Anno di prima pubblicazione: 2007
Genere: romanzo per adolescenti, chick lit
Paese: Italia
Jasmine ha 23 anni, vive a Milano e frequenta la facoltà di giurisprudenza. E’ inoltre innamorata del ragazzo che fa il commesso nel negozio di fronte a casa sua, anche se non gli ha mai parlato. E fin qui sembrerebbe tutto materiale per un comune libro per ragazze, se non fosse che Jasmine è di origine egiziana. Non porta il velo e non è una terrorista, ma convive con una religione che la costringe a dare sempre giustificazioni e spiegazioni. Per di più la sua migliore amica Amira l’ha - per così dire - tradita e si è sposata con un ragazzo che Jasmine non sopporta ed è diventata la perfetta moglie sottomessa che tutti si aspettano da una ragazza musulmana. Insomma, Oggi Forse non Ammazzo Nessuno, il cui sottotitolo sapientemente recita “Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista”, è abbastanza unico nello stagnante panorama editoriale italiano. Quello che in Inghilterra appariva forse come una novità vent’anni fa (il Budda delle Periferie di Kureishi è del 1990), in Italia inizia ad arrivare timidamente solo adesso (e non riceve neanche l’attenzione dovuta, aggiungerei io). Tutt’altra storia in Francia, dove il romanzo Trois Femmes Puissantes (Tre Donne Forti) della franco-senegalese Marie Ndiaye ha vinto il Premio Goncourt, trovando perciò spazio nei canali della letteratura senz’altre etichette. In Italia infatti siamo ancora fermi alle etichette “letteratura della migrazione” o “letteratura etnica”, e non perché non stiamo sfornando bravi scrittori.
Sull’autrice: Randa Ghazy è nata a Milano da genitori egiziani. Nel 2002, quando aveva 15 anni, è uscito il suo primo romanzo, Sognando Palestina, che è stato tradotto in 15 paesi. Il suo secondo romanzo, Prova a Sanguinare, è uscito nel 2005. Studia relazioni internazionali e spera di diventare giornalista, di imparare una ventina di lingue straniere, di viaggiare, di continuare a scrivere romanzi.
Genere: romanzo per adolescenti, chick lit
Paese: Italia
Jasmine ha 23 anni, vive a Milano e frequenta la facoltà di giurisprudenza. E’ inoltre innamorata del ragazzo che fa il commesso nel negozio di fronte a casa sua, anche se non gli ha mai parlato. E fin qui sembrerebbe tutto materiale per un comune libro per ragazze, se non fosse che Jasmine è di origine egiziana. Non porta il velo e non è una terrorista, ma convive con una religione che la costringe a dare sempre giustificazioni e spiegazioni. Per di più la sua migliore amica Amira l’ha - per così dire - tradita e si è sposata con un ragazzo che Jasmine non sopporta ed è diventata la perfetta moglie sottomessa che tutti si aspettano da una ragazza musulmana. Insomma, Oggi Forse non Ammazzo Nessuno, il cui sottotitolo sapientemente recita “Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista”, è abbastanza unico nello stagnante panorama editoriale italiano. Quello che in Inghilterra appariva forse come una novità vent’anni fa (il Budda delle Periferie di Kureishi è del 1990), in Italia inizia ad arrivare timidamente solo adesso (e non riceve neanche l’attenzione dovuta, aggiungerei io). Tutt’altra storia in Francia, dove il romanzo Trois Femmes Puissantes (Tre Donne Forti) della franco-senegalese Marie Ndiaye ha vinto il Premio Goncourt, trovando perciò spazio nei canali della letteratura senz’altre etichette. In Italia infatti siamo ancora fermi alle etichette “letteratura della migrazione” o “letteratura etnica”, e non perché non stiamo sfornando bravi scrittori.
Sull’autrice: Randa Ghazy è nata a Milano da genitori egiziani. Nel 2002, quando aveva 15 anni, è uscito il suo primo romanzo, Sognando Palestina, che è stato tradotto in 15 paesi. Il suo secondo romanzo, Prova a Sanguinare, è uscito nel 2005. Studia relazioni internazionali e spera di diventare giornalista, di imparare una ventina di lingue straniere, di viaggiare, di continuare a scrivere romanzi.
Sono d'accordo: "letteratura etnica" è una definizione terribile!
ReplyDeleteGià ritengo insopportabile "musica etnica" (etnica sa anche un po' di tribale, tipo danza della pioggia) o "cucina etnica". "Letteratura etnica" è assolutamente demenziale.
Devo dire che le copertine di certi libri - non di questo in particolare - aiutano questi preconcetti (io più che con i titoli ce l'ho con le copertine!).
Sul nostro ritardo, c'è da dire che in Italia nel 1990 le seconde generazioni di migranti provenienti da altri paesi erano veramente poche rispetto a quelle che potevano essere a Londra.
Non ho letto il libro, ma visto titolo e sottotitolo mi sembra che sia molto ironico nei confronti dei pregiudizi nei confronti dei musulmani.
Ma perché, mi dico, i musulmani devono sempre essere associati con donne sottomesse e terroristi?
(fra l'altro, da quel che ho visto ultimamente, in Italia e in Siria, distruggerei l'equazione velo=sottomissione)
Questo libro mi è piaciuto un sacco! E' davvero spassoso. Ho letto anche Sognando Palestina, che pure è carino, ma si sente un po' la tenerissima età dell'autrice quando l'ha scritto...anche se già è visibile il suo talento.
ReplyDelete@ Silvia Merialdo: dicendo "seconde generazioni di migranti" dai ragione all'etichetta "letteratura etnica" perchè stai dando degli stranieri a degli italiani alla seconda!!!
@jaska: Non so quale sia la terminologia corretta, ma non voglio assolutamente dare dello straniero né dell'italiano né nessun titolo a nessuno!
ReplyDeleteVolevo solo dire "figli nati in Italia da genitori che sono stati migranti (uno o tutti e due) e si sono trasferiti da altri paesi". Così è meglio? Non è un'etichetta, è quello che accomuna però i tre scrittori citati in questo post (se sostituisci con Francia e Inghilterra).
Nessuna connotazione "etnica" e tanto meno di contrapposizione "straniero/italiano"!
(per inciso: secondo le seconde generazioni dovrebbero avere la cittadinanza italiana alla nascita)
@Jaska: Sì, è un libro spassoso. "Il Budda delle Periferie" l'hai letto? Anche quello può essere definito spassoso, come pure "Denti Bianchi" di Zadie Smith.
ReplyDelete@Silvia: Le etichette alle volte sono odiose, ma noi umani siamo fatti così, dobbiamo dare un nome a tutto.
"Letteratura etnica" è proprio brutto, così come "cucina etnica". Anche perché implica che non abbia lo stesso valore della letteratura punto, cioè quella che vince premi (in Italia).