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Monday, October 11, 2010

La legge sul prezzo del libro che danneggia i più deboli

Quando entriamo in libreria vediamo spesso sconti del 10 o 15 % su tutti gli Oscar Mondadori o su quasi tutto il catalogo della Feltrinelli. Se ci fate caso, tali sconti e promozioni non vengono quasi mai fatti su libri pubblicati da editori più piccoli. Io mi sono sempre chiesta il perché e il percome di questi sconti.

In questi giorni un disegno di legge che regolamenta proprio questi sconti e promozioni è in dirittura d’arrivo al Senato. Sebbene la proposta di legge dell’Onorevole Ricardo Franco Levi (Pd) difenda in apparenza i piccoli editori e le librerie indipendenti, in realtà fa esattamente il contrario. Un piccolo ma agguerrito gruppo di piccoli e medi editori – che include fra gli altri Donzelli, Minimum Fax, Sellerio e Neri Pozza – sta protestando in questo senso. Alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, per esempio, si è tenuto un convegno sull’argomento invitando alcune case editrici straniere, tra cui il francese Gallimard.

La legge proposta, impone un limite di sconto del 15 % con la possibilità di fare sconti durante tutti mesi dell’anno, senza limiti (a parte per il mese di dicembre). Voi amanti dei libri direte che è troppo poco e che in tempo di crisi bisogna fare sconti più sostanziosi, invogliando gli italiani a comprare più libri. Sono d’accordo che a volte i prezzi dei libri, soprattutto di quelli appena usciti, sono ancora alti in Italia, ma il problema che voglio sollevare è un altro. Il problema è che quello sconto agevola i grandi editori penalizzando invece i piccoli e medi editori, nonché le piccole librerie indipendenti che non possono permetterselo (ecco perché l’unica libreria decente vicino a casa mia non fa mai sconti, neanche quando è il mese dei suddetti sconti dei grandi gruppi editoriali). In Francia e in Germania c’è una legge piuttosto ferrea sul prezzo dei libri, mentre in Inghilterra dove il prezzo è ancora libero le grandi catene come Waterstone’s stanno rimpiazzando i librai indipendenti per cui strade come Charing Cross Road a Londra andavano famose.

L’appello dei Mulini a Vento, così ha deciso di chiamarsi questo gruppo che riunisce appunto piccoli e medi editori e librai, sta spingendo affinché il disegno di legge sull’editoria promosso dall’Onorevole Levi venga modificato e migliorato.

Che cos’è meglio, dunque? Prezzi scontatissimi tutto l’anno sui libri dei grandi editori e semi scomparsa delle librerie indipendenti e dei piccoli editori? Oppure prezzi fissi ma tutela dei più deboli?