Saturday, September 27, 2008

"In Custody" by Anita Desai


Year of Publication: 1984
Genre: novel
Setting and time: Delhi and Mirpore, a small university town, present time.
Themes: poetry, language, culture, decadence, India, Urdu and Hindi

About the author: Anita Desai was born in 1937 in Mussoorie, India, from a German mother and a Bengali father. She was educated in Delhi, where she received a Bachelor Degree in English literature. Her first novel was The Peacock (1963). Fire on the Mountain (1977), set in Kasuli, a hill station, focused on three women and their complex experiences in life. In Clear Light of Day (1980) Desai wove the history of Delhi with a middle-class Hindu family. The central character is Bim Das, a history professor and an independent woman. Bim's memories of the family past dominate her sterile existence, she feels betrayed by her unambitious sister Tara, and replays her memories in the decaying family mansion in Old Delhi.
The author's characters in many novels are members of the Anglicized Indian bourgeoisie, whose marital problems are in the forefront. Her characters often adopt escapist ways to cope with the boring everyday life. Desai confesses that while she 'feels about India as an Indian,' she thinks about it 'as an outsider'. The author's own German half of the parental heritage is in the background of Baumgartner's Bombay (1988): a retired Jewish businessman has escaped in his youth the Nazis to India and stayed there in poverty, taking care of stray cats.
One of her most famous novels is Fasting, Feasting (1999) contrasts American and Indian culture, and male and female roles. While almost all of her novels are set in India, her most recent works to date, The Zigzag Way (2004), is an exploration of identity in contemporary Mexico.
She was shortlisted for the Booker Prize three times, with Clear Light of Day, In Custody and Fasting, Feasting. She is the mother of author Kiran Desai (The Inheritance of Loss).

Plot: Deven is a lecturer of Hindi literature at a small provincial university near Delhi. He has the opportunity to interview the great Urdu poet Nur, but his efforts to interview him are ultimately fruitless. Nur reveals in fact to be an annoying old man who lives in the squalor of squabbling wives and drunken, loud-mouthed toadies.

Some thoughts: I loved Desai’s Clear Light of Day; in fact, it is one of my all-time favourites. For this reason, I looked forward to reading another of her works, but neither Fire on the Mountain nor In Custody were as beautiful and engaging as Clear Light of Day. Some aspects of this novel are nonetheless interesting. After all, we are speaking of the lady of Indian literature!
Deven is frustrated as a poet, a lecturer and a husband. Firstly, because he teaches Hindi literature even though his first love was Urdu poetry. In addition, he is stuck in a small provincial college where he is diminished and hopelessly compromised. What is more, he has married a woman chosen by his family for him and feels obliged to support her despite the loveless marriage. Deven is at the mercy of other people: Nur, his wives and even his friend Murad can control him at their wish. Deven, quite shockingly, feels that he has no other choice but to follow their orders, thus the title ‘In Custody’. He is a rather unpleasant character, like everyone in this novel. This is quite fascinating: I had never read a novel with unsympathetic and despicable characters. Well, maybe I had and I threw the book against the wall. It's a good sign that I didn't do so with this book.
On the background of the novel , there is the decadence of the Urdu language in India. Urdu and Hindi are two branches of the same language, but Urdu has Persian, Arabic and Turkish influence in addition (it is in fact the language of the Muslim community of India and Pakistan). Urdu is the national language of Pakistan and is one of the 23 official languages of India (and yes, it’s one of the 15 languages in the Indian banknotes!). The status of Urdu in India is declining and this is why Deven is forced to teach Hindi literature, instead of Urdu poetry.
The book emphasises the contrast between Muslim and Hindi culture: Deven is contemplative and submissive, while Nur is exploitative and selfish. These are of course exaggerations of the two main religions of India, but the author is clever enough and doesn't create stereotyped characters. This is ultimately a sad novel, because there is no happy ending for Deven (and I think that this mirrors the fate of the Urdu language in India). So, readers you're warned: this is a depressing novel.

Tuesday, September 23, 2008

Italieni - memole version

Italieni #12:

Questa notizia è troppo sfiziosa, quindi colgo l'occasione per prendere un po' per i fondelli uno dei ministri secondo me più buffi: Roberto Maroni (beccatevelo qui in divisa da Top Gun!).Il nostro Ministro dell' Interno pensa che Gheddafi non stia rispettato i patti in materia di immigrazione clandestina, quindi aveva pensato bene di andare in Libia con una delle sei motovedette che l'Italia ha promesso a Gheddafi per il pattugliamento congiunto. L'ambasciata fa sapere che "la Libia rifiuta questo arrivo in modo spettacolare" e che "se desideriamo riceverlo saremo noi ad indicare la data e il modo in cui potrà arrivare".

Memole dice: Gheddafi sarà pure un purbero colonnello, ma qualche volta sa far sorridere.

Parole (it)aliene:

Il vangelo secondo Gentilini

Il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini alla festa della lega a Venezia, domenica 14 settembre:

"Popolo della Lega! La Lega si è svegliata! Le mura di Roma stanno crollando sotto i colpi di maglio della Lega. La mia parola è rivoluzione. Questo è il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del primo sindaco sceriffo. Voglio la rivoluzione contro i clandestini. Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due a Treviso. E adesso non ce n’è più neanche uno! Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anziani! Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero. Voglio la rivoluzione contro le
televisioni e i giornali che infangano la Lega.
Prenderò dei turaccioli per ficcarli in bocca e su per il culo a quei giornalisti. Non li voglio più vedere...
Voglio la rivoluzione contro le prostitute. Anche loro devono pagare le tasse. Tutti pagano le tasse e devono pagarle anche le prostitute.
Voglio la rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. Qui comprese le gerarchie ecclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. No! Vanno a pregare nei deserti! Aprirò una fabbrica di tappeti per darglieli ma che vadano a pregare nel deserto. Basta! Ho scritto anche al Papa: Islamici, che tornino nei loro paesi.
Voglio la rivoluzione contro la magistratura. Ad applicare le leggi devono essere i giudici veneti. Voglio la rivoluzione contro chi vuole dare la pensione agli anziani familiari delle badanti extracomunitarie. Sono denari nostri! E io me li tengo. Questo è il vangelo di Gentilini: tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri... Ma non avanzerà niente!
Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moschee!
Voglio la rivoluzione contro i veli e il burqa delle donne. Io voglio vedere le donne in viso, anche
perché dietro il velo ci potrebbe essere un terrorista e avere un mitra in mezzo alle gambe. Che mostrino l’ombelico caso mai.... Ho scritto al presidente della Repubblica che bisogna dare un
riconoscimento all’usciere di Ca’ Rezzonico che ha vietato l’ingresso alla donna islamica.
Io voglio la rivoluzione contro chi dice che devo mangiarmi la spazzatura di Napoli. Io la prendo e la macino e poi se la devono mangiare loro perché sono loro che l’hanno prodotta! Io non lo tollero...
Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio
vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini.
Cosa insegneranno, la civiltà del deserto? Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista. Queste sono le parole del vangelo secondo Gentilini. Ho bisogno di voi. Statemi vicini. Non voglio vedere questa gente che gira di giorno e di notte. Un abbraccio a tutti, viva la Lega!".
Da http://www.peacereporter.com/ (qui il link all'articolo).

Memole dice: In questo momento ho la testa sotto la sabbia per la vergogna. E quest'uomo ha ancora un mucchio di sostenitori a Treviso! Persino la lega moderata (Maroni & co.) lo sta mettendo da parte.

Inoltre:
Vi segnalo una poesia di Jorge Canifa Alves, scrittore italiano di origine capoverdiana, sulla morte di Abdul Guibre, uscita su L'Unità il 20 settembre scorso: qui.

E inoltre, questo articolo dal blog di Sherif El Sebaie sulla rivolta degli immigrati a Castel Volturno: qui. Il grido d'accusa di Roberto Saviano dopo la strage, uscito su La Repubblica di lunedì 22 settembre? Qui.

Hasta pronto... en Englaterra! ;-)

Sunday, September 21, 2008

“L’Africa. Gli stati, la politica, i conflitti” di Giovanni Carbone


Anno di pubblicazione: 2005
Pubblicato da: Il Mulino (€11,5)
Genere: non-fiction
Temi: Africa, geopolitica, colonialismo, conflitti, tensioni etniche

L’autore: Giovanni Carbone insegna Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Milano, è “visiting yellow” presso il Crisis States Research Centre della London School of Economics e ricercatore associato presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano.

Di cosa si tratta: Un intero continente pressoché rimosso, di cui sappiamo pochissimo, che si impone alla nostra attenzione soltanto in occasione di avvenimenti “estremi”: questa è oggi l’Africa per il resto del mondo. Ripercorrendo i maggiori snodi politici che ne hanno delineato il volto contemporaneo, il volume presenta i tratti principali e le dinamiche più comuni dei sistemi politici del continente africano, in riferimento al più ampio contesto sociale, culturale ed economico. Ne emerge una vicenda che si caratterizza per la pesante eredità del colonialismo, la forte concentrazione e personalizzazione del potere, una competizione politica segnata da aspre connotazioni etniche, una diffusa corruzione e reiterate violenze. Un quadro che tuttavia ha visto anche, in tempi recenti, una precaria riduzione dei conflitti armati e importanti seppure incerti tentativi di democratizzazione.

Pensieri: Questo libricino (non più di 200 pagine) è prezioso per capire i retroscena di alcune tragedie e problematiche africane. Spiega, con chiarezza e precisione, il processo che ha portato gli stati africani ad essere quello che sono, partendo dagli assetti politici del tempo del colonialismo, passando per il momento in cui sono diventati indipendenti, per finire con l’instabilità politica e la corruzione degli stati odierni. Carbone spiega in particolare perché il colonialismo è la causa principale dei problemi politici e sociali dell’Africa dei giorni nostri.
Uno spazio considerevole è dedicato al concetto di ‘etnia’ e alle sue implicazioni, con particolare attenzione agli errori di valutazione degli europei, con conseguenze disastrose. Il libro parla dell’importanza delle divisione etniche nella nascita dei conflitti civili africani, senza però tralasciare le altre cause (corruzione, arricchimento personale, sfruttamento delle risorse, interessi internazionali). Ci sono anche schede dettagliate sul percorso politico di alcune zone calde dell’Africa (Rwanda, Somalia, Sud Africa). C’è da specificare che l’Africa di cui parla l’autore è, per scelta, quella sub-sahariana: per motivi culturali i paesi che si affacciano sul Mediterraneo non vengono trattati in questo libro. Se esistesse un corso universitario di ‘Storia dell’Africa’ (e c’era a Ca’ Foscari fino a qualche anno fa), questo sarebbe un testo altamente consigliato. Sull’argomento è molto interessante anche Vado Verso il Capo di Sergio Ramazzotti (Feltrinelli, 8 €), un resoconto di viaggio allucinante: da Algeri a Città del Capo con i mezzi pubblici.

Thursday, September 18, 2008

"The Elegance of the Hedgehog" (L'eleganza del riccio) by Muriel Barbery


Year of publication: 2006
Genre: novel,
Setting and time: Paris, present time
Themes: culture, classism, philosophy, friendship, social conventions, hypocrisy

About the author: Muriel Barbery was born in 1969 in Bayeux, France. She teaches philosophy at IUFM in Saint-Lô. The Elegance of the Hedgehog is her second novel. In France and Italy it was a best seller. It has just been published in the UK.

Plot: Renée, an 54-year-old plump concierge in a Parisian block of luxury apartments, and Paloma, a precocious girl who plans to commit suicide on the day of her 13th birthday, are the main character of this French novel. Renée must maintain her lowly position in the pecking order so that she can keep her job: she is an autodidact who adores Tolstoy, is a devotee of Japanese cinema and listens to Mahler. The inhabitants of 7 Rue de Grenelle would, apparently, be scandalised if they found out that their lonely, dowdy concierge was getting up to all these intellectual high jinks.

