Friday, October 31, 2008

Italieni - Memole Version

Italieni Halloween version, non nel senso che ci sia qualcosa di dolce o divertente in quello che scriverò, ma perché fa paura! Happy spooky Halloween!

Italieni # 19

Articolo del quotidiano francese Le Monde (qui in francese e qui in italiano) sul razzismo in Italia, un resoconto agghiacciante, senza peli sulla lingua. Tra l’altro parla anche di episodi che non conoscevo, per esempio di un arbitro che in una partita di basket ha insultato un giocatore dicendogli “Vai a raccogliere banane in Africa!” oppure il capogruppo della Lega Nord nel Consiglio della Regione Friuli-Venezia Giulia rifiuta di ospitare una mostra sull’Africa a Pordenone (quindi dalle mie parti!) perchè “di immigrati non ne vogliamo vedere più, nemmeno in fotografia, qui sono già il 25% della popolazione.” L’autore, Philippe Ridet, ricorda poi una cosa che molte volte viene tralasciata dalla stampa e soprattutto dalle televisioni italiane, e cioè il passato di emigrazione dell’Italia. “A New York, nel 1904, gli italiani erano all’origine del 51% dei delitti commessi nella città, pur rappresentando soltanto il 5% della popolazione”. Un dato che oggi ci sembra impossibile, ma che probabilmente è vero. A testimonianza del modo in cui venivano trattati gli italiani che emigravano all’estero, mio padre testimonia che nella Zurigo dei primi anni ’60 nelle vetrine dei negozi abbondavano i cartelli con scritto ‘Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani’. Io proporrei un bar con un cartello
Sottili critiche anche in un altro articolo, sempre di Le Monde, questa volta dirette al padre padrone:
"Dopo aver dispensato consigli agli investitori sulle azioni da conservare o da comprare ed aver rassicurato gli italiani, che “non hanno nulla da temere dalla crisi”, Silvio Berlusconi si lamenta ora delle trasmissioni RAI, la televisione pubblica, “che diffondono il panico e la diffidenza”, secondo lui. In occasione di una recente cena con alcuni industriali, si è persino chiesto perché questi accettassero di diffondere i loro spot pubblicitari tra le cattive notizie. Un modo per invitarli a scegliere Mediaset, concorrente della RAI e gruppo televisivo di… Silvio Berlusconi dove, verosimilmente, la crisi è trattata diversamente." Le Monde, 27 ottobre 2008 (leggi qui l'articolo in francese e qui in italiano)
Al solito, i francesi avranno pure un presidente del cavolo come ce l'abbiamo noi, ma s'accorgono di come stanno le cose anche fuori dai loro confini! C'mon frogs, nous vous amions beaucoup after all...

Parole (it)aliene:

Licio Gelli
, "Maestro Venerabile" della loggia massonica P2: "Ho una vecchiaia serena.Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo.Forse sì, dovrei avere i Diritti d'Autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa ... ". [Grazie Wil, per avermi reso consciente di questa ennesima realtà da brividi!]

Francesco Cossiga
, Senatore a vita ed ex Presidente della Repubblica: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito. Gli universitari, invece, bisogna lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo?

Memole dice
: Vi giuro, i credevo che fosse una bufala, una barzelletta. Ora, con qualche giorno di distanza e dopo quello che è successo in piazza Navona, queste parole mi mettono ancora più angoscia. Ricordo che però io leggo di queste cose sui siti internet, ma non sto vivendo davvero queste proteste da italiana, perché sono in Inghilterra e da qui la realtà italiana sembra… non lo so, un film di Totò.

E dulcis in fundo, una chicca americana
:
"Ci piace il vostro Paese: c'è molta eccitazione sul nostro sito per quello che sta succedendo da voi, siete i primi e a reagire a dimostrare che non vi fate sottomettere dagli immigrati. Anche David Duke (altro ex esponente del KKK, n.d.R.)la pensa così, tanto che passa la maggior parte del suo tempo nel nord Italia e l'anno scorso eravamo tutti a sciare sulle Dolomiti". Don Black, capo del Ku Klux Klan dal 1974 al 1978 e fondatore del movimento Stormfront per la supremazia della razza bianca negli Stati Uniti. Vedi qui articolo intero da Repubblica

Memole dice: A me questa cose mette i brividi! Sul serio. Buon Halloween.

Thursday, October 30, 2008

Italieni - Memole Version

Italieni # 18

Torno per un attimo sulla questione delle classi separate per gli immigrati. La proposta della Lega è stata scritta così male che pure Santoro, durante la scorsa puntata di Annozero, non ne veniva più a capo:

“La scuola italiana deve essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione.”

Memole dice: Ma cosa #?*!° vuol dire discriminazione positiva transitoria? Anche l’apartheid per i suoi sostenitori era una discriminazione positiva e transitoria, lo sapevate?

L’ordine del giorno leghista prevede inoltre "la creazione di percorsi educativi per gli stranieri sui seguenti argomenti: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente."

Memole dice: Forse la Lega è convinta che l’ABC dell’educazione civica moderna serva solo a coloro che fingono di pregare in moschea e invece complottano attacchi terroristici, o a coloro che ballano al chiaro di luna intorno ad un pentolone con a mollo un padano che tiene un limone in bocca (perché è questo che sono gli immigrati per i leghisti). In realtà sono in primo luogo i leghisti ad aver bisogno di queste nozioni elementari, rileggetele un po’!

Dalla rubrica “Parole in Corso” di Gian Luigi Beccaria da La Stampa 25 ottobre 2008-10-26

[…] I Timpanaro si occupavano di tamburi e tamburelli, i Tornatore erano tornitori e calderai i Magnani. Oggi il più famoso personaggio con probabili avi “magnani” è Calderoli (cognome che registra le maggiori presenze in Lombardia). Il cognome si rifà a quegli ambulanti che un tempo di paese in paese passavano a stagnare le pentole di rame. Era un mestiere tradizionalmente esercitato dagli zingari.
Ci fa notare in un saggio ancora in stampa un noto dialettologo pisano, Franco Fanciullo, che con un certo tasso di probabilità “il nostro signor Calderoli, esponente di primo piano di un partito che si segnala per le misure repressive contro gli extra-comunitari in generale e contro i rom in particolare, per paradossale ironia della sorte potrebbe aver avuto un antenato zingaro”.
Ha in animo di cacciare gli antenati suoi.

Memole dice : Chi disprezza compra?

