Monday, October 13, 2008

Italieni - memole version

Italieni #15:
“Dopo il permesso di soggiorno a punti arriva la tassa sull'immigrato. Ogni straniero dovrà infatti versare 200 euro per chiedere il rilascio e il rinnovo del permesso o avviare la pratica di cittadinanza. La tassa va ad aggiungersi ai 70 euro di costi fissi già sborsati dai lavoratori extracomunitari. Il nuovo balzello è contenuto in due emendamenti leghisti al disegno di legge sulla sicurezza e servirà a finanziare un "fondo per la prevenzione dei flussi migratori" istituito presso la Farnesina.
Non si ferma dunque l'offensiva del gruppo del Carroccio al Senato: prima il permesso a punti per punire gli immigrati che commettono infrazioni, poi la regolarizzazione delle ronde cittadine, quindi l'obbligo di referendum prima della costruzione di una moschea. Ora, il giro di vite sull'immigrazione si arricchisce di un nuovo tassello.
[…]
Ma quale sarà l'effetto della nuova tassa sulle tasche degli immigrati? "Già oggi per richiedere il primo rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno il lavoratore straniero spende 70 euro tra spese postali, pagamento del bollo e costo del permesso elettronico - spiega l'avvocato Marco Paggi dell'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione - Simile la spesa per ottenere la cittadinanza, tra pagamento del bollo e costo dei certificati in Italia e in madrepatria". Ora si vorrebbe aggiungere una tassa ad hoc di 200 euro. "Una tassa sui poveri, che rischia di minacciare pericolosamente il tenore di vita dei migranti”.
Un esempio? "Basta pensare a quei nuclei familiari - risponde Paggi - i cui componenti hanno contratti di lavoro a tempo determinato e che devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni sei mesi. In tal caso, la famiglia dovrebbe sborsare, tra tasse e costi fissi, 540 euro all'anno per ogni suo membro". La Repubblica 12/10/2008

Memole says: Ci risiamo, la Lega parla tanto di voler favorire l’immigrazione regolare a scapito di quella clandestina e poi propone cose come questa (o come la Bossi-Fini, tanto per nominare un’altra porcata padana) che invece incoraggiano la clandestinità. Chi glielo fa fare di pagare 200 euro ogni volta che devono rinnovare quel benedetto permesso di soggiorno? Poi non lamentatevi se qualcuno si mette a spacciare la marijuana per arrotondare e poter sostenere queste spese assurde.

Italieni #16:
Tenendo gli occhi ben aperti anche nella fumosa Londra, mi sono accorta di un particolare leggendo il quotidiano Metro, distribuito gratuitamente in metropolitana. C'era un articolo riguardante una ragazza che è stata violentata mesi fa e che a quanto pare ha tentato di suicidarsi per la vergogna. Si contestava il fatto che la ragazza non sembra affatto sconvolta, come affermano i suoi avvocati, ma al contrario pubblica su facebook foto in cui si diverte con gli amici e sembra molto spensierata. Al della notizia in sè, c'era anche la foto dell'aggressore, un nero. Da nessuna parte nell'articolo si leggeva dell'etnicità dell'aggressore o della sua provenienza. Se questo articolo fosse apparso in un quotidiano italiano, si sarebbe intitolato "Africano che ha stuprato ragazza italiana bla bla bla" oppure "Italiano di origine bla bla bla si difende bla bla bla". In Inghilterra invece, almeno sulla carta, il fatto che l'aggressore sia nero o bianco, inglese o africano, cristiano o musulmano non ha alcuna rilevanza. Con questo non dico che a Londra non ci sia razzismo, ma almeno i media non lo instigano come purtroppo avviene troppo spesso in Italia.

Gli inglesi, invece, hanno problemi simili a quelli italiani in un altro campo, quello di calcio. Esiste infatti un videogioco chiamato Little Hooliganz, dove fin dall'età di sette anni puoi imparare a pestare i tifosi avversari con mazze da baseball, piedi di porco e persino pistole. Che schifo, questi siti li dovrebbero chiudere! Leggi notizia qui.