Some thoughts: There is a nice article about this novel on The Guardian (read it here). It explains that fiction in translation doesn’t sell in the UK and that very little is translated into English. The same complaint has been made about translations from Spanish in the US (see this post). In Italy, it is quite the opposite: novels in translation do sell a huge lot. The Guardian says that The Elegance of the Hedgehog is too introspective and subtle to appeal to British readers, adding that British and American readers “want plot”. This novel is certainly cerebral and a bit too philosophical, but I don’t think that British readers dislike novels with nothing but witty thoughts. Maybe they’re not as familiar with philosophy as French readers must be.
However, it surprised me that this novel was a huge bestseller in Italy, because it’s not the usual romance (Moccia) or mystery book (Dan Brown): you need to be familiar with philosophy, art cinema and Russian literature in order to really enjoy some parts of the book. As for myself, I have read Anna Karenina but I haven’t seen Ozu’s Sisters Munekata or studied much philosophy. The book constantly ‘winks’ at the reader, mentioning this painter or that French thinker, which is nice at the beginning but it becomes a bit tiring in the end. Despite mentioning so much culture, the book only treads the line between literary and commercial fiction, without becoming too ‘difficult’. It is an enjoyable read all in all, but nothing special.
The ending kind of disappointed me: the author just seems to kill off the characters – quite literally – because she didn’t know what to do with them. The two main characters had great potential and I was fond of Renée by the end of the book, but I think that some of the minor characters were a bit stereotyped (either very dull and stupid or over-intellectual and snob).
In conclusion, this is an average novel, certainly overestimated in France and probably under read in Britain.

Italieni - memole version

Ricordando Abdul

In questo post vorrei ricordare Abdul, secondo la televisione e la stampa morto per ‘futili motivi’ e non a sprangate all'urlo di 'ti ammazziamo, negro di merda'. Non c'entra il razzismo, neanche secondo il nostro beneamato premier.
Invece il razzismo c'entra eccome! Se il ragazzo fosse stato bianco il venditore gli sarebbe corso dietro un attimo e poi l’avrebbe presa come una bravata. Ma invece era nero e quindi l’uomo ha pensato che gli avesse rubato i soldi della cassa. E giù sprangate e insulti razzisti. Come i primati con la clava!
La giustizia fai da te in Italia deve finire. Ah, ma dimenticavo che il fascismo, con le sue squadre di camicie nere che andavano a picchiare la gente a destra e a manca, non è il male assoluto! La cosa che mi fa più arrabbiare è che fra qualche anno magari questi due delinquenti usciranno dal carcere grazie ad un indulto. “Non siamo razzisti”, si difendono Fausto e Daniele Cristofoli, gli aggressori. “Ci disegnano così!”.

Per fortuna in questi giorni molte persone stanno cercando di non dimenticare Abdul: c'è stata una manifestazione a Milano, una lettura di testi anti-razzisti in una libreria di Roma e Marco Travaglio se ne è ricordato nel suo blog.

Alcuni blogger di tutto rispetto hanno scritto cose interessanti, per esempio Dacia Valent, politica italiana di origine somala, oppure Sherif El Sebaie, giornalista italiano di origini greco-egiziane. Clicca sui nomi per leggere gli interventi.


Ja (all is dream) rielabora per Abdul una canzone scritta da Peter Gabriel che ricorda l’assassinio di un leader del movimento anti-apartheid, Stephen Bantu Biko (a me piace in particolare la versione di Joan Baez). C'è un verso, in particolare, non riesco a capire se di speranza o minaccioso, ma io opto per la prima ipotesi. Che serva affinché la tragedia di Abdul non venga dimenticata. Adbul, nato nella “Terra degli Uomini Giusti” (già, perché è questo che apparentemente significa Burkina Faso), non ti dimenticheremo.

“You can blow out a candle
But you can’t blow out a fire
When the flames begin to catch
The wind will blow it higher”





And now another round of parole (it)aliene:

Silvio L'Onnipotente: "Da premier merito la lode, e credo anche di aver acquisito crediti per l'Aldilà".

Valentina Vezzali, fiorettista di regime: "Presidente, da lei mi farei veramente toccare..."

E mi astengo dal parlare delle puttanate dette dalla Carfagna, ma cito volentieri il blog di Marco Travaglio, che ha espresso quello che penso ogni volta che la vedo "con quegli occhi sgranati fissi, tipo paresi, che denotano lo stupore con cui essa stessa ha accolto la notizia di essere diventata ministro".

Sunday, September 14, 2008

Italieni - memole version

Italieni #10:
Rom picchiati e seviziati dalle forze dell'ordine a Bussolengo (Verona). Bambini con denti rotti, donne costrette a concedere favori sessuali ai carabinieri e ogni genere di violenze gratuite. E il tutto perché un gruppo di sinti si era fermato con le roulotte fuori del paese per mangiare. I media nazionali non ne hanno parlato, per quel che ne so. La notizia si sta diffondendo solo sul web. Articoli qui e qui.

Memole dice: Questa cosa mi fa davvero schifo, sono stufa! Ogni volta che c’è di mezzo la polizia non c'è niente da fare, vedrete che si darà retta alla loro versione. Hanno il coltello dalla parte del manico, sempre e comunque! L’abuso di potere è diffusissimo in ogni dove, è possibile che sia inconcepibile quando si parla delle forze dell’ordine? Io non dico che tutti i poliziotti o i carabinieri siano così, però qualche mela marcia c’è sempre no? Ultimamente stanno davvero esagerando: vi ricordate quell’immigrato bengalese sbattuto contro il bagagliaio dell’auto? E la foto di quella giovane prostituta africana che è stata abbandonata seminuda e sporca sul pavimento di una cella (guarda qui se vuoi farti del male) e che ha scandalizzato i media di mezzo mondo (tranne quelli italiani)? I rom in questo momento sono la parte più debole della società, discriminati praticamente da tutti, disprezzati anche dai più tolleranti. E’ chiaro che poi sale la tensione e la rabbia, se ci si mette anche la polizia siamo apposto. Qualcuno ha visto il film francese “L’odio” sulla situazione delle banlieu parigine? La violenza, a mio parere, è sempre da condannare, ma posso capire la rabbia e il desiderio di vendetta di questa minoranza per tutte le ingiustizie subite.
Io sono dalla parte dei Rom, che sono un po' gli ebrei di oggi: Stand up for your rights, don't give up the fight! Ehi, lo sapevate che Andrea Pirlo, il calciatore del Milan e della nazionale, è di origini sinti?
[notizia presa dal blog di Gabry via Wil, grazie ragazzi]