Notizie all’italiana, cioè per ridere (o piangere):

“Un complotto per assassinare il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Barack Obama e uccidere (sparando o anche decapitandoli) afroamericani in Tennessee, messo a punto da due presunti neo-Nazisti «skinheads», è stato sventato da investigatori federali americani.”

Memole dice: Anche questa volta Studio Aperto ha detto che si esclude la motivazione razziale, vero?”

Sunday, October 26, 2008

“The Brief Wondrous Life of Oscar Wao” by Junot Díaz

Year of Publication: 2007
Genre: fiction, family saga
Setting and Time: New York, New Jersey and Dominican Republic, 1950s to present day
Themes: immigration, “nerdness”, America, Dominican Republic, Latinos, dictatorship, family curse, ghetto life

Winner of the Pulitzer Prize 2008

About the author: Junot Díaz was born in Santo Domingo, Dominican Republic, in 1968. He immigrated to New Jersey in 1974 and graduated from Rutgers University. He received an MA from Cornell University and now teaches creative writing at MIT. His first collection of short stories, Drown (1996), focuses on the teenage narrator’s impoverished, fatherless youth in the Dominican Republic and his struggle adapting to his new life in New Jersey. The collection was very successful and his long-awaited first novel, The Brief Wondrous Life of Oscar Wao (2007) won him the Pulitzer Prize in 2008.

Plot: Things have never been easy for Oscar. A ghetto nerd living with his Dominican family in New Jersey, he’s sweet but disastrously overweight. He dreams of becoming the next J.RR. Tolkien and he keeps falling hopelessly in love. Poor Oscar may never get what he wants, thanks to the Fukú – the ancient curse that has haunted his family for generations – dooming the to prison, torture, violent accidents and, above all, ill-starred love.

Some thoughts: Michiko Kakutani, from The New York Times, writes: “So original it can only be described as Mario Vargas Llosa meets Star Trek meets David Foster Wallace meets Kanye West.”. I love Vargas Llosa, even though I could not finish La Fiesta del Chivo (The Feast of the Goat in English), and I think that some parts of this book are a better, lighter version of that book. The author describes Trujillo, the former dictator of the Dominican Republic, in the same way as Vargas Llosa did: with rage, hatred and humour. If you are familiar with Latin American literature than you will know that family sagas are its landmark (García Márquez and Isabel Allende brought them to fame). This is a family saga, or better, an immigrant-family saga (the British and American 21th century literary revelation), but there’s more into it. Magical realism is there of course (the fukú and all that), but ghetto-style language and Oscar’s obsession with sci-fi and fantasy novels spice up the book. There is a lot of Kanye West I would say, i.e. African American / Latino street-talk that I found quite funny, not being American. And well, it looks like I should read some David Foster Wallace (who died a few weeks ago, by the way)! Is he fond of footnotes like Junot Díaz? I found that annoying and hilarious at the same time, for example when at the beginning of the book the author feels obliged to explain who Trujillo was: “For those of you who missed your mandatory two seconds of Dominican history: … “.
The only thing that spoiled my “Junot Diaz experience” was that I had already read one of his short stories, actually the one that inspired the book, so I already knew how it would end. Not that you cannot guess from the beginning: I think that choosing Junior, Oscar’s sister’s ex-boyfriend, as the narrator for the story was not the best thing to do.
Overall, this was a wonderful book: very funny at times, but sad and depressing at others. Oh, and a last observation: the author must have been a nerd himself in his teenage years, otherwise he wouldn’t have known so much about sci-fi books and “nerdness”! And gosh, if you've ever known a few Dominicans you will know that being Dominican and a nerd is like saying that the ice is on fire. The stereotype is: Dominicans men are all machos and they always know how to charm a lady (also because they get a lot of them). They're nothing like sweet Oscar and that's what I liked about the book: Oscar's so un-Dominican that you start to believe he is a real person and not just a character from a book. Well done, señor Díaz!

Wednesday, October 22, 2008

Italieni - Memole Version

Italieni #17:
Al centro delle polemiche è un emendamento presentato dal Carroccio in Senato, che mira a modificare l'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione. In particolare si vuole cancellare il comma 5, in base al quale "l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità".[…] Non è tutto. L'emendamento leghista mira anche a eliminare la gratuità delle cure per gli stranieri. Critica l'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione): "La previsione di sopprimere la gratuità della prestazione urgente o essenziale erogata agli stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale e privi di risorse economiche sufficienti, cozza con l'articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo, garantendo cure gratuite agli indigenti". La Repubblica 19/10/2008

Memole dice: Ma stiamo scherzando??? Il diritto alla sanità gratuita per tutti è una delle poche cose che mi fa sentire fiera di essere italiana (avete visto Sicko di Michael Moore?)! Perché non sovvenzioniamo anche la nascita di ambulatori per i clandestini, già che ci siamo? Con medici fasulli - magari gestiti dalla camorra, perché no? - che praticano gli aborti clandestini e la mutilazione genitale femmnile. Non bastavano le classi segregate, anche gli ospedali per non-propriamente-ariani adesso! A quando gli autobus separati (possibilissimo visto il clima, aspettatevelo a giorni il provvedimento)? Non ho parole, NON VOGLIO CHE QUESTO SUCCEDA NEL MIO PAESE!!! Per favore aiutatemi a fermare i deliri della Lega!
Riguardo alle classi separate, alle quali sono contraria, soprattutto nelle modalità stabilite dalla Lega, vi linko questo articolo che riporta tra l’altro la reazione di Alessandra Mussolini, che “non ci crede, svela la malefatta e parla di provvedimento razzista, chiedendo un incontro con la Gelmini”. Bene, adesso persino la Mussolini e Fini sono più coerenti dei nostri ministri e di gran parte del nostro Governo! Laboratori di italiano finanziati dallo Stato e insegnanti di sostegno e/o qualificati per aiutare questi bambini nei loro primi mesi di scuola, è questo che ci vuole e che viene fatto in tutti i paesi soggetti a immigrazione. Ed è esattamente quello che viene fatto in Inghilterra, dove gli alunni più bisognosi possono saltare per qualche mese le lezioni di alcune materie considerate meno importanti (come, ahimè, italiano) e fare qualche ora in più di inglese con un'insegnante qualificata e assunta apposta a questo scopo.

