Genere: romanzo
Paese: Nigeria
In italiano: Il Crollo di Chinua Achebe, edito da E/O nella collana I Leoni (2002), € 14
Sull’autore: Chinua Achebe è nato nel 1930 in Nigeria, da genitori protestanti. Ha studiato sia in Nigeria che a Londra, diventando poi professore emerito alla University of Nigeria. Ha scritto più di 20 libri, tradotti in oltre 50 lingue. Things Fall Apart (1958) è il suo libro più famoso ed ha avuto una grossa influenza nello sviluppo della letteratura post-coloniale non solo della Nigeria, ma di tutto il continente africano. Achebe ha vinto, tra gli altri premi, il Commonwealth Poetry Prize per il suo libro di poesie Beware, Soul Brothers and Other Poems (1971). Ho parlato di Chinua Achebe anche in occasione della recensione di Heart of Darkness di Conrad (qui), perché l'autore nigeriano ha scritto un bellissimo saggio sul perché secondo lui Cuore di Tenebra è un romanzo razzista (concordo, anche se Conrad era un uomo del suo tempo, come Kipling d'altronde).
Trama: Okonkwo è un grande guerriero: la sua fama si è estesa in tutta l’Africa Occidentale ed è uno degli uomini più potenti del suo clan. Purtroppo ha anche un brutto carattere: determinato a non essere come suo padre, si rifiuta di mostrare segni di debolezza – anche se l’unico modo in cui può mostrare i propri pensieri è con la forza. Quando degli stranieri, dei bianchi, minacciano le tradizioni del suo clan, Okonkwo usa di nuovo la forza. L’orgoglio pericoloso di Okonkwo lo porterà alla rovina.
Alcuni pensieri: Sulla copertina della mia versione di Things Fall Apart c’è scritto “The writer in whose company the prison walls fall apart” – Nelson Mandela. Fa un po’ impressione sapere che Nelson Mandela leggeva questo romanzo nella cella durante la sua prigionia e mi fa capire quanto questo libro sia importante per la storia della letteratura africana. Nel mio percorso di lettura personale questo libro fa parte dei capisaldi di letteratura africana che voglio leggere (ho anche appena finito Une si longue lettre di Mariana Bâ e a breve intendo comprarmi Nervous Conditions di Tsitsi Dangarembga).
Il libro in definitiva mi è piaciuto parecchio: è affascinante leggere delle tradizioni nigeriane prima dell’avvento del cristianesimo. Ho sentito in questa intervista per BBC World Service che lo scrittore ha fatto delle ricerche per descrivere questo tipo di società che ovviamente lui non conosceva per esperienza diretta. Una delle forze del libro, a mio parere, è l’assenza di un punto di vista monolitico riguardo all’arrivo degli europei e del cristianesimo in Nigeria: alcuni pregiudizi, per esempio, l’abbandono dei gemelli nella foresta perché ritenuti spiriti maligni, vengono ovviamente ripudiati da coloro che abbracciano il cristianesimo, mentre altre tradizioni e rituali che avrebbero potuto portare ad un sincretismo religioso particolarmente interessante vengono spazzati via senza pensarci due volte. Chinua Achebe non giudica il cristianesimo o l’animismo come religioni, ma piuttosto descrive l’invadenza di una cultura e di una religione altra in un villaggio che forse non è pronto.
Okonkwo, a mio parere, si avvicina molto all'Eugene di Purple Hibiscus (un romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie, una giovane scrittrice nigeriana, vedi qui la recensione). Infatti mi sembra di ricordare (credo sempre da una di queste interviste per la BBC) che lei si sia ispirata a lui e abbia cercato di riprodurre l’atmosfera del libro. Certamente Chinua Achebe è una grossa influenza per tutti gli scrittori nigeriani, essendo tra i più importanti scrittori del paese insieme a Wole Soyinka, Ben Okri e Christopher Okigbo. Okonkwo ha le stesse debolezze di Eugene: se da una parte è un uomo che è riuscito a diventare ricco lavorando sodo e partendo da zero ed ha ottenuto il rispetto di tutto il clan per questo, dall’altra non è capace di condurre una vita familiare serena. Okonkwo è infatti dispotico e violento in casa, sia con le mogli che con i figli, in modo molto simile a quello del padre di Jaja e Kambili.
E’ ovvio che la letteratura africana degli anni ’50 (il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1958) era ancora un po’ acerba. La narrazione infatti è delle volte - come dire - un po’ piatta, ma in definitiva è un bene che sia diversa da quella di un comune romanzo inglese o americano dello stesso periodo o precedente.
hahaha i don't read italian. but i believe it is good as always
ReplyDeleteAhah, I forgot that I used to write reviews in Italian during that period.
ReplyDeleteHowever, I'll try to translate very briefly:
First of all, I was enthralled on reading the statement on the cover, something that Mandela said. In fact, he used to read Achebe when he was in prison and he said that he is "the writer in whose company the prison walls fall apart".
I was reading this book as part of a project of reading the masterpieces of African literature. I had just finished "Une si longue lettre" and was hoping to read Dangarembga's "Nervous Conditions" (which I haven't done yet, because I can't find it in bookstores).
I liked this novel very much, becuase it's interesting to learn about traditions in West Africa before Christianity came. One of the strenghts of the book is the fact that there is not a "monolithic" point of view on the arrival of Christian missionaries in West Africa. Achebe doesn't judge Christianity and animism but describes the invasion of a different culture and religion in a village that maybe was not ready for such a sudden change. Many of the superstitions and traditions of the villagers are swept away without a second thought and there is no trace of a religious syncretism that could have been an interesting development for the villagers.
Okonkwo, the main character, is somehow similar to Eugene in Adichie's "Purple Hibiscus", and in fact I think I've heard that Adichie was inspired by this book and by this particular character. Okonkwo has the same flaws that Eugene has: on one hand he became a rich man because he worked hard and built his fortunes from nothing, therefore he is respected by everyone in his village. On the other hand, he is not able to lead a happy life at home with his family: he is violent and dispotic in a way that is very similar to Eugene's in "Purple Hibiscus".
Sometimes the narrative style was a bit boring, but I think it's because African literature in the 1950s was still a bit "green". However, at the time it msut have been something quite new to write about tribal Nigeria in a way that westerners could understand without too many problems.
On this I would like to add that I found the book easy to read and understand whereas some others African authors that write about tribal people are difficult to me. For example, I read some short stories by Ben Okri and I found many of them uncomprehensible. They often speak about witchcraft (juju) and spirits in a way that stops me from understanding what's the morale of the story. "Things fall apart", however, was something different: it was accesible even for somebody who has only a basic knowledge of West African tribal tradtions.
Thanks for the translation. I love it. It is fascinating the way you compared Okonkwo to Eugene. It came to mind but I never put the linkage down. Adichie is the protege of Achebe and it is no wonder that you could make such a link. Besides, in the last story in The Thing Around Your Neck the link is so vivid that one cannot but to comment on it. These two books also show that religious fanaticism is not within the confines of anyone person or within the precinct of one religion but a fact of life that pervades all people and religions. Thanks very much.
ReplyDelete