Friday, May 29, 2009

Dreaming of an international world of literature

* Canadian author Alice Munro wins Man Booker International Prize. She's considered one of the best short story writers of our time. I've never read anything she has written, what a shame... This was the short list: I wonder why the prize was given yet another time to an Anglophone writer (the previous winner was Chinua Achebe) if the prize is meant to be international, which means that writers of every language are eligible and not only those who write in English. My hope was Vargas Llosa (wonderful writer!) or Antonio Tabucchi (for mere nationalistic reasons). I'm beginning to be more and more fed up with these pretenses by anglophone writers and critics that only fiction originally written in English is worth reading. Of course I love the English language and a great lot of anglophone writers, but I would appreciate some more consideration for other literatures!
A post in Italian on Canadian authors (Che libro fa in Canada)

* I missed out on the Pulitzer Prize, maybe because I was in the UK and it was hardly in the news. Winner for fiction: Olive Kitteridge, by Elizabeth Strout, a collection of 13 short stories set in small-town Maine. Never heard of. For some reason the prospect of reading short stories set in "small-town Maine" makes me feel like I'm in "Murder she wrote"...
Other finalists: The Plague of Doves by Louise Erdrich, a haunting novel that explores racial discord, loss of land and changing fortunes in a corner of North Dakota where Native Americans and whites share a tangled history; and All Souls by Christine Schutt, a memorable novel that focuses on the senior class at an exclusive all-girl Manhattan prep school where a beloved student battles a rare cancer, fiercely honest, carefully observed and subtly rendered. [from http://www.pulitzer.org/]
Drama: Ruined by Lynn Nottage
Poetry: The Shadow of Sirius by W. S. Merwin
I guess that these all-American books and authors are not very famous in Europe and they're not given any space in the news. Somehow I feel as if there was a wall that separates the two sides of the Atlantic...

Wednesday, May 27, 2009

La goccia che ha fatto traboccare il vaso... inglese

Passi per il Guardian, quotidiano filolaburista, passi anche per The Economist, il famoso quotidiano che qualche anno fa scrisse un articolo che definiva Berlusconi inadatto a governare l’Italia. Ma ora anche il Times, quotidiano conservatore inglese, il Financial Times, considerato il quotidiano più autorevole d’Europa, e l’Indepedent ci si mettono, pubblicando editoriali molto critici contro Berlusconi.
Il triangolo Noemi-Veronica-Silvio ha infiammato l’Europa e l'Inghilterra in particolare: secondo il Guardian, il nostro è l’unico primo ministro che può permettersi di non rispondere alle domande riguardanti una vicenda poco chiara e destare sospetti di relazioni con minorenni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stato il caso Mills: com’è possibile che un accertato corruttore non solo sia ancora al suo posto, ma non pensi minimamente a lasciare la poltrona, né pensino i suoi alleati ad abbandonare la nave che, ahimè, non affonderà mai?

L’Independent ci fa sapere che il ciondolo regalato a Noemi costava ben 6,500 € (noccioline per il premier, lo so…) e definisce Bruno Vespa “the most unctuous TV courtier” (il più lecchino tra i cortigiani della tv), cosa quasi improponibile per un giornale italiano. Infatti, ieri sera a Ballarò Franceschini si è permesso di dire che Belpietro è un “dipendente” di Berlusconi, cosa che infatti è, visto che Panorama è di proprietà del gruppo Mondadori, e lui è uscito dai gangheri. Il quotidiano inglese, poi, insinua l’indicibile, quello che credo neppure La Repubblica (quotidiano comunista!) osa dire, e cioè che Noemi, con le sue guance belle piene e gli occhi tondi e scuri, sia niente popò di meno che la figlia illegittima dell’imperatore d’Italia. Effettivamente Noemi assomiglia non poco a Marina Berlusconi, ma shhhhhhhh... questa cosa è tabù. Come è tabù chiedersi se Berlusconi abbia fatto sesso con questa minorenne (nel caso che non sia sua figlia, per carità, altrimenti le cose si complicano!), perché è questo che si vuol sapere, anche se Repubblica la domanda diretta non l'ha fatta, forse un po' per pudore e forse un po' per non infierire (non credo che il "vecchio bavoso" possa ancora fare queste cose a 73 anni!).

La stampa inglese si chiede se sarà una vicenda minore, come accadde con Nixon e lo scandalo Watergate, a fare affondare la nave Berlusconi. Poveri illusi!



