Tuesday, May 10, 2011

"Con il Sari Rosa" di Sampat Pal

Anno di prima pubblicazione: 2008
Genere: memoir
Paese: India

"Con il Sari Rosa" di Sampat Pal (in collaborazione con Anne Berthod), edito da Edizioni Piemme, 16 €


Ho sentito parlare di Sampat Pal e della sua Gulabi Gang per la prima volta qualche anno fa e la storia mi aveva colpito. Si tratta di un gruppo di donne indiane generalmente appartenenti alle caste più basse che hanno creato una rete di solidarietà femminile che si impegn a difendere i diritti delle donne di fronte ai più svariati soprusi. Come marchio di riconoscimento indossano tutte un sari rosa (gulabi vuol dire appunto rosa) e portano sempre con sé un lathi, il tipico bastone da combattimento usato anche dalla polizia indiana. 
"Con il Sari Rosa" è il memoir della fondatrice dell'associazione, Sampat Pal, scritto con l'aiuto di una ghost writer, Anne Berthod, giornalista francese che ha scritto, tra l'altro, "Slumgirl Dreaming", sulla storia rags to riches della bambina di "Slumdog Millionaire" (libro che mi risparmio volentieri). Sampat Pal Devi è nata da una famiglia poverissima dell'Uttar Pradesh ed appartiene ad una delle caste più basse, i gadaria, letteralmente "mandriani". Infilatasi alla scuola locale di nascosto trascurando il lavoro nei campi che i suoi genitori si aspettavano da lei, Sampat Pal impara a faticosamente a leggere l'hindi, che non è nemmeno la sua lingua materna, dato che in casa sua si parla un dialetto locale. Data in sposa alla tenera età di dodici anni com'è usanza tra la gente umile da cui viene, Sampat dimostra fin da subito di che pasta è fatta. Non vergognandosi di controbattere a nessuno, neanche ai bramini che, approfittando di essere la più rispettata delle caste indù, si prendono gioco degli altri e scroccano ai gadaria utensili che poi non restituiscono mai, Sampat Pal comincia a farsi conoscere in paese come la più sfacciata tra le donne, la più ribelle e ostracizzata, ma anche la più sveglia. Il suo linguaggio sboccato mi ricorda la Phoolan Devi del film "Bandit Queen", personaggio con cui condivide alcuni particolari biografici e senza dubbio la determinazione. Mi avevano colpito, ad esempio, quei "motherfucker" e "sisterfucker" disseminati nel film e Sampat Pal riflette proprio su questa fissazione di usare le donne nelle imprecazioni, arrivando a criticare due fratelli che in modo molto sciocco e ridicolo insultano la loro stessa madre o sorella. 
Nonostante lo scarso livello d'istruzione, Sampat Pal capisce al volo come gira il mondo: la corruzione, i raggiri dei funzionari locali e dei piccoli commercianti, per non parlare del potere spropositato dei mariti sulle loro mogli. Così decide di fondare una scuola per insegnare alle donne a cucire e a leggere, trasmettendo allo stesso tempo le sue idee sull'emancipazione femminile. Non avrà la vita facile: più volte sarà allontanata dal suo villaggio per non essersi piegata ai soprusi dei più potenti e sarà perseguitata dai dada, i sicari a pagamento. Non risparmia parole aspre per nessuno, a partire dal Primo Ministro dell'Uttar Pradesh, Kumari Mayawati, che era stata la prima intoccabile a giungere a quella carica. Colpevole di essersi buttata alle spalle i suoi ideali e di essere venuta a patti con le caste superiori per accaparrarsi più voti, Sampat Pal nomina invece come modelli personaggi come Lakshmibai, la mitica regina di Jhansi che ha combattuto contro gli inglesi, o Chanakya, il consigliere dell'imperatore Chandragupta conosciuto in Occidente come "il Machiavelli indiano". La gulabi gang, ci spiega il libro, è nata solo dopo anni di lotte contro le ingiustizie e non ha niente a che vedere con le assistenti sociali. La fondatrice si aspetta infatti che le persone che vengono aiutate poi partecipino attivamente all'associazione, portando il sari rosa d'ordinanza e impegnandosi in prima persona a migliorare le cose.  
La veste grafica di questo libro non è delle migliori: a vederlo sugli scaffali della libreria si potrebbe pensare che sia uno dei soliti libri creati apposta per saziare la nostra sete di donne abusate e segregate in casa nei paesi del terzo mondo. "Con il Sari Rosa", però, non si sofferma a compatire le donne indiane, ma per esempio discute di come uscire da alcuni circoli viziosi, descrive l'organizzazione della vita sociale nei villaggi e denuncia la pigrizia della maggior parte delle donne che non hanno né la forza né il coraggio di farsi valere. 
Sampat Pal e la sua gulabi gang
Di certo la giornalista francese che ha messo per iscritto le parole di questa attivista indiana non è un Premio Nobel per la letteratura, ma ha avuto il buon senso di lasciar trasparire il linguaggio semplice e schietto della protagonista, elemento che rende questo libro un po' come la versione indiana di "Mi chiamo Rigoberta Menchù". Più azzeccato questo paragone, a mio parere (nonostante le polemiche che girano intorno al Premio Nobel per la Pace guatemalteco), che quello con la più famosa Arundhati Roy, donna diversissima per formazione, metodologia e approccio a Sampat Pal, che alle parole preferisce l'azione sul campo e che i soprusi li ha vissuti in prima persona. E anche perché le parole dure Sampat Pal non le risparmia neppure ai naxaliti, con cui Sampat Pal non vuole avere niente a che fare, sostenendo, in maniera forse un po' sommaria, che sono solo un'organizzazione spietata, che fa largo uso di armamenti, a differenza sua, che come arma ha solo un bastone.     


