Tuesday, November 25, 2008

Italieni - Memole Version

Insalata di italieni:

Mentre in Italia Villari rifiuta di dimettersi e un membro dell’opposizione passa i “pizzini” ad uno della maggioranza senza che questo causi scandalo, in America Barack Obama sceglie Hillary Clinton come segretario di stato. Nella fantascienza italiana potreste mai immaginare Veltroni che nomina D’Alema o Di Pietro come vicepremier? A proposito, ma noi abbiamo anche un vicepremier?

Ennesimo articolo de La Repubblica per fare il punto sulla situazione razzismo in Italia. Si tratta di un articolo doloroso, si nominano episodi per me sempre nuovi, per esempio quello di un ragazzo a cui è stato negato l’ingresso in discoteca con queste vergognose parole: “Non crederai mica di poter entrare dappertutto solo perché adesso ha vinto Obama”. Leggi qui.

Il nano di Venezia, alias Renato Brunetta, si diletta a bacchettare gli assenteisti ma non lo si può certo definire uno stacanovista. Leggi qui.

Video di Obama che non caga Berlusconi, esilarante, farà la storia!




Parole (it)aliene:

L’innominato proprietario dell’Italia: "L'unica cosa da fare è non pagare più il canone. Il Tg3 mi insulta, mi oltraggia e mi prende in giro ogni sera...."

Memole dice: "Glielo dico alla mamma che voi mi prendete in giro..."

Sempre lui: "Ci sono sempre di mezzo io, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti possono verificare guardando la tv. Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non prestarsi a risse, cosa contraria agli interessi dei conduttori che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha responsabilità di governo".

Memole dice: Neanche da Vespa si può più andare? Rimane solo Emilio Fede!

Ancora lui: "Si è diffuso un clima generale di sfiducia anche per le profezie fatte circolare in Italia dalla sinistra che grida alla catastrofe. Premier e governo cercheranno di infondere fiducia ma solo i cittadini possono, non cambiando le loro abitudini, arginare la crisi reale che purtroppo sta arrivando, con una caduta verticale degli acquisti".

Memole dice: Che bello, compriamo roba che non ci possiamo permettere, così poi ci indebitiamo come gli americani! Questo dimostra quanto Berlusconi ci capisca di economia.

Nient'altro che lui: "Il mio complimento al presidente Obama è stato un pò invidioso. Tutti vorremmo essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama...".

Memole dice: Non cambi proprio idea, eh! Sei de coccio!!!

Antonio Di Pietro: "I magistrati? Rappresentano per Berlusconi ciò che gli ebrei rappresentavano per Hitler: razza infame da eliminare, anzi dementi da mandare nei manicomi. Non lo dico io: l'ha affermato lui stesso! Non credo che bisognerà aspettare molto. La "soluzione finale" è vicina per i giudici".

Memole dice: I magistrati stanno a Berlusconi come gli ebrei stanno a Hitler??? Va bene che bisogna fare opposizione, ma ora non stiamo esagerando con le battute ad effetto? Che Di Pietro sia andato a lezione da qualche esponente della Lega per imparare a fare il populista?


Bene, e ora per concludere, posso parlare del premio che mi è stato assegnato da Uhurunausalama, una blogger sister che consiglio a tutti di iniziare a tener d'occhio. Grazie Uhuru!!!
Il premio si chiama Dardos e viene asseganto ai blog "che hanno dimostrato il loro impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali".
Regole:
1)Accettare e comunicare il relativo regolamento visualizzando il logo del premio
2) Linkare il blog che ti ha premiato
3) Premiare altri 15 blog ed avvisarli del premio

Non ho 15 blog da premiare, anche perché i blog che seguo più assiduamente hanno a sua volta ricevuto il premio, ma cercherò di fare del mio meglio. Io premio:
1) Blessing Sunday Osuchukwu, per i suoi bellissimi post sulla cultura Igbo / nigeriana / africana e quelli sulla cultura italiana. E per le poesie, naturalmente. Dalu!
2) Luca Viscje Brazil, per raccontarci alcuni aspetti curiosi ed interessanti della vita verdeoro e per saper raccontare l'Italia anche se si trova oltreoceano. Obrigada!
3) Jaska (metaoikos), con il suo nuovo blog, che ci racconta il Congo, l'India, l'Italia e molto altro. Shoukriah, Dhanyavaad, grazie, asante sana! (Ora sto cercando di strafare, me ne rendo conto...)