Italieni #11
:
Silvio "Gongolo" Berlusconi, durante l'incontro con Azione Giovani, oltre a schiacciare zanzare comuniste e a raccontare barzellette, elogia Italo Balbo, aviatore e governatore fascista della Libia. E' vero che Balbo è sempre stato contrario alle leggi razziali e all'alleanza con i tedeschi, ma è come dire "Mussolini ha scritto anche poesie". L'elogio a Balbo l'aveva già fatto in occasione del patto siglato con la Libia, ricordando all'amico Gheddafi le cose buone fatte dagli italiani in Libia.

Memole dice: E ci risiamo con la riabilitazione del fascismo. E' quello che ci siamo sentiti dire tante volte, e cioè che Mussolini ha fatto anche cose belle. Non è questo il punto. Il fascismo era un movimento politico estremista che ha soppresso con la violenza ogni tipo di libertà individuale. Per sapere chi era questo signore di cui il nostro Presidente del Consiglio decanta le lodi leggi qui. E la strada ad Almirante (che tra l'altro ce ne sono già un foltìo in giro per l'Italia di strade dedicate a lui)... e l'aeroporto a Magliocco (vedi Italieni #6)... e poi "Retromanno" che non vuole condannare il fascismo ma poi è costretto a rettificare... "Cingolato" che difende i sostenitori della Repubblica di Salò... Ma dovevate pensarci prima di votare Pdl, che lo sapevate già che il nano mandava sù un nugolo di neo-fascisti! Ma cosa vi aspettavate da uno che di secondo nome fa Benito e un altro che (forse) gira con una croce celtica al collo? E poi se credete che Fini sia in buona fede e non rinneghi il passato fascista solo per tenersi la carica... siete più buonisti di Veltroni.

Parole (it)aliene:
Silvio Buffone così risponde a James Landale, un reporter britannico della BBC che gli ha fatto notare come le classifiche internazionali evidenziassero le difficoltà economiche dell’Italia:

"Se si parla del livello economico dell'Italia, posso dire che io sono presidente del Consiglio di un paese molto solido, con alto livello di vita e di benessere. Siamo il sesto contributore dell'Onu, il terzo dell'Ue, il terzo Paese al mondo in quanto a presenza di militari in aree di crisi. Abbiamo un 83% di case di proprietà, più auto pro capite di ogni Paese europeo, più telefonini e tv che in qualsiasi Paese dell'Ue. E per me un altro motivo di orgoglio - ha affermato ancora il premier italiano - è che possediamo il 72% del catalogo delle opere d'arte e di cultura d'Europa, e il 50% di quelle mondiali...abbiamo 100.000 tra chiese e case storiche. Sono anche presidente del Consiglio del Paese che ha la squadra campione del mondo di calcio. Ma anche la squadra di club che ha vinto di più al mondo, dopo quella di Bernabeu. Insomma, siamo il paese dell'ottimismo, della LIBERTA' e della DEMOCRAZIA, del sorriso e della gioia di vivere, come possono testimoniare i connazionali del premier Brown che vivono nel nostro Paese”. Il Tempo – 11/09/08
Memole dice: E’ un'altra delle sue barzellette? Mi piaceva di più quella sui comunisti. Tra l’altro, il nano si auto-incensa, parlando delle sue televisioni (come aveva fatto in occasione della sparata sul kapò) e della sua squadra di calcio (abbasso il Milan, viva l’Inter!), senza però rispondere alla domanda! E gli inglesi ridono...

And last but not least, good news to cheer you up: Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, ha trovato un nome per il famoso ponte di Calatrava: si chiamerà PONTE DELLA COSTITUZIONE. Vi piace? A me sì... E bravo il sindaco filosofo, almeno qualcuno con un po' di sale in zucca c'è ancora in Veneto!

"Breakfast at Tiffany's" by Truman Capote


Year of publication: 1958
Genre: novella
Setting and time: 1950s, New York
Themes: unconventional life, partying, charm, New York

About the author: Tuman Capote was born in New Orleans, Louisiana, in 1924. As a child, he lived in Monroeville, Alabama, where he was a neighbour and friend of Harper Lee, who grew up to write To Kill A Mockingbird. They remained friends throughout their life and Capote was the inspiration for the character of Dill in Lee’s famous novel. He was a precocious child and began writing when he was 10. At that time, Truman and his mother relocated to New York City. After a failed marriage, Capote’s mother committed suicide.
Between 1943 to 1946, Capote published many stories in literary magazines. In 1948 he published his first novel, Other Voices, Other Rooms, a semi-autobiographical tale of Capote’s childhood in Alabama. He was catapulted to fame also because of an ambiguous photograph that was used to promote the book. One of Capote’s best known creations is flamboyant party girl Holly Golightly, the main character of his novella Breakfast at Tiffany’s (1958). In 1961 the story was made into a film starring Audrey Hepburn in what many consider her most defining role, though Capote never approved of the toning down of the story. An article he read on The New York Times in November 1959 was the inspiration for his best known novel, In Cold Blood (1966). He researched the slain of a family in Kansas and the capture, trial and execution of the two murderers. He pioneered a genre that he called the ‘non-fiction novel’.
Truman Capote was also famous for his high-pitched voice and odd vocal mannerism, his open homosexuality and peculiar manner of dress. He often claimed to have intimately known people he had never met, like Greta Garbo, and had a long-standing rivalry with writer Gore Vidal. He also entrenched himself in the world of jet set and talk shows. He started to write his most extensive novel Answered Prayers in 1966, but it remained unfinished and was published only posthumously in 1987. The first chapters were sold to a magazine in 1975 and they caused an uproar among Capote’s friends and acquaintances, who recognized thinly veiled characters based on themselves. In the 1970s, Capote was in and out of rehab clinics and had various breakdowns. His last literary success was Music for Chameleons (1980), an anthology of fiction and non-fiction material written in his last periods of lucidity. Capote died in Los Angeles in 1984.