Parole (it) aliene:

Roberto Maroni: "Spero che il governo libico, oltre a pensare a Unicredit, nei prossimi mesi si convinca ad attuare gli accordi sul controllo dell'immigrazione già sottoscritti".

Memole dice: Il nostro civilissimo ministro dell’Interno continua a ritenere che l’immigrazione clandestina sia il problema più grave del nostro paese. Chi se ne frega se l’economia sta andando in malora e abbiamo dovuto chiamare il cugino Gheddafi per salvarci il culo (è andata così, ragazzi? Io ero un po’ distratta e qui in UK le notizie mi arrivano a frammenti). Tra l’altro Maroni ha preso recentemente un’inculata, scusate il termine. Le Monde del 18 ottobre riporta che la Commissione Europea ha bocciato una parte delle leggi di Jim Crow italiane, oops sorry, del pacchetto sicurezza del governo. In particolare sono state bocciate l’espulsione dei Rom e la pena da sei mesi a quattro anni di prigione prevista per i reati di “immigrazione illegale”, perché giudicate contrarie alle leggi europee (vedi articolo in italiano e en français). La cosa più buffa è che Maroni viene chiamato “Bobo” più di una volta. Bobo!

Tutto Silvio Augusto.
Guy Dinmore del Financial Times: “Le banche e i mercati sono nei guai ma la crisi sta beneficiando Silvio Berlusconi il cui trattamento in alcune parti dei media sta raggiungendo livelli nordcoreani mentre il suo governo sembra godere di un’autorità che non si vedeva da decenni”.

Silvio Siffredi
: “Se dormo tre ore, poi ho ancora energia per fare l’amore per altre tre!”

L’economista
: “Ecco, è per questo che sono venuto. Per rassicurarvi tutti... anche perché, ve lo giuro: noi, in Europa, siamo quelli che stanno meglio.”

Ronaldinho comunista: “Devo dirlo ad Ancelotti: Ronaldinho è uomo da area. Deve stare in mezzo all'attacco e fare movimento, procurare rigori. È un peccato farlo partire dalla fascia sinistra. Poi si sa che sulla sinistra ci stanno i comunisti..."

Lezione di democrazia: “L'occupazione non è una dimostrazione libertà o un fatto democrazia, ma è violenza verso gli altri.”

… A Treviso intanto: famiglia marocchina sfrattata nell’indifferenza a Maserada sul Piave. Mi dispiace un po’ perché il sindaco di Maserada è la mia maestra di storia delle elementari, la Floriana! Clicca qui per leggere l'articolo.

Vi segnalo anche questo bellissimo post di La Mente Persa (a.k.a. Gio) sui clandestini dove si riporta anche una notizia raccapricciante riguardante il saluto fascista fatto da due consiglieri comunali del PdL durante le commemorazioni per la deportazione degli ebrei di Roma.

Saturday, October 18, 2008

"Oltre Babilonia" di Igiaba Scego

Anno di pubblicazione: 2008
Luogo e tempo: Roma, Somalia, Tunisia e Argentina, periodo dagli anni 50 ai giorni nostri
Temi: multiculturalismo, migranti, relazioni madre-figlia, Somalia, religione, desaparecidos, esilio, guerra civile, violenza sessuale, sessualità

Sull’autrice
: Igiaba Scego è nata nel 1974 a Roma da genitori somali venuti in Italia dopo il colpo di stato di Siad Barre. Collabora con Il Manifesto, Internazionale, Lo Straniero e Nigrizia, ama il Don Chisciotte, i vecchi film in bianco e nero, Italo Calvino e la stella immensa della bandiera somala. Al suo attivo ha il libro per ragazzi La Nomade che Amava Alfred Hitchcock, il romanzo Rhoda, oltre a diversi racconti apparsi in antologie a più mani (tra cui Pecore Nere e Amori Bicolori).

La trama
: Zuhra vive a Roma, fa la commessa in una mega libreria e parla romanesco. Ma la lingua a tratti s’inceppa, perché la sua radice è somala e la sua pelle è nera. Anche Mar è romana e nera, di madre argentina e padre somalo. Non si conoscono, ma entrambe partono per Tunisi a imparare l’arabo, lingua delle origini. Si avvia così una storia vorticosa in cui si mescolano linguaggi, epoche, suggestioni di tre paesi, Italia, Somalia e Argentina. Dalla Roma multietnica di oggi alla Buenos Aires anni settanta; dalla Mogadiscio tumultuosa degli ultimi vent’anni a quella dell’epoca coloniale e dell’indipendenza. A dipanarsi in questi luogi è il filo di un racconto che passa di bocca in bocca: d Zuhra a Mar, da Maryam a Miranda, le loro madri, e a Elias, il padre di cui niente sanno e che le ha rese a loro insaputa sorelle. Un coro di voci che pagina dopo pagina ci fa avidi di scoprire se Zuhra ritroverà i colori che non vede più da quando era bambina, se Maryam riuscirà a incidere su quel vecchio registratore le gioie e i rimpianti del suo amore perduto, se Elias saprà spiegare la sua smania di infondere l’Africa nelle stoffe e negli abiti che ne fanno uno stilista di grido. E poi Howa, Bushra, Majid, la Flaca e i cento personaggi che popolano questa Babilonia del terzo millennio. (Dal secondo di copertina)

Pensieri: Forse conoscerete Igiaba Scego per la sua rubrica sull’Internazionale, quella dei “Nuovi Italiani”, o forse per il suo racconto nell’antologia Amori Bicolori. Devo dire che mi piace molto lo stile di questa giovane scrittrice: è fresco, frizzante e divertente. Senza esagerare troppo, potrei dire che Igiaba Scego è la nostra Zadie Smith!
Il libro comincia nella nostra capitale e per chi la ama è uno spasso. Poi si prosegue in Tunisia, Somalia e Argentina: ad ogni capitolo stimoli nuovi ed emozioni. Ridevo a certi pensieri di Zuhra e Mar, mi eccitavo nel leggere certi riferimenti a me cari (un certo cinema in bianco e nero o l’antologia di Spoon River) e piangevo lacrime di dolore quando arrivavano i racconti della Mogadiscio martoriata dalla guerra e dalla crudeltà dei colonizzatori. Igiaba Scego parte in quarta: le prime 50 pagine sono dure da digerire per il tentativo un po’ forzato di uscire dai canoni. Le escrezioni del corpo sono un tabù nella cultura italiana, ma non in quella somala (o africana in generale), e quindi l’autrice parla senza vergogna delle sue mestruazioni. Passate le 50 pagine il libro fila via liscio, i personaggi si fanno amare e la trama è avvincente.Probabilmente più bello, interessante e divertente di Paolo Giordano, l’unico difetto di questo libro è che secondo me è un po’ troppo lungo (456 pagine!). Abbono anche a Igiaba un paio d’errorini nelle conversazioni in spagnolo e consiglio caldamente questo libro a tutti quanti, come me, amino il mondo, i suoi colori e la Babele postmoderna.