Friday, May 6, 2011

Filtered

I'll shamelessly copy from other bloggers who have a weekly post on literary news and interesting links. Obviously, I'll never be constant enough to respect the weekly schedule, but seen that I enjoy these posts (very post-modern and salad-bowl-like, to say something "hip"), I'll dish them out to you too:

#1 Did you know that Abbottabad, the town where Osama Bin Laden was killed, has taken its name from an English general of the British Raj era? The awkward thing is that James Abbott has written a poem about this small town, calling it simply "Abbottabad". "The Guardian" has found it and called it "one of the worst poems ever written". If you feel strong enough, read it here.

#2 Take a brief look at vintage, old-fashioned covers of "Lolita" offered by Flavorwire. There is also a video with an interview with old Vlad, where he is showing us his favourite covers of "Lolita". 

#3 Maybe it's a new dawn for Italian contemporary literature. Igiaba Scego, author of "La Mia Casa è Dove Sono" was awareded the Mondello Prize. The news is that she is an Italian writer of Somali origin. Minority writers, in fact, had been so far excluded from the literary prizes.

# 4 Yet another biography of Mahatma Gandhi has been published. This one, nonetheless, written by a certain Joseph Lelyveld  and titled "Great Soul. Gandhi and his Struggle with India", suggests that India's spiritual father had, in his years in South Africa, a homoerotic, if not homosexual, relatioship with a man called Hermann Kallenbach, a German Jewish bodybuilder. Needless to say, the book has caused scandal in India. The New York Times, in his review, promptly ignores the topic.

#5 Another round-up from Flavorwire, this time to revise (or discover) the Bard's bawdy jokes

Norman Mailer's house
#6 Ernesto Sabato has died. He was a famous Argentinian novelist and essayist, famous also because he led a commission to investigate the crimes committed during the dictatorship. The New York Times calls him "the conscience of Argentina".

#7 The Huffington Post takes us to see the house of some famous writers. Among the strangest there is Truman Capote's house (how could it have been otherwise?) and Norman Mailer's, which once had a hammock and a trapeze swing to climb it.  

#8 This is not exactly fresh, but have you tried Ron Charles' Totally Hip Video Book Reviews? I love them! Here the famous critic of "a major American newspaper" (the Washington Post) makes a spectacle of himself with a funny and quick review of Jonathan Franzen's "Freedom", which has recently been published in Italy as well.

#9 Do you think the world of literature is a happy Republic of Love? Well, you're wrong: the JRR Tolkien Estate has contested a forthcoming book which features the author of "Lord of the Rings" as one of its characters.

#10 Rudyard Kipling was a reporter in Italy during the First World War, did you know? Hemingway was not the only one to do the nasty job; this is what "La Guerra nelle Montagne. Impressioni dal Fronte" seems to tell us. The book contains Kipling writings of his Italian period.