Plot: With her blond hair, upturned nose and black dresses, Holly Golightly is a sensation wherever she goes. Her apartment vibrates with parties as she plays hostess to millionaires and gangsters alike. Yet she never loses sight of her goal - to find a place like Tiffany's that makes her feel at home.

Some thoughts: I really liked this novella: it is as ‘fresh’ as the movie with Audrey Hepburn. It looks as if the story was written with her in mind, even though I know that this is not true. It is weird, but this story is naïve and sad at the same time. Holly went from a childhood of starvation to a marriage with a much older man when she was still in her teens. After that, she left Kansas in order to go to New York City, where she was known as a party girl and a fashion model. This reminds me of Hepburn, who was almost starving in London during the Second World War (or so they say). Truman Capote had such a peculiar life and was quite a literary celebrity, but I had never read any of his novels. I watched Capote, a movie about him starring Philip Seymour Hoffman in the leading role, and I was intrigued by this weird writer, with his mannerism of speech and high-pitched voice.

Thursday, September 11, 2008

Italieni - memole version

Italieni #8

Treviso, città degli orrori. E purtroppo si tratta della mia città.

Meryem Fourdous è la giovane presidente dell'associazione che raduna i giovani immigrati di seconda generazione, insieme ad alcuni amici italiani.
Due mesi fa ha ricevuto una lettera minatoria: “Sappiamo chi sei. Chi sono i tuoi amici e i politici che vi sostengono: avete le ore contate”. La lettera contiene anche una foto di Meryem segnata da una croce, con un chiaro messaggio: “Sappiamo dove trovarti”. L’associazione ha preso in affitto un negozio nel quartiere di San Liberale, per creare un luogo dove pregare e organizzare attività sociali. Sono apparse anche delle scritte offensive, che paragonano Allah a Satana, sulla saracinesca del locale.
C’è stata addirittura una rissa tra la famiglia Fourdous e il leghista Fanton, durante la quale è volato anche un cazzotto a danni del leghista. Ahmed Fourdous, padre della presidente dell’associazione, di origine marocchina ma ormai cittadino italiano da anni, dice di aver fatto tutte le carte per poter utilizzare il locale, ma che l’amministrazione leghista della città lo ha perseguitato. Gentilini & co. sostengono che il locale non può essere usato come luogo di preghiera o come centro culturale perché è “inadatto” e “destinato ad attività commerciali”. I musulmani di Treviso e in particolare di San Liberale, quartiere ad alta densità di immigrati, erano da mesi alla ricerca di un locale dove celebrare uno spazio dove potersi radunare dopo il lavoro. Il 1 settembre è infatti iniziato il Ramadan, che richiede tra le varie cose una preghiera collettiva celebrata da un imam.
Per protesta contro l’intolleranza cittadina e dei leghisti, l’associazione Seconda Generazione ha inchiodato una maglia nera alla parete sopra la saracinesca del negozio e fa sventolare una bandiera scura accanto a quella bianco-celeste di Treviso. Ahmed spiega che è dedicata alla città di Treviso, “la peggio (sic) in Italia per accoglienza”. “Siamo amareggiati perché stavamo già collaborando con gli abitanti del quartiere e con le associazioni locali, anche quelle cristiane” dichiara Tahara Essiya, vicepresidente dell'associazione. Il mediatore culturale Abderrhamane Kounti ha commentato non senza un pizzico di amarezza: “Qui le autorità si muovono solo per bloccarti. Mai qualcuno che ti spieghi cosa devi fare, quali pratiche seguire, che tipo di documentazione occorre per fare certe cose”. Difficile dargli torto, visto che il vicesindaco Gentilini ha tuonato, in barba all’articolo 8 della Costituzione: “Nessuna moschea nascerà a Treviso!”, mentre il senatore Piergiorgio Stiffoni (Lega Nord, of course) polemizza addirittura sui locatori: “Mi meraviglio di certi concittadini che per una manciata di euro svendono la loro dignità di cristiani”.
Una volta tanto, il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan dice una cosa giusta, e cioè invita la classe politica trevigiana ad essere più tollerante verso le altri fedi religiose. Sì, quando gli asini voleranno potremo avere una Treviso tollerante… Il consigliere regionale Antonio Da Re (Lega Nord) replica che “se vuole può ospitare le preghiere degli islamici nella sua villa a Cinto Euganeo”. Come a dire: pregate pure, ma non a Treviso. Il ministro Luca Zaia, ahimè trevigiano doc, spiega che “le moschee non sono una nostra priorità” (e daje con ‘ste priorità). Ovviamente per Zaia l’unica priorità è costruire inutili rotatorie, che è l’unica cosa che ha fatto quando era presidente della provincia. Il Gazzettino 2-3-4-5/09/08

Memole dice: AAA vendesi cittadinanza italiana e/o residenza nella provincia di Treviso. Assicuro prezzi stracciati.

Italieni #9: Qualche giorno fa, ad Axum, è stato rieretto il famoso obelisco, trafugato dai fascisti durante l'occupazione e restituito all'Etiopia nel 2005. Qualcuno se ne è accorto? Io ho visto solo un paio di trafiletti di giornale e Studio Aperto di certo non ne ha parlato. A proposito, Il Corriere della Sera riporta la notizia, polemizzando anche sul fatto che il presidente eritreo Afewerki viene spesso in visita privata in Italia per farsi curare (l'Etiopia e l'Eritrea sono sempre sull'orlo del conflitto per questioni di confine). Riporta inoltre questa dichiarazione del sottosegretario agli esteri Mantica riguardo al suo colloquio privato con il presidente etiopico Zenawi: "Cordialissimo e amichevole. Anche se sulla Somalia ha criticato la comunità internazionale per aver lasciato l'Etiopia da sola. Sempre sulla Somalia ha ringraziato l'Italia per gli sforzi fatti per raggiungere un accordo di pace tra le varie parti in guerra". Corriere della Sera 4/09/08

Memole dice: Ehm, quali sforzi? Accordo di pace? Stiamo parlando della stessa Somalia? Vedi qui il mio post in inglese. Sul tempo degli italiani in Etiopia, leggi il romanzo "Regina di Fiori e di Perle" di Gabriella Ghermandi (Donzelli, 21 €).