Tuesday, May 26, 2009

Britain and Poetry

[Ode dear... most of us can't recite a single poem - Daily Mail Reporter]

Eight in ten Britons are unable to recite a single verse of poetry, a study has revealed.
Just 18 per cent of 18 to 24-year-olds know any poems, and only 42 per cent of children study poetry at primary or secondary school.

Nearly three quarters (72 per cent) admit they are too baffled and daunted by the language to even try reading it, while 41 per cent cannot name a single living poet.
The over-60s fare significantly better, however, with 72 per cent able to deliver verses they learned as children. Sixty-three per cent can remember entire poems such as Edward Lear's The Owl And The Pussycat.

The survey of 1,500 adults was carried out to coincide with the airing of the BBC2 documentary Off By Heart tonight, which features the first national poetry recital competition for primary school children.

Competitors from 1,500 schools recited verses at regional heats, with 12 finalists going on to perform at the Oxford Literary Festival last month in front of judges including poet Benjamin Zephaniah.

Daisy Goodwin, TV presenter and editor of several poetry anthologies including the bestseller 101 Poems That Could Save Your Life, said the apparent decline of poetry was 'lamentable'.

She said: 'It is such a shame that so few people know any poetry, just because it has become unfashionable to teach it in school.

'Poetry has great practical uses - as a great way for children to increase their vocabulary and confidence to speak, but it also gives them great pleasure.'

Memole Says
:
I am certainly able to recite single verses by heart: "Sempre caro mi fu quest'ermo colle" (Leopardi) , "Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand'ella altrui saluta" (Dante), "Nè più mai toccherò le sacre sponde / ove il mio corpo fanciulletto giacque" (Foscolo), but maybe because of my bad memory I can't seem to remember full poems, not even sonnets. I mix up the verses, I think I remember a full stanza, but then I realize I'm mixing the first and the second stanza.
Living poets, I can name a few: Andrea Zanzotto, Carol Ann Duffy, Derek Walcott, Yves Bonnefoy...
I did learn poems by heart at school, but not many. I've been told that in the UK children in primary and secondary schools don't learn poems anymore. I don't know what's the situation like in Italy among younger generations, but if it's like Britain it's worrying and sad.

By the way,
I discovered a wonderful literature blog: http://www.bookslut.com/

Monday, May 25, 2009

Salman Rushdie @ Teatro Malibran, 21 maggio 2009


L’incontro inizia con Salman che legge qualche pagina dal suo ultimo libro, The Enchantress of Florence, L’incantatrice di Firenze.

Il libro si prefigura come una raccolta di storie all’interno di una narrazione più grande alla maniera de Le Mille e una Notte. Nella storia c’è un gigante, c’è l’astuzia di Machiavelli e le teorie di Darwin, solo che siamo nell’India del XVI secolo alla corte del Gran Moghul. L’intervistatore fa notare allo scrittore che tra la bibliografia del libro figurano Le Fiabe Italiane di Calvino e chiede a Rushdie se questo racconto un po’ alla Davide e Golia che è stato appena letto non sia tratto proprio ispirato al lavoro dello scrittore italiano. Rushdie risponde che no, la storia l’ha inventata lui (anche se si sa che gli scrittori postmoderni rimescolano un po’ le carte re-impastando letteratura di tutte le epoche e di tutti i paesi, aggiungerei io).

L’ultimo libro di Rushdie, così come ci viene raccontato dalle parole dello scrittore, ma anche da quelle dei mediatori Marino Sinibaldi, conduttore radiofonico, e Shaul Bassi, professore di letteratura inglese e postcoloniale, è la storia di due grandi viaggi: quello degli occidentali verso l’oriente e quello di una misteriosa principessa indiana dagli occhi neri verso la corte medicea, quest’ultimo completamente inventato da Rushdie. Lo scrittore si era infatti reso conto che sebbene ci siano numerosi resoconti di intellettuali e viaggiatori occidentali che si recarono in Oriente, per questo periodo non c’è traccia di nessun indiano che si sia recato in Occidente. Rushdie afferma quindi che è compito dello scrittore inventare cose che non sono mai successe, perché questo è uno degli scopi della narrativa.