Friday, October 17, 2008

Patricia Grace wins Neustadt International Prize for Literature

In September 2007 Maori writer Patricia Grace was awarded the Neustadt International Prize for Literature, arguably the most prestigious literary prize after the Nobel. The other contestants were Ngugi Wa Thiong’o (Kenya), Saadi Youssef (Iraq), Michael Ondaatje (Sri Lanka / Canada), Jacques Roubaud (France), Katerina Anghelaki-Rooke (Greece), Tsering Woeser (China), Haruki Murakami (Japan), E.L. Doctorow (USA), Yoel Hoffmann (Israel). Patricia Grace received the prize in September 2008 in a ceremony held on the University of Oklahoma campus.


Patricia Grace was born in Wellington, New Zealand, in 1937. She is of Ngati Toa, Ngati Raukawa and Te Ati Awa descent, and is affiliated to Ngati Porou by marriage. She has gained wide recognition as a key figure in the emergence of Maori fiction in English since the 1970s. Her work, expressive of Maori consciousness and values, is distinguished also for the variety of Maori people and ways of life it portrays and for its resourceful versatility of style and narrative and descriptive technique.
Her first book, Waiariki (1975) was the first short story collection by a Maori woman writer to be published in the country. Her first novel, Mutuwhenua: The Moon Sleeps (1978), tells the story of the love and marriage of a young Maori woman and Pakeha man, the first time this had been done from the Maori perspective and by a Maori writer. Her second novel, Potiki (1986), won the New Zealand Book Award for Fiction and amazed Pakeha readers with much untranslated Maori words and phrases.
Baby No-eyes (1998), her most successful novel to date, merges controversial actual events with stories of a heartfelt family history. It is an account of the mysteries that operate at many levels between generations – different voices interweaving family history with contemporary Maori issues. A baby who died becomes a ‘real’ person who interacts with family members. Granny Kura tells her story against a background of land occupation.In her new novel Tu (2004) Grace explores the often terrifying and complex world faced by men of the Maori Battalion in Italy during the Second World War. Three young men from the one family went to war, but only one returned - Tu is the sole survivior. When his young niece and nephew come to him to find out what happened, Tu is brought face to face with the past. What really happened to the three brothers as the Maori Battalion fought in the hills and valleys of Italy is contained in the pages of his war journal, which he decides to give to his niece and nephew.


Joy Hario, who nominated Grace for the Neustadt award, says that she is “an essential and key figure in the emergence of a unique Maori fiction”, describing her work as a “brilliant weave of Maori oral storytelling contained within the more contemporary Western literary forms of the novel and short story”.

Personally, I have read Tu, a marvellous novel about the (sadly) forgotten Maori Battalion that fought in the battle of Montecassino (Italy) during the Second World War. If her novels were easier to find, I’d also read Baby No-Eyes straight away, because Grace is a wonderful writer and also because I think that Maori culture is fascinating and interesting.

Other Maori writers to look out for:

  • Witi Ihimaera (author of the novel The Whale Rider, from which the Oscar-nominated movie was taken);
  • Keri Hulme (writer of Booker Prize winner The Bone People);
  • Alan Duff (author of Once Were Warriors, I'm sure some of you will know the movie);

Tuesday, October 14, 2008

Aravind Adiga wins Man Booker Prize 2008

Aravind Adiga's "The White Tiger" has been awarded the Man Booker Prize. It is a novel about the new India by a debut novelist.

Those who placed their bets on Sebastian Barry's "The Secret Scripture" or Amitav Ghosh's "Sea of Poppies" (another Indian novel!) must be surprised.

C'mon Desi Lit!

All in all, I'm happy because it was one of the novels I really wanted to read. Now it will be quite difficult to get a copy from the local library, anyway...

MORE TO COME ON THE BOOKER PRIZE...

Monday, October 13, 2008

Italieni - memole version

Italieni #15:
“Dopo il permesso di soggiorno a punti arriva la tassa sull'immigrato. Ogni straniero dovrà infatti versare 200 euro per chiedere il rilascio e il rinnovo del permesso o avviare la pratica di cittadinanza. La tassa va ad aggiungersi ai 70 euro di costi fissi già sborsati dai lavoratori extracomunitari. Il nuovo balzello è contenuto in due emendamenti leghisti al disegno di legge sulla sicurezza e servirà a finanziare un "fondo per la prevenzione dei flussi migratori" istituito presso la Farnesina.
Non si ferma dunque l'offensiva del gruppo del Carroccio al Senato: prima il permesso a punti per punire gli immigrati che commettono infrazioni, poi la regolarizzazione delle ronde cittadine, quindi l'obbligo di referendum prima della costruzione di una moschea. Ora, il giro di vite sull'immigrazione si arricchisce di un nuovo tassello.
[…]
Ma quale sarà l'effetto della nuova tassa sulle tasche degli immigrati? "Già oggi per richiedere il primo rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno il lavoratore straniero spende 70 euro tra spese postali, pagamento del bollo e costo del permesso elettronico - spiega l'avvocato Marco Paggi dell'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione - Simile la spesa per ottenere la cittadinanza, tra pagamento del bollo e costo dei certificati in Italia e in madrepatria". Ora si vorrebbe aggiungere una tassa ad hoc di 200 euro. "Una tassa sui poveri, che rischia di minacciare pericolosamente il tenore di vita dei migranti”.
Un esempio? "Basta pensare a quei nuclei familiari - risponde Paggi - i cui componenti hanno contratti di lavoro a tempo determinato e che devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni sei mesi. In tal caso, la famiglia dovrebbe sborsare, tra tasse e costi fissi, 540 euro all'anno per ogni suo membro". La Repubblica 12/10/2008

Memole says: Ci risiamo, la Lega parla tanto di voler favorire l’immigrazione regolare a scapito di quella clandestina e poi propone cose come questa (o come la Bossi-Fini, tanto per nominare un’altra porcata padana) che invece incoraggiano la clandestinità. Chi glielo fa fare di pagare 200 euro ogni volta che devono rinnovare quel benedetto permesso di soggiorno? Poi non lamentatevi se qualcuno si mette a spacciare la marijuana per arrotondare e poter sostenere queste spese assurde.

