Saturday, February 21, 2009

IRAN: GIOCO PER PC, UCCIDI SALMAN RUSHDIE

Da Ansa. it:

TEHERAN - Uccidi l'apostata: è questa la finalità di un nuovo gioco per computer che sarà prodotto in Iran sulla figura di Salman Rushdie. Lo hanno reso noto gli ideatori, nel ventesimo anniversario della 'fatwa' con cui il 14 febbraio 1989 l'ayatollah Ruhollah Khomeini, allora guida della Repubblica islamica, condannò a morte per apostasia l'autore dei 'Versi satanici'. L'iniziativa, scrive l'agenzia Fars, è opera dell'Unione islamica degli studenti medi. Il suo segretario generale, Mohammad-Taqi Fakhrian, ha detto che la produzione del nuovo gioco è stata decisa dopo "il grande successo" ottenuto da un altro uscito negli anni scorsi che aveva come tema la lotta dell'Iran per sviluppare il suo programma nucleare contro vari complotti di Israele e degli Usa. "La vita stressante e l'esecuzione della fatwa contro Salman Rushdie" sarà il titolo del nuovo gioco, ha precisato Fakhrian, aggiungendo che esso "riguarderà anche la vita di un combattente libanese rimasto ucciso nell'esplosione di una bomba che stava fabbricando per uccidere Rushdie". L' 11 febbraio scorso il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, ha detto che la 'fatwa' contro lo scrittore anglo-indiano "è ancora valida", mentre ieri i leader della preghiera del venerdì nelle moschee iraniane hanno ribadito che la sentenza va eseguita.

Memole dice: Non ho parole! Comunque, per la cronaca, io ho letto il libro (I versi satanici) e, a parte che non ci ho capito un granché perché le mie conoscenze sulla religione islamica non sono eccellenti, non ho visto tutto questo scandalo. E' narrativa dopo tutto, mica un'indagine storica sulla persona di Maometto! Gli iraniani e gli altri sostenitori della fatwa secondo me dovrebbero imparare a prendere Rushdie meno seriamente...
PS: Certo che quest'uomo nel bene o nel male è sempre nelle prime pagine dei giornali...

Friday, February 20, 2009

6. "Persepolis" di Marjane Satrapi


Anno di prima pubblicazione: 2000
Genere: graphic novel, memoir
Paese: Iran

In italiano: Persepolis di Marjane Satrapi, edito da Sperling & Kupfer (2003), 15€ o da Lizard nella collana Tascabilizard (2002), 8,5 €

Sull’autrice: vedi questo post

Trama: E’ la storia di una bambina che cresce nell’Iran della rivoluzione islamica (1979) tra fondamentalisti islamici che le impongono di indossare il velo a scuola e ogni tipo di dissidenti, dai marxisti ai laici, che vi si oppongono. Poi arriva la guerra con l’Iraq e la vita di Marjane cambia irrimediabilmente, tanto che alla fine è costretta a lasciare il suo paese.

Alcuni pensieri: Questo libro di Marjane Satrapi mi è piaciuto molto di più di Chicken with Plums ed ora capisco perché tutti ne parlavano. L’Iran è un paese di cui l’italiano medio sa molto poco. Questo libro parla di politica e storia contemporanea dell’Iran (ma anche di politica internazionale, per esempio della guerra contro l'Iraq!). Ho letto in una recensione che la forza di Persepolis è riuscire a rendere la politica personale. Ed infatti il racconto di Satrapi è in prima persona: c’è l’immaginazione di una bambina che vuole diventare un profeta ma anche la realtà della guerra e dei bombardamenti. Si parla anche di differenza tra classi sociali, con Marjane che capisce quanto la sua vita sia diversa da quella della sua cameriera. Si accenna ai problemi delle minoranze iraniani (ebrei e curdi per esempio), tali come possono essere compresi da una bambina di quell'età. C'è tanta carne al fuoco, tanti spunti per andarsi a leggere una storia dell'Iran. E in effetti ieri ho visto che c'e una mostra sull'Iran al British Museum - non ho fatto in tempo a vederla (il British è così grande che ti ci vogliono 3 visite per vederlo tutto!) ma mi riprometto di farlo al più presto. E non vedo l’ora di leggere Persepolis 2!