Parole (it)aliene:

Emilio Fede: "Roberto Saviano... Non ce l'ho con Saviano, si propone molto... C'è un film, un libro, un libro che si vende, i diritti del film che portano a casa tanti bei soldini... Insomma: va bene, è scortato. Che poi lui racconti come si vive da scortato, io potrei raccontarglielo meglio, perchè vivo da scortato da più tempo... ma non vado a raccontare perchè sono scortato... "

Memole says: La Sagra delle Cazzate, tutte le sere alle 19.00 su Rete 4. Leggi qui la mia recensione di 'Gomorra', in inglese.

Per capire certi (it)alieni: "Onore ai Diffidati" di Elisa Davoglio (Mondadori, € 16). Un romanzo sul mondo degli ultras, molto attuale.

Esperimento CERN: non sarà mica la fine del mondo! Qui il link, divertentissmo.

Tuesday, September 9, 2008

Man Booker Prize Shortlist 2008

The Man Booker Prize 2008 shortlist has been announced:
  • The White Tiger by Aravind Adiga (India)
  • The Secret Scripture by Sebastian Barry (Ireland)
  • Sea of Poppies by Amitav Ghosh (India)
  • The Clothes on Their Backs by Linda Grant (UK)
  • The Northern Clemency by Philip Hensher (UK)
  • A Fraction of the Whole by Steve Toltz (Australia)

Most of the books I thought could enter my autumn reading list didn't make it. The other titles were Girl in a Blue Dress by Gaynor Arnold (UK), From A to X by John Berger (UK), The Lost Dog by Michelle de Kretser (Australia / Sri Lanka), A Case of Exploding Mangoes by Mohammed Hanif (Pakistan), Netherland by Joseph O'Neill (Ireland), The Enchantress of Florence by Salman Rushdie (India / UK) and Child 44 by Tom Rob Smith (UK).

Ugh, great mystery this Booker Prize. I think I'll read Mohammed Hanif's A Case of Exploding Mangoes no matter what and I'll add Steve Toltz to my previous list.

Ahah, Jonathan Jones of The Guardian amusingly found out why Salman Bloody Rushdie didn't make the shortlist. Apparently, he messed up with polenta! This is going to be hilarious... So you know that Mr Rushdie is always trying to be funny in his novels... Well, in The Enchantress of Florence he imagines young Niccolò Machiavelli and his friends improvising a song about polenta (!). Only polenta is made with maize, which is an American crop that was brought to Europe only after Columbus reached the Americas, and the scene is set in the early 1480s! A journalist promised to spice up the book with some curry and eat it if Rushdie didn't win the Booker this year, so take that... Eat some polenta, instead! Read the article here.

A poem by Ahmed Faraz

Ahmed Faraz, one of the greatest modern Urdu poets, died a few days ago (here’s the obituary from The New York Times). In order to celebrate the fact that –for a strange coincidence - I’ve just read a book about Urdu poetry, I’ll post one of his poems.

Khvaab Marte Naheen (Dreams Do Not Die)

Dreams do not die.

Dreams are not hearts, nor eyes or breath
Which shattered, will scatter (or)
Die with the death of the body.

Dreams do not die.
Dreams are light, life, wind,
Which can not be stopped by mountains black,
Which do not burn in the hells of cruelty,
Like light and life and wind, they
Do not bow down even in graveyards.

Dreams are letters,
Dreams are illumination,
Dreams are Socrates,

Dreams are Mansur!


Mansur: a Male Arabic and Persian given name that means “victorious by divine aid”, literally "blessed by God to be victorious” (from wikipedia).

Friday, September 5, 2008

Italieni - memole version

Italieni #6:

Tanto si è parlato del patto tra Berlusconi e Gheddafi che sancisce il risarcimento dei danni provocati dalla colonizzazione italiana in Libia (1911-1943). Sorvolando sul fatto che tutti fingono di essere a conoscenza delle malefatte italiane in Libia quando non se ne parla mai, ben pochi in Italia hanno riflettuto sul significato simbolico dell’atto. Premettendo che sono a conoscenza del fatto che l’accordo è più cha altro di natura politico-commerciale, in quanto sia l’Italia che la Libia ne traggono vantaggi, vorrei ricordare che cosa ha sapientemente scritto Rana Jawad, giornalista della BBC: “Questo è il primo paese africano che viene compensato da un ex colonizzatore. La questione è: a questa mossa faranno seguito le richieste di altri paesi africani che hanno subito la colonizzazione?” (BBC news – 30/08/08). Il paragone più immediato è con le altre colonie italiane: Somalia, Etiopia ed Eritrea. Addis Abeba potrebbe chiedere qualcosa di più dell’obelisco di Axum, mentre la Somalia per il momento non appare in grado di rivendicare molto, vista la quasi completa mancanza di un governo centrale. Pensandoci bene, mi sembra ipocrita stringere un accordo con la Libia solo perché ha un leader potente, il paese naviga nel petrolio e può aiutarci a combattere l’immigrazione clandestina, mentre per paesi come la Somalia o l’Eritrea, che non hanno di queste fortune, non pensiamo minimamente ad un accordo di compensazione. Anzi, riabilitiamo i criminali di guerra! Mi riferisco al cambiamento del nome dell’aeroporto siciliano di Comiso, intitolato a Pio La Torre, deputato vittima di mafia. Il sindaco Alfano (AN) ha infatti deciso di ripristinare il nome originale, ‘Vincenzo Magliocco’, generale dell’Aeronautica in epoca fascista, che si macchiò dei peggiori crimini di guerra in Etiopia e addirittura autorizzò l’utilizzo di bombe a gas nel conflitto con gli etiopici. Riguardo a questo patto storico, lo storico del colonialismo italiano Angelo Del Boca giustamente sostiene che: “Sarebbe stato importante ricordare i crimini di Graziani e Badoglio, altrimenti le scuse sono poca cosa”.
L’altro paragone che mi sorge spontaneo è con l’Algeria, colonia francese par excellence. L’opinione pubblica algerina già ne sta discutendo e Jeune Afrique pubblica un articolo a riguardo: “Colonizzazione: la Francia non intende compensare l’Algeria come Roma con Tripoli”. Ve ne riporto alcuni stralci interessanti:


[…] A più di 45 anni dalla fine della colonizzazione che è avvenuta con una guerra sanguinosa, i due paesi non riescono a costruire una relazione bilaterale pacifica. Anche se l’accordo italo-libico appare come “una decisione di gestione economica”, in quanto prevede delle compensazioni sotto forma di investimenti in progetti di infrastrutture in Libia, esso “non è qualcosa di secondario” ma “un gesto forte che è il contrario della questione del mancato pentimento francese”, stima lo storico Benjamin Stora.
Il presidente Nicolas Sarkozy ha rigettato ogni idea di pentimento e Parigi pensa che sia compito degli storici effettuare un “lavoro di memoria”. In materia di compensazioni, Stora ricorda che gli accordi di Evian che hanno messo fine alla guerra comportano un’amnistia e non prevedono niente in proposito. “Il contenzioso franco-algerino è stato regolato dalle negoziazioni che hanno fatto seguito all’indipendenza”, aggiunge lo storico Mohamed Harbi, mentre permaneva “un vero contenzioso tra Italia e Libia.
[…] Ad Algeri, il segretario generale della potente Organizzazione Nazionale dei Moudjahidine (ONM, veterani della guerra d’indipendenza), Saïd Abadou, a chiamato la Francia a “compiere questo passo” già fatto dalla Libia e a “riconoscere, scusarsi e indennizzare”.
[…] Sarkozy, in visita ufficiale in Algeria nel dicembre 2007, aveva evocato il sistema coloniale, “ingiusto per natura”, che “non poteva essere vissuto se non come una pratica d’assservimento e di sfruttamento”. In Marocco, il quotidiano Al Jarida Al Oula (indipendente) ha sottolineato lunedì que l’Algeria aveva accettato questa visita “anche se il presidente francese non avesse presentato delle scuse agli algerini”, mentre in Marocco “nessuno domanda delle scuse alle vecchie potenze coloniali”. Il nord del Marocco era stato occupato dalla Spagna e il resto del regno dalla Francia dal 1912 al 1956, data dell’indipendenza del paese.

Jeune Afrique 2/09/08. Leggi l'articolo completo in francese qui.


Lo stesso sito però riporta la notizia che proprio la Francia elargisce 5 milioni di euro al Togo, anch’esso un ex-colonia francese, per aiutarlo a compiere la transizione democratica e ad estinguere il debito. Come per dire, i “veri” aiuti umanitari noi li elargiamo, eccome, anche se non vogliamo riconoscere le nostre malefatte in epoca coloniale!

Per approfondire
:

L’intervista a Angelo Del Boca
, lo storico del colonialismo italiano, apparsa su Il Manifesto.

Anche Gennaro Carotenuto ci ha riflettuto, vedi l'articolo
qui.

Aiutatemi a smantellare il mito degli ‘italiani brava gente’: leggi questo articolo, sempre dal sito di Carotenuto.

Italieni #7
:
A proposito, date un'occhiata alla 'nonchalance' con la quale David Gow, giornalista britannico, prende in giro il nostro presidente del consiglio. Questa è la frase:
"Ci sono minimo tre bersagli solo nel settore dell'aviazione: Alitalia, Austrian e Iberia. Silvio Buffone, il premier italiano, rieletto anche per la sua promessa di rilanciare la moribonda compagnia di bandiera, mantenerla in mani nazionali e proteggere i posti di lavoro, sta macchinando una soluzione che coinvolgerebbe un gruppo di importanti imprenditori che apporterebbero la somma di un miliardo di euro ad Alitalia - oltre i 300 milioni di euro di aiuti statali che in questo momento la Commissione Europea sta verificando se considerare legali o meno. Buffone ha aiutato ad assicurare il ritiro dell'offerta di Air France - KLM di entrare in possesso dell'Alitalia comprando il 49.9% delle azioni statali." The Guardian 27/08/08

Memole says
: Long live the British!

Leggi l'articolo completo in inglese qui e tradotto in italiano qui.

Wednesday, September 3, 2008

"Links" by Nuruddin Farah


Year of publication: 2003
Genre: novel
Setting and time: Mogadiscio, mid 1990s
Themes: civil war, exile, family, friendship, neo-colonialism, ethnic tensions, national identity, justice

About the author
: Nuruddin Farah is Somalia’s most important writer. He was born in 1945 in Baidoa, then Italian Somaliland temporarily under British control. His family moved to Ogaden, a region populated by Somali people, but now part of Ethiopia. At school he learned English, Arabic and Amharic (the Somali language being codified only in the 1970s). In 1963, only three years after the independence of Somalia from the English and the Italians, he was forced to flee his home region of Ogaden due to serious border conflicts. Thanks to a scholarship, he persued a degree in literature and philosophy in India and then he returned to teach in Mogadiscio. His first novel, From a Crooked Rib (1970), tells the story of a nomad girl, Ebla, who flees her family camp because she has been promised in marriage to an old man, 40 years her senior. The novel reveals the authoritarian role of the patriarchal clan system, in which women are exploited and denied individual rights.
In 1974 Farah escaped from Somalia because of his second novel, A Naked Needle. Siad Barre’s regime banned all of his novels in Somalia and ordered that the author be killed. Since then, Farah has held teaching positions in different parts of the world. He saw again his home country in 1996, after 22 years of exile. He has written two trilogies: ‘Variations on the theme of an African dictatorship’ (1980-1983), which draws parallels between the colonial practices and authoritarian regimes in postcolonial Somalia, and ‘Blood in the Sun’, a study of the pain of cultural uncertainty in postcolonial reality. In 1998 he was awarded the Neustadt International Prize for Literature, widely regarded as the most prestigious international literary award after the Nobel.