Parole (it)aliene

Silvio a.k.a. L'Imperatore: “Invito i capogruppo e i presidenti di Camera e Senato a procedere perché si cambino i regolamenti e il sistema affinché l’approvazione delle leggi sia più rapida, così come accade nel resto d’Europa. […] L’aumento dei poteri del premier non comporta nessun rischio di regime autoritario o dittatoriale, come dice qualcuno.”

Memole dice: Perché mi viene in mente il leitmotiv di Guerre Stellari usato per l'entrata di Dart Fener?

Roberto Maroni, Ministro dell’Interno, Lega Nord, risponde alla seguente domanda: Sull’emergenza rom e immigrati è scattata nei suoi confronti l'accusa di razzismo. Cosa risponde? "Da vent'anni si accusa la Lega di essere razzista. All'inizio mi dava molto fastidio. Adesso lo vedo come uno stereotipo che non ha effetto nell'opinione pubblica che sa bene che non lo siamo". L’Espresso, 2/10/08

Memole dice: Serve che vi linko qualche dichiarazione di Borghezio, Gentilini, Bossi & co.? Maroni ha di nuovo la sindrome di Jessica Rabbit: "Non siamo razzisti, ci disegnano così"!
Nota positiva, mi stupiscono le dichiarazioni di Fini, ultimamente piuttosto ferrato sull'argomento: "C'è stata un po' di accondiscendenza nei confronti di datori di lavoro che, lo dico in modo papale papale, a volte sono degli autentici sfruttatori degli immigrati" e "il problema non sono quelli che lavorano in nero, ma coloro che impiegano in condizioni di sfruttamento, coloro che arrivano in Italia spinti dal bisogno". Io è da secoli che lo dico e nessuno mi caga...

PS: Ehi, Clauds mi ha premiato. Che bello! Ho ricevuto questo premio creato da ManuBlog. Significa che sto facendo informazione, da London Town per di più!
Beh, io lo giro a Uhuru na usalama (a.k.a. Ileana, Cedric & Lauryn), La Mente Persa e Solar Time.

Sunday, October 12, 2008

“Shakespeare in Venice” di Shaul Bassi e Alberto Toso Fei

Anno di pubblicazione: 2007
Pubblicato da: Elzeviro ( € 19,50)
Temi: Shakespeare, Venezia, leggende, storia, storia dell’arte

Read review of this book in English here.

Gli autori
: Shaul Bassi insegna letteratura inglese e postcoloniale all’università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi di ricerca si dividono tra Shakespeare (con una particolare passione per Otello) e la letteratura contemporanea (con una particolare passione per Rushdie). Alberto Toso Fei, viaggiatore e giornalista, discende da una delle antiche famiglie di vetrai di Murano. Ha dato vita ad una ‘trilogia del mistero’ (vedi libri consigliati alla fine del post).

Di cosa si tratta: Il Mercante di Venezia e Otello furono ispirati da un reale viaggio a Venezia o Shakespeare immaginò la città a distanza per scrivere i suoi due capolavori veneziani? Anche se gli studiosi ritengono che egli non abbia mai messo piede in Italia, nel passeggiare per Venezia è forte la tentazione di credere il contrario: sono così tanti i luoghi, i monumenti maestosi e gli angoli nascosti che ci sembrano sussurrare “Shakespeare è stato qui”. Perché i campi e le calli di Venezia raccontano molte storie e Shakespeare non sapeva resistere alle storie.