Thursday, May 5, 2011

Filtrato

Scopiazzo allegramente da altri blogger, che con cadenza settimanale fanno dei post con le 'notizie letterarie' e i vari link interessanti della settimana. Ovviamente non avrò la costanza di rifarlo ogni settimana, però siccome mi diverto a leggere questi post (molto post-moderni, molto salad bowl, per dire qualcosa di 'hip'), li propino anche a voi:

#1 Ma lo sapevate che Abbottabad, la città pakistana dove è stato ucciso Osama Bin Laden, ha preso il nome da un generale inglese in servizio durante il periodo del Raj britannico? La cosa più bizzarra non è questa, ma il fatto che il generale James Abbott abbia scritto una poesia dedicata alla cittadina, intitolata senza troppi giri di parole "Abbottabad". Il Guardian l'ha scovata e l'ha definita "una delle peggiori poesie mai scritte". Se volete farvi del male, la potete leggere qui.

#2 Flavorwire ci offre una carrellata delle cover vintage di Lolita, una più retro dell'altra. C'è anche il video di una vecchia intervista al vecchio Vlad, in cui lui ci mostra le sue copertine di Lolita preferite.

#3 Forse è una nuova alba per la letteratura italiana contemporanea. Igiaba Scego, autrice di "La Mia Casa dove Sono", ha vinto il premio Mondello. La novità è che si tratta di una scrittrice italiana di origine somala. Gli scrittori italiani di origine straniera, infatti, erano stati fino ad adesso snobbati dalle giurie dei premi più importanti.

#4 E' uscita un'ennesima biografia del Mahatma Gandhi. Solo che questa, scritta da tale Joseph Lelyveld ed intitolata "Great Soul. Mahatma Gandhi and his Struggle with India", suggerirebbe che il padre spirituale della nazione aveva, durante i suoi anni sudafricani, una relazione - se non omosessuale, almeno omoerotica - con tale Hermann Kallenbach, un ebreo tedesco che faceva bodybuilding. Inutile dire lo scandalo e la polemica che il libro ha suscitato in India. Il New York Times, nella recensione del libro, ignora prontamente l'argomento.

#5 E' ancora Flavorwire ad offrirci un'altra carrellata, questa volta ci serve per ripassare (o scoprire) i doppi sensi a sfondo sessuale del Bardo.    

La casa di Norman Mailer
#6 E' morto Ernesto Sabato, grande scrittore e saggista argentino, famoso anche per aver presieduto una commissione per investigare i delitti commessi durante le atrocità della dittatura. Il New York Times lo chiama la coscienza dell'Argentina.

#7 L'Huffington Post ci porta a vedere le case di alcuni grandi scrittori. Tra le più pittoresche ci sono quelle di Truman Capote (e come poteva non esserlo) e quella di Norman Mailer, che ai bei tempi aveva anche un trapezio e un'amaca per scalarla e viverla al meglio.

#8 Questa non è proprio fresca, ma avete mai provato Ron Charles' Totally Hip Video Book Reviews? Io le adoro! In questo link, il famoso critico letterario di un 'major American newspaper' (il Washington Post) si rende ridicolo con una recensione divertente e veloce di "Freedom" di Jonathan Franzen, che come forse saprete è da poco uscito anche in Italia.

#9 Pensavate che il mondo della letteratura fosse una felice Republic of Love? Ebbene, vi sbagliate: il JRR Tolkien Estate ha contestato un libro in uscita, con il grande scrittore de "Il Signore degli Anelli" per protagonista.   

# 10 Rudyard Kipling inviato speciale in Italia durante la prima guerra mondiale, lo avreste mai detto? Non solo il caro vecchio Hemingway ha fatto quel lavoraccio, sembra dirci "La Guerra nelle Montagne. Impressioni dal Fronte Italiano", che raccoglie gli scritti di Kipling del periodo italiano. 
 

Sunday, May 1, 2011

"Trumpet" di Jackie Kay + "Scintille" di Gad Lerner

Vi aggiorno su un paio di cose. Sono uscite un paio di mie recensioni sulla rivista Paper Street: lo scorso mese quella di "Trumpet" di Jackie Kay, la poetessa di cui ho parlato anche qui. E' un libro che è stato tradotto in Italia, una volta tanto, e io ve lo consiglio caldamente, anche se per ottenerlo dovrete quasi certamente ordinarlo in libreria.