Italieni #16:
Tenendo gli occhi ben aperti anche nella fumosa Londra, mi sono accorta di un particolare leggendo il quotidiano Metro, distribuito gratuitamente in metropolitana. C'era un articolo riguardante una ragazza che è stata violentata mesi fa e che a quanto pare ha tentato di suicidarsi per la vergogna. Si contestava il fatto che la ragazza non sembra affatto sconvolta, come affermano i suoi avvocati, ma al contrario pubblica su facebook foto in cui si diverte con gli amici e sembra molto spensierata. Al della notizia in sè, c'era anche la foto dell'aggressore, un nero. Da nessuna parte nell'articolo si leggeva dell'etnicità dell'aggressore o della sua provenienza. Se questo articolo fosse apparso in un quotidiano italiano, si sarebbe intitolato "Africano che ha stuprato ragazza italiana bla bla bla" oppure "Italiano di origine bla bla bla si difende bla bla bla". In Inghilterra invece, almeno sulla carta, il fatto che l'aggressore sia nero o bianco, inglese o africano, cristiano o musulmano non ha alcuna rilevanza. Con questo non dico che a Londra non ci sia razzismo, ma almeno i media non lo instigano come purtroppo avviene troppo spesso in Italia.

Gli inglesi, invece, hanno problemi simili a quelli italiani in un altro campo, quello di calcio. Esiste infatti un videogioco chiamato Little Hooliganz, dove fin dall'età di sette anni puoi imparare a pestare i tifosi avversari con mazze da baseball, piedi di porco e persino pistole. Che schifo, questi siti li dovrebbero chiudere! Leggi notizia qui.

Parole (it)aliene

Silvio a.k.a. L'Imperatore: “Invito i capogruppo e i presidenti di Camera e Senato a procedere perché si cambino i regolamenti e il sistema affinché l’approvazione delle leggi sia più rapida, così come accade nel resto d’Europa. […] L’aumento dei poteri del premier non comporta nessun rischio di regime autoritario o dittatoriale, come dice qualcuno.”

Memole dice: Perché mi viene in mente il leitmotiv di Guerre Stellari usato per l'entrata di Dart Fener?

Roberto Maroni, Ministro dell’Interno, Lega Nord, risponde alla seguente domanda: Sull’emergenza rom e immigrati è scattata nei suoi confronti l'accusa di razzismo. Cosa risponde? "Da vent'anni si accusa la Lega di essere razzista. All'inizio mi dava molto fastidio. Adesso lo vedo come uno stereotipo che non ha effetto nell'opinione pubblica che sa bene che non lo siamo". L’Espresso, 2/10/08

Memole dice: Serve che vi linko qualche dichiarazione di Borghezio, Gentilini, Bossi & co.? Maroni ha di nuovo la sindrome di Jessica Rabbit: "Non siamo razzisti, ci disegnano così"!
Nota positiva, mi stupiscono le dichiarazioni di Fini, ultimamente piuttosto ferrato sull'argomento: "C'è stata un po' di accondiscendenza nei confronti di datori di lavoro che, lo dico in modo papale papale, a volte sono degli autentici sfruttatori degli immigrati" e "il problema non sono quelli che lavorano in nero, ma coloro che impiegano in condizioni di sfruttamento, coloro che arrivano in Italia spinti dal bisogno". Io è da secoli che lo dico e nessuno mi caga...

PS: Ehi, Clauds mi ha premiato. Che bello! Ho ricevuto questo premio creato da ManuBlog. Significa che sto facendo informazione, da London Town per di più!
Beh, io lo giro a Uhuru na usalama (a.k.a. Ileana, Cedric & Lauryn), La Mente Persa e Solar Time.

Sunday, October 12, 2008

“Shakespeare in Venice” di Shaul Bassi e Alberto Toso Fei

Anno di pubblicazione: 2007
Pubblicato da: Elzeviro ( € 19,50)
Temi: Shakespeare, Venezia, leggende, storia, storia dell’arte

Read review of this book in English here.

Gli autori
: Shaul Bassi insegna letteratura inglese e postcoloniale all’università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi di ricerca si dividono tra Shakespeare (con una particolare passione per Otello) e la letteratura contemporanea (con una particolare passione per Rushdie). Alberto Toso Fei, viaggiatore e giornalista, discende da una delle antiche famiglie di vetrai di Murano. Ha dato vita ad una ‘trilogia del mistero’ (vedi libri consigliati alla fine del post).

Di cosa si tratta: Il Mercante di Venezia e Otello furono ispirati da un reale viaggio a Venezia o Shakespeare immaginò la città a distanza per scrivere i suoi due capolavori veneziani? Anche se gli studiosi ritengono che egli non abbia mai messo piede in Italia, nel passeggiare per Venezia è forte la tentazione di credere il contrario: sono così tanti i luoghi, i monumenti maestosi e gli angoli nascosti che ci sembrano sussurrare “Shakespeare è stato qui”. Perché i campi e le calli di Venezia raccontano molte storie e Shakespeare non sapeva resistere alle storie.

Pensieri: Sia che tu ami Venezia sia che tu ami il bardo, troverai questo libro a dir poco sfizioso. Io, che li amo tutti e due, l’ho trovato magico. Shaul Bassi è stato il mio professore di letteratura inglese postcoloniale all’università e lo stimo molto. Tra i suoi (tanti) interessi c’è appunto Otello, personaggio shakesperiano che mi ha sempre affascinato più di ogni altro, e la cultura ebraica. Siccome tra i miei vicini di casa veneziani posso vantare il presidente della comunità ebraica italiana, il signor Amos Luzzatto, ho cominciato ad interessarmi pure di questa comunità dimenticata, eppure così tipicamente veneziana. Fare una passeggiata per il ghetto di sabato è magico, è come se Shylock prendesse vita. Delle volte, camminando da quelle parti, si scorge la statua di un moro dietro la vetrina di un antiquario e le connessioni shakespeariane sorgono spontanee.
Tramite questo libro ho scoperto tutta una serie di piccole curiosità e leggende veneziane, che vanno ben oltre il ‘Ponte delle Tette’ o quello ‘dei Pugni’. Mi spiego anche i motivi per cui Venezia è una specie di isola felice in un Veneto popolato da xenofobi: arabi, turchi, africani, ebrei ashkenaziti e sefarditi… chi più ne ha più ne metta, insomma. Venezia era (ed è) un vero crogiolo di genti. Il libro è corredato da bellissime foto in bianco e nero e da citazioni delle opere del bardo che in qualche modo riguardano la città lagunare. Per conoscere la geografia di Otello e Desdemona, ma non solo.

