Monday, July 5, 2010

Filosofeggiando con Dostoevskij

"[...] voglio compromettermi di persona e perciò dichiaro arditamente che tutti questi bellissimi sistemi, tutte queste teorie che spiegano all'umanità i suoi veri, normali interessi, affinchè essa, tendendo necessariamente a raggiungerli, diventi subito buona e nobile, per il momento, secondo la mia opinione, sono semplici sofismi! Sissignori, sofismi! Infatti, affermare anche solo questa teoria del rinnovamento di tutto il genere umano grazie al sistema del suo tornaconto, equivale, secondo me, a... diciamo affermare, per esempio, con Buckle, che per effetto della civiltà l'uomo si ingentilisce, di conseguenza diventa meno sanguinario e meno incline alla guerra. Proprio secondo la logica, infatti, Buckle pare pervenire a questo risultato. Ma l'uomo ha tanta passione per il sistema e la deduzione astratta, che è disposto ad alterare deliberatamente la verità, è disposto a non vedere e non sentire, pur di giustificare la propria logica. Prendo questo esempio proprio perché è un esempio troppo lampante. Ma guardatevi attorno: il sangue scorre a fiumi, e oltrettutto in maniera così allegra. [...] E che cosa ingentilisce in noi la civiltà? La civiltà elabora nell'uomo solo una multiformità di sensazioni e... decisamente nient'altro. Anzi, attraverso lo sviluppo di questa multiformità l'uomo forse arriverà al punto di trovare piacere nel sangue. Questo infatti gli è già capitato. Avete notato che i sanguinari più raffinati erano quasi sempre dei signori più che civili, di cui certe volte tutti i vari Attila e Sten'ka Razin non valevano le suole delle scarpe; e se non balzano agli occhi violentemente come Attila e Sten'ka Razin, è proprio perché s'incontrano troppo spesso, sono troppo comuni, perfino scontati. O almeno, per effetto della civiltà l'uomo è diventato, se non più sanguinario, certamente sanguinario in modo peggiore, più abietto di prima. Prima vedeva nello spargimento di sangue un atto di giustizia, e con la coscienza tranquilla sterminava chi bisognava; adesso, invece, anche se consideriamo lo spargimento di sangue una nefandezza, tuttavia lo pratichiamo, e ancor più di prima."

[Memorie dal Sottosuolo - Fedor Dostoevskij]

PS: Ma perché nei romanzi di Dostoevskij (ma oserei anche dire in quelli russi dell'ottocento) c'è sempre gente che ammattisce rimuginando su cose insignificanti e poi delira durante la notte e gli sale la febbre? E poi passeggia sulla Prospettiva Nevskij e si reca a trovare delle persone che vivono in camere ammobiliate, non succede niente di che ma il protagonista è convinto che siano successe cose gravissime, tipo offese mortali? Ma è questo il bello di questi romanzi, sia chiaro! Che cosa sarebbe Raskolnikov senza tutto ciò?

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