Pensieri: Sia che tu ami Venezia sia che tu ami il bardo, troverai questo libro a dir poco sfizioso. Io, che li amo tutti e due, l’ho trovato magico. Shaul Bassi è stato il mio professore di letteratura inglese postcoloniale all’università e lo stimo molto. Tra i suoi (tanti) interessi c’è appunto Otello, personaggio shakesperiano che mi ha sempre affascinato più di ogni altro, e la cultura ebraica. Siccome tra i miei vicini di casa veneziani posso vantare il presidente della comunità ebraica italiana, il signor Amos Luzzatto, ho cominciato ad interessarmi pure di questa comunità dimenticata, eppure così tipicamente veneziana. Fare una passeggiata per il ghetto di sabato è magico, è come se Shylock prendesse vita. Delle volte, camminando da quelle parti, si scorge la statua di un moro dietro la vetrina di un antiquario e le connessioni shakespeariane sorgono spontanee.
Tramite questo libro ho scoperto tutta una serie di piccole curiosità e leggende veneziane, che vanno ben oltre il ‘Ponte delle Tette’ o quello ‘dei Pugni’. Mi spiego anche i motivi per cui Venezia è una specie di isola felice in un Veneto popolato da xenofobi: arabi, turchi, africani, ebrei ashkenaziti e sefarditi… chi più ne ha più ne metta, insomma. Venezia era (ed è) un vero crogiolo di genti. Il libro è corredato da bellissime foto in bianco e nero e da citazioni delle opere del bardo che in qualche modo riguardano la città lagunare. Per conoscere la geografia di Otello e Desdemona, ma non solo.

Altre guide alternative di Venezia:
  • Venezia è un Pesce – Tiziano Scarpa
  • Veneziaenigma. Tredici Secoli di Cronache, Misteri, Curiosità e Straordinarie Vicende Tra Storia e Mito – Alberto Toso Fei
  • Leggende Veneziane e Storie di Fantasmi – Alberto Toso Fei
  • Misteri della laguna e racconti di Streghe – Alberto Toso Fei

Thursday, October 9, 2008

JMG Le Clézio wins Nobel Prize in Literature

The Swedish Academy announced that French novelist Jean-Marie Gustave Le Clézio has won the Nobel prize for literature.

Vive la France!

I must admit that I scratched my head and said ‘Huh?’. I expected Amoz Oz, Philip Roth or maybe Vargas Llosa to win the prize. In the UK most of his works are out of print and in Italy he is published by small editors. “Only 12 of his 40 novels have been translated into English”, The New York Times writes. Can you see something into that? I guess so, if you have read Mr. Engdahl's opinions on American literature. Nonetheless, Le Clézio has been living in New Mexico, USA, in near seclusion, for nearly twenty years. I can see a contradiction there: why despise American literature for its isolation and then award someone who’s been living there for such a long time? The mystery will remain buried in Sweden, I guess…

Le Clézio is European (even if he boasts a strong connection with Mauritius) and comes from a nation that has a very old tradition of literature. This confirms that the Academy considers European literature somehow superior to other literatures. All the judges of the Nobel Prize are Swedish and they held their chair for life: they are intellectuals, but known only in their country. If all the judges were Chinese, we would have more Asian Nobel Prizes, don’t you think? [I'm not saying that Le Clézio doesn't deserve the prize, because I haven't read any of his novels, I'm only reflecting on the decision of the jury.]

Anyway, the motivation given for this award is: “author of new departures, poetic adventure and sensual ecstasy, explorer of a humanity beyond and below the reigning civilisation".