PS: Questo è il 100esimo post! EVVIVA!!! Vi regalo questo video tratto dal film a cartoni animati co-diretto dalla Satrapi e che ha vinto il premio della giuria a Cannes:

Sunday, February 15, 2009

ItaELI (e le Storie Tese)

Sunday, February 8, 2009

5. "The Nature of Blood" di Caryl Phillips

Anno di prima pubblicazione: 1997
Genere: Romanzo
Paese: autore nato nell’isola caraibica di St.Kitts e cresciuto in Inghilterra, ma romanzo ambientato in Germania negli anni '30 e '40 e a Venezia nel sedicesimo secolo.

Sull’autore: vedi questo post

Trama: Due storie diversissime eppure in qualche modo connesse: una giovane donna ebrea cresce nella Germania nazista e vive l’incubo dei campi di concentramento e un generale africano ingaggiato dal Doge per guidare il suo esercito nella Venezia del sedicesimo secolo si chiedono che cosa sia l’identità e si trovano ad affrontare un’Europa ossessionata dai pregiudizi.

Alcuni pensieri: Ho tenuto questo libro sulla mia “reading list” a lungo ed ora finalmente l’ho letto. La cosa che mi attraeva di più era naturalmente la storia di Otello, personaggio shakespeariano che mi ha sempre affascinato. Phillips non modifica più di tanto la storia di Otello così come ce la presenta il bardo: non conosciamo con esattezza le origini di Otello, ma sappiamo che è sicuramente cristiano e che è stato fatto schiavo, prima di diventare un valente soldato e poi il generale dell’esercito della Serenissima.
Caryl Phillips ci descrive che cosa succede prima che si consumi la tragedia, quella gelosia estrema che lo porterà ad uccidere la sua amata Desdemona. Otello è appena giunto a Venezia e tenta di comprendere gli usi e i costumi della gente in città. Appare evidentemente affascinato dalla città lagunare e in particolare da una dama, a sua volta affascinata dai racconti di Otello. Mi è sempre piaciuto il passaggio in cui Shakespeare mette in bocca a Otello le parole “Rude am I in speech” (“Rude sono io nel parlare”), quando invece risulta essere molto più forbito e più affascinante dei nobili veneziani. Phillips sottolinea l’umiltà di Otello e la sua cultura, rendendolo un acuto osservatore della società veneziana (per esempio della sua dissolutezza ed ipocrisia), ma amplifica anche i pregiudizi a cui viene esposto. Mentre in Shakespeare il razzismo dei veneziani è implicito e subdolo (molto in linea con quello odierno inglese a mio parere), quello che ci mostra Phillips è un razzismo palese, evidente persino negli sguardi della gente. In Shakespeare l’unico insulto diretto arriva da Roderigo se non sbaglio, che chiama Otello “thicklips”, “labbra-grosse”, mentre il razzismo di Iago, che riferisce come Otello e Desdemona stiano facendo “la bestia a due gobbe”, implica ma non afferma l’oscenità del matrimonio tra un nero e una nobildonna veneziana, ma anche l’implicita straripante sessualità che emana Otello in quanto nero e africano. Phillips, invece, ci racconta di come Otello si accorga direttamente del pregiudizio nelle azioni dei veneziani, in particolare in quelle del suo accompagnatore personale, che lo disprezza e lo tratta malissimo. Non sono riuscita a capire se questo personaggio senza nome diventi poi Iago, colui che in futuro gli creerà tanti problemi, ma è molto probabile.
Vi propongo qui un passaggio, secondo me molto bello, in cui Otello s’interroga sulla sua identità e sulla rassegnazione a non essere mai pienamente a suo agio tra le braccia di Desdemona, veneziana dalla pelle color alabastro, affascinata dalla sua esoticità:

And so you shadow her every move, attend to her every whim, like the black Uncle Tom that you are. Fighting the white man's war for him / Wide-receiver in the Venetian army / The republic's grinning Satchmo hoisting his sword like a trumpet / You tuck your black skin away beneath their epauletted uniform, appropriate their words (Rude am I in speech), their manners, worry your nappy woollen head with anxiety about learning their ways, yet you conveniently forget your own family, and thrust your wife and son to the back of your noble mind. O strong man, O strong man, O valiant soldier, O weak man. You are lost, a sad black man, first in a long line of so-called achievers who are too weak to yoke their past with their present; too naive to insist on both; too foolish to realize that to supplant one with the other can only lead to catastrophe. Go ahead, peer on her alabaster skin. Go ahead, revel in the delights of her wanton bed, but to whom will you turn when she, too, is lost and a real storm breaks about your handkerchiefed head? My friend, the Yoruba have a saying: the river that does not know its own source will dry up. You will do well to remember this.


E ancora:


My friend, an African river bears no resemblance to a Venetian canal. Only the strongest spirit can hold both together. Only the most powerful heart can endure the pulse of two such disparate life-forces. After a protracted struggle, most men will eventually relinquish one in favour of the other. But you run like Jim Crow and leap into their creamy arms. Did you truly ever think of your wife's soft kiss? Or your son's eyes? Brother, you are weak. A figment of a Venetian imagination. While you still have time, jump from her bed and fly away home. Peel your rusty body from hers and go home. No good can come from your foreign adventure. A wooden ladle lightly dipped will soon scoop you up and dump you down and into the gutter. Brother, jump from her bed and fly away home.

L’altra storia, quella di Eva, una ragazza ebrea che cresce nella Germania invasa dai nazisti è, in confronto, una storia povera. C’è ovviamente l’orrore dei campi di concentramento e l’impossibilità di riprendere a vivere normalmente dopo una tale esperienza, ma niente di diverso dai racconti in prima persona che hanno fatto tanti altri sopravissuti all’olocausto, con la differenza che Phillips non ha mia vissuto quella terribile esperienza. Mah, forse sarà solo la mia ossessione per le tragedie di Shakespeare a farmi aspettare con ansia le pagine dedicate ad Otello e alla mia amata Venezia. Più interessante la parte in cui si parla degli ebrei di Portobuffolè, una cittadina a pochi chilometri da dove vivo io. Anche se sembrava presa da un libro di storia mi ha affascinato, perché non avevo mai sentito di ebrei che vivessero dalle mie parti, specialmente nel quindicesimo secolo. L’ultima storia, quella di una ragazza ebrea nera, probabilmente una fallascià etiope*, che cerca inutilmente un senso di identità e di appartenenza in Israele è invece molto interessante, ma solo abbozzata.


* Il termine “fallascià” è quello più usato al di fuori della comunità ebrea etiope, ma alle volte è considerato peggiorativo perché in amarico fallascià significa “straniero” o “esiliato”. Il termine corretto sarebbe Beta Israel.

Wednesday, February 4, 2009

4. "Chicken with Plums" di Marjane Satrapi

Anno di prima pubblicazione: 2004
Genere: graphic novel
Paese: Iran

In italiano: Pollo Alle Prugne. Un romanzo Iraniano di Marjane Satrapi, edito da Sperling & Kupfer, Collana Diritti e Rovesci (2005), 14 €

Sull’autrice: Marjane Satrapi è nata nel 1969 a Rasht, in Iran. Ora vive a Parigi, da dove collabora regolarmente con riviste e quotidiani di tutto il mondo, incluso The New Yorker e il New York Times. E’ anche autrice di numerosi libri per bambini, Embroideries, e di un’autobiografia a fumetti divisa in due parti: Persepolis e Persepolis 2. Si tratta di un bestseller che ha vinto numerosi premi e che è stato anche adattato per il grande schermo, con un cartone animato scritto e diretto dalla stessa Satrapi.