Sunday, November 23, 2008

"L'Africain" by J.M.G. Le Clézio


Year of publication: 2004
Genre: biography, memoir
Setting and Time: Nigeria, Cameroon, France and Guyana, before and after the Second World War
Themes: Africa, family relationships, vocational jobs, colonialism

Nobel Prize in Literature 2008

About the author: read this post

What it’s all about: In this short book Le Clézio remembers his father, who was a “jungle doctor” first in Guyana and then in Cameroon and Nigeria. Here you can find his thoughts about his African childhood and about life in remote places.

Some thoughts: Can you start to understand why Le Clézio won a Nobel Prize by reading this nice little book? Not really. I mean, this is simply the account of the life of Le Clézio’s father as a doctor in various parts of the world, not a full-length novel. Of course, you can learn about his background and understand why he wrote about so many different parts of the world (sort of like Bruce Chatwin I would say).
The childhood of the Le Clézios in Africa is the antithesis of colonial life: they don’t have a big house with many servants (even though they have a “houseboy”) and they are the only white people in their village, so they are not enjoying the kind of life that Doris Lessing or Muriel Spark might recount about their African experience. There were a few fascinating things that he remembers about Africa, for example some of its animals and the life style of the people over there. The most interesting thing is how Le Clézio’s father is changed and shaped by his hard life in remote places of the world: when he goes back to France he is a real African man. There is nothing exotic in Le Clézio’s tale: his father led a lonely life in very isolated places and sometimes he had little human contact. Moreover, he lived with the frustration of not having the right medicines to cure the most common diseases of the villagers.
I’d like to read more about this author, as I’m not really in a position to say if he deserved the Nobel Prize or not. For the moment, I’m happy that I managed to read this small book in its original language and I can say that I quite enjoyed it.

Just click on the tag called Nobel Prize in Literature 2008 for some "musings" on this year's Nobel Prize Award.


Wednesday, November 19, 2008

Costa Book Awards' shortlist 2008

Shortlist for the Costa Book Award, a popular prize here in the UK (it used to be called Whitbread, I think). I'm not particularly thrilled by this shortlist, apart from maybe Sebastian Barry and Sadie Jones.

Novel Award Shortlist
  • The Secret Scripture by Sebastian Barry: an alternative history of Ireland told through the journals of an old woman and her psychiatrist. Already shortlisted for the Booker Prize;
  • The Other Hand by Chris Cleave: the intertwined stories of an African girl and a British magazine editor
  • A Partisan's Daughter by Louis de Bernières: about the friendship between a man trapped in a loveless marriage and the Yugoslavian he mistakes for a hooker
  • Trauma by Patrick McGrath: the story of a conflicted New York psychiatrist

First Novel Award Shortlist
  • The Behaviour of Moths by Poppy Adams: about the secrets that separate two sisters
  • The Outcast by Sadie Jones: set in the 1950s, about a 19-year-old boy just out of jail
  • Child 44 by Tom Rob Smith: a thriller set in Stalinist Russia
  • Inside the Whale by Jennie Rooney: the story of two characters separated by the second world war

Monday, November 17, 2008

Italieni - Memole Version

Parole (it)aliene:

Francesco Cossiga Reloaded: “Io, Francesco Cossiga, già ministro dell'Interno, dichiaro che ho molto piu' rispetto per i militanti delle Brigate Rosse e di Prima Linea che per i giudici delle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione. Mentre i primi per sparare e uccidere si esponevano a essere sparati ed uccisi, i detti giudici per uccidere non hanno bisogno di sparare e di esporsi ad essere sparati e magari anche uccisi, ma basta che, non con un mefisto o in altro modo nascosti, ma solo sotto le toghe rosse guarnite di ermellino, emanino una sentenza…”.
E ancora: “Con gli studenti il governo si è calato le braghe, anzi di più, anche le mutande”.

