Anno di prima pubblicazione: 1967
Genere: romanzo
Paese: Egitto
In English: Miramar by Naguib Mahfouz (alternative spelling) [By the way, Mahfouz's Cairo Trilogy was given as one of Africa's 100 best books of the 20th century, in a list compiled at the Zimbabwe International Book Fair]
Nagib Mahfuz, Premio Nobel per la Letteratura 1988, è non solo uno dei più grandi scrittori di lingua araba, ma anche uno dei più grandi scrttori africani. Eppure, almeno in Italia, è poco conosciuto, lo leggono in pochi, anzi in pochissimi.
Questo Miramar è ambientato negli anni ’60 ad Alessandria d’Egitto: il romanzo inizia dal punto di vista di ‘Amer Wagdi, un giornalista in pensione, che arriva alla pensione Miramar, gestita da una sua vecchia conoscenza, Mariana. La pensione un tempo era un luogo elegante dove si riunivano le persone di gran classe. Anche Mariana era bellissima e maestosa. La situazione della pensione e della proprietaria rispecchia naturalmente quella dell’antichissima e un tempo bellissima città di Alessandria, che da sempre è ispirazione per i poeti.
Un giorno alla pensione arriva una ragazza, Zahra, a chiedere a Mariana rifugio e un lavoro. E’ la figlia di un vecchio cliente ed è bellissima, nonostante sia una contadina senza istruzione. Nasce subito un’amicizia affettuosa tra ‘Amer Wagdi e Zahra, che è scappata dal suo villaggio dopo che il nonno ha cercato di obbligarla a sposare un uomo molto più anziano di lei. In città Zahra riceve numerose proposte di matrimonio, dai giovani che soggiornano alla pensione e persino dal giornalaio. Il resto del romanzo è narrato dal punto di vista dai tre “pretendenti” di Zahra, Hosni ‘Allam, Mansur Bahi e Sarhan al-Buheiri. Tutti e tre si innamorano della ragazza, con sfumature diverse. Si percepisce il maschilismo della società egiziana, ma anche l’indipendenza e la caparbietà delle sue donne.
La storia che mi ha colpito di più è quella di Sarhan al-Buheiri, che ha una relazione con una ragazza, Safiyya, una “poco di buono”, ma non vuole sposare né lei né nessun altra. Si innamora all’istante di Zahra e dice di amarla veramente, ma non la considera adatta al matrimonio, perché non ha un’istruzione né un lavoro che gli permetta una minima ascesa sociale. Si fa molti scrupoli sulla faccenda e arriva al punto di volerla sposare con il matrimonio islamico originale, senza testimoni. Sarhan sostiene che l’amore è una cosa e il matrimonio un’altra, ed infatti finisce per sposare ‘Aliyya, la maestra che Zahra aveva chiamato per farsi dare un minimo di istruzione, con la vana speranza di essere accettata da Sarhan.
Miramar narra la stessa storia quattro volte, da quattro punti di vista differenti. Ma la cosa più affascinante è che tutta la storia è una metafora: Zahra rappresenta l’Egitto moderno, onesto e laborioso ma senza istruzione. Zahra – e l’Egitto – vengono influenzati da diverse forze: gli europei, i nazionalisti, la ricca alta borghesia e i Fratelli Musulmani, ma alla fine dimostra la sua indipendenza e caparbietà. Miramar è anche un romanzo giallo, sebbene alquanto inusuale, perché c’è un mistero che non verrà risolto fino più o meno alla fine del libro.
Sull’autore: Nagib Mahfuz (1911 – 2006), nato in una famiglia piccolo-borghese al Cairo, si è laureato in filosofia all’Università del Cairo e scrisse più di cinquanta romanzi, molti dei quali sono stati adattati per il cinema. I suoi primi romanzi possono essere definiti storici, ma poi i suoi interessi divennero piuttosto sociologici, con una serie di romanzi intitolati come vie e palazzi del Cairo e perciò denominati "trilogia del Cairo": Tra i Due Palazzi, Il Palazzo del Desiderio, La Via dello Zucchero. Disilluso dal regime di Nasser, smise di scrivere per qualche anno e poi riprese con Chiacchiere sul Nilo (1966), critico verso la decadenza della società egiziana e proibito da Sadat. Il Rione dei Ragazzi (1959), uno dei suoi libri più famosi, fu proibito per presunta blasfemia nell’allegorico ritratto di Dio e delle religioni monoteistiche. Come molti altri intellettuali arabi, è stato nella lista nera dei fondamentalisti (fu, tra l’altro, sospettato di ateismo, motivo per il quale fu trasferito dal Ministero della Religione a quello della Cultura). Mahfuz, che credeva fermamente nella libertà d’opinione, difese Salman Rushdie contro il quale l’ayatollah Khomeini aveva dichiarato una fatwa, seppur non condividendo le posizioni sull’Islam dello scrittore anglo-indiano. La cosa fece riaffiorare delle vecchie polemiche riguardo al suo romanzo Il Rione dei Ragazzi e Mahfuz fu messo sotto scorta, come Rushdie. Questo non bastò e Mahfuz venne comunque aggredito e pugnalato, provocandogli una lesione permanente alla mano destra. Incapace di scrivere per più di qualche minuto al giorno, Mahfuz scrisse sempre di meno, fino alla morte avvenuta nel 2006. Mahfuz rimane uno dei grandi scrittori in lingua araba e il primo fra questi ad aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Genere: romanzo
Paese: Egitto
In English: Miramar by Naguib Mahfouz (alternative spelling) [By the way, Mahfouz's Cairo Trilogy was given as one of Africa's 100 best books of the 20th century, in a list compiled at the Zimbabwe International Book Fair]
Nagib Mahfuz, Premio Nobel per la Letteratura 1988, è non solo uno dei più grandi scrittori di lingua araba, ma anche uno dei più grandi scrttori africani. Eppure, almeno in Italia, è poco conosciuto, lo leggono in pochi, anzi in pochissimi.