Sinibaldi cita la traduzione di un articolo scritto da Rushdie pubblicata da La Repubblica, il cui titolo dato dai giornalisti era Lo confesso ho sbagliato sulle guerre di religione, che interpreta erroneamente e semplifica le parole dello scrittore indiano (leggilo qui) facendole sembrare pericolosamente vicine a quelle di Samuel Huntington, il teorico dello scontro tra civiltà. In realtà Rushdie ha opinioni molto diverse da quelle di Huntington sulle relazioni tra Occidente ed Oriente: egli afferma infatti che per lui la contaminazione tra le due cose è una cosa naturale, ricordando di essere nato a Bombay, città costruita dagli inglesi dove c’era solo un villaggio di pescatori, che mescola per forza di cose Oriente ed Occidente. “Il vecchio non muore, il nuovo si rifiuta di morire”, ha detto Rushdie citando Gramsci. Rushdie afferma che ci sono due tipi di scrittori: quelli che si muovono all’interno di più cornici, inglobando tutto, e quelli più minimalisti. Egli senza dubbio è tra i primi: uno scrittore “diabetico”, suggerisce Sinibaldi citando Carlo Levi, che divideva l’umanità in “allergici”, che hanno paura di infettarsi a contatto con il mondo, e “diabetici”, portatori e dispensatori di zucchero, ingrediente che mettono ovunque, pur con il rischio di combinare danni. I libri di Rushdie sono per forza impossibili da semplificare, complicati, con moltissime sfaccettature: ancora una volta, il nemico di Rushdie sembra essere proprio la semplificazione. Ne L’Incantatrice di Firenze appaiono Machiavelli, Andrea Doria, Dracula, il Gran Moghul Akbar e chissà quali altri personaggi della storia che si intrecciano ai personaggi di finzione.

Quando Shaul Bassi gli chiede se pensa che l’etichetta di “realismo magico” si adatti alla sua letteratura oppure sia più consona alla scrittura dei sudamericani egli risponde che calza a pennello perché in questi paesi il mondo è proprio così, forse addirittura una “realtà magica” più che un “realismo magico”. E poi parla dei progetti per il futuro: un incontro a New York con il regista incaricato di portare sul grande schermo I Figli della Mezzanotte, il suo libro più bello a detta dei critici, ma persino Rushdie ha dei dubbi sulla fattibilità del progetto. Assicura però che tutti vogliono prendere parte al suo film e che ne è molto lusingato. L’incontro finisce con una battuta un po’ divertente e un po’ provocatoria da parte di Shaul Bassi, veneziano e amante di Venezia, che è geloso del fatto che L’Incantatrice di Firenze, il primo romanzo “italiano” di Rushdie sia ambientato a Firenze e non a Venezia. Visto che la città lagunare è stata protagonista solo di romanzi tristi e lugubri, perché non scrivere un romanzo pieno di vita su Venezia, come saprebbe di certo fare lui? Salman, divertito, dice che è stato scritto troppo di Venezia e che si dice che Le Città Invisibili di Calvino siano tutte in realtà Venezia.

Un’ultima osservazione: Calvino che ritorna più e più volte tra le ispirazioni degli scrittori indiani, anche nel titolo e nella trama del primo romanzo di Kiran Desai, altra ospite di Incroci di Civiltà, tradotto in italiano con il titolo calviniano La mia nuova vita sugli alberi. Forse è perché in fondo anche Calvino scriveva una sorta di realismo magico?

Nella foto, il ritratto di Rushdie (intitolato "Il Moro") alla National Portrait Gallery di Londra.

Sunday, May 24, 2009

14. “Poemi di Alberto Caeiro” di Fernando Pessoa

Anno di prima pubblicazione: poesie scritte intorno al 1915, pubblicate postume
Genere: poesia


Paese: Portogallo



Poemi di Alberto Caeiro di Fernando (A cura di Pierluigi Raule, testo portoghese a fronte), Edizioni La Vita Felice (1999) € 12,50 [Titolo originale Poemas Completos de Alberto Caeiro]


Sull’autore: Fernando Pessoa (1888-1935) è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese e il suo valore è comparato a Camões. Viene talvolta definito come il poeta più rappresentativo del novecento, insieme a Pablo Neruda. Pessoa nacque a Lisbona e trascorse parte della giovinezza in Sudafrica per seguire il patrigno che era console. Qui Pessoa ricevette un’educazione di stampo britannico e imparò l’inglese (sarà infatti traduttore di molti autori di madrelingua inglese tra cui Edgar Allan Poe). Al rientro in Portogallo si dedicò allo studio e alla scrittura, iniziando la professione di traduttore di corrispondenza commerciale. Morì nel 1935 di cirrosi epatica, causata dall’abuso d’alcol.
La caratteristica più nota della poesia di Pessoa sono gli eteronomi (Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Alvaro De Campos e Bernardo Soares) e alcuni si chiedono se nella sua poesia egli abbia fatto trasparire se stesso oppure no. Gli eteronimi si differenziano dagli pseudonimi per la costruzione di una vera e propria biografia fittizia, corredata di date di nascita e morte. Gli eteronimi di Pessoa interagivano tra di loro, scrivendosi lettere e commentandosi la poesia l’un l’altro. In vita Pessoa pubblicò soltanto poesie in inglese e il libro Messagem, mentre tutto il resto della sua poesia venne pubblicata postuma.