Memole dice:
Ma che cavolo… A proposito, che fine ha fatto il tipo che lo ha denunciato l’altra volta? Rispetto per le Brigate Rosse e disprezzo per i giudici. E poi l’ennesima incazzatura: quest’uomo dice sostanzialmente che il governo non è stato abbastanza severo con i manifestanti, per di più con un’espressione alquanto volgare, e lo fa nel momento in cui si scopre delle clamorose assoluzioni degli alti ufficiali della polizia italiana per i fatti del G8 del 2001, in cui le macchinazioni della polizia sono venute allo scoperto, anche se, come avviene sempre in Italia, i responsabili sono rimasti impuniti. Tanto gli sbirri la fanno sempre franca…

Maurizio Gasparri
, PdL: “La violenza verbale, la violenza di cui anche io sono stato vittima nei giorni scorsi dimostra l'arroganza, la stupidità e l'incapacità di quest'uomo (Walter Veltroni, n.d.R.)”.

Memole dice:
In teoria, le parole di Gasparri in quest’occasione non sono molto diverse da quelle di D’Alema che chiama Brunetta “energumeno tascabile” (come se fosse quello il suo peggior difetto) o quelle di Di Pietro quando, giustamente esasperato per carità, usa delle espressioni alquanto colorite per definire Berlusconi. In teoria io sarei per la politica pulita, senza insulti e sceneggiate, ma poi si finisce come Veltroni, scialbi e impotenti davanti ad un governo di nostalgici del ventennio, mafiosi e corrotti. Fare paragoni con la correttezza dei politici inglesi o americani è inutile, tanto si sa che la politica in Italia è tutto un insultarsi e dire cretinate, poi prontamente smentite. Ma in questo caso specifico, ha ragione Wil quando dice che Gasparri che accusa qualcuno di stupidità è come un Dell’Utri che accusa qualcuno di essere un mafioso, è il colmo. Da notare che Gasparri punta il dito contro quella che lui definisce una “violenza verbale” nei suoi confronti usando perfettamente questo meccanismo e cioè insultando a sua volta Veltroni, il quale tra l’altro nel manifesto diceva “vergogna” e non “Gasparri stupido e ignorante”… Questo lo può far trapelare ed io poi lo posso dire tranquillamente perché non sono il capo dell’opposizione!. E dato che ci sono, un paio di slogan carini delle manifestazioni: “Vogliamo lo tsunami, che porti via i due nani!” e “Berlusconi stai calmino, senza la ricerca avresti il parrucchino!”.

A proposito, leggetevi questo articolone bellissimo e documentatissimo del The New Yorker sulle protette di Berlusconi: associa il premier ad un magnaccia! Qui in italiano e qui in inglese. Non solo la Carfagna smutandata e la Gelmini inadeguata, ma anche un sacco di altre raccomandazioni e uso del “sessismo” che non conoscevo riguardo alla composizione parlamentare creata da Berlusconi. Perché un articolo del genere non apparirà mai in un giornale italiano!?

Cavolata del giorno
per ridere un po':
Sarkozy decide di salutare George Bush con un “Fist Bump”, cioè battendo i pugni, manco fosse Ali G. Perché vi stupite? Sarkò è “Le Big Boss”:


Completely random stuff:
Chi l’ha detto che i sovrani devono essere tutti a caccia di cappellini strampalati? La regina di Giordania, bellissima donna tra l’altro, ha intenti ben più nobili, e cioè combattere gli stereotipi sul Medio Oriente e sull’Islam. Così ha deciso di aprire un canale su YouTube! Il primo video è davvero carino, altri sembrano scritti per “really really dumb Americans”… Tuttavia non nego che Calderoli farebbe bene a guardarsene un paio (magari si innamora all’istante dell’affascinante regina e tenta di convertirsi all’Islam, imparando così che non è una religione violenta!)…
In questo, per esempio, Queen Rania parla della situazione della donna nel mondo islamico, a mio parere con grande onestà. Abbiamo molta strada da fare, dice “sua maestà”, ma guardate quanta ne abbiamo fatta fin’ora:


Se leggete i commenti gliene dicono di tutti i colori: che è un’invasata femminista e che le donne non dovrebbero avere troppi diritti, non dovrebbero vestirsi all’occidentale e parlare in inglese o che dovrebbero portare il velo. Che mondo pieno di contraddizione che è quello arabo!

Sunday, November 16, 2008

“The Reluctant Fundamentalist” by Mohsin Hamid


Year of publication: 2007
Genre: novel
Setting and Time: New York, Pakistan, Greece and Chile, 2001
Themes: fundamentalism, politics, life, America, love, immigrant experience

Shortlisted for the Booker prize 2007

About the author: Mohsin Hamid was born in Pakistan in 1971, but he spent part of his childhood in the United States where his father was enrolled in a PhD programme. He then went back to Pakistan but had his education in the United States (Princeton and Harvard Law School). He worked as a management consultant in the USA and then as a freelance journalist in Lahore. His first novel, Moth Smoke, was published in 2000 and was a New York Times Notable Book of the Year. The Reluctant Fundamentalist is his second novel to date.