Trama: Si tratta della storia dello zio dell’autrice, un talentuoso musicista iraniano che ha rinunciato alla vita per la musica e l’amore. Siamo a Tehran, nel 1958, e Nasser Ali Khan, uno dei suonatori di tar più ammirati dell’Iran, scopre che il suo amato strumento è irreparabilmente distrutto. Non riesce a trovarne uno che gli parli con la stessa passione che lui fa provare agli altri con la sua musica. Disperato, rimane a letto, rifiutando le richieste d’amore della moglie e dei quattro figli. Nel frattempo compaiono flashback e flashforward, tra cui inaspettatamente appaiono personaggi come Sophia Loren o l’Angelo della Morte.

Alcuni pensieri: Questa è la mia prima “graphic novel”. I fumetti non mi hanno mai interessato particolarmente, nel senso che non mi ci sono mai appassionata. Non riesco a capire che cos’hanno di speciale le “graphic novels”: i disegni non sono belli (anzi, questi sono addirittura in bianco e nero) e non c’è spazio per scrivere tutto quello che si vuole come in un romanzo. Forse il motivo del loro successo è che si leggono in un attimo (lo scorso mese ho letto quasi tutte cose veloci) e che sono accessibili ad un numero maggiore di persone, quelle che non hanno la pazienza di leggersi un romanzo intero. Detto questo, Chicken with Plums è una storia carina, a tratti divertente e a tratti amara. Si imparano diverse cose sull’Iran degli anni ’50, per esempio che non c’è sempre stato il fondamentalismo islamico di Ahmadinejad, ma ancora prima dell’Ayatollah Khomeyni, l’Iran era un paese laico, dove le donne non indossavano il velo e le scuole erano laiche. Alla fine questo libro l'ho preso in prestito solo perché al momento Persepolis non era disponibile, ma in finale si è dimostrato una buona lettura per una sera.

Monday, February 2, 2009

Raise Awareness - "Come un uomo sulla Terra"

TRATTATO ITALIA-LIBIA

APPELLO AI SENATORI ITALIANI CONTRO LE DEPORTAZIONI E LE VIOLENZE A DANNO DEI MIGRANTI AFRICANI IN LIBIA

Il 3 febbraio si apre al Senato la discussione per l’approvazione del Trattato Italia-Libia.
Con questo appello vogliamo rilanciare la petizione contro le deportazioni dei migranti in Libia, promossa dagli autori del film COME UN UOMO SULLA TERRA e dall’osservatorio FORTRESS EUROPE ed oggi firmata già da oltre 2500 persone.
Nel Trattato Italia-Libia non è previsto per il governo di Gheddafi alcun obbligo concreto e verificabile di accoglienza, di tutela del diritto d’asilo, di rispetto della dignità umana: la Libia semplicemente li deve “fermare”, non importa come. Questa direzione non fa altro che confermare la riduzione dei migranti a “strumento politico” di cui poter liberamente predisporre. Gheddafi potrà continuare ad utilizzare i flussi di migranti come strumento di pressione per accrescere il suo potere contrattuale con l’Italia e l’Europa. I migranti, tra i quali vi sono anche molte donne e minori, continueranno a rischiare la vita, tanto nelle carceri, nei container e nei centri della polizia libica, quanto nel deserto e nel mare, che saranno spinti ancor più ad attraversare proprio a causa delle violenze da parte della polizia libica stessa.
In Libia si compiono continue violazioni dei diritti umani fondamentali: arresti indiscriminati, violenze, deportazioni di massa, torture, connivenze tra polizia e trafficanti. Ai migranti, molti dei quali in fuga da paesi in guerra o dittatoriali come Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia, non è garantito alcun diritto, a partire proprio da quelli di asilo e di protezione umanitaria, perché la Libia semplicemente non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra. Per questo alla Libia non può essere affidato con tanta noncuranza e superficialità il compito di “fermare i migranti”. Chiediamo pertanto che nella discussione al Senato sul Trattato si tenga presente quanto richiesto nella petizione, dove le centinaia di firmatari chiedono che Parlamento Italiano ed Europeo, insieme a Governo Italiano, CE e a UNHCR promuovano:


1. Una commissione di inchiesta internazionale e indipendente sulle modalità di controllo dei flussi migratori in Libia anche in seguito agli accordi bilaterali con il Governo Italiano.


