Sunday, June 6, 2010

7. “Un indovino mi disse” by Tiziano Terzani



Anno di prima pubblicazione: 1995
Genere: reportage di viaggio
Paese: il reporter è italiano, ma i reportage riguardano Laos, Birmania, Tailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Cambogia, Vietnam, Cina, Mongolia e Russia.

In English: “A Fortune-Teller Told Me: Earthbound Travels in the Far East” by Tiziano Terzani

Nel 1976 Tiziano Terzani si trovava ad Hong Kong, dove un indovino gli disse che nel 1993 avrebbe corso un grosso pericolo e non doveva assolutamente volare. Gli anni passarono in fretta e quando arrivò il fatidico 1993 Terzani decise di continuare il suo lavoro di reporter viaggiando per l’Asia usando tutti i mezzi di trasporto tranne l’aereo. In ogni paese che visita cerca un indovino, in una specie di rito scaramantico a cui per altro non crede per niente. Qualche mese dopo precipita un elicottero delle Nazioni Unite pieno di giornalisti diretti in Cambogia, elicottero che se non avesse ascoltato la profezia dell’indovino di Hong Kong avrebbe preso di certo. Coincidenza o preveggenza? Inizia così un viaggio per tutta l’Asia interrogandosi sul paranormale, sull’arte della divinazione e su quella commistione tra pragmaticità e soprannaturale che caratterizza gran parte delle società asiatiche. E’ un libro da leggere mentre si scorre con il dito il percorso intrapreso, con l’atlante aperto alla pagina Asia. Mentre si legge il libro una domanda sorge spontanea: la magia in Asia è cialtroneria oppure quel che rimane di un’antica sapienza orientale che sta venendo via via soppiantata dalla scienza empirica occidentale?
Scrivendo con il piglio di Kapuscinski, a cui recentemente è stato attribuito anche un pregio narrativo oltre che giornalistico, Terzani ci accompagna attraverso molti paesi asiatici. Parte dal Laos, interrogandosi sul significato di “modernità”, in altre parole se questa possa arrivare solo come l’intendiamo noi occidentali. Il fiume Mekong, infatti, divide il Laos dalla modernissima Tailandia ma non c’è, almeno quando lo visita Terzani, un fiume che colleghi il paese, senza sbocco sul mare, con la Tailandia e quindi con il porto di Bangkok. I fiumi di turismo che hanno rovinato ed occidentalizzato la Tailandia, non arrivano a scalfire paesi “chiusi” all’occidente come il Laos e la Birmania. Ed è proprio in Birmania che Terzani si introduce di soppiatto (è interdetto dal paese perché considerato un giornalista scomodo), raccontandoci delle varie etnie e dei loro conflitti, dei regnanti che dominavano la Birmania prima dell’arrivo degli inglesi e della scaramanzia dei governanti di oggi, in particolare di Ne Win, che per scongiurare le predizioni di un indovino cercava sempre degli stratagemmi per non farle avverare. Dalla Tailandia “corrotta” dal turismo alla Malesia che ha fatto dell’Islam una bandiera in contrapposizione all’immigrazione cinese degli ultimi cent’anni, Terzani incontra uno o una veggente in ogni paese, facendosi ammaliare da alcuni di loro ed etichettando altri come cialtroni. Incontra quegli stessi cinesi della diaspora anche in Malesia e nell’iper-moderna Singapore o in Indonesia. Quello che li accomuna è il desiderio di arricchirsi e un sentimento d’identità legato alla madrepatria ancora molto forte.
L’Asia è un continente di contrasti e dopo il materialismo e lo sfarzo di Singapore Terzani raggiunge paesi messi in ginocchio dalle guerre, come la Cambogia che i Khmer rossi hanno praticamente ridotto ad un ossario o il Vietnam dove, aprendo il finestrino per fotografare la regione natale di Ho Chi Min, Terzani riceve in regalo un getto di fango e di sterco dagli abitanti del luogo, delusi dalla rivoluzione. Poi prende un treno che lentamente lo riporterà in Europa, attraversando, tra gli altri paesi, la Mongolia, paese un tempo satellite dell’Unione Sovietica. La modernità ha reso i mongoli, discendenti di Gengis Khan, pallidi fantasmi di sé stessi. Sono infatti ridotti a fare sì lo stesso percorso dei loro antenati conquistatori, ma solo per vendere merce a buon mercato. D’altronde l’Asia, secondo l’autore, è un continente dalla “bramosia autodistruttrice”, dove il desiderio di modernizzarsi e arricchirsi porta inevitabilmente alla perdita di quelle conoscenze che avevano reso l’Asia magica ai nostri occhi occidentali.

4 comments:

  1. Permettimi: Terzani scriveva con il piglio di Terzani, non aveva bisogno di altro, essendo bravissimo in se ipso ;-)
    un libro meraviglioso, come altri suoi, forse ancora più di altri.
    Terzani è stato il mio modello di giornalismo, quand'ero un giovane giornalista-orientalista. Il fatto che poi lui sia diventato anche uno scrittore, e infine un uomo saggio (non voglio dire un guru perché è parola abusata e - in occidente - avvolta da una nube di ridicolo) me l'ha fatto ammirare ancora di più.
    conservo un suo libro con la sua dedica come una reliquia.
    e invito tutti a leggerlo.
    grazie a te per averci dato l'occasione di parlare di lui.

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  2. Hai ragione Marco, non bisognerebbe accostare due scrittori a questo modo. Non intendevo dire comunque che Terzani abbia copiato Kapuscinski, o viceversa, ma che entrambi avevano un modo di fare giornalismo che ha fatto storia, un atteggiamento che va oltre il dare informazioni per trasmettere anche emozioni.

    Io purtroppo l'ho scoperto troppo tardi per farmi autografare il libro. :-(

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  3. Questo libro è stato il mio primo viaggio in Asia! (il secondo è stato "in Asia" sempre di Terzani, e poi c'è stato un viaggio vero e proprio)

    Devo dire che negli ultimi anni il Laos si è aperto molto e aspirerebbe a diventare una meta turistica come la Thailandia... ma ancora (per fortuna!) è molto lontano.
    In Mongolia, invece, secondo me, fuori da Ulan Bator c'è ancora quella tradizione di vita nomade, non solo di vendita e svendita, ma anche di tradizioni da pastori, di latte di cavalla e di fuoco sacro all'interno delle gher.

    Anche io penso che Terzani sia un grande scrittore proprio perché riesce a fare il giornalista "narrativo", a raccontarti storie ed emozioni.

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  4. È bello poterlo immaginare seduto con le gambe incrociate, la schiena dritta. La barba lunga e bianca, i capelli legati. I vestiti candidi, che fanno un tutt’uno con l’uomo (…)
    Per l'anniversario della scomparsa, un contributo del giornalista Nicola Lillo su Tiziano Terzani:
    Tiziano Terzani: giornalismo e potere

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