Monday, August 9, 2010

“Il Buio Non Fa Paura” di Shashi Deshpande


Anno di prima pubblicazione: 1980
Genere: romanzo
Paese: India

In English: “The Dark Holds No Terrors” by Shashi Deshpande. Questo libro è stato pubblicato in italiano anche con il titolo “Il Buio Non Nasconde Paure”.

Saru sembra a tutti gli effetti una donna realizzata: è medico, ha due figli stupendi e ha avuto un matrimonio d’amore con un affascinante poeta, valicando i confini di casta tra l’altro. Tuttavia nell’oscurità della sua camera da letto un uomo le fa violenza tutte le notti e poco importa che si tratti del marito Manhar, che di giorno si comporta come se nulla fosse. Inoltre, Saru non ha nessun contatto con i propri genitori da anni e nel suo passato aleggia la morte del fratellino Dhruva di cui era molto invidiosa, annegato da piccolo. Poco a poco capiamo che Saru si sente in colpa per il proprio successo professionale, specialmente in opposizione al marito, diventato un poeta fallito e ridotto ad insegnare in un college di infima categoria. Un giorno decide di tornare a casa del padre, dopo aver saputo che la madre è morta di cancro. Lui l’accoglie in casa indifferente, senza fare domande. Nella sua vecchia cameretta c’è Madhav, uno studente universitario che affitta la stanza, e i due si fanno compagnia. Madhav è come un secondo figlio per il papà di Saru, anche se questo lei non lo capisce subito. Saru avrà una specie di seconda possibilità: non abbandonare il fratellino e non essere crudele con lui.
La cosa che mi ha colpito di più della narrativa di Shashi Deshpande (ho letto anche i primi capitoli di “Questione di Tempo”, disponibili in inglese su Google Books) è che non è per nulla esotica, nel senso che le storie di donne che narra potrebbero svolgersi in qualsiasi paese del mondo: gli Stati Uniti o l’Italia, per esempio. Un’altra particolarità di Shashi Deshpande, per lo meno in questo libro e in “Questione di Tempo”, è che usa la mitologia per spiegare situazioni delicate, momenti particolari vissuti dai protagonisti, e a volte utilizza dei nomi legati al mito per caratterizzare i personaggi (come accade tra l’altro nei film di Deepa Mehta, basti pensare a Sita in “Fire”). All’inizio di “Il Buoi Non Fa Paura”, per esempio, quando Saru si presenta alla porta della casa del padre, come una specie di figliol prodigo, lei si paragona a Sudama coperto di stracci che si presenta alle porte del palazzo di Krishna e della sua regina Rukmini. La storia, tratta dal “Bhagavata Purana”, racconta di Sudama, che era stato amico di Krishna in gioventù e che, pur essendo un bramino, è povero. Non avendo di che cibare i figli, Sudama si reca al palazzo di Krishna, che invece è di stirpe reale, e viene accolto con tanto amore, sebbene i due non si fossero visti per molti anni. Sudama si dimentica persino di chiedere il favore a Krishna, ma la regina Rukmini trasforma la sua capanna in un palazzo in cui il povero bramino vivrà per il resto dei suoi giorni.
Tutto il libro gira intorno alle relazioni interpersonali all’interno della famiglia: Saru sente che la madre le serbava rancore per la morte del fratellino ed è convinta che entrambi i genitori avrebbero preferito che fosse stata lei ad annegare. Dietro a tutto ciò c’è l’amara consapevolezza da parte di Saru (e di Shashi Deshpande, oserei dire) che in una famiglia tradizionale indiana il figlio maschio, anche se non primogenito, è spesso il preferito e quello a cui si dà l’educazione migliore.
La crudeltà è forse la parola chiave del libro: i personaggi sono crudeli uno con l’altro. Manu è crudele con Saru perché durante la notte la violenta e poi finge che non sia successo nulla facendole pensare di essere pazza, mentre Saru è stata crudele con i suoi genitori ed era crudele con Dhruva.
Anche per la relazione tra i due fratelli, Dhruva e Saru, si ricorre al mito: il fratellastro invidioso di Dhruva aveva fatto cadere il fratellino dalle braccia del padre e lui, in pena, aveva cominciato a meditare e meditare, trasformandosi infine nella Stella Polare. Saru, convinta che il mito fosse reale, fa la stessa cosa con il fratellino.
Anche alla fine del libro, si ricorre al mito: Saru sta aspettando che il marito, giunto nella casa paterna, bussi alla porta e per l’occasione rievoca Duryodhana, l’ultimo dei fratelli Kaurava rimasto vivo nel “Mahabharata”, che aspetta i propri nemici presso un lago. Si tratta dello stesso passo che la madre si era fatta rileggere poco prima di morire. Saru si è finalmente decisa a non scappare e ad affrontare il marito faccia a faccia, per parlargli della fine della loro storia d’amore. Saru diventa piano piano cosciente che in parte sua madre aveva ragione e che il fatto di guadagnare più del marito, accanto al fatto che la sua occupazione fosse quella, molto romantica, di essere poeta, ha finito per distruggere il loro rapporto. Sotto questa nuova consapevolezza, c’è tutto un mondo di rapporti uomo-donna che la Deshpande cerca di esplorare con tatto.

Sull’autrice:
Shashi Deshpande è nata nel 1938 in Karnataka, figlia del famoso scrittore e drammaturgo in lingua kannada Sriranga. Ha pubblicato la sua prima collezione di racconti nel 1978 e il suo primo romanzo, “Il Buoi Non Fa Paura”, nel 1980. Ha scritto nove romanzi (“Questione di Tempo” e “Piccoli Rimedi” si dovrebbero trovare anche in italiano) oltre che libri per l’infanzia, racconti e numerosi saggi.

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