Plot
: Returning to Somalia twenty years after he was imprisoned and then sent into exile, Jeebleh arrives at a remote Mogadiscio airport now under the control of a major warlord. He has come from his adopted home in America to help Bile, his oldest friend from childhood, find and rescue his kidnapped niece Raasta, a ‘miracle child’ in many ways. Bile is affiliated with a warlord in the south of the city, but Jeebleh may be in a particularly good position to help him if the child has been taken by a rival, since he belongs to the same clan as the warlord controlling the north. The network of clan loyalties is so complicated and absurd that Bile and the abductor, Caloosha, though half-brothers, are rivals. The political situation is so tangled that at times no one really knows who is allied with whom.

Some thoughts
: There’s a persistent buzz that Nuruddin Farah will be one of the next Nobel laureates. The recipient of the Nobel Prize is usually involved in some kind of social commitment or comes from a problematic country, and Somalia is certainly problematic (check out my post on Somalia here).
One of the greatest strengths of the book is the portrait of a city and a country ravaged by civil war and by years of colonialism (the Arabs, the Italians, the English and finally the Americans all invaded Somalia). Somalia appears to be a lawless country, where personal interests overcome justice or friendship relationships. His account of the tangled network of clan loyalties is astonishing. Jeebleh has lived in America for twenty years and does not recognize his own country, discovering that America has changed him in many ways. He does not want to rely on clansmen like all the other Somalis, and he is disgusted by the quality of food and accommodation in Mogadiscio (notice the spelling that Farah and Italians use for the English ‘Mogadishu’). He has no idea who’s to trust and who’s not, because he is no longer familiar with the ways of the Somalis.
I particularly enjoyed the references to Italy and its culture: each section of the book begins with a quote from Dante’s Inferno, clearly a metaphor for the nightmare of Mogadiscio, where Jebleeh’s life is constantly in danger. I am always amazed and surprised when I hear about people eating pasta all’amatriciana or drinking an espresso in East Africa (Somalia was an Italian colony).
Some critics argue that Farah’s English is a bit awkward, sometimes resulting in obscure sentences. It is true that sometimes the characters of the novel sound the same, but I understand the author’s choice to write in English, the language in which he was educated and one that gives you a wide audience. At the beginning of the novel, it was difficult to remember character’s names, so I had to look back and check every time. I started to enjoy the book when all the characters’ connections were clear to me. Strangely enough, Farah does not mention the names of the warlords that control the city of Mogadiscio or the names of the different clans to which the characters belong to. I would have appreciated more details on the clan divisions. Does the author think that western readers are not able to understand African culture or politics? One of the most interesting parts of the book, despite being a bit out of context, is the point of view on the American ‘peace-keeping invasion’ of Somalia (1992-93). I think that some of Farah’s reflections can also be applied to America’s involvement in Iraq or Afghanistan. Farah is quite harsh on American politics and the role of the US troops in peace-keeping efforts:

Bile agreed, adding that, from the moment they landed and started putting on a circus for the benefit of prime-time TV back home, you felt they couldn’t have come to do God’s work. “Why did they come, then?” Seamus said. And when no one spoke, he gave his theory: that everything could’ve gone wrong for the Yanks had gone wrong because they saw everything in black and white, had no understanding of and no respect for other cultures, and were short on imagination, as they never put themselves in anyone else’s shoes. They were also let down by their intelligence services, arriving everywhere unprepared, untutored in the ways of the world; he brought up the collapse of the Soviet Union and the former Yugoslavia, Iraq’s invasion of Kuwait, and the disintegration of several ramshackle states in different parts of the globe. “They came to show the world that they could make peace-on-demand in Somalia, in the same dramatic fashion as they had made war-on-demand in the Gulf. They came to showcase peace here, as a counterpoint to their war effort elsewhere. Iraq and Somalia had one thing in common: both were made-for-TV-shows. Christ, they were uppity, but they never lost their focus – the prime-time performance was their focus all along.”

And then again:
Bile spoke. “The U.S. forces failed to define why the really came to Somalia in the first place, soon after the Gulf War. This was never made clear. The ‘good’ Americans, just back from defeating Bad Guy Saddam, were seen on TV holding a dozen starving babies at a feeding center – a picture of postcard quality. Later, after the trigger-happy U.S. soldiers massacred hundreds of innocent civilians and turned the life of the residents into hell, we asked ourselves how the Americans could reconcile the earlier gestures of mercy with the bombings of the city, in which many women and children were killed.”
Of course, he also admits that ‘there are millions of Americans who are good people, and millions of Somalis who wouldn’t hurt an American fly’. All in all, Farah’s has good potential, I’d like to know which of the novels he has written is considered his best one and continue with that.

Monday, September 1, 2008

The Guardian First Book Award 2008

It will time to look at the Booker Prize shortlist in a few days, but in the meantime here's The Guardian First Book Award's longlist. Interesting entries in violet, as usual.

Fiction and poetry:
  • A Case of Exploding Mangoes by Mohammad Hanif (Pakistan): want to read
  • A Fraction of the Whole by Steve Toltz (Australia): already on the Booker longlist
  • Say you’re one of them by Uwem Akpan (Nigeria): Each of the five stories is set in a different African country and told from the perspective of a child, each living upon a fault line caused by religious tension, secessionism or civil war
  • The Outcast by Sadie Jones (UK)
  • God’s Own Country by Ross Raisin (UK)
  • Sunday at the Skin Laundrette by Kathryn Simmonds (UK): poetry

Non-fiction

  • The Rest is Noise by Alex Ross (USA): musical history
  • Stalin’s Children by Owen Matthews (UK): memoir of his parents’ cold war love affair in Russia
  • Me Cheeta: The Autobiography by Cheeta (?): no, I’m not kidding
  • Empires of the Hindus by Alice Albinia (UK): very interesting travel book on Pakistan and the surrounding area