Plot: Changez, a Pakistani man who from a once wealthy family in Lahore, experiences his own version of the American Dream when his talent and his Princeton scholarship lead him to a well-paid job in the world of New York finance and to a relationship with Erica, a beautiful American girl. Changez relates in a conservation with an American traveller in Lahore how he never felt entirely at ease in America and how the attacks on the World Trade Centre and the subsequent repercussions - both political and personal - roused him from his American Dream.

Some thoughts: The Pakistani narrator, Changez, invites an American man to have dinner with him in Lahore. He begins to tell his story, which begins a few months before 9/11 and ends a few months after the tragedy of the Twin Towers. It is more a monologue than a conversation between Changez and the unnamed American man who never utters a word. Honestly, I did not really understand this expedient, apart from the fact that it serves the purpose by the end of the book and The New York Times says that it gives the tale “an Arabian-nights urgency” which is quite appropriate (the end of the story may mean the death of the teller). I was also wondering if the title is ironic or not, because the main character cannot be exactly called fundamentalist, and certainly not a reluctant one, either. Karen Olsson, always from The New York Times, puts it in this way: “It seems that Hamid would have us understand the novel’s title ironically. We are prodded to question whether every critic of America in a Muslim country should be labeled a fundamentalist, or whether the term more accurately describes the capitalists of the American upper class. Yet these queries seem blunter and less interesting than the novel itself, in which the fundamentalist, and potential assassin, may be sitting on either side of the table.” Mmmmmh, mumble mumble…
This is mostly a novel about the enchantment and disillusionment of expatriates with America. I particularly liked the reference to the janissaries of the Ottoman empire, who were trained to fight against their own people. Changez feels like one of them, working for a country that “hates” Muslims, or Arabs as they say in America (he’s not one of them, but they don’t know!). After 9/11, America became more suspicious of every Muslim person and invaded what Changez had always considered a friend country of Pakistan, Afghanistan.
Hamid, who was also educated at Princeton and worked in the finance business, seems to share Changez’s sudden hate for America, their way of life and its change after 9/11. While I can understand Changez’s political motivations for leaving America, I don’t understand the need to put a love story in the novel: it only confuses the reader. Did Changez leave America also because he was let down by his relationship with Erica? I read in a review from The Guardian that the love story might be a metaphor for America (Am-Erica) that doesn’t want to change (Change-z) and leave behind its European (Chris-tian) past. Uh? Ok, I didn’t get it, I’m sorry. Now I know, but I’m not thrilled by the news.
What keeps you reading, however, is a buzzing question in you head: why did Changez become a “fundamentalist” and why did he grow a beard and left his privileged job in Manhattan in order to return to Pakistan? You will never get a clear-cut answer. This is an open ending, like it or not.
In conclusion, I liked the novel but I was a bit confused at the end. I will wait for Hamid’s next work to see if his writing improves.

Monday, November 10, 2008

“Children of the Revolution” (US title: The Beautiful Things that Heaven Bears) by Dinaw Mengestu


Year of publication: 2007
Setting and Time: Washington DC, present time, with flashbacks to previous years in USA and Ethiopia
Themes: immigration, social inequalities, racial issues, Africa, interracial love

The Guardian First Book Award 2007

About the author: Dinaw Mengestu was born in Addis Ababa, Ethiopia, in 1978. In 1980 he immigrated to the United States with his mother and sister, joining his father who had fled Ethiopia during the Red Terror. He is a graduate of Georgetown University and Columbia University’s MFA program in fiction and a recipient of a 2006 fellowship in fiction from the New York Foundation for the Arts.

Plot: Seventeen years after fleeing the revolutionary Ethiopia that claimed his father’s life, Sepha Stephanos is a man still caught between two existences: the one he left behind aged nineteen, and the new life he has forged in Washington DC. Sepha spends his days in a sort of limbo: quietly running his grocery store into the ground, revisiting the Russian classics, and toasting the old days with his friends Kenneth and Joseph, themselves emigrants from Africa. But when a white woman named Judith moves next door with her only daughter, Naomi, Sepha’s life seems on the verge of change.