Trama: Questa raccolta contiene le poesie firmate come Alberto Caeiro, uno degli eteronimi più famosi di Pessoa insieme a Ricardo Reis e Alvaro de Campos. Caeiro avrebbe vissuto la sua vita come contadino, quasi senza un’istruzione formale ma solo con la licenza elementare. Era noto come poeta-filosofo anche se rinnegava la filosofia, credendo che gli esseri semplicemente sono e nulla più. Possedeva un linguaggio diretto e semplice, ma sufficientemente complesso per le sue riflessioni.

Alcuni pensieri: Raccolgo qui alcuni di quelli che, a parer mio, sono i versi più belli di Caeiro. I temi sono la natura, il mistero dell’esistenza, la poesia, i misteri della vita e la filosofia, il divino ed infine l’amore. Non mi va di analizzare e commentare le poesie (anche perché Alberto Caeiro non lo vorrebbe!), quindi preferisco farvi leggere alcuni versi.

“Leggo e sono limpido nelle mie intenzioni; ciò che c’è di febbrile nella semplice vita mi abbandona; una calma completa mi invade. Tutto il riposo della natura è con me.”

“Pensare disturba come camminare sotto la pioggia
Quando il vento cresce e sembra che piova di più.”

“Essere poeta non è un’ambizione mia. E’ la mia maniera di essere solo.”

“E leggendo i miei versi pensino
Che sono una cosa naturale qualsiasi –
Per esempio l’albero antico
All’ombra del quale quand’erano bambini
Si sedevano di colpo, stanchi di giocare,
E asciugavano il sudore della testa accaldata
Con la manica di grembiule a righe.”

“[…] Un ramo d’albero,
Se pensasse, mai potrebbe
Costruire santi o angeli…
Potrebbe credere che il Sole
E’ Dio, e che la tempesta
E’ una quantità di gente
Adirata sopra di noi…
Ah, come i più semplici degli uomini
Sono malati e confusi e stupidi
Di fronte alla chiara semplicità
E salute di esistere
Degli alberi e delle piante!”

“Ma se Dio è i fiori e gli alberi
E i monti e sole e il chiaro di luna,
allora credo in lui,
[…]
Ma se Dio è gli alberi e i fiori
E i monti e il chiaro di luna e il sole,
Perché lo chiamo Dio?
Lo chiamo fiori e alberi e monti e sole e chiaro di luna;
Poiché, se egli si fece, perché io lo veda,
Sole e chiaro di luna e fiori e alberi e monti,
Se egli mi appare come alberi e monti
E chiaro di luna e sole e fiori,
E’ perché vuole che io lo conosca
Come alberi e monti e fiori e chiaro di luna e sole.”

“Neppure gli permettevano di avere un padre e una madre
Come gli altri bambini.
Suo padre erano due persone –
Un vecchio chiamato Giuseppe, che era falegname,
E che non era suo padre;
e l’altro padre era una colomba stupida,
L’unica colomba brutta al mondo
Perché non era del mondo né era colomba
E sua madre non aveva amato prima di averlo”

“Non mi importano le rime. Rare volte
Ci sono due alberi uguali, uno vicino all’altro.”

“Come chi in un giorno d’estate apre la porta di casa
E sente il calore dei campi con tutta la faccia,
A volte, d’improvviso, mi sbatte la Natura in pieno
Sulla faccia dei miei sentimenti,
E io resto confuso, turbato, cercando di comprendere
Non so bene come né che cosa…”

“Né sempre sono uguale in quello che dico e scrivo.
Cambio ma non cambio molto.
Il colore dei fiori non è lo stesso al sole,
Quando passa una nuvola
O quando scende la notte
E i fiori sono color dell’ombra.
Ma chi guarda bene vede che sono gli stessi fiori.”

“Vidi che non c’è Natura,
che Natura non esiste,
Che ci sono monti, valli, pianure,
Che ci sono alberi, fiori, erbe,
Che ci sono fiumi e pietre,
Ma che non c’è un tutto al quale questi appartengano,
Che un insieme reale e vero,
E’ una malattia delle nostre idee.

La Natura sono parti senza un tutto.
Questo è forse quel tal mistero di cui parlano.