J.M.G. Le Clézio was born in Nice in 1940. His family originates from Brittany (north-western France) but has strong links with Mauritius, where his ancestors had migrated in the 18th century. His family had experienced English colonization in Mauritius, and this is why he grew up bilingual (and even had considered becoming a writer in English before deciding it was too "colonial" a language). When he was 8, he moved to Nigeria with his father who was a doctor in the British army. He studied in England and France and traveled extensively throughout his life: Thailand, Mexico, Panama, USA and South Korea.
He published his first novel Le Proces-Verbal (The Interrogation) in 1963, when he was only 23. Le Clézio became popular in France in the 1970s and 80s with novels set across the world. His big breakthrough came in 1980 with Désert, an award-winning novel of French colonialism seen through the eyes of a Tuareg woman in the Sahara. The book contrasts the ugliness and ignorance of Europe, as experienced by immigrants, with the simple nobility of a lost Tuareg civilisation in the Sahara, destroyed by French colonialism. Major books include Vers les Icebergs, the first ever translation into an occidental language of the Indian mythology book The Prophecies of the Chilam Balam; Onitsha, in which a small child moves to Africa in search of his father, a doctor; Étoile Errante, about Jewish emigration to the Promised Land; Pawana, Diego et Frida, a fictional tale of Diego Rivera and Frida Kahlo and La Quarantine, a narration of the past adventures of his maternal grandfather.
Le Clézio is regarded by many people as the greatest living French writer. He has established a worldwide reputation as a student of almost every culture on the planet and a passionate advocate for the superior wisdom of "non-rational", non-Western ways of understanding human existence.
“There are few modern writers more cosmopolitan than Le Clézio. He was born in France. His father was a Mauritian-born British doctor. He spent part of his childhood with his father in Africa and several years in the 1970s living with an Indian tribe in Panama. He now lives and teaches for most of the year in Albuquerque, New Mexico. He once said: "The French language is my only country, the only place that I call home”. (The Independent)

So, you could say that the Nobel Prize wasn’t awarded to a Frenchman but to a citizen of the world!

Every year there is a debate on the subject of the Nobel Prizes: The Guardian called the controversy “the storm in an imperialist teacup” and Italian critic Pietro Citati says that Le Clézio is just "an average writer".

A couple of blogger friends suggested that I should read his autobiographical novel L'Africain as a possible Nobel-Prize-related read. I hope I can find a French bookshop somewhere in London, because the bloody English don't translate enough, also because they dislike the Frenchies! =D

Is the Nobel commiteed biased against America? See controversies for the other fields and read this article.

What do you think about the Nobel Prize in Peace awarded to former Finnish former president Martti Ahtisaari? Personally, I think that the Academy chickened out over the nominations of Hu Jia and Ingrid Betancourt, but I'm not an expert on the subject.

Wednesday, October 8, 2008

Con la birra sotto il burqa / With beer under the burqa

My dear English speakers, I have here an article from an Italian newspaper. It's about two novels: Chicago by 'Ala Al-Aswani, of which I posted a crazy Anglo-Italian review, and Blue-eyed Devil by Michael Muhammad Knight, a "road odyssey through Islamic America", as the subtitle says. If you're interested in the Nation of Islam or in "Islamapunk" just google his name.


“Con la birra sotto il burqa” di Farian Sabahi
Islam Laico. Musulmani d’America tra mali di Egitto e comunità punk