Altre guide alternative di Venezia:
  • Venezia è un Pesce – Tiziano Scarpa
  • Veneziaenigma. Tredici Secoli di Cronache, Misteri, Curiosità e Straordinarie Vicende Tra Storia e Mito – Alberto Toso Fei
  • Leggende Veneziane e Storie di Fantasmi – Alberto Toso Fei
  • Misteri della laguna e racconti di Streghe – Alberto Toso Fei

Thursday, October 9, 2008

JMG Le Clézio wins Nobel Prize in Literature

The Swedish Academy announced that French novelist Jean-Marie Gustave Le Clézio has won the Nobel prize for literature.

Vive la France!

I must admit that I scratched my head and said ‘Huh?’. I expected Amoz Oz, Philip Roth or maybe Vargas Llosa to win the prize. In the UK most of his works are out of print and in Italy he is published by small editors. “Only 12 of his 40 novels have been translated into English”, The New York Times writes. Can you see something into that? I guess so, if you have read Mr. Engdahl's opinions on American literature. Nonetheless, Le Clézio has been living in New Mexico, USA, in near seclusion, for nearly twenty years. I can see a contradiction there: why despise American literature for its isolation and then award someone who’s been living there for such a long time? The mystery will remain buried in Sweden, I guess…

Le Clézio is European (even if he boasts a strong connection with Mauritius) and comes from a nation that has a very old tradition of literature. This confirms that the Academy considers European literature somehow superior to other literatures. All the judges of the Nobel Prize are Swedish and they held their chair for life: they are intellectuals, but known only in their country. If all the judges were Chinese, we would have more Asian Nobel Prizes, don’t you think? [I'm not saying that Le Clézio doesn't deserve the prize, because I haven't read any of his novels, I'm only reflecting on the decision of the jury.]

Anyway, the motivation given for this award is: “author of new departures, poetic adventure and sensual ecstasy, explorer of a humanity beyond and below the reigning civilisation".

J.M.G. Le Clézio was born in Nice in 1940. His family originates from Brittany (north-western France) but has strong links with Mauritius, where his ancestors had migrated in the 18th century. His family had experienced English colonization in Mauritius, and this is why he grew up bilingual (and even had considered becoming a writer in English before deciding it was too "colonial" a language). When he was 8, he moved to Nigeria with his father who was a doctor in the British army. He studied in England and France and traveled extensively throughout his life: Thailand, Mexico, Panama, USA and South Korea.
He published his first novel Le Proces-Verbal (The Interrogation) in 1963, when he was only 23. Le Clézio became popular in France in the 1970s and 80s with novels set across the world. His big breakthrough came in 1980 with Désert, an award-winning novel of French colonialism seen through the eyes of a Tuareg woman in the Sahara. The book contrasts the ugliness and ignorance of Europe, as experienced by immigrants, with the simple nobility of a lost Tuareg civilisation in the Sahara, destroyed by French colonialism. Major books include Vers les Icebergs, the first ever translation into an occidental language of the Indian mythology book The Prophecies of the Chilam Balam; Onitsha, in which a small child moves to Africa in search of his father, a doctor; Étoile Errante, about Jewish emigration to the Promised Land; Pawana, Diego et Frida, a fictional tale of Diego Rivera and Frida Kahlo and La Quarantine, a narration of the past adventures of his maternal grandfather.
Le Clézio is regarded by many people as the greatest living French writer. He has established a worldwide reputation as a student of almost every culture on the planet and a passionate advocate for the superior wisdom of "non-rational", non-Western ways of understanding human existence.
“There are few modern writers more cosmopolitan than Le Clézio. He was born in France. His father was a Mauritian-born British doctor. He spent part of his childhood with his father in Africa and several years in the 1970s living with an Indian tribe in Panama. He now lives and teaches for most of the year in Albuquerque, New Mexico. He once said: "The French language is my only country, the only place that I call home”. (The Independent)

So, you could say that the Nobel Prize wasn’t awarded to a Frenchman but to a citizen of the world!

Every year there is a debate on the subject of the Nobel Prizes: The Guardian called the controversy “the storm in an imperialist teacup” and Italian critic Pietro Citati says that Le Clézio is just "an average writer".

A couple of blogger friends suggested that I should read his autobiographical novel L'Africain as a possible Nobel-Prize-related read. I hope I can find a French bookshop somewhere in London, because the bloody English don't translate enough, also because they dislike the Frenchies! =D

Is the Nobel commiteed biased against America? See controversies for the other fields and read this article.

What do you think about the Nobel Prize in Peace awarded to former Finnish former president Martti Ahtisaari? Personally, I think that the Academy chickened out over the nominations of Hu Jia and Ingrid Betancourt, but I'm not an expert on the subject.

Wednesday, October 8, 2008

Con la birra sotto il burqa / With beer under the burqa

My dear English speakers, I have here an article from an Italian newspaper. It's about two novels: Chicago by 'Ala Al-Aswani, of which I posted a crazy Anglo-Italian review, and Blue-eyed Devil by Michael Muhammad Knight, a "road odyssey through Islamic America", as the subtitle says. If you're interested in the Nation of Islam or in "Islamapunk" just google his name.