"Pilgrims" di Bruno Schulz
Questo mese ho scritto invece la recensione di "Scintille. Una storia di anime vagabonde" di Gad Lerner. Su quest'ultimo vorrei spendere due parole su qualcosa che non ci stava nella recensione per gli amici di Paper Street. Lerner si sofferma sulla pittura di Bruno Schulz, che potrebbe avere incrociato suo nonno nelle cittadine della Galizia yiddish dove entrambi  vivevano. Questo scrittore e pittore, che io prima non conoscevo se non di fama, dipingeva/schizzava queste cose sinceramente angoscianti ed inquietanti. I suoi soggetti erano molto spesso vecchiacci malefici con teste sproporz
"Midsummer Night's Dream" di Marc Chagall
ionate e calvizie incipiente, al cospetto di donne dalle gambe snelle in pose lascive. Lerner spiega la cosa con il complesso di inferiorità del povero Schulz, non certo bello e del tutto simile a questi uomini che non potevano far altro che fissare le proverbiali bellezze ucraine (che incantano anche Lerner nel libro, eh!?), e naturalmente con la nota 'sgradevolezza ebraica'. Mi soffermo a pensare a questa sgradevolezza, ohibò! Poi giro la testa e vedo una stampa di Marc Chagall che mi hanno regalato, sensibilità completamente diversa ma uguali natali, se non fosse che... Ma come? Tu quoque, Marc, fili mi! Ma poi no, per fortuna mi sono ricordata che il titolo del quadro è "Midsummer Night's Dream"!!! Chagall è ancora il pittore degli abbracci romantici...

Mi riallaccio all'ambientazione mediorientale del libro di Gad Lerner, per dirvi che ho conosciuto un amico blogger, che scrive sulla Turchia dall'affascinante città di Istambul. Io della Turchia, se non ricordo male avevo parlato solo in un post, molto molto tempo fa riguardo un romanzo di Orhan Pamuk.

Monday, April 25, 2011

"Tabaccherie Orientali" di Clara Nubile

Anno di prima pubblicazione: 2010
Genere: racconti
Paese: Italia

"Tabaccherie Orientali", di Clara Nubile, LAB, collana "Gli Ulivi", € 11

E' bastato un commento al blog di Silvia a scatenare un'emozionante momento serendipico, che coinvolgeva la poetessa indiano-americana Meena Alexander, la giovane scrittrice pachistana Kamila Shamsie e il poeta kashmiro-americano Agha Shahid Ali, quest'ultimo a formare da cuscino naturale, per una volta smilitarizzato, tra le due. E' così che sono arrivata a conoscere questo libro emozionante, i cui momenti lirici non rovinano il tessuto del racconto.

"Ai miei studenti d'America dicevo sempre, prendete le vostre parole, quelle parole che avevo scritto con caparbia e presunzione, con impeto e pietà. Prendete le vostre parole e mettetele spalle al muro, poi spogliatele. E sparate, senza pensarci nemmeno un attimo. Gonfiatele di proiettili, dilaniatele, riempitele di piombo. Infine raccogliete i resti, i cadaveri ancora palpitanti delle vostre parole e avvolgetele in un sudario. Di notte, cullatele. Vegliate sulle vostre parole sbrindellate. Fate la veglia funebre alle vostre parole, ai vostri romanzi, alle poesie, ai racconti, ai passaggi, alle lettere. E al terzo giorno resusciteranno, senza le vostre mani. Da sole le parole si alzeranno dal sepolcro di carta e si incammineranno per strada, investite di luce vergine, libere da rimorsi e somiglianze. Forse a quel punto potrete anche pensare di avere scritto due versi, due righe degne di essere lette." (p.42)