Some thoughts: This is a sad novel about the sad life of an African man in Washington DC. It is a bit depressing and pessimistic, but probably realistic. Sepha falls in love with a white woman, Judith, and for a while their relationship seems to evolve, but then everything fades away (you know that from the beginning, so this is not a spoiler!). What keeps you interested is the reason why this special friendship between the two main characters has broken. Sepha is (on purpose, maybe?) a bit annoying: he is passive and reluctant to make his relationships grow. He is really fond of Naomi, Judith’s precocious daughter, but is unable to show his feelings to both Naomi and her mother.
Nonetheless, I expected more information on Ethiopian politics and customs, as well as on the circumstances of Sepha’s departure for the United States, considering that the author is also of Ethiopian origin. Nonetheless, I really liked the game that Sepha plays with his friends Kenneth and Joseph: they name African countries and dictators, trying to remember the year of every coup. Africa comes out as a wounded continent: the nationalities of Kenneth and Joseph are not really important, what is important is that they are all African immigrants, they all share a past of violence and nostalgia for their countries. For this reason I was surprised when one of them says that he doesn’t consider Mauritania as Africa because Mauritanians are Arabs.
Race doesn’t play a big part in the novel, whereas you can say that social inequalities are the main concern of Mengestu, at least in this novel. The process with which a poor black neighbourhood becomes fashionable through speculation and injustices shows an unusual and sad portrait of Washington DC, a city that is often associated with powerful and rich people.
Overall, it was a beautiful book, considering that the author is only 30 years old and has plenty of time to write even better novels on the Ethiopian experience in America. One last remark: why did they change the title from The Beautiful Things That Heaven Bears (a quotation from Dante) to Children of the Revolution when this book was released in the UK? None of them is appropriate in my humble opinion: the first title gives the impression that the book is permeated with the beauty of Africa or with the beauty of life, whereas the second one evokes memories of the political unrest of Ethiopia. Both things are barely mentioned in the novel; did I miss something? Both the song by T-Rex and the quotation are explained in the book, so I guess I didn't quite get their significance in the book.

Speaking about Africa, today we all mourn one of the best musicians that Africa has ever had: Miriam Makeba, a symbol of the fight against apartheid and a great performer. Goodbye Mama Afrika!

Saturday, November 8, 2008

Italieni - Obamaniac version #2

Riprendendo un tormentone di quest’autunno: Berlusconi, è satira o informazione? Un politico può fare battute su argomenti spinosi come la razza, l’olocausto o la religione? Secondo me no, tanto meno se nel suo paese molta gente sente che quella questione è ancora una ferita aperta, come da noi la discriminazione razziale. Che Berlusconi queste battute le faccia a casa sua, non di fronte alle telecamere di mezzo mondo!

La battuta infelice del nostro Presidente del Consiglio tocca un argomento che è ancora alquanto spinoso sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Per dirvene una, qualche giorno fa un rapper nero inglese è stato intervistato da un giornalista della BBC, che a un certo punto gli ha chiesto se si sente inglese. Tutti si sono meravigliati perché lui, nato e cresciuto a Londra, ovviamente si sente inglese al cento per cento. La grande polemica che è nata dopo questa domanda è un po’ difficile da capire per noi italiani, che se conosciamo un nero, per quanto possa avere l’accento italiano e stia per addentare una forchettata di spaghetti al sugo, dobbiamo subito chiedergli dov’è nato e da dove viene la sua famiglia. Posso immaginare quella domanda inserita senza problemi in un’intervista a qualche nostro aitante “abbronzato” dello sport. Come fa notare questo articolo del Guardian, in Gran Bretagna non si parla di cosa vuol dire essere britannici, uno lo è semplicemente perché lo sente dentro, indipendentemente dal colore della pelle. Inglesi per vocazione, si potrebbe dire, non per patrimonio genetico.

In Italia, invece, siamo ancora in imbarazzo, non sappiamo bene come chiamare il colore della pelle di Obama. E’ nero, mulatto, abbronzato? Mi ricordo che qualche mese fa in Italia si accennava a fare ben attenzione a come si disegnava l’allora candidato alla Casa Bianca: non fategli i capelli troppo crespi né le labbra troppo grosse, mi raccomando. Sì, per carità, la gente non si deve accorgere che è nero. Un po’ di tempo fa Vittorio Zucconi de La Repubblica, in un tentativo un po’ maldestro di elogiare Obama, scriveva che ha la pelle “del colore della carta da pacchi” e che ci si sarebbe aspettati che da un momento all’altro si trasformasse in Harry Belafonte e cominciasse a cantare “My Island in the Sun” (leggi qi).

