Anno di prima pubblicazione: 1955
Genere: romanzo
Paese: USA
La mia recensione di "Lolita" è uscita nella rivista culturale Paper Street ed è disponibile a questo link (ora si può anche votare e commentare sul sito!). Nel frattempo vi lascio qualche parola sull'autore, con curiosità:
Vladimir Vladimirovic Nabokov, idolatrato da uno stuolo di scrittori cool di madrelingua inglese, tra cui Zadie Smith, John Updike e Martin Amis, nacque a San Pietroburgo, in Russia, da una famiglia della piccola nobiltà. Raccontava di aver imparato l’inglese ancora prima del russo grazie alla sua bambinaia inglese, un po’ come Jorge Luis Borges. Con la sua famiglia fuggì dalla Russia alla vigilia della rivoluzione bolscevica, pensando di rimanere solo per qualche mese lontano dalla Prospettiva Nevskij e invece se ne andò per sempre. Girò per parecchi paesi europei per poi attraversare l’oceano e finire negli Stati Uniti d’America. Scrisse i suoi primi romanzi in russo (“La Difesa di Luzin”, “Invito a una decapitazione”) e poi passò all’inglese, lingua nella quale scrisse il suo capolavoro, “Lolita”. Lui, la devota moglie Vera e l’unica figlio Dmitri soffrivano tutti di sinestesia, un disturbo per il quale si mescolano le esperienze sensoriali. Questo lo portò ad associare determinate lettere dell’alfabeto a determinati colori o sensazioni.
Nabokov scriveva i suoi romanzi a matita su delle “index cards”, le tessere per fare gli schedari.Vi scriveva pezzetti di prosa e dialoghi, poi mescolava le carte e gli usciva il romanzo. Era un appassionato scacchista (come Kubrick) e creava problemi di scacchi da pubblicarsi sulle riviste, amava giocare a tennis (se avete letto “Lolita” farete un cenno di assenso) e collezionava farfalle, molte delle quali consegnava al museo di storia naturale. Era noto per le sue “opinioni forti” (per esempio odiava Freud, perché troppo “fallico”) e di sé stesso disse “I think like a genius, I write like a distinguished author and I speak like a child”, ovvero “Penso come un genio, scrivo come un illustre autore e parlo come un bambino”. Altri suoi romanzi importanti sono “Pnin” e “Ada”.
Nabokov scriveva i suoi romanzi a matita su delle “index cards”, le tessere per fare gli schedari.Vi scriveva pezzetti di prosa e dialoghi, poi mescolava le carte e gli usciva il romanzo. Era un appassionato scacchista (come Kubrick) e creava problemi di scacchi da pubblicarsi sulle riviste, amava giocare a tennis (se avete letto “Lolita” farete un cenno di assenso) e collezionava farfalle, molte delle quali consegnava al museo di storia naturale. Era noto per le sue “opinioni forti” (per esempio odiava Freud, perché troppo “fallico”) e di sé stesso disse “I think like a genius, I write like a distinguished author and I speak like a child”, ovvero “Penso come un genio, scrivo come un illustre autore e parlo come un bambino”. Altri suoi romanzi importanti sono “Pnin” e “Ada”.
Un personaggio decisamente particolare!
ReplyDeleteAssolutamente. E' quello che volevo suggerire con quella mini biografia, senza leggere troppo sull'autore e lasciare spazio per una futura lettura (di "Invito ad una decapitazione", credo, perché è quello che mi incuriosisce di più).
ReplyDeletethought you have already read Lolita. It's on my reading list. I would do it one day
ReplyDelete@Nana: yes, it's a reread!
ReplyDelete