Fu questo che senza fermarmi a pensare
Compresi doveva essere la verità
Che tutti vanno a trovare e che non trovano,
E che io, poiché non sono andato a trovarla, trovai.”

“Quando desidero incontrarla,
Quasi preferisco non incontrarla,
Per non doverla poi lasciare.
Non so bene ciò che voglio, né voglio sapere ciò che voglio. Voglio solo
Pensare a lei.
Non chiedo niente a nessuno, neppure a lei, se non pensare.”

“Non basta aprire la finestra
Per vedere i campi e il fiume.
Non è sufficiente non essere cieco
Per vedere gli alberi e i fiori.
E’ necessario anche non avere alcuna filosofia.
Con la filosofia non ci sono alberi: ci sono solo idee.
C’è solo ciascuno di noi, come un sotterraneo.
C’è solo una finestra chiusa, e tutto il mondo là fuori;
E’ un segno di quello che si potrebbe vedere se la finestra si aprisse,Che mai è quello che si vede quando si apre la finestra.”



Ho riportato i versi in italiano, anche se il teso originale aveva il portoghese a fronte, non perché non capisca il portoghese (parlando spagnolo e francese non mi risulta poi così difficile) ma perché dovrei copiarmi tutti gli accenti, che invece assolutamente non so. Chi me lo fa fare? Note per il futuro: imparare come cavolo funzionano gli accenti in portoghese =)

Monday, May 18, 2009

13. "Sorry" by Gail Jones

Year of first publication: 2007
Genre: novel
Paese: Australia

About the author: Gail Jones was born in Harvey, Western Australia, and educated at the University of Western Australia. She has written four novels: Black Mirror (2002), Sixty Lights (2004), Dreams of Speaking (2006) and Sorry (2007). She has also written two collections of short stories: The House of Breathing (1992) and Fetish Lives (1997).


Plot: Perdita, daughter of British parents who didn’t want her, grows up in the bush in Western Australia, with a father who is obsessed with war and a mother whose only interest is Shakespeare. She develops a strong friendship with Mary, an Aboriginal girl, and with Billy, a deaf-mute boy who lives next door. When Perdita’s father, Nicholas, is brutally murdered, Mary is brought to prison and Perdita’s life is changed forever.

Some thoughts: This novel is set in scarcely populated Western Australia in the 1930s-40s. Perdita’s father is an anthropologist who has lost the interest in his profession and Perdita’s mother, Stella, is an Englishwoman who never ever thought that she would be having such a dull life in a remote hut in Australia. None of them really wanted to have a daughter, so Perdita grows up without love. Stella needs hospitalisation every now and then because she “loses touch with reality” and her dad becomes obsessed with war and pins images and newspaper articles on the war on the walls of the hut where he lives with his daughter.
Perdita is fond of the Aboriginal woman who nurses her and becomes close friend with Mary. This is one of the few Australian novels where the problem of the Stolen Generations is tackled (the Stolen Generations being a practice which involved Aboriginal children being taken from their families and brought up among white people to make them forget about their culture and in a way lead the Aboriginal race towards extinction). The core of the novel is the murder of Perdita’s father, but this traumatic event in Perdita’s past is a bit obscure. Who is the murderer? What really happened in the hut that night?
Perdita has a speech impediment and can speak without stuttering only when she recites Shakespeare. As a linguist, I found this quite interesting but a bit strange. Jones does not explain why Perdita suddenly begins to stutter (this is before the murder so it’s not a consequence of the trauma, but then the way her speech impediment is solved seems to be linked to the murder). Her only friend apart from Mary is Billy, a deaf-mute. It’s interesting that despite the problems of communication – she stutters, so he can’t read from her lips – they remain friends and can perfectly understand each other.
Unfortunately, there’s something missing in this novel: it should be about the friendship between a white girl and an Aboriginal orphan girl in the 1940s in the Australian outback, but I think the relationship between the two girls is not given enough space. The Aboriginal issue is very important for the author: the “sorry” of the title is in fact intended for all the Aboriginal people who have been mistreated by white men in Australia. Unfortunately, there are too many pages at the beginning of the novel concerning Perdita’s parents, Stella and Nicholas: how they met, why they got married, migrated to Australia and why their relationship couldn’t flourish. The rest of the book is about Perdita’s upbringing among Shakespeare’s sonnets and disturbing pictures of World War II’s soldiers. As a consequence, there are few pages left to describe the relationship between Perdita and Mary or between Perdita and the rest of the Aboriginal community.