In Italia una vignetta orribilmente razzista come quella del gruppo Forattini (io non la posto, vedi, ad esempio, questo post di Rubicondo) è stata criticata ma non del tutto censurata, quelle inglesi e americane che ho visto finora (qui un link o guarda questa qui, molto "uplifting") parlano sì di razza, ma in maniera positiva: Lincoln è contento, Martin Luther King guarda il suo discepolo dal paradiso e cose del genere. Poco audaci, lo riconosco, però non sono offensive come quell’obbrobrio di George Bush sgomento nello scoprire che sua moglie, la Statua della Libertà, ha partorito un bambino nero, Obama, perché lei l’ha tradito con “il maggiordomo negro”! Capisco che la vignetta ricordi che i neri in America ci sono arrivati in catene ed ora ce n’è uno alla Casa Bianca, ma implica anche che i neri non abbiano smesso di svolgere soltanto mansioni degradanti, come il servo o il lustrascarpe. Forattini, insomma, dimostra disprezzo per le origini del nuovo presidente degli Stati Uniti. Secondo me questa non è satira, come non era simpatica la battuta di Berlusconi, soprattutto visto il contesto.

Attenzione, non sto dicendo che in America o in Gran Bretagna non ci sia del razzismo, ma solo che almeno i giornali seri e i personaggi politici cercano di non istigarlo. Essere razzisti, almeno qui alle porte di Londra, è una cosa talmente degradante e vergognosa, talmente tanto che se uno ha qualche pensiero vagamente razzista cerca di nasconderlo e reprimerlo. Un movimento popolare come la Lega Nord qui sarebbe impensabile, è difficilissimo spiegare agli inglesi come questa gente in Italia possa essere al governo e continuare a fare dichiarazioni scorrettissime senza che nessuno (o quasi) batta ciglio.

Friday, November 7, 2008

“Volevo I Pantaloni” (Good Girls Don’t Wear Trousers) by Lara Cardella


Year of publication: 1989
Genre: Novel for Young Adults
Setting and Time: Sicily, 1980s and diary entries going back to the 1960s
Themes: Chauvinism, sexual violence, Sicilian traditional society, sexuality

About the author : Lara Cardella was born in 1969 in Licata, Sicily. Her first, best-selling novel, Volevo I Pantaloni, was written when she was only 19. The book caused a scandal in the small Sicilian community where she lived because it fiercely criticized what she perceived as the backwardness and chauvinism of traditional Sicilian society. The controversy surrounding the book, as well as the young age of the author, contributed to make it a huge bestseller in Italy. She has written other novels, including a sequel to this book, but never really matched the success of her first book.

Plot: Annetta, 12, feels suffocated in her small Sicilian village. She believes that wearing trousers will give her freedom, but is told that "only two kinds of people in Sicily wear trousers: men and “puttane” (sluts). Annetta chooses the only option open to her and practices flirting secretly with a young man. She is quickly spotted while passionately kissing, dragged off by her father, and labeled a slut. Plans are made to send her to a neighbouring village to live with her aunt and uncle; this is a horribly brutal plan since her uncle is a known child molester.

Some thoughts: I had to read this book because it is part of the programme for the A-level in Italian. It’s a novel for young adults, but I’m not really sure it was a good choice for students of Italian as a foreign language. Cardella’s way of making the book more realistic is colloquial language (which means no subjunctive!) and a massive dose of Sicilian dialect à la Camilleri (with notes, thanks God).
From Publishers Weekly:

“What may be provocative on one side of the Atlantic, however, can seem merely overblown when exported, and this slender effort bears an unfortunate resemblance to a B-movie. Annetta chafes at the strictures imposed on girls in her small Sicilian town: "Here, women can be wives and mothers but they can never be people." Her own rebellion culminates in kissing a boy in a public place, which lands her in predictable trouble-her father beats her, her mother curses her and both ship her off in disgrace to her aunt and uncle's house."

