing her uncommon first name, she changed it to Toni (a derivative of her middle name). In 1958, she married Harold Morrison, an architect from Jamaica, and the couple had two sons. They divorced six years later. After pursuing an academic career teaching English at Howard, Morrison became an editor at Random House, where she specialized in black fiction. At the same time, she began building a body of creative work that, in 1993, would make her the first African-American woman to receive the Nobel Prize for Literature. Her 1970 novel The Bluest Eye was followed by Sula in 1974, which secured Morrison a nomination for the National Book Award. In 1977, Morrison won the National Book Critics Circle Award for her book Song of Solomon. Her other works include Tar Baby (1981), Jazz (1992), Paradise (1998), and, of course, Beloved. That novel, considered by many to be her best, won the Pulitzer Prize in 1988.

Plot: Joe Trace is in his fifties. He is a door-to-door salesman who migrated from Virginia to the City with his devoted wife Violet. He meets Dorcas, an eighteen-year-old girl, and he falls in love with her. The relationship doesn’t end well, as Joe shoots her to death at a party. During the funeral, his wife Violent tries to disfigure the corpse of her rival with a knife.

Some thoughts: I guess that from the plot you thought “Eeeewww, what kind of book is this?”. The plot is actually a bit weird and it takes a while to get into the story, mainly because of Morrison’s style, which is a bit complicated, as probably you know if you’ve read Beloved. There are more than one narrator and sometimes it’s not straightforward who’s narrating the story. By the end of the story, anyway, all the characters have their own distinctive voices and you can enjoy the beauty of Morrison’s prose.
The reason why the novel is called “Jazz” is probably that it is made up of different narrations of the events, just like the solo compositions and improvisations that give life to jazz music. Wikipedia also says that the novel “utilizes the call and response style of jazz music, allowing the characters to explore the same events from different perspectives”. I didn’t notice that while I was reading the novel, but it’s true.
Once you’ve understood the trick of the different narrators, it is astonishingly easy to read this novel, despite the difficult topic (adultery and murder). However, it’s not as powerful as Beloved, which I adored despite having nightmares and crying from the beginning to the end. It is, of course, a lighter book, which shifts from blues to ragtime, as wikipedia would put it.There isn’t much to say about the plot, because this is exactly what happens: a fifty-year-old man has a love story with an eighteen-year-old girl, then he’s jealous of her younger boyfriends and in a moment of madness shoots her. His wife Violent-Violet gets mad and tries to stab the corpse during the funeral. There are flashbacks that tell us how Joe and Violet met and fell in love back in Virgina in the 1880s and flashbacks that tell us how Joe met the young girl, Dorcas. and fell in love with her. The motivations of the characters are a bit blurry, but I guess that it is what happens when you’re doing something crazy and stupid like killing your lover or stabbing a dead person out of jealousy.
Maybe not Morrison's best novel, but still a pretty good book.

Friday, January 2, 2009

2008 - Books I read

For the first year I've managed to keep record of the books I have read. Propositions for next year: try to read more classics and more Italian writers.
These are the books I read in 2008 and if you click on them (starting from June) you can read my thoughts.

Gennaio – Giugno 2008
1) The Prime of Miss Jean Brodie – Muriel Spark 01/01
2) The Dragon Can’t Dance – Earl Lovelace 04/01
3) Every Light in the House Burnin’ – Andrea Levy 09/01
4) Vado verso il Capo – Sergio Ramazzotti 23/01
5) Orlando – Virgina Woolf 15/02
6) A Perdifiato – Mauro Covacich 18/02
7) Beloved – Toni Morrison 13/03
8) Incidenti al santuario – Ben Okri 20/03
9) Amori Bicolori – Muin Masri, Ingy Mubiayi, Zhu Qifeng, Igiaba Scego 30/03
10) The Satanic Verses – Salman Rushdie 7/04
11) Madre Piccola – Cristina Ali Farah 12/04
12) Interpreter of Maladies –Jhumpa Lahiri 20/04
13) Regina di Fiori e di Perle – Gabriella Ghermandi 4/05
14) Beethoven era per un sedicesimo nero – Nadine Gordimer 11/05
15) A Distante Shore – Caryl Phillips 10/06
16) A World of Strangers – Nadine Gordimer 20/06
17) Il Barone Rampante – Italo Calvino 20/06
18) Cuore di Tenebra – Joseph Conrad 25/06

Luglio 2008
19) Disgrace – JM Coetzee 2/07
20) The God of Small Things – Arundhati Roy 4/07
21) Cosmofobia – Lucia Etxebarria 11/07
22) Life of Pi – Yann Martel 19/07
23) Io Non Ho Paura – Niccolò Ammaniti 22/07
24) Half of a Yellow Sun – Chimamanda Ngozi Adichie 27/07
25) Le racisme expliqué a ma fille – Tahar Ben Jelloun 29/07

Agosto 2008
26) Il Cacciatore di Aquiloni – Khaled Hosseini 3/08
27) Cecità – José Saramago 7/08
28) Gomorra – Roberto Saviano 14/08
29) Links – Nuruddin Farah 22/08
30) Colazione da Tiffany – Truman Capote 25/08
31) L’eleganza del riccio – Muriel Barbery 31/08

Settembre 2008
32) In Custody – Anita Desai 08/09
33) L’Africa. Gli stati, la politica, i conflitti. – Giovanni Carbone 17/09
34) Chicago – ‘Ala Al-Aswani 18/09
35) Shakespeare in Venice – Shaul Bassi e Alberto Toso Fei 21/09

Ottobre 2008
36) Oltre Babilonia – Igiaba Scego 4/10
37) Volevo i Pantaloni – Lara Cardella 8/10
38) The Brief Wondrous Life of Oscar Wao – Junot Diaz 14/10
39) Children of the Revolution – Dinaw Mengestu 23/10
40) The Reluctant Fundamentalist – Mohsin Hamid 30/10

Novembre 2008
41) L’Africain – J.M.G. Le Clézio 3/11
42) The Great Gatsby – F. Scott Fitzgerald 10/11
43) Purple Hibiscus – Chimamanda Ngozi Adichie 22/11

Dicembre 2008
44) La Sombra del Viento – Carlos Ruiz Zafón 3/12
45) Jazz – Toni Morrison 8/12
46) A Fraction of the Whole – Steve Toltz 18/12
47) The White Tiger – Aravind Adiga 25/12
48) Girls of Riyadh – Rajaa Alsanea 30/12