Monday, May 11, 2009

12. "A Case of Exploding Mangoes" by Mohammed Hanif (dangerous Italian & English mix)

Anno di prima pubblicazione: 2008
Genere: romanzo fanta-storico, romanzo satirico, romanzo giallo
Paese: Pakistan

In italiano: “Il caso dei manghi esplosivi” di Mohammed Hanif, edito da Bompiani (2009), 19,50 €

On the author: Mohammed Hanif was born in Okara, Pakistan. He graduated from the Pakistan Air Force Academy as a pilot officer, but subsequently left the career to pursue a career in journalism. He initially worked for Newsline, The Washington Post and India Today. In 1996 he moved to London to work for the BBC, where he is the head of the BBC’s Urdu service in London. A Case of Exploding Mangoes is his first novel, but he has also written plays for the stage and screen, including a BBC drama and the movie, The Long Night.

Trama:
Un antico adagio dice che, quando due innamorati si lasciano, un aereo precipita. "Il caso dei manghi esplosivi" è la storia di uno di questi aerei. Il 17 agosto del 1988 precipita l'Hercules C130, l'aereo più sicuro del mondo, che sta trasportando il dittatore pakistano, il Generale Zia ul-Haq. Quale ne fu la causa? Un guasto meccanico; un errore umano; l'impazienza della CIA; un anatema lanciato da una donna cieca; l'insoddisfazione dei Generali per i loro piani pensionistici o la stagione dei manghi? O potrebbe essere stata colpa del narratore, il sottotenente Ali Shigri, e del suo amico scomparso Obaid?

Alcuni pensieri/Some thoughts: Riporto la recensione che ci dà il sito dell’Internazionale, tratta dal Daily Jang.

Anni fa un giornalista chiese a Joseph Heller, il celebre autore di Comma 22, come mai non avesse scritto più nulla all'altezza del suo capolavoro. "Perché, qualcun altro lo ha fatto?", rispose Heller. Il giornalista non seppe che dire, ma se la conversazione si fosse svolta oggi avrebbe potuto rispondere: "Certo, qualcuno ce l'ha fatta, non in Europa o in America, ma in un paese improbabile chiamato Pakistan, le consiglio di leggere Il caso dei manghi esplosivi di Mohammed Hanif". Per saggezza e acume questo romanzo è davvero un Comma 22 in stile pachistano. Ma le somiglianze finiscono qui. Il libro di Heller era pervaso dalla retorica antimilitarista degli anni cinquanta, mentre quello di Hanif è un caloroso tributo alla vita. Il caso dei manghi esplosivi è un'esilarante commedia sulla cultura militare del Pakistan e una tagliente satira sull'intervento americano negli affari interni del paese. Il romanzo ha un intreccio teso e compatto come quello di un thriller o di un giallo, e racconta una delle pagine più misteriose della storia pachistana. Il 17 agosto del 1988 l'aereo che trasportava il dittatore del paese, il generale Muhammad Zia-ul-Haq, precipitò. Molte persone, per i motivi più vari, avevano interesse a veder morto il generale. Via via che il romanzo si avvicina al suo culmine grottesco ed esplosivo, e ci spinge a fare ipotesi su chi riuscirà a sbarazzarsi di Zia, diventiamo certi di una cosa: che il piccolo mondo della narrativa pachistana ha trovato una voce nuova e originale.–Arif Waqar, Daily Jang

Two people suggested that I should read this book: Kristin and Clauds, but I couldn’t find it anywhere! This is supposed to be the revenge of Pakistani literature over the much-praised Indian literature in English, but I swear that no bookshop in London seemed to have it, apparently because it’s out of print and the paperback hasn’t come out yet. Finally, I found it in a small Waterstone’s in Notting Hill. It’s funny that whenever I asked for this book the shop assistant would laugh and sometimes say that he/she would remember a book with such a strange title. And indeed it is a strange title: Clauds and I were wondering how they were going to translate the word “case” in Italian, as “cassa” (a container) or as “caso” (investignation)? In the end they translated it as “caso”, the investigation (of the exploding mangoes).
I really liked the book, even though it was a bit strange: I had never read a book entirely about the army. This is a detective story, a mystery book and a satirical book altogether, isn’t it amazing? The style is funny and entertaining, but sometimes the plot is a bit complicated and confused (on purpose, maybe?). I’ll give you an example of Hanif’s style:

“He realised the need for this, as Bill (the director of the CIA) kept reminding him that the CIA was running the biggest covert operation against the Soviets from Pakistan since their biggest covert operation against the Soviets from somewhere else. Bill kept reminding everyone that he had the Russkis by their balls in Afghanistan. Bill was always telling his old chum Ronald Reagan that it was the Wild West all over again, that the Afghans were cowboys with turbans and that they were kicking Soviet ass as it had never been kicked before.”