I agree with the American reviewer: I didn’t recognize the story of Annetta as something that could happen in contemporary Italy and I kept on thinking that the novel was set in the past, let’s say the 1950s. It is also a little didactic and simplistic: I wouldn’t advise this only to learners of Italian who want to read something about traditional Italian (or Sicilian) society, because personally I think that the author exaggerated the chavinism of her village only to sell more copies and create a scandal. Nonetheless, Cardella wrote quite well for a 19-year-old girl. At least I must admit this.

Italieni - Obamaniac version

I don't know what's the reaction in America or in other countries, but you must know that our bufoon president, Silvio Berlusconi, said at the end of a conference with the Russian president, that "Obama is young, handsome and even SUNTANNED". O_O

Parole (it)aliene:

Silvio Berlusconi
: "Obama è giovane, bello e pure abbronzato".

Memole dice
: Si sa, al nostro giullare di corte piace raccontare le barzellette, peccato che il più delle volte sono pessime e inappropriate. Se noi possiamo essere ormai abituati alle "berlusconate", seppur sgradevoli come questa, all'estero non lo sono per niente. Per loro è inconcepibile che un politico di tale importanza faccia un commento del genere, che denota tra l'altro anche un certo disagio nell'ammettere che Obama è, in effetti, un nero.
Ma noi scherziamo sempre, infatti due nostri ministri (Bossi e Calderoli) chiamano i neri "bingo bongo", ma è per scherzare... E' una carineria, un complimento! E' bello ritornare all'Alabama degli anni '50, fa molto vintage!
Berlusconi dimostra, al solito, poca finezza nel nominare chi non è d'accordo con lui "imbecille e coglione" (il suo insulto preferito, visto i precedenti)
Un'altra uscita secondo me pesantemente razzista è quella del gruppo Forattini. Non posto nemmeno la vignetta, perché mi dà sinceramente fastidio, ma la potete trovare a questo link.

Carolina Lussana, Lega Nord
: "In Italia non abbiamo bisogno di Obama perché il cambiamento lo incarna già Bossi".

Memole dice
: Questa è la vera battuta del giorno!

Umberto Bossi
risponde alla domana "Quando ci sarà un presidente nero in Italia?":
"Mai. Finché c’è la Lega, il voto sarà concesso solo agli italiani, che non sceglieranno un nero".

Memole dice
: Della serie non ci sono italiani neri (tranne i bomber dell'Inter naturalmente).

Wednesday, November 5, 2008

Italieni - Memole Version

Ok, Obama ha vinto le elezioni! Invece di tessere le lodi del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America (innovativo, moderno, giovane, audace…) in questo giro di parole (it)aliene vorrei raccogliere qualche dichiarazione trash a riguardo, giusto per ribadire quanto noi siamo indietro:

Maurizio Gasparri: “Su Obama gravano molti interrogativi. Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta”.

Memole dice: Ma sono solo io ad avere un odio intrinseco per Gasparri o è una cosa comune? Ogni volta che gli chiedono un’opinione parla come se fosse imperativo seguire le sue idee, non lo sopporto. E con questa dichiarazione mi sembra un po’ quella vecchietta che è andata da McCain tutta preoccupata a dirgli che non si fidava di Obama perché… è un arabo!?

Sivio Berlusconi: “Consigli gliene posso dare perché sono più anziano, lo farò quando lo abbraccerò di persona”.

Memole dice: Spero tanto che quando ciò avverrà, Obama ascolti i consigli del pagliaccio di turno con aria imbarazzata. Quanto odio il paternalismo dello psiconano!

Carlo Saffioti, consigliere regionale per Forza Italia: “La vera notività di Obama è proprio il colore della pelle, ma sul nostro territorio non c’è la metà dei cittadini di colore, ese un domani si dovesse presentare un candidato nero i bergamaschi farebbero attenzione alle sue capacità, non al colore della pelle”.
Rocco Gargano, consigliere indipendente di Bergamo: “Mah, l'unica soluzione sarebbe avere un candidato lampadato, è l'unico modo per avere un politico di colore a Bergamo”.
Daniele Belotti, consigliere regionale leghista: "Vorrei ricordare che la Lega vanta un consigliere nero a Spirano, tra l'altro è stato tra i più votati”.

Memole dice: Saffioti: ah, allora l’America ha votato Obama perché fa figo essere neri? Gargano: triste ma vero. Misterioso Consigliere Nero di Spirano: vorrei davvero conoscerti e chiederti… ma che cazzo hai per la testa?