“Con la birra sotto il burqa” di Farian Sabahi
Islam Laico. Musulmani d’America tra mali di Egitto e comunità punk

Chicago
di ‘Ala Al-Aswani e Il Diavolo dagli Occhi Blu di Michael Muhammad Knight sono due romanzi ambientati negli Stati Uniti e scritti da musulmani. Per il resto sono completamente diversi.
Dopo lo scalpore suscitato dal best-seller Palazzo Yacoubian (Feltrinelli) il cinquantunenne dentista del Cairo ‘Ala Al-Aswani rispolvera i ricordi di gioventù a Chicago, la città dove si è specializzato. Pubblicato a puntate su un giornale di opposizione, il suo romanzo è una grande narrazione corale nello stile del Nobel Naguib Mahfouz e ha un chiaro intento politico e ben riesce a raffigurare i mali che affliggono l’Egitto, impedendogli di diventare un paese democratico.
Molti gli ingredienti, mescolati con sapienza: la violenza dei servizi segreti che perseguitano gli espatriati, il sesso fuori dal matrimonio, la droga e l’alcol che, seppur vietato dall’Islam, è consumato in gran quantità nel tentativo di imitare gli americani e annegare la malinconia. Ma anche il razzismo degli americani verso i neri e gli arabi. E pure quello degli ebrei nei confronti degli egiziani. Sullo sfondo si staglia il conflitto arabo-israeliano di cui discutono i protagonisti, ovvero studenti e docenti egiziani, musulmani e copti, arrivati in America per realizzare i loro sogni e le loro ambizioni. E travolti dalla nostalgia per la patria mai dimenticata. Nella trama sono tessute anche le fragili esistenze delle seconde generazioni di cui Sarah, figlia di un egiziano e un’americana, simboleggia il fallimento.
Il romanzo di Michael Muhammad Knight è il racconto di un americano trentenne che a quindici anni legge l’autobiografia di Malcolm X e si converte all’Islam in una moschea di New York. Due anni dopo la mamma irlandese gli paga il viaggio e gli studi in una madrasa in Pakistan, dopodiché decide di tornare negli Stati Uniti. Si iscrive al college e, anziché vivere nel dormitorio con altri studenti, affitta un appartamento con altri musulmani… punk.
Reduce da quell’esperienza fatta di droga, birra e sesso sotto il burqa, Michael Muhammad Knight aveva già scritto Islampunk, un romanzo irriverente e blasfemo venduto dapprima in formato ciclostile, tradotto la scorsa estate sempre da Newton Compton. Il passo successivo è stato l’abbandono dell’Islam wahabita per lo sciismo e due mesi in giro per gli States con gli autobus di linea. Una sorta di pellegrinaggio nelle città dell’Islam americano, in cui l’autore presenta il suo libro.
Il risultato è ora un racconto originale in cui i brani dei rapper sono citati almento tanto quanto i mullah e le ragazze hijabi (velate) con cui il protagonista ha rapporti ravvicinati ma non completi. E dove fa capolino un Islam progressista, quello in cui le donne pregano di fianco agli uomini (e non dietro) e guidano la preghiera. Un Islam non maschilista. Un Islam sciita in cui l’Imam Hossein e il suo martirio a Kerbela hanno, per l’autore, una curiosa somiglianza con Gesù Cristo.
La Stampa, 23/08/08

Riporto questo articolo di Farian Sabahi, giornalista e storica italo-iraniana. Si parla di due romanzi: Chicago di Al-Aswani, appunto, e Diavolo dagli Occhi Blu di Michael Muhammad Knight. Premetto che nei quotidiani italiani si trovano raramente recensioni ben scritte di romanzi interessanti in uscita. Nonostante La Stampa dedichi ogni sabato un inserto piuttosto corposo ai miei amati libri, le recensioni sono spesso alquanto striminzite. I giornalisti, ossessionati da un limite di parole prestabilito, tagliano e cuciono come possono. La seconda parte di questo articolo, a mio avviso, è stata penalizzata da questi limiti. Diavolo dagli Occhi Blu è un romanzo largamente autobiografico scritto in inglese da un autore americano convertito all’Islam. Si tratta di un viaggio nell’America islamica, quella di Malcolm X e Elijah Muhammad per capirci. Niente a che vedere con Chicago, scritto in arabo da un egiziano e concernente in sostanza l’Egitto. La giornalista pecca anche d’ingenuità: il lettore medio non ha la minima idea di che cosa sia l’Islam wahabita o il martirio a Kerbela (segui i link se, come me, sei curioso e/o ti senti ignorante come una capra in materia).

Monday, October 6, 2008

Nobel Prize in Literature, any guesses?

It's a busy time for the literary world: the Booker Prize winner and the new Nobel Prize in Literature will be announced in a few days.

The buzz this year says: Haruki Murakami, Nuruddin Farah, Amoz Oz and Claudio Magris. It seems unlikely that an American author will be awarded the prize. As a matter of fact, Horace Engdahl, the permanent secretary of the Nobel Prize jury, said that "the US is too isolated, too insular. They don't translate enough and don't really participate in the big dialogue of literature. That ignorance is restraining". Read articles here and here. So there is no hope for Philip Roth, John Updike or Joyce Carol Oates?

In my humble opinion, I think that every country should have the right to be awarded this prize. America should have the same possibilities as Japan, Somalia, Israel or Italy. It is true, nonetheless, that certain authors don't need a boost of popularity. Is an author like Farah, who comes from a third world country that has been ravaged by civil war for decades, more eligible than let's say Philip Roth? Are we talking simply of literature or also of geopolitics and balance between different parts of the world? What is the significance of the Nobel Prize in Literature? Honestly, I don't think that American literature is isolated and insular: there are good and bad writers in every country of the world. And Americans shouldn't be angry if they haven't received the prize in 15 years. Do you know how many countries never received one?

Do you have any guesses? My bet is on Amoz Oz, just like that... without any particular reason.

Saturday, October 4, 2008

"Chicago" by 'Ala Al-Aswani



Year of publication: 2007
Genre: novel
Setting and Time: Chicago and Egypt, present time
Themes: religion, immigration, international politics, multiculturalism, mixed marriages, civil rights
Warning: Mixing English and Italian is dangerous!

About the author: ‘Ala Al-Aswani was born in Egypt in 1957 and he is a member of a political movement called Kefaya (The Egyptian Movement for Change, which opposes president Mubarak and his policies). He trained as a dentist in Egypt and Chicago. His first novel, translated from Arabic as The Yacoubian Building (2002) was widely read in Egypt and the Middle East. It is an ironic depiction of modern Egyptian society at about the time of the first Gulf War (1990). His second novel, Chicago (2007) is set in the city in which the author has studied and is again a portrait of Egyptian society.

Plot
: In una Chicago mitica e solforosa troviamo una piccola comunità di egiziani in esilio, forgiata sul modello del dipartimento dell’Università di Chicago che l’autore ha conosciuto bene negli anni della formazione americana. In questo mondo claustrofobico e formicolante di vite, ‘Ala al-Aswani intreccia storie di esistenze che si cercano e si perdono. Sono esistenze strappate alla loro terra d’origine che vivono in un universo strano e straniero: la tentazione di conformarsi all’American way of life non è abbastanza. L’Egitto è lì, nel cuore di un’America traumatizzata dagli attentati terroristici dell’11 settembre. Quando viene annunciata la visita ufficiale del presidente egiziano a Chicago, si mette in moto il sistema di sicurezza dell’ambasciata, orchestrato dal temibile Safuat Shaker, che controlla e sorveglia tutti gli egiziani residenti in America.