Chicago
di ‘Ala Al-Aswani e Il Diavolo dagli Occhi Blu di Michael Muhammad Knight sono due romanzi ambientati negli Stati Uniti e scritti da musulmani. Per il resto sono completamente diversi.
Dopo lo scalpore suscitato dal best-seller Palazzo Yacoubian (Feltrinelli) il cinquantunenne dentista del Cairo ‘Ala Al-Aswani rispolvera i ricordi di gioventù a Chicago, la città dove si è specializzato. Pubblicato a puntate su un giornale di opposizione, il suo romanzo è una grande narrazione corale nello stile del Nobel Naguib Mahfouz e ha un chiaro intento politico e ben riesce a raffigurare i mali che affliggono l’Egitto, impedendogli di diventare un paese democratico.
Molti gli ingredienti, mescolati con sapienza: la violenza dei servizi segreti che perseguitano gli espatriati, il sesso fuori dal matrimonio, la droga e l’alcol che, seppur vietato dall’Islam, è consumato in gran quantità nel tentativo di imitare gli americani e annegare la malinconia. Ma anche il razzismo degli americani verso i neri e gli arabi. E pure quello degli ebrei nei confronti degli egiziani. Sullo sfondo si staglia il conflitto arabo-israeliano di cui discutono i protagonisti, ovvero studenti e docenti egiziani, musulmani e copti, arrivati in America per realizzare i loro sogni e le loro ambizioni. E travolti dalla nostalgia per la patria mai dimenticata. Nella trama sono tessute anche le fragili esistenze delle seconde generazioni di cui Sarah, figlia di un egiziano e un’americana, simboleggia il fallimento.
Il romanzo di Michael Muhammad Knight è il racconto di un americano trentenne che a quindici anni legge l’autobiografia di Malcolm X e si converte all’Islam in una moschea di New York. Due anni dopo la mamma irlandese gli paga il viaggio e gli studi in una madrasa in Pakistan, dopodiché decide di tornare negli Stati Uniti. Si iscrive al college e, anziché vivere nel dormitorio con altri studenti, affitta un appartamento con altri musulmani… punk.
Reduce da quell’esperienza fatta di droga, birra e sesso sotto il burqa, Michael Muhammad Knight aveva già scritto Islampunk, un romanzo irriverente e blasfemo venduto dapprima in formato ciclostile, tradotto la scorsa estate sempre da Newton Compton. Il passo successivo è stato l’abbandono dell’Islam wahabita per lo sciismo e due mesi in giro per gli States con gli autobus di linea. Una sorta di pellegrinaggio nelle città dell’Islam americano, in cui l’autore presenta il suo libro.
Il risultato è ora un racconto originale in cui i brani dei rapper sono citati almento tanto quanto i mullah e le ragazze hijabi (velate) con cui il protagonista ha rapporti ravvicinati ma non completi. E dove fa capolino un Islam progressista, quello in cui le donne pregano di fianco agli uomini (e non dietro) e guidano la preghiera. Un Islam non maschilista. Un Islam sciita in cui l’Imam Hossein e il suo martirio a Kerbela hanno, per l’autore, una curiosa somiglianza con Gesù Cristo.
La Stampa, 23/08/08

Riporto questo articolo di Farian Sabahi, giornalista e storica italo-iraniana. Si parla di due romanzi: Chicago di Al-Aswani, appunto, e Diavolo dagli Occhi Blu di Michael Muhammad Knight. Premetto che nei quotidiani italiani si trovano raramente recensioni ben scritte di romanzi interessanti in uscita. Nonostante La Stampa dedichi ogni sabato un inserto piuttosto corposo ai miei amati libri, le recensioni sono spesso alquanto striminzite. I giornalisti, ossessionati da un limite di parole prestabilito, tagliano e cuciono come possono. La seconda parte di questo articolo, a mio avviso, è stata penalizzata da questi limiti. Diavolo dagli Occhi Blu è un romanzo largamente autobiografico scritto in inglese da un autore americano convertito all’Islam. Si tratta di un viaggio nell’America islamica, quella di Malcolm X e Elijah Muhammad per capirci. Niente a che vedere con Chicago, scritto in arabo da un egiziano e concernente in sostanza l’Egitto. La giornalista pecca anche d’ingenuità: il lettore medio non ha la minima idea di che cosa sia l’Islam wahabita o il martirio a Kerbela (segui i link se, come me, sei curioso e/o ti senti ignorante come una capra in materia).

Monday, October 6, 2008

Nobel Prize in Literature, any guesses?

It's a busy time for the literary world: the Booker Prize winner and the new Nobel Prize in Literature will be announced in a few days.

The buzz this year says: Haruki Murakami, Nuruddin Farah, Amoz Oz and Claudio Magris. It seems unlikely that an American author will be awarded the prize. As a matter of fact, Horace Engdahl, the permanent secretary of the Nobel Prize jury, said that "the US is too isolated, too insular. They don't translate enough and don't really participate in the big dialogue of literature. That ignorance is restraining". Read articles here and here. So there is no hope for Philip Roth, John Updike or Joyce Carol Oates?

In my humble opinion, I think that every country should have the right to be awarded this prize. America should have the same possibilities as Japan, Somalia, Israel or Italy. It is true, nonetheless, that certain authors don't need a boost of popularity. Is an author like Farah, who comes from a third world country that has been ravaged by civil war for decades, more eligible than let's say Philip Roth? Are we talking simply of literature or also of geopolitics and balance between different parts of the world? What is the significance of the Nobel Prize in Literature? Honestly, I don't think that American literature is isolated and insular: there are good and bad writers in every country of the world. And Americans shouldn't be angry if they haven't received the prize in 15 years. Do you know how many countries never received one?