Agha Shahid Ali
A parlare così è Agha Shahid Ali, poeta kashmiro-americano purtroppo non ancora tradotto in Italia (se non per sporadiche poesie in qualche antologia), che è anche uno dei personaggi di questa raccolta di racconti, sospesi tra l'India, il Salento e una manciata di altri luoghi del globo. In ogni storia a parlare è un personaggio realmente vissuto: poeti, attivisti e viaggiatori, ma anche boss della mala, narcotrafficanti e banditesse indiane. Non unicamente modelli da imitare, o persone da riverire, quindi, ma anche criminali o gente dalla vita travagliata, la cui umanità palese è rappresentata dalle pantofole di Topolino che indossava Pablo Escobar, il più potente narcotrafficante che la Colombia abbia mai conosciuto, al suo funerale. Il mio racconto preferito, tra i dieci proposti, è forse proprio quello dedicato al poeta che viene da un paese in cui non ci sono più gli uffici postali, che poi sarebbe appunto quella vallata dove "creano desolazione e la chiamano pace", il Kashmir.    
Quando deve imbucare una lettera, lui che come tanti altri scrittori vive in esilio, deve per forza decidere se comprare un francobollo per l'India o per il Pakistan. Ma come può decidere? Un francobollo per il Kashmir non esiste, com'è tristemente noto. Il bello di questo racconto è la rielaborazione dei versi del poeta, che funzionano per accumulazione ed associazione, mentre i racconti normalmente scorrono perché c'è un filo narrativo e la stessa noiosa logica che riempie le nostre giornate. Ma la poesia contemporanea - e quella di Agha Shahid Ali in modo particolare - è come un sogno, così capita di arrivare in ritardo di dieci anni ad uno spettacolo al cinema, oppure di passeggiare per le strade della vecchia Delhi completamente deserte. Ricordi ed immagini forgiate dall'esilio, dalla nostalgia, dalle migrazioni.
La banditessa Phoolan Devi
Ma non è lui l'unico personaggio dall'esistenza tormentata: c'è la dacoit e parlamentare indiana Phoolan Devi, che parla nello stesso linguaggio sboccato del film biografico "Bandit Queen", e la cantante di ghazal Begum Akhtar, che saliva sul palco con una fiaschetta di whisky e con la sigaretta perennemente in bocca. Ci sono anche personaggi nati in Occidente che però, come l'autrice, avevano il prurito sotto i piedi e hanno girato il mondo: Bruce Chatwin, l'indimenticabile autore de "Le Vie dei Canti", o Mildred Cable, missionaria inglese che si è spinta fino in Cina. Quest'ultima accompagna l'io narrante del racconto "La notte che scoprii di essere Mildred Cable". Ogni tanto infatti spunta questo personaggio, presumibilmente autobiografico: una ragazza che sta viaggiando per l'India e si trova allo stesso tempo spaesata ed estasiata dal nuovo paese che sta imparando a conoscere e ad amare. Nel primo di questi racconti, "Persino il cielo è diventato verde", vengono evocati i canali del Kerala, a quanto mi dicono non dissimili da quelli veneziani che conosco bene, e le verdissime risaie, anch'esse paragonabili a quelle della pianura padana, poi di nuovo le montagne del Kashmir, regione che Hans vuole visitare a tutti i costi nonostante il conflitto, inseguendo una leggenda che sarà per lui una maledizione. Incapsulato di nuovo da un verso di Agha Shahid Ali ("separation can't be borne / when the rains come"), questo racconto è infatti dedicato a Hans Christian Ostro, viaggiatore e danzatore norvegese che è stato ucciso in Kashmir. La morte e la malattia è un po' un fantasma in questi racconti che sprizzano voglia di vivere ma dove la morte è appunto o inaspettata oppure giunge in modi raccapriccianti, come nel caso del virus misterioso che ha stroncato la vita straordinaria, sempre sulla cresta dell'avventura, dello scrittore di viaggio inglese Bruce Chatwin. Infarciti di versi di poesie e di citazioni, che alle volte travalicano le dimensioni del tempo e dello spazio, come quando Begum Akhtar cita una canzone di Vinicio Capossela, questa raccolta di racconti che non supera le ottanta pagine è una bella ventata di aria fresca nel mercato stantio della letteratura italiana.


Sull'autrice: Clara Nubile è nata a Brindisi, nel 1974. Nel 2001 è partita per Bombay, dove ha fatto la ricercatrice, ma ha vissuto anche ad Antwerp, in Belgio, e a Ravenna. E' traduttrice e scrittrice. Ha pubblicato "Io ti Attacco nel Sangue" (Fazi, 2005) e "Lupo" (Fazi, 2007). La trovate anche nel blog di Tabaccherie Orientali.