Some thoughts: Ehm, I thought that this book hadn’t been translated into English, but I was wrong. Actually I saw an autographed copy on the bookshelves of a book shop in Piccadilly. I had started the review in Italian, so I’ll do a (dangerous) mix.
Mi è piaciuto parecchio questo libro: è un ritratto della società egiziana attraverso la comunità egiziana di una facoltà universitaria americana. C’è tutta una carrellata di personaggi contraddittori: dalla ragazza di campagna molto religiosa che finisce per rimanere incinta al di fuori del matrimonio, fino allo studente politicamente impegnato che però va a studiare nel paese che tanto odia, l’America. Sono contraddizioni che possono nascere quando cambia vita radicalmente, quando si lascia il proprio paese, islamico, povero e privo di libertà individuali, per andare in un paese che, teoricamente, dovrebbe essere laico, ricco e libero. Ma non tutte le cose vanno come ci si aspetta e quindi anche l’America si rivela un posto dove alcune libertà possono venire negate e dove c’è un’aura di odio latente per tutto ciò che viene percepito come diverso.
L’autore s’interessa in particolare della situazione politica egiziana: alcuni personaggi sono attivisti politici e la matrice autobiografica è abbastanza palese.
William Skidelsky of The Guardian reflects on the questions that may rise while you are reading this novel. For example, to what extent is the immigrant obliged to remain loyal to his or her old country? In a country like the US, where the immigrants were used to leave their previous lives behind, Muslims feel different, because their religion would ask them a lot more commitment. I didn’t like Al-Aswani’s pessimism: the book suggests that there is no real possibility of successfully transcending the cultural divide. Skidelsky is also very critic of the author’s depiction of America (read the article here), but I can’t tell, seen that I’ve never been there. In particular he thinks that Al-Aswani looses credibility with the story of professor Graham and Carol, a mixed couple that has to face the prejudice of people and employers. Angela Schader, of Neuer Zurcher Zeitung asks herself how could a work so ‘contemptuous of morality and patriotism’ escape Egyptian censorship authorities, considering that the book also exposes the discrimination against the Copts and an analysis of the advantages of the vibrator. Read her article here. I will soon post an article appeared on La Stampa on the matter of 'rebel Islam'.

Wednesday, October 1, 2008

Italieni - Memole version

Italieni #13:

Il solito episodio di intolleranza, questa volta a Parma (dove tra l'altro è stata scattata la famosa foto della prostituta nigeriana sporca e sbattuta a terra in una cella, guarda caso). Non ho neanche più voglia di riportare i dettagli della vicenda, vi basterà sapere che Emmanuel, uno studente ghanese di 22 anni con regolare permesso di soggiorno, è stato vistosamente picchiato da alcuni agenti di polizia perché accusato, ingiustamente, di essere uno spacciatore. Ovviamente il tutto con contorno di insulti razzisti gratuiti. Qui il link.

Memole dice: Nella scuola inglese dove sto insegnando italiano, uno degli argomenti sarà l'immigrazione in Italia (oltre ad altre cose molto imbarazzanti come la politica italiana, Berlusconi e la mafia). Che cosa mi invento? Dico che è tutto rose e fiori?

Italieni #14:
Vi passo una notizia straight from the UK e poi commento. Mentre passavo di fronte ad un'edicola di Londra mi è balzato all'occhio questo titolo sulla prima pagina del Guardian: "Multicultural ideal terrible for UK - Tories", cioè "I conservatori dicono che l'ideale multiculturale è terribile per il Regno Unito". Tale Dominic Grieve, conservatore, sostiene che: "Abbiamo fatto qualcosa di terribile a noi stessi in Gran Bretagna. Mentre cercavamo di preparare gli altri per una nuova società multiculturale abbiamo incoraggiato la gente, in particolare quelli che vengono chiamati 'residenti a lungo termine', a dire: 'Beh, il vostro bagaglio culturale non è poi così importante'. In questo vuoto, il BNP (Partito d'estrema destra inglese, fortemente razzista, N.d.T.) e il Hizb ut-Tahrir (un partito internazioanle panislamista, N.d.T.) prendono piede. Sono due fenomeni molto simili di gente che sta sperimentando una sorta di disperazione culturale riguardo a sè stessi e la loro identità. Ed è molto facile adottare varianti provocatorie ed aggressive come unico modo di rassicurare se stessi di poter sopravvivere ed avere un'identità".

Leggi l'articolo qui.

Memole dice: In Inghilterra vedo moschee con il minareto accanto a chiese anglicane e cattoliche. In Italia il comune compra gli edifici che dovrebbero essere adibiti a moschee, di modo che queste non prolifichino. Gli inglesi mangiano di tutto, dal chapati agli involtini primavera, dalle tagliatelle al goulash (gli italiani no, solo le tagliatelle). Gli inglesi entrano nei negozietti degli indiani a comprar roba (gran parte degli italiani non ci metterebbero mai piede). In Gran Bretagna è normalissimo che ci siano cittadini neri, verdi o gialli. In Italia purtroppo non tanto (vedi caso Balotelli o Abdul, ma anche parole di Gentilini & co). Se questo non è multiculturalismo non so come chiamarlo. L'importanza dei partiti di estrema destra nel panorama politico inglese è praticamente nulla, non come in Italia. Non so niente di questo partito pan-islamista e l'unica cosa che posso citare sono un paio di libri di narrativa dove le seconde generazioni diventano estremiste per mancanza di identità (Brick Lane di Monica Ali e White Teeth di Zadie Smith).
Se questo signore pensa che ci sia estremismo in Gran Bretagna dovrebbe farsi un giro dalle nostre parti, dove la nipote di Mussolini è in politica e il sindaco di Roma è un neofascista. Dove si riabilita Italo Balbo, non si fa niente per vietare il nazi-fascismo negli stadi e, anzi, si afferma che questo non sia stato il male assoluto.

Sul fascismo tra i calciatori rimando a questo post , per me un po' scioccante, di un blogger friend, Fabrizio.