Do you have any guesses? My bet is on Amoz Oz, just like that... without any particular reason.

Saturday, October 4, 2008

"Chicago" by 'Ala Al-Aswani



Year of publication: 2007
Genre: novel
Setting and Time: Chicago and Egypt, present time
Themes: religion, immigration, international politics, multiculturalism, mixed marriages, civil rights
Warning: Mixing English and Italian is dangerous!

About the author: ‘Ala Al-Aswani was born in Egypt in 1957 and he is a member of a political movement called Kefaya (The Egyptian Movement for Change, which opposes president Mubarak and his policies). He trained as a dentist in Egypt and Chicago. His first novel, translated from Arabic as The Yacoubian Building (2002) was widely read in Egypt and the Middle East. It is an ironic depiction of modern Egyptian society at about the time of the first Gulf War (1990). His second novel, Chicago (2007) is set in the city in which the author has studied and is again a portrait of Egyptian society.

Plot
: In una Chicago mitica e solforosa troviamo una piccola comunità di egiziani in esilio, forgiata sul modello del dipartimento dell’Università di Chicago che l’autore ha conosciuto bene negli anni della formazione americana. In questo mondo claustrofobico e formicolante di vite, ‘Ala al-Aswani intreccia storie di esistenze che si cercano e si perdono. Sono esistenze strappate alla loro terra d’origine che vivono in un universo strano e straniero: la tentazione di conformarsi all’American way of life non è abbastanza. L’Egitto è lì, nel cuore di un’America traumatizzata dagli attentati terroristici dell’11 settembre. Quando viene annunciata la visita ufficiale del presidente egiziano a Chicago, si mette in moto il sistema di sicurezza dell’ambasciata, orchestrato dal temibile Safuat Shaker, che controlla e sorveglia tutti gli egiziani residenti in America.

Some thoughts: Ehm, I thought that this book hadn’t been translated into English, but I was wrong. Actually I saw an autographed copy on the bookshelves of a book shop in Piccadilly. I had started the review in Italian, so I’ll do a (dangerous) mix.
Mi è piaciuto parecchio questo libro: è un ritratto della società egiziana attraverso la comunità egiziana di una facoltà universitaria americana. C’è tutta una carrellata di personaggi contraddittori: dalla ragazza di campagna molto religiosa che finisce per rimanere incinta al di fuori del matrimonio, fino allo studente politicamente impegnato che però va a studiare nel paese che tanto odia, l’America. Sono contraddizioni che possono nascere quando cambia vita radicalmente, quando si lascia il proprio paese, islamico, povero e privo di libertà individuali, per andare in un paese che, teoricamente, dovrebbe essere laico, ricco e libero. Ma non tutte le cose vanno come ci si aspetta e quindi anche l’America si rivela un posto dove alcune libertà possono venire negate e dove c’è un’aura di odio latente per tutto ciò che viene percepito come diverso.
L’autore s’interessa in particolare della situazione politica egiziana: alcuni personaggi sono attivisti politici e la matrice autobiografica è abbastanza palese.
William Skidelsky of The Guardian reflects on the questions that may rise while you are reading this novel. For example, to what extent is the immigrant obliged to remain loyal to his or her old country? In a country like the US, where the immigrants were used to leave their previous lives behind, Muslims feel different, because their religion would ask them a lot more commitment. I didn’t like Al-Aswani’s pessimism: the book suggests that there is no real possibility of successfully transcending the cultural divide. Skidelsky is also very critic of the author’s depiction of America (read the article here), but I can’t tell, seen that I’ve never been there. In particular he thinks that Al-Aswani looses credibility with the story of professor Graham and Carol, a mixed couple that has to face the prejudice of people and employers. Angela Schader, of Neuer Zurcher Zeitung asks herself how could a work so ‘contemptuous of morality and patriotism’ escape Egyptian censorship authorities, considering that the book also exposes the discrimination against the Copts and an analysis of the advantages of the vibrator. Read her article here. I will soon post an article appeared on La Stampa on the matter of 'rebel Islam'.