Among the acknowledgments, there are Vargas Llosa’s La fiesta del chivo (The Feast of the Goat) and Garcia Marquez’s El otoño del patriarca (The Autumn of the Patriarch). I’ve never finished the first one (although it was also on the acknowledgments of Junot Diaz’s The Brief Wondrous Life of Oscar Wao and this should be enough to convince me) and the second is one of the few books by Garcia Marquez that I haven’t had my hands on yet. Despite these two inspiration there is nothing magic or South American in this book, on the contrary everything is very realistic (Hanif is a former officer in the army, after all). Ok, some parts are a bit weird, like the part with the crow crossing the border or the importance of the mangoes in the presidential plane.
However, A Case of Exploding Mangoes was longlisted for the Booker Prize and I find it’s one of the best books on the list, together with A Fraction of the Whole (I wasn’t particularly impressed by The White Tiger but I’m eager to read Ghosh’s Sea of Poppies!).

Tuesday, May 5, 2009

Orange Prize for Fiction 2009 shortlist

I wrote about the Orange Prize for Fiction some time ago (here). Now the shortlist's out:

Scottsboro
by Ellen Feldman
(USA)
The Wilderness by Samantha Harvey (UK)
The Invention of Everything Else by Samantha Hunt (USA)
Molly Fox's Birthday by Deirdre Madden (Ireland)
Home by Marilynne Robinson (USA)
Burnt Shadows by Kamila Shamsie (Pakistan)

Three Americans! And people say (read the Nobel Prize judges) that American literature is dead. I wonder if those books are really good or just decent. The two books from the shortlist that I long to read are Scottsboro and Burnt Shadows (
review here) but in the longlist there were other books that I thought interesting. And by the way, why on earth isn't Nobel-prize winner Toni Morrison on the shortlist? In the past month I've read about her A Mercy a lot more than everything else on the shortlist (of some novels and authors I had never heard the name, but the prize is supposed to support women writers, isn't it?).
I'm giving you some of the plots choosing what I think could be interesting both in shortlist and longlist (from http://www.orangeprize.co.uk/). I realize it's mostly postcolonial stuff that I'm interested in, but you must already now my taste by now...

From the shortlist:
Scottsboro by Ellen Feldman (USA)
Alabama, 1931. A posse stops a freight train and arrests nine black youths. Their crime: fighting with white boys. Then two white girls emerge from another freight car, and fast as anyone can say Jim Crow, the cry of rape goes up. One of the girls sticks to her story. The other changes her tune, time and time again. A young journalist, whose only connection to the incident is her overheated social conscience, fights to save the nine youths from the electric chair, redeem the girl who repents her lie, and make amends for her own past.


Burnt Shadows by Kamila Shamsie (Pakistan)
In a prison cell in the US, a man stands trembling, naked, fearfully waiting to be shipped to Guantánamo Bay. How did it come to this?
August 9th 1945, Nagasaki. Hiroko Tanaka steps out onto her veranda, taking in the view of the terraced slopes leading up to the sky. Wrapped in a kimono with three black cranes swooping across the back, she is twenty-one, in love with the man she is to marry, Konrad Weiss.
In a split second, the world turns white. In the next, it explodes with the sound of fire and the horror of realisation. In the numbing aftermath of a bomb that obliterates everything she has known, all that remains are the bird-shaped burns on her back, an indelible reminder of the world she has lost.
Two years later, in search of new beginnings, Hiroko travels to Delhi. There she walks into the lives of Konrad’s half-sister, her husband James Burton, and their employee Sajjad Ashraf, from whom she starts to learn Urdu. As the years unravel, new homes replace those left behind and old wars are seamlessly usurped by new conflicts. But the shadows of history – personal and political – are cast over the entwined worlds of the Burtons, Ashrafs and the Tanakas as they are transported from Pakistan to New York, and, ultimately, to Afghanistan in the immediate wake of 9/11. The ties that have bound them together over decades and generations are tested to the extreme, with unforeseeable consequences.



