Anno di prima pubblicazione: 1988
Genere: romanzo, romanzo storico, memorie
Paese: India / Pakistan
Genere: romanzo, romanzo storico, memorie
Paese: India / Pakistan
Lenny ha otto anni e appartiene alla minuscola comunità parsi della città di Lahore. Nella sua vita ci sono tantissime persone: mamma e papà, ovviamente, che la coccolano perché da piccola ha avuto la poliomielite e ancora zoppica vistosamente, il fratellino Adi, parenti vari dai soprannomi buffi come Madrina, Zia Lampo e Schiavetta, ma anche la servitù a cui lei è affezionata: il cuoco musulmano Imam Din, che la porta in bicicletta a visitare il suo villaggio, gli “intoccabili” Muccho e Papoo, il giardiniere Hari e naturalmente Shanta, la sua “ayah”. Grazie alla sua bellezza disarmante, Ayah è attorniata da molto ammiratori: in primis gli assidui Massaggiatore e Gelataio, il primo un romanticone che ha conquistato il cuore della bella bambinaia, il secondo un burlone che tenta continuamente di infilarle il piede sotto il sari. Poi c’è Sher Singh, che è il guardiano dello zoo di Lahore, e Sherbat Khan, un pathan che fa l’arrotino.
Siamo alla vigilia della partizione e sullo sfondo l’autrice ci racconta, in un romanzo che è molto autobiografico, le decisioni dei politici e i cambiamenti nella sua vita e in quella di Ayah. Lenny ha una visione distaccata, visto che non è né indù né musulmana, ma appartenente ad una minoranza, quella parsi, talmente piccola da potersi permettere di rimanere neutrale. La voce narrante non è quella di una bambina, ma di Lenny adulta che rielabora i suoi ricordi dando un significato a quello che all’epoca non capiva.
Gli eventi scorrono veloci: tutte le comunità religiose finiscono in una spirale di violenze da cui è impossibile uscire, la gente comincia a scappare, mentre i treni arrivano a Lahore pieni di morti e sacchi pieni di seni di donna mozzati. Niente sarà come prima per Lenny, perché il mondo che conosceva non esiste più: le persone vicine a lei perderanno la loro identità per assumerne una legata esclusivamente alla loro appartenenza religiosa. Gelataio, scioccato dalla perdita delle sorelle, massacrate e violentate in uno di quei treni della morte, freme di rancore nei confronti degli indù. Nascondersi o convertirsi non basta e la violenza arriva anche nei posti più impensabili. Se prima della partizione le differenze di religione si risolvevano in battute e barzellette e sembrava impossibile che i tumulti arrivassero fin nei villaggi o dividessero gli amici, ad un certo punto le cose diventano inspiegabilmente ingestibili. Lenny tradisce la sua amata Ayah perché si fida di Gelataio, che invece è accecato dal rancore e dall’amore per la bella bambinaia e la rapisce, rubandole la spensieratezza.
Dal libro è stato tratto il film “Earth” di Deepa Mehta, parte di una trilogia, denominata “degli elementi”, imperniata sull’emancipazione femminile. Il romanzo prosegue lì dove il film s’interrompe: Gelataio costringe Ayah a sposarlo e le fa fare la ballerina nel quartiere a luci rosse della città. Egli stesso cambia radicalmente: si vanta di discendere dai principi Moghul e si spaccia per poeta, cambiando anche atteggiamento e modi di fare. Ayah è molto infelice, gli occhi vacui e persi, solo spettro di quelli spensierati di un tempo. Madrina riesce a far portare Ayah alla casa delle “donne cadute”, dove potevano vivere le donne “disonorate” durante le violenze. Gelataio, reso innocuo e picchiato dalla guardia Sikh, rimane sulla soglia a decantare versi di poesie e struggersi d’amore per lei, gettando alle volte fiori e caramelle al di là delle mura, ma senza avvicinarsi mai a lei.
Il titolo italiano, “La Spartizione del Cuore” (quello inglese è invece “Cracking India”), evidenzia ulteriormente quello che ci vuole trasmettere il romanzo e cioè la sensazione che la partizione non abbia avuto conseguenze solo dal punto di vista geografico, politico, sociale e religioso, ma anche dal punto di vista dei sentimenti e degli affetti. Che cosa succederebbe, si chiede Lenny Baby, se il confine tra India e Pakistan passasse proprio per casa mia? La tanto agognata indipendenza arriva solo a scapito della perdita e dello scombussolamento delle relazioni interpersonali. La terra di cui parla Deepa Mehta è non solo spaccata in due dalle decisioni politiche e dall’odio interreligioso, ma anche letteralmente bagnata dal sangue versato da entrambe le fazioni. Il cuore, e in modo particolare quello delle donne, spesso estranee ai giochi politici dei vari Nehru e Jinnah, è stato severamente spezzato dalla partizione. L’ayah Shanta, a causa della partizione ha il cuore spezzato, e così la piccola Lenny che involontariamente ha tradito la persona a cui teneva di più. E’ un concetto che ho ritrovato anche in “Figlie Difficili” di Manju Kapur, libro facente parte di una serie di mie letture indiane riguardanti l’emancipazione femminile.
Sull'autrice: Bapsi Sidhwa è nata a Karachi, allora India Britannica, nel 1938 ed ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Lahore, città oggi pakistana vicina al confine con l'India. La sua famiglia appartiene alla comunità parsi, una minoranza religiosa dell'India. E' conosciuta soprattutto per la sua collaborazione con Deepa Mehta. Oltre ad avere scritto "La Spartizione del Cuore", da cui la Mehta ha tratto il film "Earth", Bapsi Sidhwa è infatti autrice di "Acqua", romanzo tratto da "Water", il terzo film della trilogia degli elementi. E' anche l'autrice de "La Sposa Pakistana", romanzo che a sua volta parla delle ferite della partizione per una ragazza data in sposa ad un uomo che viene dalle montagne del Kohistan.
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