Wednesday, October 1, 2008

Italieni - Memole version

Italieni #13:

Il solito episodio di intolleranza, questa volta a Parma (dove tra l'altro è stata scattata la famosa foto della prostituta nigeriana sporca e sbattuta a terra in una cella, guarda caso). Non ho neanche più voglia di riportare i dettagli della vicenda, vi basterà sapere che Emmanuel, uno studente ghanese di 22 anni con regolare permesso di soggiorno, è stato vistosamente picchiato da alcuni agenti di polizia perché accusato, ingiustamente, di essere uno spacciatore. Ovviamente il tutto con contorno di insulti razzisti gratuiti. Qui il link.

Memole dice: Nella scuola inglese dove sto insegnando italiano, uno degli argomenti sarà l'immigrazione in Italia (oltre ad altre cose molto imbarazzanti come la politica italiana, Berlusconi e la mafia). Che cosa mi invento? Dico che è tutto rose e fiori?

Italieni #14:
Vi passo una notizia straight from the UK e poi commento. Mentre passavo di fronte ad un'edicola di Londra mi è balzato all'occhio questo titolo sulla prima pagina del Guardian: "Multicultural ideal terrible for UK - Tories", cioè "I conservatori dicono che l'ideale multiculturale è terribile per il Regno Unito". Tale Dominic Grieve, conservatore, sostiene che: "Abbiamo fatto qualcosa di terribile a noi stessi in Gran Bretagna. Mentre cercavamo di preparare gli altri per una nuova società multiculturale abbiamo incoraggiato la gente, in particolare quelli che vengono chiamati 'residenti a lungo termine', a dire: 'Beh, il vostro bagaglio culturale non è poi così importante'. In questo vuoto, il BNP (Partito d'estrema destra inglese, fortemente razzista, N.d.T.) e il Hizb ut-Tahrir (un partito internazioanle panislamista, N.d.T.) prendono piede. Sono due fenomeni molto simili di gente che sta sperimentando una sorta di disperazione culturale riguardo a sè stessi e la loro identità. Ed è molto facile adottare varianti provocatorie ed aggressive come unico modo di rassicurare se stessi di poter sopravvivere ed avere un'identità".

Leggi l'articolo qui.

Memole dice: In Inghilterra vedo moschee con il minareto accanto a chiese anglicane e cattoliche. In Italia il comune compra gli edifici che dovrebbero essere adibiti a moschee, di modo che queste non prolifichino. Gli inglesi mangiano di tutto, dal chapati agli involtini primavera, dalle tagliatelle al goulash (gli italiani no, solo le tagliatelle). Gli inglesi entrano nei negozietti degli indiani a comprar roba (gran parte degli italiani non ci metterebbero mai piede). In Gran Bretagna è normalissimo che ci siano cittadini neri, verdi o gialli. In Italia purtroppo non tanto (vedi caso Balotelli o Abdul, ma anche parole di Gentilini & co). Se questo non è multiculturalismo non so come chiamarlo. L'importanza dei partiti di estrema destra nel panorama politico inglese è praticamente nulla, non come in Italia. Non so niente di questo partito pan-islamista e l'unica cosa che posso citare sono un paio di libri di narrativa dove le seconde generazioni diventano estremiste per mancanza di identità (Brick Lane di Monica Ali e White Teeth di Zadie Smith).
Se questo signore pensa che ci sia estremismo in Gran Bretagna dovrebbe farsi un giro dalle nostre parti, dove la nipote di Mussolini è in politica e il sindaco di Roma è un neofascista. Dove si riabilita Italo Balbo, non si fa niente per vietare il nazi-fascismo negli stadi e, anzi, si afferma che questo non sia stato il male assoluto.

Sul fascismo tra i calciatori rimando a questo post , per me un po' scioccante, di un blogger friend, Fabrizio.