Grande Luca (from Brazil) quando ci fa notare un paio di cose riguardo Licio Gelli e Berlusconi! Il suo teorema non fa una piega: se Licio Gelli si dichiara fascista e Berlusconi sta portando avanti alla lettera il suo piano di rinascita (fascista) dell’Italia, e dato che l’apologia del fascismo è un reato, perché non si denuncia apertamente questo revisionismo storico e le tendenze autoritarie degli ultimi tempi (ricordiamo che l’apologia del fascismo è un reato)? Luca poi pone l’accento sul contrasto tra l’America che va avanti, con un presidente nero che invoca il cambiamento e il ritiro delle truppe dall’Iraq, e l’Italia che regredisce al fascismo con il programma di Gelli, con le classi separate e con i tagli alla ricerca.

E inoltre:
Marcello dell’Utri, senatore PdL, intervistato per KlausCondicio, contenitore di approfondimento politico in rete: “Il concetto di antifascismo, di per sè obsoleto, ritorna puntualmente in auge perchè mancano nuovi argomenti seri di discussione e si finisce con il rivangare sempre gli stessi. […] Negli ambienti della Rai ci sono ancora oggi dirigenti che sono stati messi dalla sinistra e che quindi rispondono a logiche di sinistra. È difficile cambiare la televisione se prima non si cambiano gli uomini. Le notizie, certo, bisogna darle, sennò si torna al fascismo, ma c'è modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli di adesso. Io guardo il Tg3, ad esempio, e vedo che ci sono degli anchorman che hanno già una faccia un pò gotica, un pò dark. Sicuramente, ce ne sono più in Rai che sugli altri network."

Memole dice: Manco ci fosse Marilyn Manson a presentare il telegiornale! E chi vogliono metterci, la Carfagna in bikini? O le veline a reti unificate? Berlusconi con il suo “sorriso plastichino”?

Italieni #20

Prima di tutto i nostri”. Lo ripete anche in dialetto il presidente della Provincia, nonché esponente della Lega Nord, Fiorello Provera, infuriato dopo che l’associazione “Avvocati per niente” Onlus gli ha inviato una diffida per discriminazione razziale in seguito alla segnalazione di un richiedente straniero. Oggetto del contendere è infatti il possesso della cittadinanza italiana (e della residenza a Sondrio da almeno 5 anni) come requisito richiesto per partecipare al «Bando di concorso per il conferimento di alloggi» agli studenti che intendono frequentare l’università a Milano. Tra le dichiarazioni di Provera: “Non mi pare che il requisito della cittadinanza italiana sia una discriminazione. Da sempre i bandi l’hanno richiesta. Non ci si deve vergognare di essere italiani come vorrebbe un certo buonismo becero.Il Giorno - Sondrio 05/11/2008

Memole dice
: Quando stavo nelle residenze universitarie, mi ricordo che in linea di massima gli studenti non-comunitari, o comunque quelli che venivano da più lontano, avevano l’alloggio assicurato, e delle volte ottenevano anche le camere più belle, che invidia! Ma è giusto così, loro non possono tornare a casa quando vogliono, delle volte rimangano in quegli alloggi anche d’estate, mentre molti italiani tornano a casa tutti i fine settimana. Secondo me ci dovrebbe essere almeno una percentuale d’alloggi disponibili per gli stranieri, così gli italiani non rimangono senza e un numero ragionevole di stranieri può frequentare serenamente l’università (senza pensare, “Oh, Maria Santa, non troverò mai una camera in affitto perché sono albanese!”). L’ultima dichiarazione proprio non la capisco: vergognarsi di essere italiani? Buonismo becero? Aiutatemi ad entrare nella mente di un leghista...

Sunday, November 2, 2008

The Guardian First Book Award - Shortlist

This is the shortlist for the Guardian's First Book Award:
  • A Case of Exploding Mangoes by Mohammad Hanif (Pakistan): also longlisted for the Booker Prize
  • A Fraction of the Whole by Steve Toltz (Australia): also shortlisted for the Booker Prize
  • God's Own Country by Ross Raisin (UK)
  • The Rest is Noise by Alex Ross (USA): non-fiction
  • Stalin's Children by Owen Matthews (UK): non-fiction

My bet is on one of the first two titles, even though I haven't read them yet (They are never available at the library, guess why?).