Saturday, April 23, 2011

"Possession" by A.S. Byatt

Year of first publication: 1990
Genre: novel, historical novel, detective novel
Country: UK

There are some books whose success is perfectly understandable: a compelling but altogether simple plot, a love story perhaps and likeable characters. The success of A.S. Byatt’s “Possession”, nonetheless, is unusual: set in the world of academia, with two scholars of 19th-century English poetry as its main protagonists, “Possession” is packed with academic discussions, several-pages-long Victorian poems, not to mention 19th-century letters and journal, so that the present-time narrative space is sensibly restricted. How could the general public, with no interest in literary history, enjoy this? The love story disentangles only at the end of the book and some of the characters are not exactly likable.
I thoroughly enjoyed this book, of course, as I dabble in literature myself. “Possession” shows how the scholarship of two famous Victorian poets can considerably change with the discovery of a bundle of love letters. Roland Michell, a diligent if not dull researcher in one of the most revered Victorian poets, Randolph Henry Ash, finds in an old book an unfinished letter to an unknown woman. After researching in journals and asking several other academics, he discovers that Ash held a correspondence with Christabel LaMotte, a poet worshipped by feminists for her lesbian relationship with a painter, Blance Glover. The scholar starts a compelling quest for more information on this secret love story, in the course of which he meets Professor Maud Bailey, one the main experts on LaMotte’s poetry. The two academics visit her grave and find out they have an affinity that goes beyond their love for literature or Victorian poetry. Yet, they are determined not to fall in love. The author has recently reported that her American editor insisted on saying that it was impossible for two people not to have intercourse for such a long time, seen that they were so clearly attracted one to the other. I found it intriguing and realistic, instead. Roland and Maud’s insecure love story reflects Ash and LaMotte’s relationship and the genius in Byatt’s book is that at a certain point they realize it. They are academics, after all, and their work very often consists in finding connections.  
Christina Rossetti
Balancing many genres – the historical novel, the detective story and the novel of manners – A.S. Byatt’s book is reminiscent of Umberto Eco’s “The Name of the Rose”, but it is also a reflection on scholarship, poetry and literary history. The book shows, among other things, how the role of women in academia has changed through centuries. Christabel LaMotte, for instance, is a fictitious nineteenth-century poet who was considered inferior to male authors just because of her sex and is still revered as a great poet only by feminists, like Maud. Her friend and companion Blanche committed suicide in a way reminiscent of Mary Wollstonecraft’s attempt: throwing herself from Putney Bridge, that is. Another great character is Beatrice Nest, a contemporary scholar whose passion for Randolph Henry Ash only resulted in a 25-year-long study of his wife’s dull journals, because it was the only subject she was “allowed” to study at a time, the 1960s, when academia was a world dominated only by men. Women’s studies came after that, but the two worlds remained separated. Maud Bailey, an expert on LaMotte’s poetry, dismisses Ash, one of the most renowned poets of his time, for the male imaginary of his poetry and so does Roland Michell with regards to Christabel LaMotte who wrote about fairies and monsters. It is only by coincidence that they start to talk with each other, finding connections and similarities between their way of thinking.
"Proserpine" by Dante Gabriel Rossetti
The spirit of women like Dorothy Wordsworth, Mary Wollstonecraft or Judith Shakespeare permeates the novel. They are all women who had brothers or husbands whose work is among the greatest achievements in the literary world, but who could have because authors just as well, or who struggled to become authors but never had the success of their male counterparts. There are in fact many allusions to the great literature that has been written under Queen Victoria’s reign. Personally, I indulged on a kind of game while I was reading the book: is there a model A.S. Byatt followed to create the two poets? I don’t have an answer but Christabel LaMotte I imagine like a pencil sketch of Christina Rossetti or like the women in her brother Dante Gabriel Rossetti’s paintings. As for Ash I don’t have a model in mind, but I think Tennyson and Browning are the poets everyone would think about (incidentally, Tennyson wrote a poem called ‘Maud’ and ‘Christabel’ is  a long poem by Coleridge). 
Possession is naturally - leaving aside the sexual meaning, which also has its importance - what drives Roland and Maud in their quest: they want to possess the authors they study, not their letters and relics, but also their thoughts, their lives, their words. But is it really possible? I’ll add something unpopular to finish: I didn’t particularly like the poems. I found myself skipping them all the time, as the clues were discernible anyway in Roland and Maud’s disquisitions. That's the problem of such a gripping story! Yet, the poems are what makes this novel peculiar: they are an integral part of the work and not a later addition. They are not memorable, in my opinion, but they help building a 19th-century athmosphere around the two characters.



About the author: A.S. Byatt is considered one of the most important living authors in Britain. She was born in  Sheffield, England, in 1936. Her mother was a scholar of Browning and her sister is also a novelist. She wrote, among other things, a quartet of novels inspired by D.H. Lawrence, which inclues "The Virgin in the Garden" (1978) and "Still Life "1985). She is also the author of several collections of short stories, for instance "The Matisse Stories", where each story is inspired by a painting by Matisse. "Possession", her most famous novel, won the Booker Prize and was made into a movie with Gwyneth Paltrow. Her last novel is "The Children's Book" (2009). 

