Monday, September 20, 2010

Azar Nafisi @Festivaletteratura – 9 settembre 2010

Azar Nafisi è l’autrice di “Leggere Lolita a Teheran” (2003), un libro di memorie su come un’insegnante iraniana di letteratura inglese, dopo aver lasciato l’università per essersi rifiutata di fare lezione con il velo, abbia deciso di tenere una specie di club con le sue studentesse più affezionate, come una specie di Miss Jean Brodie, e discutere dei grandi della letteratura inglese e americana, da Jane Austen a Nabokov, da Fitzgerald ad Henry James. Recentemente ha scritto un secondo libro di memorie, “Le cose che non ho detto”, ed è proprio questo che ha presentato in questo incontro. Il libro nasce dall’esigenza di parlare, anzi di scrivere, delle cose che non ha potuto dire nel periodo in cui viveva in Iran (vive in esilio negli Stati Uniti dal 1997). Azar Nafisi ci fa subito l’esempio del primo libro di Nabokov che ha letto, “Ada”, regalatole dal suo primo amore. Sul frontespizio del libro c’era una dedica d’amore che diceva “Alla mia Ada, con amore, Ted”. Innamorarsi a Teheran è stata una delle cose di cui non ha mai potuto parlare, come guardare un film dei fratelli Marx, oppure appunto leggere “Lolita”. La dittatura, secondo Azar Nafisi, tiene i cuori in ostaggio e i suoi orrori mettono in moto un’operazione perversa mediante la quale ti senti in colpa per quello che non hai fatto, nel suo caso, per esempio, non essere stata presente al momento della morte dei genitori.
Il libro, da quello che traspare nell’incontro, è anche un tributo al padre dell’autrice, che è stato sindaco di Teheran all’epoca dello scià, e alla madre, una delle prime a diventare membro del parlamento in Iran. La famiglia di Azar Nafisi è quindi una famiglia di intellettuali, un po’ come quella della scrittrice pakistana Kamila Shamsie, altra autrice dell’area mediorientale presente al festival. Azar Nafisi è una donna spigliata e appassionata, lontanissima dallo stereotipo di donna iraniana sottomessa e ossessionata dalla religione che ci giunge dai media. E’ prova che esiste anche un Iran diverso, moderato, e Azar Nafisi ce lo fa capire dicendoci questo: “La cultura dell’Iran non è solo Ahmadinejad, Sakineh o il burqa, è anche la sua gente, i suoi poeti meravigliosi come Firusi, così come la cultura americana non è solamente Mark Twain e Fitzgerald, ma anche lo schiavismo”.
Lo spazio per le domande permette al pubblico di esprimere tutto l’amore e l’entusiasmo per il libro di Azar Nafisi e in particolare per il processo a Gatsby messo in pratica dall’autrice e dai suoi studenti, una trovata effettivamente geniale. L’Iran e il Medio Oriente in genere sono stati tra l’altro un argomento molto dibattuto in molti eventi del festival. Per esempio, sotto il tendone in Piazza Erbe, c’era uno spazio dedicato al confronto e al dibattito sul web da parte dei giovani iraniani. Pare infatti che il persiano sia la terza lingua più usata su internet, o perlomeno sui blog, dopo l’inglese e il cinese.Viene da sé dire che mi è venuta una gran voglia di ributtarmi tra le meravigliose pagine di “Leggere Lolita a Teheran” ad affrontare le interpretazioni di alcuni grandi libri da un punto di vista iraniano, oppure prendere in mano “Le cose che non ho detto” e capire qualcosa di più su un paese che non ci ha dato solo i tappeti, ma anche grandi poeti e pensatori, tutta gente che le becere politiche di oggi vogliono cancellare. Perché la dittatura, ci fa capire Azar Nafisi, crea una cultura dell’oblio che noi dobbiamo assolutamente cercare di ostacolare, preservando la memoria.

2 comments:

  1. "Leggere Lolita a Tehran" mi piaque perchè mi raccontò di un paese che conoscevo poco, e mi ha fatto capire che l'amore per la letteratura non si fa fermare dai regimi! Chi sa se un giorno si potrà visitare l'Iran come ora, che so, andiamo in Francia. Anni fa a Parigi incontrai una donna iraniana, che tentò di raccontarmi in francese (che io non parlo) le meraviglie del suo paese. Mi bastarnono però l'entusiasmo nella sua voce e gli occhi commossi per capire quanto diceva con le parole, che non afferravo completamente. Attendo con impazienza di visitare l'Iran.

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  2. Anche a me piacerebbe visitare l'Iran, però non quello di adesso, piuttosto quello che descrive Marjane Satrapi, quando c'era libertà di pensiero e le donne non erano obbligate a portare il velo e a reprimere le loro emozioni.
    Di "Leggere Lolita a Teheran" mi aveva colpito in particolare l'interpretazione di "Lolita". Infatti ho intenzione di rileggermi quel capitolo e farci un lavoretto per l'università.

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