Questo Miramar è ambientato negli anni ’60 ad Alessandria d’Egitto: il romanzo inizia dal punto di vista di ‘Amer Wagdi, un giornalista in pensione, che arriva alla pensione Miramar, gestita da una sua vecchia conoscenza, Mariana. La pensione un tempo era un luogo elegante dove si riunivano le persone di gran classe. Anche Mariana era bellissima e maestosa. La situazione della pensione e della proprietaria rispecchia naturalmente quella dell’antichissima e un tempo bellissima città di Alessandria, che da sempre è ispirazione per i poeti.
Un giorno alla pensione arriva una ragazza, Zahra, a chiedere a Mariana rifugio e un lavoro. E’ la figlia di un vecchio cliente ed è bellissima, nonostante sia una contadina senza istruzione. Nasce subito un’amicizia affettuosa tra ‘Amer Wagdi e Zahra, che è scappata dal suo villaggio dopo che il nonno ha cercato di obbligarla a sposare un uomo molto più anziano di lei. In città Zahra riceve numerose proposte di matrimonio, dai giovani che soggiornano alla pensione e persino dal giornalaio. Il resto del romanzo è narrato dal punto di vista dai tre “pretendenti” di Zahra, Hosni ‘Allam, Mansur Bahi e Sarhan al-Buheiri. Tutti e tre si innamorano della ragazza, con sfumature diverse. Si percepisce il maschilismo della società egiziana, ma anche l’indipendenza e la caparbietà delle sue donne.
La storia che mi ha colpito di più è quella di Sarhan al-Buheiri, che ha una relazione con una ragazza, Safiyya, una “poco di buono”, ma non vuole sposare né lei né nessun altra. Si innamora all’istante di Zahra e dice di amarla veramente, ma non la considera adatta al matrimonio, perché non ha un’istruzione né un lavoro che gli permetta una minima ascesa sociale. Si fa molti scrupoli sulla faccenda e arriva al punto di volerla sposare con il matrimonio islamico originale, senza testimoni. Sarhan sostiene che l’amore è una cosa e il matrimonio un’altra, ed infatti finisce per sposare ‘Aliyya, la maestra che Zahra aveva chiamato per farsi dare un minimo di istruzione, con la vana speranza di essere accettata da Sarhan.
Miramar narra la stessa storia quattro volte, da quattro punti di vista differenti. Ma la cosa più affascinante è che tutta la storia è una metafora: Zahra rappresenta l’Egitto moderno, onesto e laborioso ma senza istruzione. Zahra – e l’Egitto – vengono influenzati da diverse forze: gli europei, i nazionalisti, la ricca alta borghesia e i Fratelli Musulmani, ma alla fine dimostra la sua indipendenza e caparbietà. Miramar è anche un romanzo giallo, sebbene alquanto inusuale, perché c’è un mistero che non verrà risolto fino più o meno alla fine del libro.
Sull’autore: Nagib Mahfuz (1911 – 2006), nato in una famiglia piccolo-borghese al Cairo, si è laureato in filosofia all’Università del Cairo e scrisse più di cinquanta romanzi, molti dei quali sono stati adattati per il cinema. I suoi primi romanzi possono essere definiti storici, ma poi i suoi interessi divennero piuttosto sociologici, con una serie di romanzi intitolati come vie e palazzi del Cairo e perciò denominati "trilogia del Cairo": Tra i Due Palazzi, Il Palazzo del Desiderio, La Via dello Zucchero. Disilluso dal regime di Nasser, smise di scrivere per qualche anno e poi riprese con Chiacchiere sul Nilo (1966), critico verso la decadenza della società egiziana e proibito da Sadat. Il Rione dei Ragazzi (1959), uno dei suoi libri più famosi, fu proibito per presunta blasfemia nell’allegorico ritratto di Dio e delle religioni monoteistiche. Come molti altri intellettuali arabi, è stato nella lista nera dei fondamentalisti (fu, tra l’altro, sospettato di ateismo, motivo per il quale fu trasferito dal Ministero della Religione a quello della Cultura). Mahfuz, che credeva fermamente nella libertà d’opinione, difese Salman Rushdie contro il quale l’ayatollah Khomeini aveva dichiarato una fatwa, seppur non condividendo le posizioni sull’Islam dello scrittore anglo-indiano. La cosa fece riaffiorare delle vecchie polemiche riguardo al suo romanzo Il Rione dei Ragazzi e Mahfuz fu messo sotto scorta, come Rushdie. Questo non bastò e Mahfuz venne comunque aggredito e pugnalato, provocandogli una lesione permanente alla mano destra. Incapace di scrivere per più di qualche minuto al giorno, Mahfuz scrisse sempre di meno, fino alla morte avvenuta nel 2006. Mahfuz rimane uno dei grandi scrittori in lingua araba e il primo fra questi ad aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Can we get that in English please? :)
ReplyDeleteUh!? Ok, I'll translate it.
ReplyDeleteHo letto un solo suo libro e l'ho amato molto.
ReplyDeleteLeggerò ora anche Miramar, mi hai ispirato!
Dici che è letto poco in Italia? Io non ho idea, ho visto che c'è un buon numero di suoi libri tradotti in italiano, ma sicuramente a causa dell'effetto Nobel... figuriamoci gli altri "arabi"!