Monday, April 18, 2011

Che cosa resterà di questi Incroci di Civiltà 2011?

Di solito, quando vado ad un festival letterario, faccio tanti post, uno per ogni incontro, sforzandomi di ricordare che cosa abbia detto ognuno degli autori, sciorinando nomi di romanzi e scrivendo brevi biografie frettolose. Questa volta voglio fare brevi snapshot degli incontri a cui ho partecipato:

- Kiran Nagarkar: Convinto che siamo venuti tutti ad ascoltarlo a pagamento, l'umiltà di questo scrittore è pari solo alla qualità letteraria che traspare dalle letture dei suoi libri. Mi è rimasta la voglia di comprarmi "Cuckold" sul marito di Mirabai, la grande poetessa mistica indiana. Invece non è stato tradotto in italiano e non ce l'hanno al banchetto, quindi mi devo accontentare di "Ravan & Eddie", pubblicato da Metropoli d'Asia.

- Pap Khouma ed Igiaba Scego: Lui gesticola molto quando parla, spalancando le braccia enormi: non ho difficoltà a credere che sua madre, quando è tornato in Senegal dopo molti anni passati in Italia, gli abbia detto: "Ma come sei cambiato, sei diventato così italiano!". Lei, orecchini giganti che tintinnano, è la vincitrice del Premio Bauer, insieme a V.S. Naipaul! Legge un passo tratto dal suo ultimo libro, "La mia casa è dove sono", sui migranti che arrivano sui barconi: molto attuale, colpisce nel segno. Quando apro il libro di Khouma  ad una pagina a caso, incontro un cinema Rialto, immerso nelle strade di Dakar anziché nelle calli veneziane dove ci troviamo. Che magia!

- Jabbour Douaihy e Gad Lerner: "C'è Gad!", dico ad Igiaba Scego, emozionata e sconvolta perché il giornalista che vedo il lunedì sera in televisione è seduto a tre metri da noi, nel cortile del Casinò di Venezia, con i mitici pantaloni giallo senape e quella erre moscia strana. Douaihy non lo vedo, nella stanza stretta e lunga dove ci hanno messo, ma ascolto mentre legge dal suo romanzo il suo arabo dall'influenza francese, cresciuto all'ombra dei cedri del Libano.

- A.S. Byatt: E' abbastanza vero quello che dicono di lei: austera e poco incline alle battute, anche quando dice delle cose divertenti non si scompone. Forse la più grande scrittrice inglese contemporanea, Byatt ci racconta che è affascinata dalla scienza e che una volta ha incontrato un entomologo che voleva chiamare una sua farfalla con il suo nome. Come è successo a Nabokov, anche lui appassionato di farfalle, che ne ha una che porta il suo nome. Questa connessione da sola vale la serata.

- Wladimir Kaminer: tedesco di origine russa, scrittore e DJ, Kaminer nei suoi libri prende in giro i tedeschi. Scrive per esempio di un cane che aveva preso in bocca la mano del suo amico Boris. Non l'aveva morsa ma la teneva proprio in bocca. Lui, del tutto spontaneamente, ha urlato al cane "Heil Hitler!" e il cane ha lasciato la presa. Evidentemente era un cane nazista, è stato il commento. Umorismo Russendisko... 

- Nathan Englander e Alessandro Piperno: Diversissimi come scrittura, uno dalla prosa più  tradizionale, "quasi proustiana" (Piperno), e l'altro dirompente, con un accento newyorkese talmente forte da stordire (Englander). "A New York, appena uscivo dalla mia bolla mi sentivo ebreo. Sono dovuto andare in Israele per non sentirmi più ebreo" dice Englander. Paradossalmente illuminante.

- V.S. Naipaul: il peperino Naipaul questa volta era proprio laconico e ha parlato poco. Accompagnato come sempre dalla moglie Nadira che sale sul palco, elegante nel suo salwar kameez verde, per dare qualche indicazione al marito, Sir Vidia legge dal suo ultimo libro, "La Maschera dell'Africa", un pezzo sulla tomba dimenticata di un grande re africano. L'Africa, per Naipaul, è un luogo degli orrori, dove sanguinari dittatori si succedono uno dopo l'altro. Un libro per curarsi dal terzomondismo più accanito?