Ornela
Vorpsi ha una storia un po' particolare: nata a Tirana, in Albania,
nel 1968, ha studiato per alcuni anni all'Accademia di Brera, per poi
trasferirsi nel 1997 a Parigi, dove vive con il marito francese.
Nonostante per lei l'Italia sia stato solo un paese di passaggio, ha
sempre scritto in italiano, fin dall'esordio avvenuto appunto con Il
paese dove non si muore mai, pubblicato prima in Francia, ma in
traduzione, nel 2004 e poi scelto da Einaudi, che ne ha pubblicato il
manoscritto originale. Inserita tra i 35 migliori scrittori europei
nell'antologia Best European Fiction, Ornela Vorpsi, come
molti altri scrittori, ha adottato una lingua originariamente non sua
adattandola ai suoi bisogni letterari. L'hanno fatto prima Conrad,
poi Nabokov, ed innumerevoli scrittori provenienti dalle colonie più
disparate. Tuttavia non siamo abituati a questo tipo di operazione
con la lingua italiana: spesso la letteratura scritta da migranti in
Italia appare spurgata dagli usi non convenzionali, quasi una mano
magica sia passata a ripulirli. Ornela Vorpsi, invece, non si
vergogna del suo italiano “spaesato”, come è definito nella
quarta di copertina, ed in effetti il risultato è una ventata di
freschezza della lingua, piuttosto che una cacofonia, come alcuni
malintenzionati potrebbero pensare.
Il
paese dove non si muore mai è un libricino sottile sottile, da
leggere tutto d'un fiato, e può essere preso come un romanzo o come
una raccolta di brevi racconti, chiaramente autobiografici. La
protagonista di ogni capitolo, o racconto, cambia infatti nome
diverse volte, ma è comunque sempre una bambina o un'adolescente che
vive nell'Albania maschilista e crudele della dittatura comunista di
Hoxha. E' evidente come la scrittrice sia voluta partire da quello
che hanno scritto i grandi della letteratura albanese, primo tra
tutti Kadaré, conosciutissimo anche in Italia, volgendo l'attenzione
però alle donne albanesi: a come sono state bistrattate, picchiate,
sfruttate, giudicate male anche solo per la loro bellezza. Le loro
sofferenze e la loro tenacia sono infatti al centro di questo libro,
che ha come motivo ricorrente il colore rosso, il colore del sangue
ma ovviamente anche della passione e, non da ultimo, del regime
comunista che ha segnato l'infanzia e l'adolescenza della
protagonista.
Chi
è di buone letture, tuttavia, potrà riconoscere nel titolo un'altra
influenza di Ornela Vorpsi, Italo Calvino, che tra le sue Fiabe
Italiane ne ha proprio una intitolata Il paese dove non si
muore mai. L'Albania a tratti forti narrata da Ornela Vorpsi,
apparentemente sembra aver poco a che fare con il realismo magico e
con le leggende dal risvolto storico di Calvino e Kadaré, ma il
gioco sta tutto nel scoprirne le assonanze e le dissonanze.
Il Paese dove non si muore mai di Ornela Vorpsi
pp.116, € 11