2. L’avvio rapido, vista l’emergenza della situazione, di una missione internazionale umanitaria in Libia per verificare la condizione delle persone detenute nelle carceri e nei centri di detenzione per stranieri.


Invitiamo tutti gli italiani ed in particolare senatori e deputati, a vedere lunedì 2 febbraio alle 21.00, martedì 3 febbraio alle ore 9.30, 14.30 e 21.00 il film COME UN UOMO SULLA TERRA, che in questa delicata fase autori e produzione hanno deciso di mettere in onda via web sul sito del film:
http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/


Firmatari dell’appello:
Dario Fo, Marco Paolini, Ascanio Celestini, Franca Rame, Marco Baliani, Gad Lerner, Emanuele Crialese, Erri De Luca, Felice Laudadio, Fausto Paravidino, Francesco Munzi, Goffredo Fofi, Francesca Comencini, Giuseppe Cederna, Luca Bigazzi, Maddalena Bolognini, Giorgio Gosetti, Gianfranco Pannone, Giovanni Piperno, Giovanna Taviani, Alessandro Rizzo, Andrea Segre, Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene, Stefano Liberti, Marco Carsetti, Alessandro Triulzi, Gabriele Del Grande, Igiaba Sciego ed altri 2500 firmatari da Italia, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Tunisia, Marocco, Senegal, Mali e altri paesi.
Per informazioni e per firmare la petizione: http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/

Mario Rigoni Stern (1921 – 2008)

Nato nell’altopiano di Asiago, in provincia di Vicenza, nel 1921 in una famiglia di cultura cimbra (storica minoranza etnica e linguistica presente in Veneto e Trentino). Trascorre l’infanzia tra la gente di montagna dove la famiglia commercia i prodotti delle malghe alpine. Nel 1938 si arruola e combatte al confine con la Francia, in Albania, in Grecia ed infine in Russia, dove viene fatto prigioniero dai tedeschi. Rientra a casa a piedi, dopo due anni di lager, nel maggio 1945 e rimarrà a vivere ad Asiago fino alla morte. Nel 1953 pubblica quello che rimane il suo libro più famoso, Il Sergente e la Neve, dove racconta la disastrosa ritirata durante la campagna di Russia a cui partecipò.
Successivamente scrisse altri romanzi che dimostrano l’amore per la sua terra e per la natura, per esempio Il bosco degli Urogalli (1962) e Uomini, boschi e Api (1980). Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati dal titolo Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel 2007, inoltre, Paolini ha creato lo spettacolo Il Sergente, ispirato al più famoso romanzo di Rigoni Stern.

Aimé Césaire (1913 – 2008)

Nacque nel 1913 in Martinica ma frequentò le scuole a Parigi. Creò, insieme al futuro presidente del Senegal Léopold Sédar Senghor e al guianese Léon Damas una rivista letteraria chiamata L’étudiant Noir (Lo Studente Nero), precursore del movimento della Négritude ("negritudine"), fortemente influenzato dalla Harlem Renaissance, in particolare dai poeti afro-americani Langston Hughes e Richard Wright. La negritudine pensava in un’unione contro il razzismo e il colonialismo francese attraverso una comune identità nera. Questo movimento credeva che il miglior modo per combattere l’egemonia politico-intellettuale francese era l’unione di tutti i membri della diaspora africana.
Negli anni ’30 Césaire scrisse una poesia, della lunghezza di un libro, intitolata Cahier d’un Retour au Pays Natal (Quaderni di un Ritorno al Paese Natale), una descrizione vivida delle ambiguità della vita nei Caraibi e della cultura del Nuovo Mondo. Il surrealista francese André Breton, che era un suo amico intimo, scrisse un’introduzione a questo poema, pubblicata nell’edizione del 1947. Nel 1945 Césaire entrò in politica, prima come membro del Partito Comunista Francese e poi creando un altro partito. Scrisse Discours sur le colonialisme (Discorsi sul Colonialismo) (1953), una denuncia del razzismo coloniale europeo, e nel 1960 Toussaint Louverture, basato sulla vita del rivoluzionario haitiano. Nel 1968, pubblicò una versione de La Tempesta di Shakespeare per un pubblico nero.