From the longlist:
Blonde Roots by Bernardine Evaristo (UK)
Welcome to a world turned upside down. Welcome to the word of Doris. One minute she’s playing hide-and-seek with her sisters in the fields behind their cottage. The next, someone puts a bag over her head and she ends up in the stinking hold of a slave ship sailing to the New World.
When she eventually arrives on a strange tropical island, Doris discovers she is, in fact, a pig-ugly savage with a brain the size of a pea, whose only purpose in life is to please her mistress. Things don’t get any better when she becomes personal assistant to the formidable Bwana, a.k.a. Chief Kaga Konata Katumba I, or when she experiences the horrors of life in the sugarcane fields, where slaves are worked to death under the blazing sun. And all the while she dreams of escape, of finding those she has loved and lost, and returning home to her motherland, England…

Strange Music
by Laura Fish (UK)
In 1837, an ailing Elizabeth Barrett is confined to bed, suffering debilitating illness. Longing for a return to mobility, she corresponds with friends, endures uncomfortable remedies, writes poetry and frets over her father and siblings. On the Barrett estate in Jamaica a Creole maidservant named Kaydia is struggling to save her child from the abusive attentions of the master. In the cane fields, indentured labourer and former slave Sheba mourns the loss of her lover.
Moving from Torquay in Devon to Cinnamon Hill in Jamaica, Strange Music explores the notion that history consists of multiple, even contradictory, notions. Kaydia and Sheba narrate their stories in a distinctive patois. Like Jamaica, they struggle to escape a tragic past that seems ever present. Elizabeth is geographically and emotionally distant, at once consumed with domestic minutiae and, as she matures as a writer, painfully aware of the source of her wealth and privilege.

Love Marriage
V. V. Ganeshananthan (USA)
'In this globe-scattered Sri Lankan family, we speak only of two kinds of marriage. The first is the Arranged Marriage. The second is the Love Marriage. In reality, there is a whole spectrum in between, but most of us spend years running away from the first towards the second.
Among the categories that bleed outside these two carefully delineated boundaries: the Self-Arranged Marriage, the Outside Marriage, the Cousin Marriage, the Village Marriage, the Marriage Abroad. There is the Marriage Without Consent. There is the Marriage Under Pressure. There is even Marrying the Enemy, who, it turns out, is not the Enemy at all.’
Yalini (the narrator and the end product of many marriages) and her generation are the children of their parents. But they live in other countries where the old rules of marriage – Love Marriage, Arranged Marriage and everything in between – do not apply. And parents who left Sri Lanka to escape the ethnic violence and to give their children opportunity, look on helplessly as those children embrace the one opportunity they didn’t intend them to take: Western Marriage.

The Lost Dog
by Michelle De Kretser (Sri Lanka / Australia)
Tom Loxley is holed up in a remote cottage in the bush, trying to finish his book on Henry James, when his dog goes missing, trailing a length of orange twine tied with firm knots. The house belongs to Nelly Zhang, an elusive artist with whom Tom has become enthralled.
The novel loops back and forth in time from an Anglo-Indian childhood to the brittle contemporary Melbourne art scene, from Tom’s scratchy, poignant relationship with his ailing mother, to the unanswered puzzles of Nelly’s past.

A Mercy
by Toni Morrison (USA)
In the 1680s the slave trade was still in its infancy. In the Americas, virulent religious and class divisions, prejudice and oppression were rife, providing the fertile soil in which slavery and race hatred were planted and took root.
Jacob is an Anglo-Dutch trader and adventurer, with a small holding in the harsh north. Despite his distaste for dealing in ‘flesh’, he takes a small slave girl in part payment for a bad debt from a plantation owner in Catholic Maryland. This is Florens, ‘with the hands of a slave and the feet of a Portuguese lady.’ Florens looks for love, first from Lina, an older servant woman at her new master’s house, but later from the handsome blacksmith, an African, never enslaved.
There are other voices and other stories: Lina, whose tribe was decimated by smallpox; their mistress, Rebekka, a victim of religious intolerance back in England; Sorrow, a strange girl who spent her early years at sea; and finally, Florens’ mother, who cast off her daughter in order to save her, leaving a child who may never exorcise that abandonment…

Evening is the Whole Day
by Preeta Samarasan (Malaysia)
When the family’s servant girl, Chellam, is dismissed from the Big House, it is only the latest in a series of losses that have shaken six-year-old Aasha’s life. Her grandmother has died under mysterious circumstances and her older sister has disappeared for a new life abroad. Her parents, meanwhile, seem to be hiding something – from themselves and from each other.As the story of the Rajesekharan family unfolds, we learn what has happened to their hopes and dreams. What brought them to the Big House in troubled, post-colonial Malaysia? What was Chellam’s unforgiveable crime? What is Appa – the respectable family patriarch – hiding from his wife and children? And why did his eldest daughter leave the country under strained circumstances?